Prima di iniziare vorrei chiarire un concetto e consigliare una lettura: quello di think tank. Il think si definisce solitamente un gruppo più o meno organizzato attorno ad un’ideologia col preciso scopo di propagandarla in ogni dove, sottostando però ad un determinato gruppo di cui sono l’espressione. Per esempio negli Usa è vulgata comune che la Fox sia un think tank repubblicano, mentre qui oltreoceano la Leopolda si può definire il think tank renziano. E così via.
E in questo senso il libro che vorrei consigliare è proprio legato a questo concetto: La cultura delle destre – alla ricerca dell’egemonia culturale in Italia (G. Turi). In breve in questo libro l’autore, docente di Storia dell’università di Firenze, ricostruisce l’egemonia culturale che non la Sinistra bensì la Destra a partire dalla DC ha avuto in Italia esplodendo poi nel berlusconi e nel post-berlusconismo – la storia che è la sinistra ad avere avuto tale forza è legata agli ambienti anticomunisti e maccartisti, di fatto la RAI era democristiana.
Perché questa premessa? Perché questa può essere una conclusione plausibile per cui ci sia così tanta sintonia tra un articolista di Avvenire ed un’altro de IlGiornale in proposito del tema dei cristiani perseguitati ignorati dalla sinistra (col sottotesto nemmeno nascosto: “lo fanno a bella posta”, “sono carnefici in quanto omertosi”) portato avanti in seguito alle parole del papa sul Genocidio Armeno, addirittura assunto (questo sì a bella posta, a poco dal 25 aprile) a primo genocidio della storia.
Ora il discorso non è che quello degli Armeni non fosse stato un genocidio – questo termine si usava ben prima che il papa ci marciasse sopra – né che i cristiani non vengano uccisi – questo è innegabile -, ma l’uso che di questi eventi viene fatto nel discorso generale.
Se il papa utilizza il discorso palesemente per ingraziarsi i vertici ortodossi anche semplicemente per questioni diplomatiche, tentando di tenere il piede in due scarpe: prima a favore di Ankara invocando la riconciliazione sulla lettura dell’evento e non l’evento in sé, poi oggi alzando i toni invocando il martirio per ingraziarsi gli Armeni, quello dell’articolista di Avvenire ed IlGiornale è molto meno volutamente ambiguo.
Avvenire inizia in maniera meno apparentemente schierata, ma entrambi usano lo stesso tipo di discorso evidenziando le tesi di questa o quella persona:
Il j’accuse è di quelli pesanti e autorevoli: «Dov’è la Sinistra di fronte al più terribile dei crimini perpetrati oggi contro i deboli», ovvero «le stragi di cristiani che bagnano di sangue tante terre del mondo»? La provocazione è di Lucia Annunziata, direttrice dell’Huffington Post, il sito web di informazione molto à gauche, parecchio seguito da quello che un tempo si chiamava “ceto medio riflessivo”.
“Sulla persecuzione dei cristiani l’Italia è impegnata in Europa a tenere alta l’attenzione e a offrire solidarietà con specifici progetti. Sarebbe da ignavi essere complici di quel silenzio denunciato da papa Francesco”. Nel giorno in cui il Pontefice ricorda il genocidio degli armeni il ministro Paolo Gentiloni, intervistato da Avvenire, si schiera al suo fianco. Dopo mesi di silenzio, adesso parte del Pd sembra interessarsi del dramma dei cristiani.
E già questo potrebbe ben definire il mio sospetto, anche perché presumibilmente dubito che i due si siano messi a tavolino a decidere di seguire questo stile insieme. Ma oltre questo, vorrei far notare come per perseguire lo stesso scopo politico gli articolisti partano da tesi opposte (uno dice che si ignora, l’altro il contrario), come se avessero un pattern predefinito in cui inserire una qualsiasi tesi di comodo.
Così continua l’articolo continua:
In un intervento pubblicato giorni fa suwww.huffingtonpost.it all’indomani della strage in Kenya, e intitolato “La solitudine di Francesco, il silenzio della sinistra sui cristiani”, la nota giornalista e conduttrice tv si domanda: «Perché non ricevo appelli da firmare» sui cristiani massacrati in diversi angoli del mondo? «Perché nessuno promuove non dico una manifestazione ma un sit-in, o una qualunque riunione? Non sento slogan, non arrivano documenti, né appelli, né proposte di sottoscrizione» (Verrebbe da rispondere: forse perché in passato la destra ha monopolizzato il campo spostando il discorso sull’identitarismo e il militarismo?). Silenzio. Uno strano silenzio. Tanto più che – annota la giornalista – «la Sinistra si è accollata una quantità enorme di cause. Ma, eccezion fatta per pochi, mai una volta, in tutte queste passioni si sono inseriti la pena o l’orrore per la morte di uomini e donne della loro fede».
