Ho visto questo articolo e ho pensato di sottoporlo a un’amica. Ecco il risultato, può essere spunto di riflessione. (link articolo originale)
Il 4 e il 5 ottobre, nella sala Alessi di Palazzo Marino a Milano, è stata organizzata una serie di convegni dal titolo Cross Atlantic Global Summit, che gode del patrocinio della Camera dei deputati, dal Consolato Generale degli Stati Uniti, dall’Università Commerciale Luigi Bocconi e dall’Unar.
Le tematiche affrontate durante questi convegni dedicati ai diritti, sono molte e spaziano dall’analisi dei matrimoni gay con la partecipazione Stuart Milk, il consigliere politico di Barack Obama, ai diritti delle donne nel lavoro, e prevede la partecipazione del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, del Ministro all’istruzione Francesco Profumo, del docente universitario dell’Università Bocconi Matteo Winkler, e altri ospiti dello stesso livello.
L’ampio programma della serie di convegni meriterebbe un’attenzione particolare, ed un’analisi approfondita di ogni argomento, magari mettendo a confronto opinioni diverse sui vari temi proposti, e in un primo momento sono stata affascinata dalle possibilità di confronto, e discussione, che ne sarebbe potuto nascere.
Poi, però, leggendo il programma degli ospiti alla manifestazione mi sono ricordata che le elezioni politiche sono alle porte e ho avuto la chiara sensazione che si tratti della solita passerella preelettorale, che serve a dimostrare quanti contatti ha la sinistra milanese fra i politici americani sostenitori di Barack Obama, quanti ministri italiani conta, anche se ottenuti in modo piuttosto antidemocratico, e quanti docenti della Bocconi la sostengono apertamente. Ultimamente, infatti, i docenti dell’Università privata Bocconi sono diventati simpatici alla sinistra.
Sembra quasi che la sinistra abbia modificato il suo modo di pensare nei confronti della scuola privata; si pensava la considerasse solo un diplomificio a pagamento, Bocconi compresa quindi, ed invece ora la considera il luogo giusto i cui trovare i relatori per i propri convegni e i consiglieri per propri programmi elettorali. Probabilmente la sinistra approva la scuola privata se frequentata da ricchi e la disapprova se si tratta di piccole scuole private poco costose scelte da genitori consapevoli del loro ruolo di principali educatori e che decidono di non rivolgersi alla scuola pubblica.
Uno di questi convegni parla dei “matrimoni gay”. Li chiamo così perchè è la denominazione data dalla sinistra a tutta una serie di malintesi e di informazioni errate che passano pubblicamente per vere da quando Pd e associati hanno scelto di farne una loro battaglia elettorale.
Da cittadina normale mi vien da pensare che, con tutti i problemi pratici che ci si trova ad affrontare in questo periodo, l’ultima cosa che vorrei è un parlamento che si occupi di regolare la già straregolata vita privata delle persone, e che si inventi battaglie su diritti civili già acquisiti invece di occuparsi in modo serio del welfare, del lavoro, dell’economia e dei veri tagli ai pesantissimi costi dello Stato italiano.
Come politico e segretario della Lega Nord, invece, sono tentata di cadere in questa trappola e di mettermi a discutere della mia visione personale sui matrimoni gay con la gente di sinistra. Si sa, ai politici, ( perlomeno a me) piace fin troppo confrontarsi e parlare.
