Meno male che esiste il Catechismo della Chiesa cattolica che riesce ad insegnarci la moralità e sopratttutto la coerenza: questo è quanto potremmo dire dopo aver letto il solito articolo dell’associazione cattolica Unione cristiani cattolici razionali dal titolo “Nuovi studi: divorzio triplica il rischio di ictus, matrimonio allontana la povertà”.
Il succo dell’articolo è molto semplice. Secondo «uno studio pubblicato sul Journal of Strokedimostra che gli uomini adulti che hanno sperimentato il divorzio dei genitori prima di aver compiuto 18 anni, presentano tre volte più probabilità di subire un ictus rispetto agli uomini i cui genitori sono rimasti assieme».
Sebbene è – purtroppo – quasi scontato che una infanzia infelice possa influire sullo sviluppo psicofisico del bambino, bisognerebbe chiedersi se il clima familiare sia migliore per un bambino nel caso in cui i propri genitori fossero costretti a vivere tutta la vita assieme nonostante una frattura insanabile.
Gli uccrociati scrivono che «Il Dailymail ha però fatto notare che negli Stati Uniti i legislatori sembrano più impegnati “a promuovere il matrimonio gay, invece di puntellare il tradizionale matrimonio eterosessuale a favore dei bambini”».
Ovviamente in un discorso riguardante il divorzio deve spuntare il solito attacco al matrimonio omosessuale che non c’entra ovviamente nulla con la crisi della famiglia. Il legislatore può sicuramente aiutare la famiglia cosiddetta tradizionale ma un eventuale aiuto economico non viene di certo impedito dall’adozione del matrimonio omosessuale: c’è da dire che il legislatore ben poco può fare davanti alla crisi dell’istituto matrimoniale. Inoltre – come successo nello Stato di New York – l’introduzione del matrimonio omosessuale ha avuto un impatto economico di 259 milioni di dollari ed ha creato nuovi posti di lavoro come ha ammesso lo stesso sindaco Bloomberg: perciò l’introduzione del matrimonio omosessuale potrebbe creare nuove possibilità economica di cui potrebbero beneficiare anche le “famiglie tradizionali”.
Parlando del rapporto tra bambini e matrimonio bisogna rilevare che ogni anno sempre più bambini nascono fuori dal matrimonio: come rileva l’Istat nell’indagine “Il matrimonio in Italia: un’istituzione in mutamento” – l’incidenza di bambini nati nelle coppie di fatto sul totale dei bambini nati è intorno al 15%, cioè quasi 80mila nati all’anno, quasi il doppio rispetto a 10 anni fa, quando questo valore era pari all’8%.
Gli uccrociati concludono scrivendo che «Queste evidenze scientifiche vanno a dimostrare quanto dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (riferito ovviamente ai matrimoni religiosi) che ritiene il divorzio un atto immorale (dunque nemico della verità) poiché introduce anche disordine “nella cellula familiare e nella società. Tale disordine genera gravi danni: per il coniuge, che si trova abbandonato; per i figli, traumatizzati dalla separazione dei genitori, e sovente contesi tra questi; per il suo effetto contagioso, che lo rende una vera piaga sociale”. Ovviamente nessuna responsabilità può essere attribuita al coniuge che sia «vittima innocente del divorzio pronunciato dalla legge civile», cioè clui che “si è sinceramente sforzato di rimanere fedele al sacramento del Matrimonio e si vede ingiustamente abbandonato”».
Sfatiamo due miti. Prima di tutto le coppie si separavano anche prima dell’introduzione della legge sul divorzio avvenuta in Italia con la legge Fortuna-Baslina del 1970: sebbene non ci siano studi a riguardo molti ricorderanno i casi dell’attore Vittorio De Sica o del ciclista Fausto Coppi.
Inoltre – per dirla tutta – il “divorzio” in Italia è stato introdotto proprio dalla Chiesa cattolica (che su questo manifesta tutta la sua ipocrisia). In tempi in cui non vigeva ancora il divorzio civile la Chiesa poteva dichiarare “nulli” i matrimoni (infatti la Chiesa non annulla il matrimonio ma lo dichiara nullo: una piccola sottigliezza) e ciò spesso riguardava coppie celebri.