Sottolineo lo spirito di consorteria: della loro fede, mentre magari se sono i Curdi anti-americani o gli Houthi anti-sauditi cala, qui davvero, il silenzio mediatico. Tanto che nessuno sa che è la Rojavayê Kurdistanê o che nemmeno la Guardia di Saleh ha difeso l’ex-dittatore yemenita. Per non dire che finché non sono stati abbandonati dai Peshmerga filo-americani alle grinfie del Daish nessuno sapeva dell’esistenza degli Yazidi. Non si capisce proprio perché bisogna ignorare questi più dei cristiani, dato che per un ventennio buono ci siamo sorbiti ministri degli esteri che piangevano di qua e di là per ogni croce tolta mentre nel frattempo si rifiutava, ad esempio, di ospitare Ocalan, o era in corso il caso Shalabayeva.
La domanda dell’Annunziata non è oziosa. (Excusatio non petita) E la si potrebbe riformulare così: perché il mondo culturale che fa riferimento alla Sinistra non si “scalda” granché se è la libertà religiosa dei cristiani il diritto umano violato?
Oltre che essere una palese bugia, dato che nel PD e in tutte le sue passate forme da partito di centro si è sempre avuto qualcuno pronto a rispondere a questi appelli al fanatismo (traducendo la metafora dello scaldarsi) come la Bindi o recentemente l’ultra-cattolico di destra Adinolfi, qui il discorso punta tutto sul vittimismo. Citando un saggio che ho già più volte menzionato: non è “Datemi ragione e sarete buoni” ma “Siate buoni e datemi ragione”. Qui non importa realmente il fatto che la vittima sia perseguitata, ma che noialtri si accodi a qualcuno di più potente (il papa, la destra) senza domandare in nome di una necessità di salvezza di chi, evidentemente, non può nemmeno chiederla. Ed è meglio che non la chieda anzi, perché come già giustamente denunciato da parecchie inchieste, la carità dei potenti è sempre pelosa, sempre neo-coloniale (con pochissime eccezioni), e spesso sono le vittime a non voler essere aiutate.
A memoria di chi scrive si ricordano due eccezioni: Massimo Cacciari, che da sindaco di Venezia molto si impegnò per la causa dei cristiani in Kosovo, e Giulio Giorello, che prese parte a iniziative di Aiuto alla Chiesa che soffre sui credenti in Pakistan.
Il primo amicone di CL da sempre, il secondo allievo nientemeno che di Giussani. Vorrei ben sperare sia un caso…
Da parte sua Annunziata – che nei giorni successivi, sullo stesso portale, è stata lodata da Emma Fattorini, storica e parlamentare Pd (che già di suo di sinistra non gli è rimasto neanche il nome), per la sua “lucida laicità” [sic!] – un tentativo di risposta se l’è dato: la Sinistra tace sui cristiani massacrati per «la paura che la [loro] difesa significhi accendere altre mine nel già duro scontro, significhi dare via libera a una controreazione, significhi legittimare tutta quella destra che già ora in Occidente per propri interessi politici soffia sul fuoco del razzismo e dello scontro di civiltà».
L’anima candida giustamente non può pensare che per risemantizzare un discorso serva un duro lavoro, al più se quel discorso è ad usum delphini della fazione opposta. Che come ho sottolineato, ben si guarda dal citare altri poveri cristi ben più scomodi (e meno vittimizzabili).
Giriamo l’interrogativo a qualche esponente di quella Sinistra chiamata in causa: «Quella che viene da lei denunciata è l’omissione dell’ovvio», sentenzia Giancarlo Bosetti, direttore di Reset e fine conoscitore del liberalismo di sinistra, molto Karl Popper e poco Karl Marx.
E già con questo sembra vogliano ribadire il concetto: facciamoci pure i conti senza l’oste.
«Perché la Sinistra tace sui cristiani ammazzati? Perché non è una questione solo di sinistra.
“Né di destra né di sinistra”. La classica storia che si ripete dal partito reazionario né-di-destra-né-di-sinistra dell’Uomo Qualunque. Inutile raccontare balle, perché una posizione bisogna pur prenderla… non a caso questo discorso dell’autoproclamarsi oggettivi in quanto tale è una scorrettezza argomentativa che si protrae dal thatcherismo fino ad oggi. Roba di destra.
