Il 17 maggio è stata proclamata giornata nazionale contro l’omofobia ed – oltre a manifestazioni in tutta Italia – rappresentanti del mondo delle istituzioni e del mondo politico si sono espressi contro le discriminazioni subite dagli omosessuali. Questo è quanto ha scritto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio inviato in occasione della Giornata Mondiale contro l’Omofobia: «Esprimo la mia vicinanza a quanti sono stati vittime di intollerabili aggressioni e a quanti subiscono episodi di discriminazione che hanno per oggetto il loro orientamento sessuale. Un pensiero particolare va a quei giovani che per questo hanno subìto odiosi atti di bullismo che, oltre ad aggravare le manifestazioni di discriminazione, alimentano pregiudizi e dannosi stereotipi. Come ho più volte ribadito la denuncia e il contrasto all’omofobia devono costituire un impegno fermo e costante non solo per le istituzioni ma per la società tutta: in questo senso la cultura del rispetto dei diritti e della dignità della persona ha già trovato significative espressioni sul piano legislativo e deve trovare piena affermazione in primo luogo nella famiglia, nella scuola, nelle varie realtà sociali e in ogni forma di comunicazione. In momenti di difficoltà economica – come quelli che stiamo attraversando – più che mai è necessario vigilare affinché il disagio sociale non concorra ad acuire fenomeni di esclusione gravemente lesivi dei valori costituzionali di uguaglianza e solidarietà su cui si deve fondare una convivenza civile».
A questo messaggio si uniscono – per fortuna – gli uccrociati del blog Uccr (Unione cristiani cattolici ir-razionali) che dedicano alla giornata nazionale contro l’omofobia un articolo dal titolo “Ma l’omofobia non c’entra nulla con le nozze gay”. C’è da essere contenti che anche gli uccrociati condannino l’omofobia ed abbiano fatto un passo in avanti rispetto alla “non condanna” dell’omofobia di qualche mese fa.
Gli uccrociati vanno ben oltre la discriminazione contro gli omosessuali: «Per quanto ci riguarda però, la discriminazione che vogliamo combattere non è solo quella rivolta agli omosessuali, ma anche verso tutte le minoranze, altrimenti anche tali dichiarazioni specifiche diventano una forma di discriminazione (per questo una legge specifica contro l’omofobia è una discriminazione verso le altre minoranze discriminate)». Gli uccreazionari ignorano (o forse fanno finta di ignorare) che già esiste una legge contro le altre minoranze discriminate. Infatti la legge Mancino (legge 265/1993) punisce con la reclusione da sei mesi sino a quattro anni chi «in qualsiasi modo incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Perciò chi dovesse commettere un atto di violenza verso un individuo per la la sua razza, etnia, nazionalità o religione (ivi compresa quella cattolica) sarebbe punito in base alla Legge Mancino: non sarebbe punito chi commette violenza verso una persona omosessuale per motivi attinenti all’orientamento sessuale della persona offesa. Inoltre – sempre per restare in ambito di “minoranze” – l’articolo 61 del Codice Penale considera circostanza aggravante comune «l’avere commesso il fatto contro un pubblico ufficiale o una persona incaricata di un pubblico servizio, o rivestita della qualità di ministro del culto cattolico o di un culto ammesso nello Stato». Quindi la “minoranza” composta dai ministri del culto cattolico e degli altri culti ammessi dallo Stato sono più tutelati rispetto agli altri “comuni mortali”.
Perciò c’è da ritenere che gli uccrociati siano a favore sia dell’abrogazione delle previste dalla legge Mancino (anche nel caso si commettano violenze contro cattolici per motivi religiosi) e contro le aggravanti previste dall’articolo 61 del Codice Penale nel caso di reati commessi verso i religiosi perché ciò significherebbe «una discriminazione verso le altre minoranze discriminate». Dal nostro punto di vista è preferibile mantenere pene specifiche per chi incita violenze per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi ampliando – ovviamente – questa tutela anche per chi commette violenze per motivi legati all’orientamento sessuale dell’individuo.
