Tempi di crisi e di “spending review” (o meglio di tagli) ed in un periodo di “vacche magre” c’è chi – come Massimo Introvigne – vede nei gay e nelle donne la causa della crisi economica e chi invece cerca di trovare soluzioni razionali e concrete e maggiori benefici per le casse dello Stato come legalizzando le droghe leggere. Infatti non solo ci sarebbe un maggior gettito fiscale ma il commercio entrerebbe nel Pil migliorando gli indicatori di stabilità del nostro Paese: questo è quanto sostenuto da Mario Centorrino, Ferdinando Ofria e Pietro David, docenti di Politica Economica nell’università di Messina, in un articolo su lavoce.info.
Secondo gli studiosi «l’introito fiscale è solo parte dell’utilità complessiva che uno Stato può trarre dal passaggio dalla proibizione alla legalizzazione. La regolamentazione del mercato delle droghe leggere si lega strettamente alla contabilità ufficiale della finanza pubblica perché le regole concordate a livello internazionale nel Sec95 separano sommerso economico e attività illegali, includendo una stima del primo nel Pil, ma escludendo le seconde dalla contabilità ufficiale. In sostanza, esistono mercati illegali, con i propri occupati e il relativo fatturato, che tuttavia non vengono registrati nella contabilità ufficiale dello Stato».
La legalizzazione avrebbe dei costi e dei benefici e gli economisti ripropongono un modello su cui modellizzare i costi ed i benefici che deriverebbero da un simile provvedimento.
La legalizzazione avrebbe costi diretti (opera di vigilanza sulla produzione e la vendita, sensibilizzazione e informazione dei consumatori, etc.) così come avviene per altri mercati simili come quello del tabacco e costi indiretti come un aumento dei costi sanitari che derivererebbero da un aumento dei consumi: gli studiosi sottolineano che – per quest’ultimo caso – i costi aggiuntivi sarebbero molto ridotti.
Più difficile quantificare i benefici della legalizzazione che sarebbero sostanzialmente tre: lo Stato ridurrebbe le spese per combattere l’uso ed il commercio di tali sostanze, sarebbe tassata la produzione e la vendita e, per ultimo, emergerebbe la produzione ed il commercio ora illegale e quindi crescerebbe il Pil ufficiale.
Secondo uno studio dell’Università La Sapienza il nostro Paese avrebbe un beneficio fiscale annuale di quasi 10 miliardi di euro dalla legalizzazione dell’intero mercato degli stupefacenti. Secondo i tre ricercatori «l’erario risparmierebbe circa 2 miliardi all’anno di spese per l’applicazione della normativa proibizionista (polizia, magistratura, carceri) e incasserebbe circa 8 miliardi all’anno dalle imposte sulle vendite (5,5 dalla sola cannabis)».
Vi sarebbero altri benefici indiretti come «un utilizzo alternativo delle risorse liberate dalla legalizzazione: ad esempio, forze dell’ordine, magistratura e addetti al sistema carcerario possono concentrarsi su altri reati». Inoltre ci sarebbero «minori introiti per le organizzazioni criminali e i minori capitali disponibili per distorcere i mercati legali».
Nonostante in Italia parlare di legalizzazione sia un tabù, negli Usa e nel Regno Unito ci sono sempre più interventi a favore di una regolamentazione di questo mercato. Secondo uno studio dell’Institute for Social and Economic Research se il governo britannico cambiasse la sua politica sulle droghe leggere potrebbe guadagnare sino ad un miliardo e 250 milioni di sterline ogni anno ed anche il Chief Medical Officer del Regno Unito e la British medical association sono a favore della legalizzazione: una tesi sostenuta sia dalla Camera dei Lord che dalla UK Drug Policy Commission. Negli Usa il revisore generale dei conti della città di New York si è detto a favore della tassazione delle droghe leggere per istituire nuove borse di studio ed anche Human Rights Watch ha rilevato che sono inutili gli arresti per possesso di droghe leggere nella lotta alla criminalità: una posizione su cui concorda anche il premio Nobel per l’economia Gary Becker secondo cui è tempo di alzare bandiera bianca nella guerra alla droga.
Mario Centorrino, Ferdinando Ofria e Pietro David così concludono il loro articolo su lavoce.info: «La regolamentazione e la legalizzazione del mercato delle droghe leggere, con modalità simili a quelle applicate al tabacco, determinerebbe benefici netti consistenti, derivanti soprattutto dall’emersione di transazioni, in questo momento, invisibili. Una via “leggera” per contribuire all’uscita dalla crisi?». In Italia meglio continuare a fare gli struzzi e dare la colpa a gay e donne non sposate.
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