È una battaglia di umanità, in questo caso deve essere difesa la libertà umana».
Ed ovviamente dopo aver negato il collegamento di questo discorso con la palla dello scontro tra civiltà, ecco che punta fuori un parto di quest’ultimo:
Bosetti chiede un altro interventismo: «Dobbiamo sollecitare, in Paesi come Nigeria, Somalia e Kenya, che siano i musulmani a scendere in piazza per denunciare queste stragi. Come dice il filosofo Charles Taylor, ogni comunità deve lavorare per tenere a bada i propri selvaggi.
Ché poi magari possa accadere a parti invertite, magari con la complicità occidentale, come nel caso degli Hutu e dei Tutsi di questo si tace…
I gesti più importanti a favore di ogni tipo di vittima sono quelli che possono arrivare da mondi vicini a quello dei carnefici. Ciò che possiamo fare noi è far conoscere meglio quei Paesi in cui avvengono queste stragi, farli percepire maggiormente “vicini” a noi».
Di chiedere giustizia non se ne parla. Soprattutto lasciar pretendere attivamente alle vittima la propria giustizia, meno che mai.
«Annunziata ha ragione, questo ritardo della Sinistra esiste». Franco Cassano, sociologo di Bari, intravede diverse ragioni del silenzio à gauchesulla mattanza globale anti-cristiana: «Non si coglie la novità della situazione internazionale: l’Europa si è fatta più piccola, il mondo è cambiato, perciò la difesa dei diritti dei cristiani perseguitati non va confusa con un certo espansionismo coloniale, altrimenti si dà il via libera a qualunque giustificazione di massacri.
Ciò nonostante Adinolfi ed IlGiornale non dello stesso parere: il primo invoca l’intervento armato:
non salterà fuori qualcuno a dire che la Chiesa chiede pace con un braccio e invoca guerra con l’altro, quasi che l’Onu venga candidato a ricoprire il già visto ruolo del “braccio secolare”? A ben vedere, appare piuttosto vero il contrario: praticamente in contemporanea, il colonnello David Obonyo confermava infatti il raid di reazione keniota al massacro degli islamisti somali. Facilmente Papa Francesco poteva aver avuto notizia certa dei bombardamenti prima di parlare ai fedeli accorsi in piazza san Pietro: l’invocazione discreta ma accorata di una risoluzione Onu deve prudentemente leggersi come la richiesta di un quadro internazionale che più facilmente scongiuri le ritorsioni e gli interessi di parte.
Resta da chiedersi in che modo l’assemblea delle Nazioni Unite potrebbe servirsi della “bussola” di cui si diceva sopra, coi cui punti cardinali il Papa invita a orientarsi quanto alle persecuzioni dei cristiani. Probabilmente la complessità di quelle delicate manovre – con cui si deve schivare la Scilla del fatalismo travestito da pietà e la Cariddi dell’interventismo travestito da carità – non può essere richiesta che ai soli cristiani, e costituisce in qualche modo il “valore aggiunto” del Vangelo pasquale, ossia la “grazia”, rispetto ai beni naturali della pace e della giustizia internazionali. Qualcosa del genere, in fondo, lo attestava già Tertulliano ai tempi delle persecuzioni dei “primi secoli”, cui faceva riferimento il Papa: «A quale guerra non saremmo stati preparati e pronti, anche se impari per numero di soldati, noi che così liberamente ci lasciamo trucidare, se per gli appartenenti a questa Chiesa non fosse preferibile lasciarsi uccidere piuttosto che uccidere?».
Il secondo straparla dell’ISIS in Libia (nonostante siano cellule locali che si autoproclamano tali e nonostante che il vero ISIS sia quasi del tutto neutralizzato):
Bobba rivendica […] il ruolo di mediazione del ministro Gentiloni che “ha scelto di utilizzare tutte le strade diplomatiche per arginare i crescenti attacchi terroristici dell’Isis” senza dimenticare però che “la Comunità Internazionale ha il dovere di difendersi e di difendere i più’ deboli, anche se la reazione deve essere proporzionata e sotto l’egida delle Nazioni Unite”.
