Continua ad essere accesa negli Stati Uniti la polemica sugli abusi sessuali commessi da membri del clero nei confronti di minori.
La battaglia non si svolge solamente nelle aule dei tribunali, nei media e presso l’opinione pubblica ma anche nelle aule parlamentari. Nel 2012 i parlamentari dello Stato della California avevano approvato una legge che dava più tempo alle vittime di abusi sessuali di ricorrere civilmente contro i loro aguzzini. A causa di questa legge la Chiesa aveva pagato circa 1,2 miliardi di dollari come risarcimento alle vittime ed aveva pubblicato migliaia di documenti che dimostrava come i vertici della Chiesa americana, tra cui il cardinale Roger M. Mahony di Los Angeles, avessero protetto dalla legge i preti molestatori.
I legislatori della California avevano presentato un nuovo progetto di legge che avrebbe dato ad alcune presunte vittime più tempo per fare causa ma questa volta la Chiesa è scesa sul piede di guerra ed ha assunto addirittura cinque società di lobbying e speso decine di migliaia di dollari per combattere il disegno di legge (Sb 131). Due vescovi hanno incontrato l’autore della legge per esporre le loro ragioni mentre – come riporta il Los Angeles Times – nell’arcidiocesi di Los Angeles monsignor José H. Gomez ha messo in guardia i parrocchiani sul giornale della chiesa affermando che il disegno di legge «mette i servizi sociali e il lavoro educativo della Chiesa a rischio» esortandoli a fare pressione sui legislatori affinché non lo approvino. Continua a leggere
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“La Chiesa è una grande mafia”: parola di prete cattolico scozzese abusato da prete.
In Gran Bretagna la Chiesa anglicana ha il suo bel da farsi nel gestire i casi di pedofilia e molte ombre arrivano dal passato. Come riporta il Guardian, l’arcivescovo di York, John Sentamu ha ordinato la riapertura di documenti riguardanti tutti i membri del clero (anche deceduti) che hanno servito nella sua diocesi sin dal lontano 1950 ad oggi in modo che un’indagine indipendente possa appurare se ci possano essere stati in passato degli abusi sessuali nei confronti di bambini. Questa decisione arriva cinque settimane dopo le scuse del Sinodo generale della Chiesa anglicana per la sua incapacità nell’ascoltare le vittime degli abusi.
Il capo del personale dell’arcivescovo, il reverendo Malcolm Macnaughton, ha aggiunto che se saranno coinvolti membri del clero ancora in vita saranno segnalati direttamente alla polizia in modo da tutelare i bambini.
Recentemente la Chiesa anglicana è entrata nell’occhio del ciclone a causa di varie accuse nei confronti di Robert Waddington, decano della Cattedrale di Manchester tra il 1984 e il 1990, che è stato accusato di aver abusato sessualmente di bambini in Gran Bretagna ed all’estero: su Waddington (morto nel 2007) John Santamu ha aperto un’inchiesta.
I presunti casi di abusi commessi da Waddington hanno coinvolto anche l’allora arcivescovo di York, Lord David Speranza che avrebbe coperto Waddington in un presunto abuso nei confronti di un allievo mentre era preside di una scuola nel Queensland in Australia. Inoltre nel 2003 un ex chierichetto della Cattedrale di Manchester ha sostenuto di essere stato abusato da Waddington nel 1980. David Speranza ha negato le accuse di negligenza affermando di aver sempre rispettato le indicazioni della Chiesa anglicana.
Usa. Ci scusiamo per gli abusi dei preti ma intanto mettiamo al sicuro i soldi della Chiesa: il caso del cardinale Dolan.
Nuovi guai per la Chiesa americana: dopo la bocciatura da parte della Corte Suprema del Doma (Defense of Marriage Act), il New York Times rivela della pubblicazione di documenti dell’Arcidiocesi di Milwaukee che coinvolgerebbero addirittura il cardinale Timothy F. Dolan, presidente della Conferenza episcopale americana che – nel 2007 quando era arcivescovo di Milwaukee – chiese autorizzazione al Vaticano di spostare 57 milioni di dollari a disposizione dell’arcidiocesi in un fondo fiduciario in modo da mettere al sicuro questo denaro da parte delle richieste di risarcimento delle vittime di abusi sessuali dei preti.
Il cardinale ha negato le accuse parlando di «attacchi vecchi e senza credito» ma agli atti dei documenti ci sarebbe una lettera del 2007 dell’allora arcivescovo Dolan indirizzata al Vaticano in cui spiegava la sua idea: «Prevedo una migliore protezione di questi fondi da qualsiasi rivendicazione ed obbligo legale». Il Vaticano avrebbe autorizzato prontamente la richiesta dando il consenso dopo cinque settimane.
La pubblicazione di questi documenti è stata salutata con entusiasmo dalle vittime degli abusi sessuali e dai loro avvocati gettando nuove ombre sul ruolo assunto da Dolan nella gestione dei casi di pedofilia. Da una parte il cardinale a capo dei vescovi americani ha sempre espresso pubblicamente la propria indignazione per i danni causati ai bambini e si è largamente scusato promettendo l’aiuto della Chiesa nella guarigione delle vittime. Da questi documenti emerge però anche come si sia speso per proteggere i beni della Chiesa americana, nel convincere i preti rei di abusi sessuali a lasciare volontariamente il loro incarico in cambio di benefit e stipendi e nell’usare le lunghe procedure del diritto canonico per rimuovere quei preti pedofili che non erano disposti a lasciare il loro incarico: in un caso – sottolinea il New York Times – sono serviti cinque anni per rimuovere un prete colpevole di abusi sessuali. Continua a leggere