Gli uccreazionari soffermano la loro attenzione anche contro le discriminazioni subite da altre categorie di persone scrivendo; «Secondo gli studi i più discriminati non sono gli omosessuali ma le persone obese, sopratutto donne» (link e grassetto loro, ndr). Per affermare che gli obesi siano più discriminati degli omosessuali gli uccrociati fanno riferimento ad uno studio realizzato dalla Yale University. Facile constatare che tale studio non riguarda affatto il nostro Paese e neanche un Paese dell’Unione Europea ma i più lontani Usa. Ad ogni modo – anche rimanendo alla realtà statunitense – bisogna sottolineare che secondo l’Fbi sono in aumento i crimini d’odio contro gli omosessuali.
Per restare alla realtà europea è molto più utile un sondaggio realizzato dall’Unione europea (riproposto anche da Repubblica e dal Corriere della Sera) su oltre 93.000 omosessuali dei 27 Stati europei: in base a tale ricerca un omosessuale su quattro afferma di aver subito violenze o minacce negli ultimi cinque anni. Inoltre il 66 per cento della comunità di gay, lesbiche, bisessuali e trasgender ha ancora paura di mostrare la propria sessualità in pubblico e la maggior parte si sente discriminata. Situazione peggiore nel nostro Paese dove negli ultimi 12 mesi il 54 per cento degli intervistati afferma di aver subito violenze o minacce ed il 34 per cento denuncia atti di discriminazione sul lavoro, in ufficio o in fabbrica.
Ovviamente la celebrazione in Italia della giornata nazionale contro l’omofobia ha riacceso il dibattito sul matrimonio per le coppie dello stesso sesso considerato che negli ultimi mesi sempre più Stati hanno riconosciuto questo diritto alle coppie gay (gli ultimi Paesi in ordine di tempo sono stati Francia, Nuova Zelanda, Uruguay e gli Stati Usa Minnesota, Dellaware e Rhode Island). Gli uccrociati respingono che ci sia relazione tra omofobia e mancato riconoscimento dei matrimoni omosessuali: «In realtà è sufficiente andare ad osservare la situazione nei Paesi in cui i matrimoni omosessuali sono legge da anni per verificare che l’omofobia resta all’ordine del giorno. Nei Paesi Bassi, ad esempio, l’omomatrimonio è legale dal 2001 eppure ancora oggi si deve celebrare la Giornata contro l’omofobia».
Più di mille parole descrive meglio la relazione tra omofobia e matrimonio omosessuale questo grafico realizzato da Bbc prendendo come riferimento i dati della ricerca realizzata dall’Unione Europea: è facile notare che – ad eccezione della Repubblica Ceca – i livelli più basi di violenze contro gli omosessuali siano nei Paesi che hanno riconosciuto il matrimonio omosessuale.
Forse ignorando i dati della ricerca realizzata dall’Unione europea gli uccrociati scrivono: «L’omofobia e le nozze gay sono due cose separate, si può (e si deve) combattere la prima e si può (e si deve) essere contrari anche verso la seconda». Purtroppo per i nostri uccreazionari omofobia e nozze gay non sono due cose separate come dimostra la ricerca realizzata dall’Unione Europea e si può combattere la prima solo ed esclusivamente battendosi per il riconoscimento del matrimonio omosessuale.
Sull’argomento interviene anche il giornalista cattolico Tommaso Scandroglio sulla Nuova Bussola Quotidiana: «Il reato di omofobia o l’aggravante specifica in realtà non servono perché già il nostro codice penale prevede il reato di ingiuria che sanziona chi lede l’onore e il decoro di una persona (art 594), la diffamazione (art 595), la diffamazione per mezzo stampa (art. 596 bis) e l’aggravante comune per aver agito per motivi abietti o futili (art. 61)». Ovviamente nel caso un gruppo di persone dovesse commettere violenza nei confronti di una coppia di omosessuali per via del loro orientamento sessuale (questo aspetto è importantissimo) non sarebbero condannabili né per ingiuria, né per diffamazione (tantomeno a mezzo stampa).
