Far finta di parlare di una cosa ma poi dirne un’altra,  oppure non dire assolutamente niente come ne Il Tabacco fa male di Čechov. Oppure dire proprio quello che si voleva dire: Il Papa Giovane è una delle tre. Magari tutte e tre. Fa finta di parlare di religione dio chiesa e altre cose varie più o meno immaginarie, spirituali e corrotte, ma poi finisce con l’aprire una divagazione lunga dieci episodi in cui si discute di tutt’altro: della umana, tangibile, autentica paura – in ordine cronologico- : 1) del rifiuto e dell’abbandono (avere genitori giovani belli e hippy non sempre è una fortuna); 2) dell’inadeguatezza e della delusione (lasciare una giovane fidanzata di cui si è innamorati solo per prevenirla non sempre è una mossa intelligente); 3) del desiderio represso, quello sessuale sublimato nel piacere del fumo e nell’orgasmo del potere, e quello della paternità, sublimato nell’ingravidare (seppure con fecondazione artificiale) una giovane donna senza assumersi in realtà nessuna vera responsabilità.

Ma non si può negare che Il Papa Giovane sia anche un coito interrotto (e molti dicono che sia il suo bello) sulla religione e dio. Proprio quello che tutti ci aspettavamo. Sbilanciato in senso alternato tra corruzione e santità, non so per cosa propenda e se ritenga che le due cose davvero possano convivere. Se una Chiesa popolata di vecchi cardinali avidi corrotti e pervertiti possa allo stesso tempo essere portatrice di luce e salvezza, oppure se dovremmo raderla al suolo e cercare altrove.

Ma ieri è morto Irzio Mengozzi e il funerale si farà a Bruno che di Irzio non è nemmeno la sineddoche, ma proprio un’altro nome.