Alla vigilia del voto negli Stati Uniti Michael Moore annunciava contro ogni aspettativa la vittoria di Donald Trump . La sua lungimirante previsione non si basava su calcoli statistici e fini analisi socio-economiche della nazione americana, ma piuttosto su un indicatore per così dire “privato”: il grado di frustrazione del singolo cittadino medio americano. E così in un discorso a Detroit, in uno dei più agguerriti covi trumpiani, Michael Moore si rivolge, chiamandoli per nome, agli elettori repubblicani che dopo pochi giorni useranno la matita per far saltare il sistema: Joe Blow, Billy Blow, Teddy Blow, Billy-Bob Blow. Li chiama uno per uno, sono tanti e hanno tutti un nome diverso, ma un unico cognome: Scoppiato. Sono stati tutti trombati dal sistema che li ha lasciati indietro, dimenticati, licenziati, abbandonati a se stessi, senza ammortizzatori sociali né la più basica assistenza sanitaria. La loro disillusione e rabbia sono cresciute di giorno in giorno come un cancro.
Ma cosa ha in comune un multimiliardario biondo con tutti questi signori Blow (non tutti precisamente ricchi e bianchi…)? Che cosa può fare per loro? e soprattutto che pensano che “voglia” fare per loro? Nulla, ovviamente, e anche i signori Scoppiati lo sanno, perché non sono scemi. Eppure, profetizza Moore, nel giorno fatidico Joe, Billy, Teddy e Bob si chiuderanno dentro la cabina e scriveranno quella croce sul nome di Trump come se stessero premendo il bottone della bomba atomica su Hiroshima. E lo faranno anche se Hiroshima dovesse trovarsi proprio sulle loro teste.
La storia è andata proprio così. Morale della favola:
- La frustrazione è un’arma pericolosa che i politici dovrebbero tenere sempre in considerazione. E forse lo fanno altrimenti non si spiegherebbero i Berlusconi, i Salvini, e, dispiace dirlo, anche i Grillo.
- Sottovalutare la frustrazione di chi dovrebbe sostenerci, ignorandola, sdrammatizzandola o addirittura irridendola non aiuta sopravvivere in politica e ciò spiega i D’Alema, i Bersani e i Renzi che nella loro algida superiorità sono addirittura peggio di quelli sopra.
Ciao Alessandra,
ringraziandoti per l’articolo mi permetto di lasciare questo link, e che faccia riflettere:
http://www.lastampa.it/2017/02/06/multimedia/sport/al-super-bowl-lo-spot-che-racconta-una-storia-di-immigrazione-messicana-hJa67yXPDZreXpnzgcHvgO/pagina.html
🙂 bello spot