E questo solo per dare qualche esempio…
Siamo entrati in una nuova era, il mondo non è più quello di prima, ma la Sinistra non se ne è accorta, proprio lei che si è fatta paladina di varie nobili cause [la classica farsa neoliberista in salsa renziana della fine della storia con la morte dell’URSS]. La Sinistra ne prenda atto e trovi le ragioni di un impegno per difendere la libertà di credo. E non lasciare solo Papa Francesco di fronte a questa situazione».
Non paghi di ciò l’articolista continua ad intervistare gente a comodo:
«Non c’è malafede, credo. In questi ultimi tempi emerge un vasto senso di impotenza di fronte a fatti come Garissa». A sancire questa disamina un po’ scoraggiata è Mao Valpiana, presidente del Movimento non violento, fondato da Aldo Capitini.
Discorso ambiguo per discorso ambiguo…
«Da parte di un certo mondo pacifista c’è una mancanza di capacità di passare al piano politico. E dall’altro, chi non ha un impianto culturale non violento può arrivare al massimo a organizzare una manifestazione con le bandiere arcobaleno, ma è insufficiente: questa analisi su sé stessa la Sinistra deve ancora farla».
Veramente sulla violenza e sulla non violenza un’analisi da un filosofo che si dice di sinistra ancorché liberale ci sarebbe: Filosofia della violenza (L. Magnani). Ma al solito ignorare è più comodo che ricercare.
Perché nessuna mobilitazione sulle ultime stragi anti-cristiani? «Le manifestazioni si fanno quando si sente che c’è un clima…», conclude con amarezza Valpiana.
Che dati il genere di discorso fin qui condotto chiamerei fanatismo di massa, fortuna non se ne vede più dal medioevo.
«Non voglio giustificare nessuno, tanto più che anch’io sono rimasta molto stupita da questo silenzio a Sinistra – afferma Ritanna Armeni, giornalista, già portavoce dell’allora presidente della Camera Fausto Bertinotti (Avete letto bene: Bertinotti. Uno a caso) -. Ma al fondo c’è un’impreparazione culturale».
Lo spirito di consorteria? La vicinanza, tipica della destra clericale e reazionaria alla gerarchie cattoliche?
Impreparata la Sinistra? «Sì. Perché il mondo progressista pensa al cristianesimo come un fatto pacificato, una religione da guardare con indifferenza ma che in sostanza non vive nessun tipo di scontro.
Chiamasi secolarismo… Ma in ogni caso già questo discorso indica che quanto meno questa è una buona mezza bugia.
Non eravamo preparati all’apparizione della ferocia verso la fede cristiana.
Nonostante che da vent’anni ministri e vescovi strepitassero a ogni piè spinto.
Attenzione, amici progressisti: qui non siamo di fronte a Solidarnosc, per cui i cattolici venivano considerati “nemici dello Stato” dei Paesi a guida “rossa” perché anticomunisti (stronzata: Solidarnosc prima della vicinanza con al Chiesa, che peraltro pare lo finanziasse coi soldi della mafia, chiedeva il socialismo con le libertà politiche, solo a regime caduto si affidò al think tank destra neoliberista ed anticomunista); in questi casi si tratta di gente massacrata semplicemente perché va in chiesa a pregare».
Spero abbiate resistito anche voi a questa sequela di luoghi comuni, perché il meglio arriva ora:
Parla infine come “persona informata dei fatti” (e non come esponente della Sinistra (nel caso servisse specificarlo)), suor Elisa Kidané, missionaria comboniana, eritrea, direttrice del mensile Combonifem: «Perché questo silenzio? Semplice: i cristiani del Sud del mondo sono cittadini di serie B.
Peccato che questa sia una generalizzazione bella buona: in Turchia gli Armeni sono riconosciuti come minoranza (anche se la questione del genocidio causa ancora qualche malumore), i Curdi no; in Egitto i cristiani sono una minoranza abbastanza forte; in Guinea Equatoriale… ecco, lasciamola perdere la Guinea.
(Oltre che questo discorso classista sembrerebbe più adattarsi ai promotori dello scontro tra civiltà…)
Prendiamo il caso-Charlie: 10 vittime; tre giorni dopo milioni di persone con tanti capi di Stato in piazza. Stessi giorni, una mattanza in Nigeria, duemila morti: qualche riga sui giornali. E stop».