L’input me lo ha dato un articolo su marieclaire, segnalatomi da un amico, che parla di una intervista a Stuart Milk, presentato come il consigliere politico per i diritti civili di Barack Obama. Solo che l’intervista a Milk Stuart non è ancora avvenuta (infatti sarà effettuata durante il Cross Atlantic Global Summit) e l’articolo contiene tutta una serie di affermazioni che meriterebbero di essere smontate una per una, specialmente perchè attribuisce alla realtà de nostro paese, situazioni che sono invece proprie degli Stati Uniti, dove la parola Matrimonio ha un significato molto diverso da quello che ha qui, perlomeno in molti Stati , e dove le battaglie per i diritti civili hanno un senso e non riguardano solo i gay, ma anche i pellerossa, gli afroamericani, i messicani, e moltissima altra gente. Gli Stati Uniti sono il paese delle minoranze; lì non esiste una maggioranza che ne opprime un’altra, ma esiste piuttosto una minoranza, quella dei ricchissimi, che opprime, a rotazione, altre minoranze, formate prevalentemente da poverissimi, mentre la maggioranza che sta in mezzo e che sta bene economicamente, tende a disinteressarsi del voto, della politica e di ogni altra cosa e vive come gli pare.
Di sicuro questa non è la situazione italiana in cui invece i diritti civili ci sono e basta conoscerli. Cosa fare? Chiedo consiglio ai lettori: cado nella trappolone e parlo della mia visione sui matrimoni gay oppure lascio cadere la cosa, accontentandomi di aver commentato la notizia?
( fonte: marieclaire.it; foto:wikipedia)
Autore: Maila
«Di sicuro questa non è la situazione italiana in cui invece i diritti civili ci sono e basta conoscerli»: ma siamo sicuri che in Italia ci sono i diritti civili? Secondo me c’è ancora tantissimo da fare e negli ultimi anni ci sono stati passi indietro.
si, secondo me i diritti civili in italia sono ad ottimo livello, di sicuro anni luce avanti rispetto al migliore degli stati americani e mi è difficile pensare a luoghi dove i diritti civili sono meglio difesi; forse alcuni paesi del nord Europa superano l’italia in fatto di applicazione pratica di questi diritti, ma non è una questione di mancanza di leggi. certamente non c’è bisogno di crearne di nuovi o nuove leggi . Bisogna però capire bene qual’è il limite fra diritto civile e privilegio, e distinguere le battaglie di tipo propagandistico da quelle reali.
Per quello che riguarda i matrimoni gay, l’analisi dell’articolo manca su un fatto importante. cioè che il matrimonio nella sua essenza è un semplice contratto, che il rivestimento che ha è ti tipo tradizionale, e che il matrimonio religioso concordatario è solo un esempio di semplificazione amministrativa applicato durante il periodo fascista; e che il matrimonio in comune è solo una cerimonia mutuata su quella tradizionale e religiosa, ma non certo necessaria alla nascitaa degli effetti del contratto. Prima della seconda guerra mondiale, ai tempi dei nostri nonni, chi voleva sposarsi andava in comune per le pratiche e firmava davanti a due testimoni, ( magari raccolti per strada) e davanti all’impiegato. Poi, magari, passavano mesi e mesi, prima che avesse luogo il matrimonio religioso, certe volte anni.
Oggi, chi lo desidera, può andare da un notaio e fare tutta una serie di accordi presentando ben poca documentazione, ed ottenere la stessa specie di contratto, anche se non lo si chiama matrimonio. La forza del legame è stabilita proprio dagli accordi firmati.
Quindi non è certamente il diritto civile che manca.
Si può dire che, specie in alcune zone, manca socialmente la capacità di accettare la libertà degli altri di pensarla e di fare a modo proprio. Si fa fatica ad accettare che esistono le eccezioni rispetto allo standard.
Quello che mi scandalizza è invece il lato opposto della vicenda, cioè quando vedo il tentativo di modificare forzatamente il pensiero e la società passando, brutta abitudine della gente di sinsitra, per le scuole e per i bambini.
Gentile Ilaria,
che l’Italia non sia la bestia nera nei diritti civili è noto però non è neanche una situazione tutta “rose e fiori”.
Senza parlare subito del matrimonio gay penso ad esempio alla situazione degli stranieri nei Cpt (come Lampedusa) o nelle carceri: in questo caso non parliamo di mancanza di leggi ma di mancata tutela dei diritti umani.