Il fisico italiano Guglielmo Marconi ad esempio il 16 marzo 1905 sposò Beatrice O’Brien da cui ebbe tre figlie, Lucia, Degna e Gioia, e un figlio, Giulio. Ottennero il loro matrimonio dichiarato “nullo” nel 1924 dalla Chiesa (dopo 19 anni assieme e quattro figli) e Marconi si risposò (sempre in Chiesa) nel 1927 con Maria Cristina Bezzi-Scali da cui ebbe la figlia Elettra: tutto questo circa 45 anni prima che entrasse in vigore la tanto vituperata legge sul divorzio così odiata dai cattolici.
Quindi – se come dice il catechismo della Chiesa cattolica – il divorzio è un atto immorale soprattutto per i figli che sono traumatizzati dalla separazione dei genitori – viene spontaneo chiedersi perché i figli debbano sentirsi traumatizzati nel caso i genitori ricorrino al divorzio civile mentre non debbano vivere il trauma se gli stessi genitori dovessero scegliere di ottenere la dichiarazione di nullità religiosa: sempre di separazione si tratta.
Come scritto dagli uccrociati per il Catechismo della Chiesa cattolica il divorzio «genera gravi danni per il coniuge, che si trova abbandonato». Nel caso di una dichiarazione di nullità da parte di un tribunale ecclesiastico il coniuge è di certo più danneggiato rispetto ad un divorzio civile. Il coniuge che ottiene l’annullamento, a differenza del divorziato, non è più tenuto a versare gli alimenti nei confronti dell’ex moglie: una differenza non da poco. Questo avviene perché l’ordinamento italiano recepisce la sentenza della Sacra Rota attraverso un processo definito “delibazione”. Sebbene il matrimonio dovesse essere dichiarato nullo in pochi casi eccezionali, attualmente il 98% della cause davanti ai Tribunali ecclesiastici finisce con una dichiarazione di nullità (fonte Report).
Sempre per il Catechismo della Chiesa cattolica (riportato dagli uccrociati) il divorzio ha un «effetto contagioso, che lo rende una vera piaga sociale». Di sicuro attualmente l’unico effetto contaglioso è quello delle richieste di dichiarazione di nullità (mai parlare di annullamento) del proprio matrimonio religioso. Secondo Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione matrimonialisti civili italiani: «Ormai un matrimonio fallito su cinque in Italia viene sciolto da un Tribunale ecclesiastico. Le richieste stanno aumentando da tre anni del 20-25 per cento».
I numeri sono molto chiari: al 1 gennaio 2008 le cause aperte nella sola Sacra Rota romana erano 421, contro le 331 del 2003 e le 215 del 1999 (fonte Corriere). La situazione non è diversa altrove. Nel solo Tribunale Ecclesiastico di Bologna le cause di dichiarazione di nullità di matrimoni sono passate da 357 del 1997 a 539 del 2001 (+34 % in quattro anni) secondo quanto ha rivelato Report.
Attualmente le tariffe per ricorrere ai Tribunali Ecclesiastici sono più economiche anche perché i tribunali ecclesiastici attingono – dal 1998 – dal fondo dell’8 per 1000 dell’irpef. Nel solo 2009 la Chiesa ha destinato ai Tribunali Ecclesiastici Regionali 10.500.000 euro di quanto percepito con l’8 per mille.
Relativamente a ciò il Sacerdote Stefano Ottani, Presidente del Tribunale Ecclesiastico Flaminio, alla domanda di Report sul perché le tariffe per proporre una causa al tribunale ecclesiastico siano diminuite ha risposto che: «La Chiesa prende atto della storia e di fronte ad una crescita cosi evidente dei fallimenti matrimoniali anche in una società di tradizione cristiana la Chiesa non può disinteressarsi di questa situazione e di fatto è intervenuta». A voi ogni considerazione.
Restano solo alcune domande.
Perché un coniuge sposato da molti anni che decidesse di divorziare da un matrimonio che gli ha dato vari figli starebbe compiendo un atto immorale mentre lo stesso coniuge – sempre sposato da molti anni in un matrimonio che gli ha dato vari figli – che decidesse di rivolgersi al Tribunale ecclesiastico non starebbe compiendo un atto immorale?
Perché i figli – in caso di divorzio – dovrebbero essere traumatizzati mentre non lo sarebbero in caso i genitori dovessero scegliere di ricorrere alla Sacra Rota (sebbene in prima istanza si ricorre sempre al Tribunale ecclesiastico regionale)?
