Interviene a gamba tesa papa Francesco nella politica italiana con un messaggio alla Settimana Sociale dei cattolici italiani. Lo fa scagliandosi contro il matrimonio per le coppie dello stesso sesso e richiamandosi addirittura alla Costituzione della Repubblica italiana. Queste le parole del papa: «La Chiesa offre una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell’unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella Costituzione della Repubblica Italiana».
Il riferimento è al comma primo dell’articolo 29 della Costituzione della Repubblica italiana che così recita: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».
Ci sono forti dubbi sul fatto che i nostri Padri Costituenti nella scrittura di questo articolo si siano ispirati al Libro della Genesi ma – per evitare illazioni – è utile considerare quanto ha rilevato la Corte costituzionale (che forse la Costituzione la conosce meglio del papa) nella sentenza 138/2010 in merito alla presunta incostituzionalità del divieto di matrimonio per le coppie dello stesso sesso.
La Corte, nelle sue conclusioni, scrive che «la norma, che ha dato luogo ad un vivace confronto dottrinale tuttora aperto, pone il matrimonio a fondamento della famiglia legittima, definita “società naturale”» ma, continua la Corte, «con tale espressione, come si desume dai lavori preparatori dell’Assemblea costituente, si volle sottolineare che la famiglia contemplata dalla norma aveva dei diritti originari e preesistenti allo Stato, che questo doveva riconoscere». Insomma la “società naturale”, così come prevista dai nostri Padri Costituenti, è da intendersi come una società che pre-esiste allo stesso Stato e quindi non trova la sua legittimità nel diritto positivo ma in quello naturale: un’accortezza per mettere al riparo la famiglia dalle ingerenze dello Stato avvenute nel fascismo. Già solo per questo motivo il richiamo di papa Francesco alla Costituzione è sbagliato.
La Corte sottolinea che «come risulta dai citati lavori preparatori, la questione delle unioni omosessuali rimase del tutto estranea al dibattito svoltosi in sede di Assemblea, benché la condizione omosessuale non fosse certo sconosciuta» ed i costituenti elaborando l’articolo 29 «discussero di un istituto che aveva una precisa conformazione ed un’articolata disciplina nell’ordinamento civile» e quindi «in assenza di diversi riferimenti, è inevitabile concludere che essi tennero presente la nozione di matrimonio definita dal codice civile entrato in vigore nel 1942, che, come sopra si è visto, stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso». Quindi non ci sono dubbi che il matrimonio a cui pensavano i padri costituenti fosse quello tra uomo e donna.
Nonostante ciò non si può affermare che il matrimonio per le coppie dello stesso sesso sia incostituzionale perché si sottolinea che «i concetti di famiglia e di matrimonio non si possono ritenere “cristallizzati” con riferimento all’epoca in cui la Costituzione entrò in vigore, perché sono dotati della duttilità propria dei princìpi costituzionali e, quindi, vanno interpretati tenendo conto non soltanto delle trasformazioni dell’ordinamento, ma anche dell’evoluzione della società e dei costumi». La Corte non ha potuto dichiarare incostituzionale il divieto di matrimonio per le coppie dello stesso sesso perché «detta interpretazione, però, non può spingersi fino al punto d’incidere sul nucleo della norma, modificandola in modo tale da includere in essa fenomeni e problematiche non considerati in alcun modo quando fu emanata» e quindi «questo significato del precetto costituzionale non può essere superato per via ermeneutica, perché non si tratterebbe di una semplice rilettura del sistema o di abbandonare una mera prassi interpretativa, bensì di procedere ad un’interpretazione creativa» ma si stabilisce molto semplicemente «la materia è affidata alla discrezionalità del Parlamento».
Perciò il richiamo alla Costituzione di papa Francesco è sbagliato per due motivi. Innanzitutto la “società naturale” dell’articolo 29 ha un significato diverso da quello richiamato dal capo di Stato della Città del Vaticano. In secondo luogo la nostra Costituzione, come visto, non vieta affatto il matrimonio per le coppie dello stesso sesso ed a decidere in tal senso può essere solo il Parlamento.
Forse papa Bergoglio oltre all’articolo 29 della Costituzione dovrebbe dare un’occhiata anche all’articolo 8: «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani».