In altri casi parliamo di un sistema legislativo che è ancora dietro: matrimoni omosessuali, articolo 18 a tutela dei lavoratori, divorzio breve. In questo caso parliamo proprio di mancanza di leggi.
Per quanto riguarda il matrimonio senza guardare alla situazione dei nostri nonni cerchiamo di essere concreti per vedere cosa è oggi il matrimonio. Per me ci sono due aspetti:
1) Un contratto dove si regolano i rapporti tra due persone,
2) Un rito di passaggio con cui due persone si promettono (si spera) eterno amore.
Questo secondo aspetto potrà far sorridere però – per chi ci crede – il matrimonio ha anche una funzione sociale importantissima e non vedo per quale motivo le coppie omosessuali debbano essere private.
Secondo te gli effetti del matrimonio possono realizzarsi anche tramite una serie di accordi di tipo civilistico tramite una serie di accordi dal notaio. Non sono d’accordo e ti spiego il motivo.
Prima di tutto non capisco per quale motivo una coppia omosessuale debba sottostare a questo onere (che ha anche un costo economico non indifferente) ma in ogni caso gli effetti non sono gli stessi.
Il partner di una coppia omosessuale non potrà mai ottenere la pensione di reversibilità del proprio compagno defunto ad esempio (non è poco). Nel caso dell’eredità qualcuno obietta che si può redigere un testamento a favore del proprio compagno però c’è una bella differenza.
Immaginiamo una coppia omosessuale in cui un partner predispone testamento in favore del proprio compagno. Il “de cuius” (ossia chi lascia il testamento) magari avrà dei genitori con cui magari avrà interrotto ogni relazione da anni: pur redigendo testamento dovrà lasciare 1/3 dei suoi beni ai propri genitori mentre nel caso fosse sposato tutta l’eredità potrebbe andare (senza testamento) al compagno (eventuali figli hanno sempre una quota legittima). Come vedi anche il diritto civile manca a riguardo. Qualcuno obietta di cambiare il diritto civile ma io mi domando: a che pro? Invece di mettere mano a mille articoli del codice civile non è più facile introdurre il matrimonio omosessuale?
Per il resto non capisco quando scrivi «Si può dire che, specie in alcune zone, manca socialmente la capacità di accettare la libertà degli altri di pensarla e di fare a modo proprio. Si fa fatica ad accettare che esistono le eccezioni rispetto allo standard. Quello che mi scandalizza è invece il lato opposto della vicenda, cioè quando vedo il tentativo di modificare forzatamente il pensiero e la società passando, brutta abitudine della gente di sinsitra, per le scuole e per i bambini».
Vorrei fare un paio di ulteriori piccole precisazioni a quanto già scritto da Cagliostro. Per prima cosa il matrimonio non è un contratto ma è un negozio giuridico. Tutti i contratti sono negozi giuridici ma non tutti i negozi sono contratti, il matrimoni è uno di questi ultimi e, per di più, è un negozio c.d. puro cioè che non ammette clausole, condizioni o termini ulteriori o differenti da quelli previsti dalla fattispecie legale. Il che ci porta al punto due: le convenzioni matrimoniali (le famose “carte che si và a firmare dal notaio”) non sono come i PACS che si era cercato di introdurre qualche anno fa, si limitano a regolare i rapporti patrimoniali fra coniugi.
Secondo me la funzione sociale che si attribuisce al Matrimonio è leggermente sovrastimata. La funzione sociale non l’ha il contratto matrimoniale in sè, che è un semplicissimo contratto (dai contorni festaioli, volendo) fra due persone, quando piuttosto al concetto di famiglia, intesa però nel suo senso sociale e non mononucleale. Tradizionalemente la famiglia è il nucleo primario della civiltà, così come un clan, un villaggio, un comune sono aggregati di famiglie. Insomma, il senso sociale della famiglia oggi è legato al principio sociale della sussidierità e dei servizi che il clan familiare offre alla società.
