Nel dibattito esistente sulla legge che riguarda le discriminazioni e le violenze compiute in base all’orientamento sessuale (etero o omo) è sempre molto interessante leggere il punto di vista di Avvenire, organo ufficiale della Conferenza episcopale italiana, e dei suoi articolisti.
Tra i vari interventi degni di nota si segnala, per la sua lucidità, quello di Giovanni Lazzaretti pubblicato l’otto agosto sull’organo della Cei e riproposto dal sito Bastabugie. Lazzaretti delizia i suoi lettori con la sua esperienza personale: «Mia moglie e io nel 1980 formammo una famiglia, società naturale fondata sul matrimonio, così riconosciuta dalla Costituzione. Desideravamo dei figli, venendo così incontro alle necessità della società, che ha bisogno di figli per sussistere. I figli nacquero attraverso rapporti sessuali matrimoniali». C’è da essere certamente felici che Lazzaretti e la sua fortunata moglie abbiano un matrimonio che dura da più di trent’anni ma bisogna specificare che la «società naturale fondata sul matrimonio» – così come previsto dall’articolo 29 della nostra Costituzione – viene spesso interpretata in modo errato dai cattolici. Per questi con il riferimento alla “natura”, in base a discutibili motivazioni filosofiche, si farebbe esplicito riferimento al matrimonio eterosessuale mentre, nella sentenza sentenza 138/2010, la Corte costituzionale afferma che «con tale espressione, come si desume dai lavori preparatori dell’Assemblea costituente, si volle sottolineare che la famiglia contemplata dalla norma aveva dei diritti originari e preesistenti allo Stato, che questo doveva riconoscere». Insomma nel dibatto esistente sulle famiglie (sposate o no) formate da persone dello stesso sesso il riferimento alla «società naturale» c’entra veramente molto poco. Continua a leggere
Avvenire, il “Big-ay Brother” e quegli omosessuali che “non amano il chiasso”
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