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Mi domando, quando tutti, ma proprio tutti, compreso il mio povero Pannella, osannano questo lupo travestito da agnello: dopo duemila anni di valium somministrato dalla chiesa ai poveri di spirito per favorire i ricchi di potere e di pecunia; l’ultimo pastore, l’ha detto lui, non parla di certe cose per non scendere nella classifica di gradimento, però, ribadisce, che lui è figlio di questa chiesa: quindi, ingenui fautori di un dialogo impossibile: ma di cosa parliamo? A buon intenditor… Ma quando impareremo a vivere facendo a meno della presunta tutela morale di chi si autoproclama, essendone oltremodo convinto, di essere possessore dell’unica verità rivelata, relegando il resto del mondo al ruolo dell’idiota che forse, un giorno capirà dove sta, questa benedetta verità? Io non ci sto, sono quasi ansioso di raggiungere i miei simili all’inferno; gli altri facciano un po quello che gli pare.
No, i cattolici non posseggono la Verità, sono posseduti da essa: http://www.uccronline.it/2013/04/29/possedere-la-verita-risposta-ai-relativisti/
Proprio una differenza abissale
Qualcuno mi spiegherà dove sta la rivoluzione di questo papa
Cara Alessandra, come probabilmente tu stessa sospetti, la tanto decantata “rivoluzione” di Bergoglio alla prova dei fatti non esiste, Bergoglio è solo un abile imbonitore che sta vedendo agli italiani così come al resto del mondo una merce ormai avariata dentro una confezione (che sembra) nuova.
Uno schema vecchio e collaudato: (far finta di) cambiare tutto per lasciare tutto come sta. Fortunatamente anche “operazioni simpatia” di questo genere hanno il rovescio della medaglia: si chiama assuefazione. Alla lunga, continuare a promettere senza mantenere nulla genera un effetto boomerang devastante…
Una sola domanda: perchè un papa dovrebbe dire cose che piacciono a un ateo?
Poi sullo stato di decomposizione della merce stendo un velo pietoso, anche se l’ateismo è religione almeno quattro secoli più vecchia del cristianesimo (almeno)
E chi vuole impedire al papa di dire qualsivoglia fesseria? Lui fa il suo mestiere, non è certo lui il mio bersaglio: io, nel mio piccolo, mi limito a deplorare, commiserare e perché no, a spernacchiare, la debbenaggine di chi prende per oro colato tutte le stronzate che dicono tutti i preti di ogni ordine e grado, compreso Lui, caro manuzzo, o in Italia, è proibito fare anche questo? Per la cronaca, io non sono propriamente ateo, ma, da una certa verde età in poi, io la testa non l’ho usata solo per tenere separate le orecchie, un cervello è cosa meravigliosamente complicata, ma se lo coltivi adeguatamente, forse riusciresti a dire cose sensate anche tu.
@ manuzzo
Evidentemente caro Manuzzo, lei non è capace di leggere o meglio legge senza capire.
Io non ho detto che Bergoglio deve dire cose che piacciono a me, ho detto che dice che vuole fare una cosa per attirarsi simpatie e poi fa il suo esatto contrario oppure si astiene dal fare quanto ha detto. Un vecchio vizio dei pontefici cattolici, ma sempre efficacie. Inoltre l’ultima volta che ho controllato sul vocabolario promettere qualcosa per accapararsi del consenso e non poi mantenere quanto detto si chiama ipocrisia.
Per quanto riguarda l’ateismo, ammesso e non concesso che sia una religione (definirlo tale, se lo lasci dire è un’enorme cazzata), è molto più onesto di una certa religione monoteista: non fa promesse e non ne infrange…
“detta interpretazione, però, non può spingersi fino al punto d’incidere sul nucleo della norma, modificandola in modo tale da includere in essa fenomeni e problematiche non considerati in alcun modo quando fu emanata”
Diciamo però anche che questa è stata una paraculata della Corte per ributtare la papata bollente nel campo del parlamento. Il problema è che non solo l’attuale formulazione del dettato costituzionale non vieta il matrimonio gay, ma è anche che se si si riscrivere paradossalmente l’articolo 29 per permetterlo, sarebbe alquanto difficile riscriverlo usando parole diverse a quelle già in uso.
Sai Remo, non credo che la Corte Costituzionale avrebbe potuto fare altro. Come scritto dalla Corte il matrimonio omosessuale non è incostituzionale ma è “acostituzionale” ossia non previsto dalla Costituzione proprio perché nel 1946 non credo si parlasse molto di questa materia. Il matrimonio gay non è contro la costituzione ma è inesistente nel nostro ordinamento ed il compito di fare le leggi spetta al parlamento e non alla Corte costituzionale.
Non capisco perché affermi che sia necessario riscrivere l’articolo 29 per permettere il matrimonio omosessuale: l’articolo 29 va benissimo così come è e l’introduzione del matrimonio omosessuale non comporterebbe nessuna modifica. Se fosse necessario modificare questo articolo significherebbe che il matrimonio per le coppie dello stesso sesso è anticostituzionale ma così non è come abbiamo visto.
ma allora agli uomini sono permesse le concubine???