Non è una cosa che concettualemente ha a che fare con il matrimonio. Una coppia omosessuale, così come una coppia etero, sposata o no, non fa una famiglia. Per essere famiglia si deve essere un po’ più allargati ed includere figli, nipoti, genitori, nonni, ecc. i parenti della cerchia più stretta, per intenderci. E’ vero che spesso si tende a considerare famiglia anche la coppia, ma la coppia in sè non ha un valore sociale per tutta la comunità, l’ha solo per la coppia e quindi non è famiglia intesa nel suo senso reale. Una volta di diceva “vorrei farmi una mia famiglia” intendendo che si sperava di staccarsi dal nucleo famialiare originario per crearne un altro.
Il matrimonio è un’altra cosa.
Per quello che dicevi a proposito di ciò che ci vuole per fare un matrimonio:
1) Un contratto dove si regolano i rapporti tra due persone,
2) Un rito di passaggio con cui due persone si promettono (si spera) eterno amore.
il primo punto c’è, e il secondo, che non trovo affatto ridicolo, non è certo impedito.
Persino nel matrimonio religoso cattolico, che è la forma di contratto più restirttiva che abbiamo, si dice che i ministri del matrimonio sono gli sposi e non il sacerdote e che il rito che sancisce il matrimonio è la dichiarazione pubblica dei due. E’ vero che la Chiesa, per convizione, ammette al matrimonio solo le coppie etero (e nemmeno tutte), ma cosa c’è che impedisce alle coppie omosessuali di fare la stessa cosa tra amici e parenti? Nulla.
Quanto ai costi del matrimonio, beh, non è che per le coppie etero sia gratuito. Però, se non si vuole il notaio per risparmiare, gli atti e i contratti si possono registrare direttamente agli uffici preposti pagando solo i costi di registrazone dei contratti. Il notaio da solo più sicurezza sulla legittimità e sulla coerenza degli atti.
Nei testamenti, la legittima, cioè la quota di patrimonio di cui non ha disponibilità per testamento, spetta solo ai figli e al coniuge se non divorziato. i genitori e i fratelli ereditano automaticamente solo in caso di mancanza del testamento e questo vale per tutti, omosessuali o meno.
Per i permessi sul lavoro in caso di assistenza basta presentare il foglio di convivenza, che è un’autocertificazione supportata dallo stato di famiglia.
L’unica cosa cui non si può ovviare è la reversibilità della pensione che spetta solo al coniuge non divorziato. Non è comunque una cosa difficile da risolvere con praticità: ci sono ottime assicurazioni private che permettono di indicare il beneficiario che si preferisce e che permettono di scegliere fra liquidazione del capitale e rendita. Quando si arriverà a far passare il nostro sistema pensionistico dal sistema contributivo a quello a capitalizzazione, sarà possibile lasciare la propria rendita lavorativa a chi si vuole. Sono almeno 10 anni che si tenta di fare questa trasformazione ma pare che sindacati e alcune forze politiche siano assolutamente contrari.
Infine, mi spiego meglio su ciò che intendo con “«Si può dire che, specie in alcune zone, manca socialmente la capacità di accettare la libertà degli altri di pensarla e di fare a modo proprio. Si fa fatica ad accettare che esistono le eccezioni rispetto allo standard.”
A Milano una coppia omosessuale non ha mai fatto sensazione,specie se usa la stessa discrezione che usano le coppie etero (ai milanesi da fastidio qualunque esagerazione), la reazione della gente non è poi così diversa da quella che la gente stessa ha in altre occasioni diverse: si spettegola un po’ e poi ci si dimentica. In alcuni altri posti, specie nei chiusi paesini del sud, è più difficile che la gente abbia una simile visione della vita e la convivenza di una coppia omosessuale diventa una questione di stato, in compagnia di figli nati fuori dal matrimonio, di ragazze scappate di casa, rapimenti e altre cose che fanno eccezione rispetto alla conseitudine.