Perché il coniuge che subisce il divorzio si trova abbandonato (nonostante possa ricevere un assegno mensile di mantenimento) mentre non sarebbe in stato di abbandono se il proprio coniuge decidesse di ricorrere alla dichiarazione di nullità religiosa soprattutto considerando che – in quest’ultimo caso – non avrebbe diritto all’assegno di mantenimento?
Perché il divorzio è considerato dal Catechismo della Chiesa cattolica una “piaga sociale” mentre le dichiarazioni di nullità dei matrimoni religiosi – nonostante siano cresciute in maniera esponenziale – sono considerate solamente una “presa d’atto della storia”?
Cagliostro
www.alessandrocagliostro.wordpress.com
@Cagliostro1743
La risposta alle domande poste in coda all’articolo è molto semplice : si tratta di una cosa molto cara all’ala “attivista” filoclericale , ovvero l’apparenza.
Supponiamo una realtà parallela in cui divorziare non sia consentito : avremo famigliole all’apparenza normali , i genitori portano i figli a messa la domenica , tutto è bello , il sole splende in cielo , tutti sono felici come negli spot del Mulino Bianco. L’apparenza è salva.
Poco importa se poi la sera il padre va a mignotte e la madre va a letto con il collega di lavoro , poco importano i silenzi , di quelli che feriscono le orecchie dei figli più degli strepiti e degli urli.
Ciò che conta è l’apparenza.
Consideriamo inoltre la frase «genera gravi danni per il coniuge, che si trova abbandonato» : è angosciante per due motivi.
Il primo è che denota una totale ignoranza nel campo dell’arte del “vivere”. Quindi in ogni divorzio c’è una parte “vincente” e una “perdente” ? C’è il marito che scappa con la giovane segretaria abbandonando moglie e figli in mezzo a una strada? C’è la moglie che fugge con con il ricco banchiere lasciando il marito in lacrime ad occuparsi della coppia di gemellini in fasce?
Certo , questo accade nei romanzetti Harmony oppure nei trafiletti di Cronaca Vera. Chiunque abbia un’età mentale superiore agli anni 10 oppure esca di casa non solo per i bisogni del cane penso che abbia ben chiaro il fatto che la realtà è giusto un pelo differente. Bisogna però andare oltre le apparenze.
C’è poi un’altra questione : le parole ” il coniuge abbandonato e addolorato” sono fin troppo spesso accompagnate dalle parole “ha ucciso la compagna in un raputs di follia” ; e la frase nella sua interezza suona tanto , troppo come giustificazione. Questo non è accettabile , è figlio di quella certa pseudocultura che ci viene a raccontare che la donna è nata da una costola di Adamo , materiale di scarto.
Chiedete ai preti , anzi no , chiedetelo agli integralisti… dato che i preti spesso e volentieri hanno più sale nella zucca dei presupposti “devoti”.
Aggiungo una cosa : l’argomento divorzio è strettamente collegato alla questione aborto.
Entrambe sono cose da evitare come la peste , immorali , indecenti. Vanno proibite.
Per legge.
Salviamo quindi di nuovo le apparenze , diamo un bel taglio alla libertà di scelta , lasciamo che sia una qualunque tonaca con in mano un libro a scegliere per noi , comportiamoci da pecore belanti nell’orto del Signore.
Non pensiamo ad educare , a far capire alle nuove generazioni che ogni azione ha una sua conseguenza e non facciamogliela conoscere questa conseguenza.
Meglio proibire , castrare , lobotomizzare a furia di pater noster e a promesse di redenzione o fiamme eterne.
L’apparenza sarà salva , abiteremo tutti nel Mulino Bianco : poco importa se le sue fondamenta sono marce , basta che i suoi muri siano immacolati. Imbiancati , come sepolcri.
Un discorso da incorniciare.
Quoto
Caro AlbertoB,
io sono perfettamente d’accordo con te. Sull’opportunità del divorzio non sto neanche a discutere visto che mi sembra ovvio che sia un istituto importantissimo.
Non dimentichiamo che il divorzio si è accompagnato ad una riforma totale del sistema di famiglia. Prima dell’introduzione del divorzio esisteva il cosiddetto “delitto d’onore”. La moglie cornificava il marito? Il marito aveva il diritto ad ucciderla e veniva condannato ad una pena irrisoria. Con il divorzio questa barbarie è stata cancellata dando quindi la possibilità di divorziare.
Che la Chiesa sia totalmente scollegata dalla realtà mi sembra ovvio.