Scandroglio continua: «Volendo c’è anche la Legge Mancino del ‘93 che offre strumenti sanzionatori per i cosiddetti crimini d’odio». La Legge Mancino prevede una gamma limitata di condanne per i cosiddetti “crimini d’odio” e tra questi non ci sono – come scritto – i motivi legati all’orientamento sessuale dell’individuo: il reato di omofobia dovrebbe proprio prevedere di inserire tali motivi all’interno della già esistente Legge Mancino.
Sempre per Scandroglio: «Inoltre non si comprende il perché l’offesa rivolta ai danni dell’omosessuale deve giuridicamente valere di più dell’offesa ad un eterosessuale, dato che si istituirà un illecito ad hoc». Qui è il caso di fare un po’ di chiarezza su due punti. Prima di tutto il reato di omofobia (termine che come vedremo è errato) non potrebbe prevedere un aggravante di pena se il reato è commesso ai danni di un omosessuale: la violenza subita da un omosessuale per un furto sarebbe perseguibile con le pene già previste dal nostro Codice Penale. Il reato di “omofobia” scatterebbe solamente se la violenza è commessa in virtù dell’orientamento sessuale della vittima (ad esempio una coppia di gay intenta a camminare mano nella mano e presa di mira per questo motivo). Inoltre erroneamente si parla sempre di introdurre il reato di omofobia: una legge non potrebbe mai prevedere una legge che possa proteggere un gruppo di persone con un preciso orientamento sessuale. La legge potrebbe prevedere solamente pene aggravate in caso di violenza per motivi legati all’orientamento sessuale dell’individuo (senza specificare se eterosessuale, omosessuale o bisessuale). Per tali motivi – paradossalmente – se un gruppo di omosessuali dovesse usare violenza nei confronti di un eterosessuale per via del suo orientamento sessuale sarebbe giustamente condannabile allo stesso modo come se la violenza fosse subita da un gay in virtù del proprio orientamento sessuale: parlare di reato di “omofobia” è una semplificazione giornalistica che però non descrive pienamente la situazione.
Scandroglio dubita dell’esistenza stessa di discriminazioni contro gli omosessuali: «Ammesso e non concesso che atti di discriminazione ce ne siano, questi sono davvero rari. Primo perché le persone con tendenze omosessuali sono in numero risicato: poco superiore all’1% (cfr. R. Marchesini, Omosessualità, in T. Scandroglio, Questioni di vita & di morte, Ares, p. 154). E di certo non tutto questo 1% subirà discriminazioni». Forse la discriminazione non è una questione di numeri: gli omosessuali potrebbero essere anche l’1 per mille della popolazione ma compito di una società civile è proteggere quanto più quelle categorie che – per dimensioni o situazione sociale – non possono farlo da soli. Un principio che dovrebbe essere caro soprattutto ai cattolici.