Non ci si può aspettare che questi piccoli nuclei cambino in forza di leggi imposte e non si deve assolutamente far forza sui bambini, mettendoli in contrapposizione con i loro genitori. Bisogna solo lasciar lavorare il tempo, e ci vuole qualche eroe che spiani la strada culturalmente, che resti e che si prenda la responsabilità di aprire la strada.
ciao Ilaria tu dici:
“. Per essere famiglia si deve essere un po’ più allargati ed includere figli, nipoti, genitori, nonni, ecc. i parenti della cerchia più stretta, per intenderci.”
Ma allora ognuno di noi fa parte di una o più famiglie volente o nolente. Questo al di là del proprio stato civile o del proprio orientamento sessuale. Certo però che quando due persone si sposano i due coniugi entrano ognuno nella famiglia dell’altro.
Quindi anche se vogliamo ammettere che il matrimonio tra due persone non fonda una famiglia nuova, però è un pò un assunto secondo me, sicuramente influenza la composizione di famiglie già in essere e i loro rapporti. Un contratto privato, pur magari avendo gli stessi effetti, dal punto di vista sociale di fatto non implica questo.
“Per i permessi sul lavoro in caso di assistenza basta presentare il foglio di convivenza, che è un’autocertificazione supportata dallo stato di famiglia.”
su quale pianeta, scusa? si possono prendere per i “parenti” (figli, genitori, *coniuge*), ma non per il proprio compagno/a
anche per conviventi
Gentile Ilaria,
secondo te la funzione sociale attribuita al matrimonio è sovrastimata: io rispetto questa opinione però evidentemente molte altre persone (sia etero che omo) assegnano molta importanza alla funzione sociale al matrimonio.
Perciò io rispetto sia chi crede che il matrimonio non abbia funzione sociale sia chi invece crede il contrario: sono delle opinioni che possono coesistere tranquillamente senza togliere niente a nessuno. I gay che non credono al matrimonio saranno liberi di non sposarsi così come avviene per molti eterosessuali mentre altri saranno felicissimi di potersi sposare: non vedo per quale motivo privarli di questa felicità se la considerano tale.
Il tuo concetto di famiglia stride tantissimo con il nostro concetto costituzionale di famiglia. Tu consideri una famiglia che sia funzionale alla società (quindi allo Stato) mentre (art. 29 Costituzione) la famiglia pre-esiste allo Stato infatti viene definita come “società naturale”: quindi la famiglia non deve essere funzionale allo Stato così come avveniva durante il fascismo.
Poi secondo te una coppia (etero che omo) non fa una famiglia ma bisogna includere figli, nipoti, etc. Io non condivido questa idea: secondo me qualsiasi coppia (anche non sposata) che decide di compiere un percorso comune (si spera per tutta la vita) sono già una famiglia.
Tu affermi che il matrimonio (inteso come rito di passaggio) non è impedito: scusami ma non mi sembra che esista il matrimonio per le coppie omosessuali (almeno in Italia). Il punto è quello.
Non capisco quando affermi che il matrimonio religioso è la forma di contratto più restrittiva: perché più restrittiva?
Allo stesso modo non capisco quando scrivi che «è vero che la Chiesa, per convizione, ammette al matrimonio solo le coppie etero (e nemmeno tutte), ma cosa c’è che impedisce alle coppie omosessuali di fare la stessa cosa tra amici e parenti?». Scusa ma cosa dovrebbero fare gli omosessuali con amici e parenti? Festeggiare la (non)celebrazione di un matrimonio?
Quando mi riferivo ai costi economici a cui devono sottostare le coppie omosessuali per far valere una parte dei loro diritti (tutto è impossibile) sono i costi notarili.