Nonostante che già il giorno dopo ci fosse chi contrapponeva l’uno a l’altro e chi ipocritamente era pronto a non dirsi più Charlie dando ragione a discorsi “maneschi”…
Questo luogo comune, dai risvolti censori è ripetuto pari pari da IlGiornale:
Un problema di trascuratezza su questo tema esiste, come denuncia da tempo anche Mario Adinolfi (lupus in fabula), direttore della Croce e tra i fondatori del Pd nel 2007: “È evidente che per sette vignettisti francesi c’è stato un cordoglio mediatico durato settimane, mentre sui cristiani che quotidianamente vengono uccisi ogni giorno non c’è un’analoga sensibilità”. “I cattolici di sinistra sono afoni e più appassionati al dibattito sull’Italicum che al tema delle persecuzioni.
E la Sinistra? «C’è al fondo un’idea errata di laicità che guarda con occhi sbagliati alle vicende religiose. In realtà, quello che accade nell’emisfero Sud del mondo non viene considerato. È triste dirlo, ma è così».
Termina l’articoliste del quotidiano dei vescovi, dimostrandoci che nonostante voglia dire il contrario, al fondo di questi piagnistei c’è sempre uno scopo clericale e identitario (e neo-colonialista). E nemmeno a farlo apposta, è IlGiornale a confermarlo:
“Personalmente – conclude il senatore civatiano [Corradino Mineo] – sarei sceso in piazza anche oggi insieme al Papa contro la strage degli armeni, ma certo non sfilerei mai accanto a un Magdi Cristiano Allam che reputo un fanatico religioso”.
Mah, saró malizios@, ma a me pare che siano personaggi in cerca di un´identitá. Insomma, questi nostri cari “cristiani in pantofole” non convincono. Hanno preso l´abitudine di fare loro qualsiasi tragedia, qualsiasi massacro li possa ricoprire con la polvere dorata del martirio.
Come dire..”ecco, noi povere vittime, perseguitati da tutti per la nostra fede, soli contro il mondo!”
Prima i copti, poi gli yesidi, che a voler ben guardare esistono dal 400 a. C., e non so quanto sarebbero tollerati da “Santa Madre Chiesa”, visti i loro rituali “inconsueti” e le loro sacerdotesse, donne.
(mi sa che Sant´Agostino si rivolterebbe nella tomba!) , ora gli armeni…
E la Sinistra..? E i Comunisti polacchi? Buttiamoci dentro pure quelli, tanto tutto fa brodo.
Gran brutta cosa la strumentalizzazione.
Grazie FS, gran bell´articolo!
Sia ben chiaro che a me sta bene che venga riconosciuto il genocidio agli Armeni.
C´e´voluto un secolo ma meglio tardi che mai, solo che questa improvvisa illuminazione mi sa che non é gratis..
Idem, è semplicemente come è stata posta la questione che mi sa tanto di “chiagni e futti” o vittimisto fanatico post-fascista (quello della serie “e allora le foibe??!!”). A maggior ragione che è stato del tutto decontestualizzato il discorso: non si parla del pretesto del massacro, cioè che in in pratica le minoranze erano state usate come capro espiatorio di un impero in decadenza e balcanizzato paragonabile a quello Austro-Ungarico, ma al contrario di quello preda diretta del colonialismo dei vicini (per cui la responsabilità sarebbe caduta anche in parte sulle grandi potenze, ma questo non si dice)…
Ci mancherebbe che non riconosco il diritto di giustizia agli Armeni.
é che tutta la questione é sfacciatamente “chiagni e futti”—
http://www.tempi.it/io-armena-nata-in-turchia-non-potevo-neanche-parlare-del-genocidio-occidente-non-sia-complice
Marco, è la seconda volta che lo fai, posti un link verso Tempi; parafrasando Peppino de Filippo in un film delizioso, tu sembri dire: “e con questo, ho detto tutto!”; ovvero, tu parli solo per interposta persona, anzi, articolista di una rivista obiettivamente attendibile come può esserlo Babbo Natale: ma un’idea tutta tua, tu ce l’hai? Nessuno nega l’olocausto armeno, qui lo abbiamo detto tutti; allora, ma che diavolo vuoi?
Anche perché non si capisce cosa ci voglia a leggere queste poche righe:
“Ora il discorso non è che quello degli Armeni non fosse stato un genocidio – questo termine si usava ben prima che il papa ci marciasse sopra – né che i cristiani non vengano uccisi – questo è innegabile -, ma l’uso che di questi eventi viene fatto nel discorso generale.”
Non lo so, manco volesse farci passare per negazionisti (al più che il nazionalista neo-ottomano Erdogan penso che qui stia sul cavolo pressoché a tutti)…
Qualcuno poi faccia presente a “Marco” la mia allergia per gli indirizzi email fasulli e per i proxy anonimizzanti…