Il primo rapporto Ue sulla corruzione ha disegnato un quadro impietoso: metà della corruzione in Europa viene generata nel nostro Paese con un costo annuo di 60 miliardi di euro.
Su lavoce.info Michele Polo, ordinario di Economia politica alla Bocconi, tra le varie cause (classe dirigente, burocrazia, l’enorme peso della criminalità organizzata) vede nelle leggi ad personam la causa dell’elevata corruzione: «Una debole legislazione e azione di contrasto, determinata da una serie di riforme, le molte leggi ad personam, che sono nate per addomesticare processi di cui era ed è imputato Silvio Berlusconi, ma che hanno, scientemente o meno, ridotto fortemente le sanzioni attese da chi si rende protagonista di un atto di corruzione. Depenalizzazione del falso in bilancio, accorciamento dei tempi di prescrizione, assenza di una fattispecie di autoriciclaggio rendono spuntate le armi della magistratura e deboli le aspettative di sanzione per i corrotti».
Gilberto Muraro, professore emerito di Scienze delle Finanze all’università di Padova, considera che «sotto il profilo del costume, si può additare come ultimo fattore specifico italiano il soverchiante peso della Chiesa cattolica, che rispetto alle Chiese protestanti è molto più attenta alla morale sessuale e molto meno attenta a quella sociale».
Differente e molto più grezza l’analisi su Tempi.it (l’organo d’informazione vicino a Comunione e liberazione) che vede nello statalismo la causa della corruzione in Italia: «Il problema non è che ci chiedono bustarelle, il problema sono i labirinti della vostra burocrazia e un sistema giudiziario che decide a capocchia». Nessun riferimento ovviamente alle deboli leggi contro la corruzione.
Sulla corruzione sarebbe invece “l’ora degli stereotipi sull’Italietta” e così titola Robi Ronza sul sito cattolico di informazione La Nuova Bussola Quotidiana che pur non manca di prendere in considerazione il peso del cattolicesimo in Italia: «Da sempre una parte importante e influente della classe dirigente italiana pensa che il nostro Paese ha dei peccati originali che gli impediscono di diventare onesto, efficiente e moderno: si tratta del suo essere di tradizione cattolica e del suo stare nel Mediterraneo. Il potenziale redentore ci sarebbe – sono la cultura laica progressista e le forze politiche, culturali ed economiche che la incarnano – ma purtroppo la maggioranza della gente in Italia non lo capisce. Questo a causa dell’influenza deleteria della Chiesa, cui da vent’anni a questa parte si è aggiunta per soprammercato anche quella di Berlusconi: due presenze assai diverse, ma che in fin dei conti provocano i medesimi danni».
Molto più duro l’attacco di Mauro Ronco sul Sussidiario.net secondo cui «il monito europeo all’Italia in tema di corruzione costituisce l’ennesima interferenza indebita dell’Europa nella vita istituzionale del nostro paese» secondo cui ci sarebbe l’azione di «alcuni deputati europei eletti in Italia, che lavorano in stretta sinergia con alcuni gruppi di magistrati appartenenti ad alcune Procure della Repubblica del nostro Paese». Resta un mistero chi siano questi deputati e questi magistrati a cui si riferisce Mauro Ronco.
Non ci sarebbe nessun problema di leggi debole contro la corruzione mentre «l’argomento della frequente prescrizione è una favola metropolitana (sic, ndr) agitata dai Procuratori della Repubblica per ottenere sempre più tempo per indagare, in dispregio dei tempi previsti dal codice di rito per lo svolgimento delle indagini preliminari. È piuttosto vero che le procure della Repubblica lasciano prescrivere molti reati minori, privi di interesse sociale e politico, per dedicare tutte le energie all’investigazione dei reati dei “colletti bianchi”, cosa che accade soltanto in Italia e non negli altri paesi d’Europa». Anche in questo caso manca qualsiasi dato per avvalorare quanto sostenuto.
Insomma per i commentatori cattolici non c’entra nulla, nella corruzione in Italia, l’opera della criminalità organizzata, la gestione degli appalti pubblici, il finanziamento ai partiti e le leggi contro la corruzione e magari la presenza della Chiesa cattolica: la colpa è sempre e solo della magistratura e del sistema giudiziario. Molto più facile mettere la testa sotto la comoda sabbia che vedere (ed affrontare) l’amara realtà.
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In realtà la stima dei 60 milioni sembrerebbe una bufala, nel senso che la Commissione si è basata su rapporti ufficiali che in realtà riportano questo valore come esagerato e implausibile (oltretutto a loro volta basati su altri rapporti ufficiali che smentivano questo valore) 🙂
Qui il link per una ricostruzione più dettagliata:
http://www.ilpost.it/davidedeluca/2014/02/04/nuove-cose-sui-60-miliardi-corruzione/
Gentile Gio,
anche Michele Polo nel suo articolo precisa che è difficile dare una stima al peso della corruzione e quindi la stima di 60 milioni potrebbe essere sbagliata (in difetto o in eccesso). A prescindere dalla cifre credo però che siamo tutti d’accordo sull’esistenza di un fenomeno di corruzione in Italia.