La questione del pagamento dell’Imu tiene sempre alta l’attenzione del mondo cattolico che – anche su pressione dell’Ue – potrà pagare il tributo per quegli immobili che si svolge attività commerciale.
Tempi – a riguardo – ha intervistato Marco Masi, presidente della Cdo opere educative, branca della Compagnia delle opere che associa circa 520 scuole non statali di ogni ordine e grado in tutta Italia.
Secondo Masi «il governo ha confermato l’esenzione degli edifici religiosi, ma l’ha confermata per gli enti (anche no profit) che svolgono attività commerciale. Ora si aspettano precisazioni su cosa si intenda per “attività con modalità non commerciali”, ci potrebbero andare di mezzo le scuole paritarie che per l’ordinamento italiano sono costrette a chiedere una retta».
Masi continua con l’idea che « l’attività scolastica di una scuola paritaria senza scopo di lucro deve essere considerata come non commerciale anche ai fini fiscali».
Resta da capire – così come afferma Masi – come si possa considerare “no profit” un ente che svolga attività commerciale. A parte ciò è condivisibile l’idea che « l’attività scolastica di una scuola paritaria senza scopo di lucro deve essere considerata come non commerciale anche ai fini fiscali».
Infatti è della stessa idea il governo Monti che – come riporta Il Sole 24 Ore – ha stabilito che sono esentate dall’Imu le scuole paritarie, gli ospedali convenzionati e le strutture ricettive che ospitano soggetti svantaggiati: a patto però di percepire rette simboliche o a titolo gratuito. Questo è quanto prevede l’art. 9, comma 6 del Dl n. 174 sugli enti locali pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 10 ottobre.
Allora per quale motivo la Compagnia delle opere si preoccupa tanto? Sarebbe bastato leggere Il Sole 24 Ore o la Gazzetta ufficiale per fugare ogni dubbio.
Cagliostro
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