Mi dispiace ma per i testamenti ti sbagli: la legittima non spetta solamente ai figli ed al coniuge ma – in assenza di questi – anche ai genitori (art. 538 codice civile). Quindi una persona omosessuale dovrebbe dare 1/3 della propria eredità anche ai genitori (con cui magari non è in rapporti da anni): la stessa cosa non succederebbe se la coppia fosse sposata considerato che il coniuge riceve l’intera eredità (anche in presenza di eventuali ascendenti).
Sicura che per i permessi sul lavoro basti presentare il foglio di convivenza? Ho qualche dubbio ma non ho elementi per giudicare.
Per quanto riguarda la reversibilità della pensione per quale motivo una coppia omosessuale dovrebbe ricorrere ad una assicurazione privata con un costo aggiuntivo? La stessa cosa dovrebbe essere garantita versando i contributi (che gli omosessuali versano come tutti). Stai confermando che il diritto civile non copre affatto i diritti delle coppie gay.
Per quanto riguarda lo “scalpore” che suscita una coppia omosessuale al sud devo smentire un luogo comune. Avendo vissuto per alcuni anni nel classico paesino chiuso del sud c’erano coppie omosessuali che convivevano, ragazze madri, etc. e non ho mai notato discriminazioni o cose simili. Si poteva parlare alle volte della cosa (il paese è piccolo e la gente mormora…..) ma c’era un clima molto civile. Forse la differenza non è nord/sud ma città/paese: a vantaggio in questo caso del piccolo paese in cui magari si chiacchiera di più ma solo quello (episodi di omofobia non si sapeva neanche cosa fossero).
Poi nessuno vuole che le persone cambino mentalità in forza della legge: non è quella la funzione della legge. Ognuno avrà la sua idea sull’omosessualità (giusta o sbagliata che sia) mentre compito del legislatore è garantire pari diritti a tutti i cittadini. Poi non capisco perché affermi che «non si deve assolutamente far forza sui bambini, mettendoli in contrapposizione con i loro genitori»: chi fa forza sui bambini e li mette in contrapposizione con i genitori?
caro cagliostro, inizio con lo scusarmi perchè posso risponderti solo a pezzettini ad argomento per volta. perchè sarò interrotta parecchie volte
Abbiamo espresso i nostri rispettivi punti di visti sulla questione, e io credo di essere stata chiara enll’esprimere il mio. Rispetto alle quote ereditarie agli ascendenti, il 538 c.c. stabilisce una gerarchia nel momento in cui non vi è testamento o vi è un testamento parziale.
Mentre la riserva ereditaria riguarda tutti gli ascendenti di chi muore senza lasciare prole. E’ un quarto dell’eredità ( da suddividere fra tutti gli ascedenti) e riguarda anche chi è sposato.(536 c.c. e seguenti). Non è un articolo che pone delle differenze fra etero omo o fra sposati e no.
Più che altro serve a proteggere i genitori di chi muore giovane e, per fortuna, non entra nelle specifiche dei sentimenti delle persone, ma piuttosto in quelle dei diritti. E’ vero ceh la vita si è allungata, ma probabilemnte l’articolo è stato scritto pensando che chimuore con i genitori ancora in vita, non ha fatto in tempo a crearsi dei suoi beni senza l’aiuto di genitori.
riguardo poi alla gerarchi sociale. la famiglia on è ente inferiore dello stato. la linea sociale di cui la famiglia è alla base è: famiglia, clan ,città, nazione. Quella dell’organizzazione burocratica è invece comune, provincia regione, stato. La prima linea sociale è quella società naturale, preesistente e che ci arriva immutabile dagli antenati, ma non coincide mai con quella dell’organizzazione burocratica che è invece costruita a tavolino, muta con una velocità incredibile, nasce cambia e muore in pochi decenni.
Cara Ilaria,
non hai nulla di cui scusarti: ci mancherebbe altro.
