“Amo mio padre, è una persona per bene. Sono fiera di lui.” mancava solo “sono orgogliosa di chiamarmi Riina” e poi il discorso della Boschi davanti a un parlamento di lacchè sarebbe stato un calco perfetto di quello di Salvatore Riina Junior all’uscita del carcere dove suo padre si trova al 41 bis. “Per me è un orgoglio chiamarmi Riina. E’ un cognome che mi è stato dato da due genitori capaci di insegnarmi tante cose: i valori, la morale“.
Curioso che a parlare di valori e morale siano rimasti ormai soltanto in due in Italia: il figlio di un mafioso e la figlia di un banchiere. Ai preti ormai non rimane che rinchiudersi nei loro attici e guardare dall’alto bruciare Roma con tutti i romani.
Ma la Boschi supera Junior e aggiunge “Anzi mi sento a disagio verso di lui (il padre) per i problemi che posso avergli causato (diventando ministro della Repubblica)”.
Ché infatti non si riesce a pensare a una disgrazia peggiore in Italia che avere un parente di primo grado che fa il ministro. Poi si sa che il meno che ti può capitare appena tua figlia diventa ministra è che nel giro di tre mesi ti nominano presidente del Consiglio di Amministrazione di una banca e subito dopo, quando la fai fallire per averne dilapidato il patrimonio dandolo in prestito ad amici poco raccomandabili, essa ti fa un decreto ad hoc e finisce che tutti pensano male, perché la mala fede e la jettatura è risaputo che sono la rovina dell’Italia.
E tu che da trent’anni smanettavi nel buio e manco tua moglie sapeva come ti chiamavi, adesso tutti ti conoscono per essere il padre di quella che ha fatto un decreto barbapapà che salva tutti quelli che c’hanno un nome composto e le cui iniziali sono PLB e che hanno prestato soldi di brava gente (quella sì veramente) ad amici già inseguiti dalla polizia. E tutto ciò pure con tanto di benedizione parlamentare che ti eleva al rango di “persona per bene”, mentre gli altri, quegli sfigati dei pensionati, si sono messi a giocare in borsa che manco sapevano contare fino a dieci e ben gli sta se hanno perso tutto.
Allora noi, confusi e mazziati, ascoltiamo la Boschi, figlia di quello e sorella di quell’altro, darci lezioni di perbenità e ci chiediamo ancora una volta se siamo così miseri perché abbiamo dei ministri così piccoli o se i nostri governanti sono così miserabili perché sono la massima espressione della nostra piccolezza.
Una cosa l’abbiamo capita però che essere per bene è un concetto personale, al massimo familiare, che se vale per te e per i tuoi non necessariamente vale per gli altri e per il mondo, che sei per bene se vai a caccia nel bosco e porti a casa quello che serve per soddisfare le voglie dei tuoi, e chissenefrega di quanti hai dovuto trapassare con la spada per farti largo nella foresta. Abbiamo anche capito che il mondo può annegare fino a quando io ho una barca su cui navigare e salutare da lontano con la mano.
bye bye