Ho sempre saputo dell’esistenza (purtroppo) del fascismo e dei fascisti e dell’azione (encomiabile) dell’antifascismo e degli antifascisti. Non sapevo che esistesse anche una terza categoria: “l’anti-antifascismo”. Di “necessità dell’antifascismo” scrive Federico Catani sul blog Campari & De Maistre. «L’Italia è il Paese degli enti inutili»: sentenzia Catani che – dopo aver espresso il desiderio di «chiudere alcune procure, come quella giacobina di Milano» arriva dritto al cuore del “problema”. «C’è un’associazione italiana che andrebbe sciolta subito, senza pensarci tanto: l’Anpi, ovvero Associazione Nazionale Partigiani d’Italia»: è determinato Catani a scagliarsi contro l’Anpi ma forse confonde ente (presumo “ente pubblico”) con associazione. Gli enti sono usati dalla pubblica amministrazione (e finanziati con soldi pubblici) per perseguire interessi pubblici mentre le associazioni (come l’Anpi) è l’unione privata di più persone per uno scopo comune e si autofinanziano. Il diritto di associarsi è garantito addirittura dall’articolo 18 della Costituzione secondo cui «I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale». Quindi il desiderio di Catani – laureato in Scienze Politiche alla Luiss e giornalista pubblicista – si scontra con uno dei principali articoli della nostra “Magna Charta”: nessuno può sciogliere un’associazione a meno che i suoi fini non siano vietati dalla legge. Non risulta che questo sia il caso dell’Anpi. Continua a leggere
La necessità dell’anti-antifascismo o la necessità di qualche Campari (& De Maistre) in meno?
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