All’interno dell’Unione europea alcuni Stati prevedono il matrimonio per le coppie dello stesso sesso mentre altri riconoscono le unioni civili anche agli omosessuali: non mancano Paesi come l’Italia in cui non vige né il matrimonio né le unioni civili.
In una Unione Europea in cui i diritti civili devono trovare sempre più omogeneità, una sentenza della Corte di giustizia dell’unione europea ha stabilito che il congedo matrimoniale deve essere dato anche alle coppie omosessuali che abbiano contratto un’unione civile: questa decisione sarà valida in tutti quegli Stati dell’Unione in cui le coppie omosessuali non possono sposarsi ma in cui possono contrarre un’unione civile.
Come riporta il Sole 24Ore «relativamente ai benefici a livello di retribuzione o di condizioni di lavoro (…) le persone del medesimo sesso che, non potendo contrarre matrimonio, stipulano un Pacs, si trovano in una situazione analoga a quella delle coppie che si sposano».
Una decisione simile a quella adottata nel 2008 e nel 2010 quando la Corte aveva sentenziato che «una normativa di uno Stato membro che conferisca benefici in termini di retribuzione o di condizioni di lavoro unicamente ai lavoratori sposati, mentre il matrimonio è legalmente possibile nel medesimo Stato membro solo tra persone di sesso diverso, crea una discriminazione diretta fondata sull’orientamento sessuale nei confronti dei lavoratori dipendenti omosessuali uniti in un Pacs che versino in una situazione analoga».
Nonostante la sentenza della Corte di giustizia non sia applicabile in Italia anche nello stesso Paese non mancano situazioni in cui il congedo matrimoniale è riconosciuto anche alle coppie dello stesso sesso così come ha fatto per la terza volta l’ateneo bolognese dando due settimane retribuite per le nozze ad un dipendente che si era sposato all’estero con un altro uomo. Una decisione che ha fatto storcere il naso al quotidiano dei vescovi italiani Avvenire: «Come può un ente pubblico dare un congedo matrimoniale a un dipendente che, in Italia, non può essere considerato “coniugato” agli effetti di legge? Sarebbe lo stesso pretendere un permesso per malattia senza presentare un certificato valido che attesti che sono malato». Nello stesso articolo Caterina Dall’Olio definisce come «comportamento giuridicamente paradossale» quello dell’ateneo bolognese nonostante la Corte di Cassazione, nella sentenza 4184/2012, abbia stabilito che «i componenti della coppia omosessuale, conviventi in stabile relazione di fatto (…) possono adire i giudici comuni per far valere, in presenza di specifiche situazioni, il diritto ad un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata».
In ogni caso sono molte le aziende che stanno anticipando il legislatore riconoscendo uguali diritti anche alle coppie dello stesso sesso. Sorprendentemente anche un’importante azienda controllata dalla curia di Bologna, la Faac, leader nei cancelli automatici ha allargato anche alle coppie omosessuali quei benefici concessi alle coppie sposate. Sulla vicenda Giorgio Ponziano scrive su ItaliaOggi: «Ancora una volta la società cammina più veloce della legislazione, bloccata dai veti incrociati dei partiti. Sembra rendersene conto anche la Chiesa che, pur mantenendo le sue posizioni, non innalza più barricate e non lancia anatemi, arrivando a un’insolita apertura perfino all’interno della sua azienda. I congedi matrimoniali ai gay, finiti sui giornali, sono già una conquista del passato. Adesso si possono chiedere l’anticipo del Tfr, i permessi per accudire al proprio compagno, i rimborsi per visite,farmaci, cure dentarie secondo la polizza integrativa familiare adottata da molte aziende. Tanti benefit asessuati».
Nel frattempo il legislatore latita ed i vescovi italiani storcono il naso.
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