Per quanto riguarda la questione eredità ti suggerisco questo sito: http://www.miolegale.it/successione-quote-ereditarie.html
Potrai calcolare le differenze esistente tra le situazioni in cui una persona figura come legalmente sposato e quando non lo è. Ovviamente la questione matrimonio non si basa solo su questo anche perché non credo che una coppia che si sposa pensi subito a questioni legate al post mortem.
Non capisco la linea sociale che hai descritto ossia: famiglia, clan, città, nazione.
Mai sentito il riferimento al “clan” in discorsi sul matrimonio omosessuale e non capisco a cosa ti riferisca con “clan”. In ogni caso tutto questo c’entra ben poco con un discorso giuridico attinente al matrimonio omosessuale. Infatti la domanda resta sempre la stessa: perché non approvare il matrimonio omosessuale? Nel dibattito esistente in materia non ho ancora trovato una motivazione giuridicamente fondata sul perché gli omosessuali non possano sposarsi.
non c’è nessun riferimento ai clan nei matrimoni omosessuali.
La mia precisazione rigurdava in toto l’organizzazione sociale, per tutti:
ce ne una sociale ancestrale, che deriva dalla nostra cultura e ceh prevede famiglia, clan, città ( o comune inteso come libero comune) e nazione. e poi ce ne è una burocratica che vede comune ( nel senso di municipio) provincia,regione,stato.
Sono due linee che non coincidono quasi mai, in italia meno che da altre parti. Qualche volta è utilizzato lo stesso nome per due cose molto differenti e questo crea confusione, come nel caso di Comune.
Un po’ come il concetto di famiglia, che non coincide affatto con quello di coppia, sia essa etero o omo. La prima aggregazione sociale che non è solo preesitente allo Stato, ma non ha nulla a che fare con lo Stato, è la famiglia, che include i suoi membri in vario modo, ma non è strettamente correlata con il matrimonio.
l’aggregazione di più famiglie che si ritrovano per alcuni momenti e compiti comuni è il clan. poi vi è la città, o comune, o vico o borgo, che è il luogo di riferimento di più clan, e l’agregazione di più città formano la nazione, che nei concetti degli studiosi è definita dal sentimento di appartenza dei suoi membri più che da altre caratteristiche.
Sono questioni che riguardano tutti.
Chiamare famiglai la solo coppia con figli è una invenzione recentissima, post 1968. tant’è vero ceh si dice che sono famiglie mononucleo, e sono il segnale più forte della disgregazione sociale cui è sottoposta la società che sta diventando sempre più individualista, invece che di gruppo e di muoto sostegno.
Si ok,
posso anche essere d’accordo con la tua classificazione ma mi sembra che il punto sia molto chiaro: non è possibile definire i contorni della famiglia mentre è più appropriato parlare di diversi tipi di famiglia anche considerando i velocissimi mutamenti sociali (soprattutto dal dopoguerra in poi).
Anche per questo motivo la famiglia omosessuale (con o senza figli) ha pari dignità come altre forme di famiglia e quindi il matrimonio omosessuale è ancora più normale in una società profondamente mutata rispetto al passato.
Poi scusami ma prima hai sostenuto che una coppia senza figli non può considerarsi famiglia mentre ora affermi che chiamare famiglia la sola coppia con figli è un’invenzione post ’68: mi sembra un po’ contraddittorio.
Se devo essere sincero ho capito poco e male il suo ragionamento. Che cosa significa avere due linee che non coincidono ? Famiglia/clan/città/nazione e comune/provincia/regione/stato sono due paragoni totalmente insensati; del resto non sono nemmeno chiari i contorni fra famiglia e clan, troppo dipendenti dalla configurazione di una certà società in un certo periodo per poterne trarre delle conclusioni generali (senza considerare che dai romani a oggi il concetto di famiglia è cambiato del tutto); oppure voglio precisare che la sequenza comune/provincia/regione/stato è completamente relativa all’attuale situazione italiana e non applicabile in altri contesti, sopratutto con la prossima riforma delle provincie in arrivo.