Sempre per Scandroglio: «Secondo perché lo stesso documento del Dipartimento delle Pari Opportunità denominato “Verso una Strategia nazionale per combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, che qui più volte abbiamo commentato, riconosce che gli atti discriminatori sono assai sporadici. In questo documento si legge che dal 2010 presso l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) c’è un numero verde per la segnalazione (delazione?) di casi di “omofobia”. Le chiamate ammontano ad un numero ridicolo: 135 nel 2012. Tanto che gli estensori del documento ammettono che le “istruttorie” (sic) vengono aperte direttamente dall’Ufficio altrimenti nessuno denuncerebbe alcunché (forse proprio perché non c’è nulla da denunciare). Si aggiunge: “Non risultano, al momento, casi accertati di discriminazione per l’accesso all’alloggio e nel lavoro pubblico o privato [e in ambito sanitario aggiungono poi]. Questa assenza di dati mostra la difficoltà nel far emergere ancor oggi il fenomeno in Italia”: siamo alla caccia alle streghe. Non ci sono discriminazioni, ma nonostante ciò le si vuole trovare a tutti i costi e si fomenta la delazione». Prima di tutto è difficile pensare che un omosessuale vittima di casi di discriminazione chiami il numero verde dell’Unar di cui – nella maggior parte dei casi – ignora persino dell’esistenza: ad ogni modo le chiamate nel 2012 sono ammontate a 144 e non a 135 come scritto da Scandroglio (cfr. documento Unar). Allo stesso modo Unar sottolinea anche che «I dati dell’indagine Istat riportano comunque che il 10,2% avrebbe subito discriminazioni nella ricerca di un alloggio, il 14,3% nei rapporti con i vicini, il 29,5% nella ricerca di lavoro ed il 22,1 % sul luogo di lavoro» (qui un maggior approfondimento dei dati Istat)
Ad ogni modo – a prescindere dalle cifre – c’è da essere contenti che giornalisti del mondo cattolico siano contenti che gli omosessuali non subiscano discriminazioni nella ricerca di un alloggio o di un lavoro. Infatti non dobbiamo dimenticare che nel 1992 la Congregazione per la dottrina della fede interviene con il documento “Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali”: un documento firmato dall’allora cardinale Ratzinger quando era Prefetto della Congregazione. Si legge che l’omosessualità – considerata come un «disordine morale» – è un problema in alcune questioni come «l’assunzione di insegnanti, la necessità di case da parte di autentiche famiglie (e le, ndr) legittime preoccupazioni dei proprietari di case nel selezionare potenziali affittuari» (grassetto nostro, ndr).
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“Purtroppo per i nostri uccreazionari omofobia e nozze gay non sono due cose separate come dimostra la ricerca realizzata dall’Unione Europea e si può combattere la prima solo ed esclusivamente battendosi per il riconoscimento del matrimonio omosessuale.”
Scusami ma quest’ultimo capoverso mi sembra incorretto e francamente anche un po’ inquietante.
Ci si batte per il matrimonio gay in quanto il mancato riconoscimento di pari diritti e dignità alle persone omosessuali è una diretta conseguenza del fenomeno dell’omofobia. Non che ne è la causa.
Rassicuriamo quantomeno le persone omosessuali che si può essere accettati nella società anche se non si è sposati e non si vuole adottare bambini.
Gentile Faggot,
il tuo quesito è molto interessante: l’omofobia è causata (anche) dal mancato riconoscimento delle nozze gay o il mancato riconoscimento delle nozze gay dipende da un clima di omofobia presente nel Paese? Sembra una domanda “marzulliana” ma credo che ci sia un elemento sia di causa che di effetto: insomma entrambe le cose. Mi spiego: ovviamente un clima di omofobia (o di disinteresse/avversione verso i diritti della comunità Lgbt) è causa del mancato riconoscimento del matrimonio per le coppie omosessuali. Per questo motivo in Olanda è stato possibile arrivare a questo traguardo nell’ormai lontano 2001 ed in Italia si fa fatica ancora a parlarne: i motivi di questo sono vari. Allo stesso motivo – come mostra anche il grafico pubblicato – i Paesi in cui si riscontrano meno casi di omofobia sono anche quelli in cui è presente il matrimonio omosessuale/unioni civili. Nel momento in cui si arrivasse a questo traguardo gli omosessuali non sarebbero più considerati “cittadini di serie B” (come di fatto sono ora) e quindi sarebbe un elemento (non l’unico ovviamente) per avere una società più civile.
Poi ovviamente non credo che le persone omosessuali che non volessero sposarsi avrebbero problemi ad essere accettati (termine che odio assieme a “tollerati”) dalla società.
Più che altro, direi che tutt’è due hanno origine nello stesso humus culturale.