Commentare l’ennesimo articolo di Tempi sull’eutanasia è un lavoro molto degradante e avvilente, eppur qualcuno lo deve fare, perchè siamo uomini e non topi accipicchia!! e certe assurdità non possono essere lasciate passare senza reagire.
L’ennesimo Leone Grotti pubblica sull´autorevolissimo Tempi l’ennesima intervista all’ennesimo esperto rigorosamente superpartes, Alex Schadenberg, direttore della Coalizione per la prevenzione dell’eutanasia, il quale afferma che se passa l’eutanasia “si arriverà per forza alla conclusione che uccidere un altro uomo va bene quasi sempre o sempre”.
In altre parole ammettere l’eutanasia significa alla lunga legalizzare l’omicidio. Così come ammettere il matrimonio omosessuale significa legalizzare la pedofilia e l’incesto.
Queste libere e fantasiose associazioni mi ricordano uno spettacolo di Paolo Rossi in cui coglieva uno spettatore che masticava una caramella e lo rimproverava:
“Si comincia con la caramella mou, poi si passa alle MS, poi alle Marlboro, poi alla marijuana, poi alla cocaina e all´eroina….”
Sono tante le cose che si potrebbero obiettare, tanti gli argomenti che si potrebbero portare e anche tante le domande che potrebbero essere lasciate aperte sull’argomento. Ma come si può affrontare una discussione seria su di un tema così delicato, con persone che fanno affermazioni di questo genere?
Solita strategia del terrore , niente di nuovo…
Evidentemente il principio secondo cui la vita è sacra e non ci appartiene attecchisce sempre meno; ne scaturisce la necessità, per i contrari per principio all’eutanasia, di trovare consenso puntando sullo slippery slope dell’abuso di cui sarebbe facilmente preda tale pratica.
Ed è una cosa curiosa, perché ci sono altre attività umane ben diffuse, come per esempio muoversi con mezzi a motore, il cui frequente (e mortale) uso improprio non spinge nessuno a chiedere il divieto assoluto di usare l’auto. Al massimo, si chiedono controlli rigidi e pene severe per i trasgressori delle regole.
Giustissimo ragionamento! Aggiungerei anche l’abuso della frittura che può portare all’aumento della pressione arteriosa e alla morte….
La stessa cosa che avviene per il tema dell’aborto, con la diffusione di notizie (fondate o meno, qui è irrilevante) riguardo alle ripercussioni negative sulla donna e all’inesistenza di reali salvaguardie per la vita della stessa.
In entrambi i casi, eutanasia e aborto, l’apologeta della sacralità della vita mena il can per l’aia.
Infatti, anche se, per pura ipotesi, si potesse contare sulla certezza assoluta di scelte personali e consapevoli per l’eutanasia, e venisse dimostrato senza ombra di dubbio che l’aborto non è, in nessun caso, di alcun danno per la donna, entrambe le pratiche sarebbero osteggiate comunque per questioni principio.
Quindi, prospettare rischi come fa il difensore della vita, significa non saper imporre il proprio gioco e ridursi a fare catenaccio, per dirla con una metafora calcistica.
Sull’eutanasia vedo tanta confusione sia da una parte che dall’altra: mi sembra – ad esempio – che pochi facciano differenza tra eutanasia passiva ed eutanasia attiva (la prima diritto costituzionale, la seconda no) e molti confondano suicidio assistito, testamento biologico, eutanasia passiva ed eutanasia attiva.
La confusione è creata ad arte per attrarre consensi. Associare subdolamente il sacro santo (è il caso di dirlo) diritto a scegliere fino a che punto accettare le cure mediche in caso di malattia terminale e le cliniche svizzere per il suicidio assistito, è un trucco da 4 soldi per parlare di tutto e di niente e portare dalla propria parte anche chi non la penserebbe mai come noi.
Non volevo infatti addentrarmi nella questione ma solo esprimere la mia indignazione per il modo disonesto di questi signori di affrontare la cosa.
PS: Da vedere un curioso film ambientato in una clinica del suicidio assitito in Svizzera dal titolo “Kill me please”. Il secondo tempo un vero spasso
beh, una volta si è cominciato a dire che reprimere una religione era sbagliato, e ora gli adepti di quella religione si arrogano il diritto di prevaricare i diritti altrui.