Però vorrei aggiungere una cosa. Io – da laicista – non chiedo neanche che la Chiesa si adegui ai tempi: per me può restare anche indietro di 1000 anni. Questo ovviamente creerà dei problemi con i fedeli che si allontaneranno ma non è affar mio: facciano come meglio credono.
Quindi la Chiesa potrà avere anche la sua visione sull’aborto, sull’eutanasia, sulle coppie omosessuali, etc.: l’importante è che lo Stato sia indipendente da questa visione (difficile in Italia: lo so).
Però per poter giudicare e sentenziare bisogna essere esemplari. Uno che va a mignotte può parlare dell’importanza della famiglia? Secondo me, no: sarebbe ipocrita.
Quindi la Chiesa che divide con effetti civili circa il 20% delle coppie ogni anno ed ha sciolto i matrimoni (la Chiesa afferma che non annulla i matrimoni ma solamente che li dichiara nulli: la sostanza è la stessa) ben prima dello Stato può parlare contro il divorzio? Ovviamente no: mostra solo il suo lato ipocrita.
Il discorso alle domande retoricamente poste è molto semplice: denaro.
Intorno ai tribunali ecclesiastici gira un business economico non indifferente (ad es. non tutti gli avvocati possono patrocinare nei tribunali ecclesiastici e nella Sacra Rota): dove ci sono soldoni la Chiesa ci si fionda.
Ti basta pensare che l’inserzionista unico dell’Osservatore Romano è Eni: un’azienda nel mirino di Amnesty International per i disastri provocati in Nigeria.
Sull’aborto io ho una provocazione. Attualmente gli aborti possono essere svolti solo negli ospedali pubblici: io aprirei la possibilità anche ai privati.
Vuoi scommettere che anche ospedali legati all’ambiente ecclesiastico (quelli che ancora non sono falliti) inizierebbero a praticare aborti e magari gli darebbero un altro nome trovando qualche sottigliezza?
I cattolici di Uccr: “Il divorzio triplica il rischio di ictus”. E gli annullamenti della Sacra Rota?
E vent´anni di matrimonio???
La medaglia d’oro al valore civile
Specifico che per la Chiesa un matrimonio è nullo basta che una settimana prima della cerimonia lo/a sposo/a confessi ad un paio di amici che non vuole avere figli o che non esclude di avere un amante in futuro per renderlo automaticamente nullo.
Questo perchè nel diritto canonico basta che uno solo dei coniugi non abbia intenzione di rimanere fedele oppure non voglia procreare (o anche solo l’atto del procreare, se è per questo). Mica male …..
Bleah, perdonate la sintassi sconnessa.
Un matrimonio viene dichiarato nullo dalla Chiesa nel 98% dei casi: in pratica è sempre possibile.
Poi scusami: quale amico si rifiuterebbe nel testimoniare che una settimana prima della cerimonia lo sposo aveva delle riserve? Non rischia niente ed è impossibile scoprire se sta mentendo.
Comunque lo scandalo non è che la Chiesa dichiari nulli i matrimoni: lo scandalo è che le sentenze hanno valore civile.
Gli amici dell’uccr potrebbero comunicare i dati di questo studio a famigliari e amici delle oltre 150 donne che ogni anno in Italia vengono uccise da mariti o fidanzati (una ogni 2 giorni). Sicuramente si rallegreranno sapendo che la loro figlia, madre, sorella, amica è morta ammazzata (spesso torturata) ma ha evitato l’ictus ed anche il peccato… Dopotutto, sopportare un matrimonio allo sfascio e magari un marito violento può al massimo provocare depressione, ossa rotte,
milze spappolate, figli picchiati (ed educati alla sana ipocrisia del “al pomeriggio se le suonano e alla sera guardano la tv mano nella mano”): sciocchezze, no?
Ora che ci penso, conosco molte persone decedute per ictus. Il mio adorato nonno, mancato ormai 20 anni fa, è morto per un ictus… Eppure lui e mia nonna erano felicissimamente sposati da oltre 40 anni… E come la mettiamo con i numerosi single e vedovi colpiti da ictus?
Aspetto con ansia il prossimo articolo che magari mostrerà una correlazione tra gli attacchi di panico e la masturbazione o tra la borsite ed il sesso prematrimoniale o su come l’ateismo quadruplichi il rischio di parcheggiare in doppia fila e bruciare il sugo…
Scusa Faunita,
ma secondo te all’ala più reazionaria del mondo cattolico interessa qualcosa della condizione della donna? Sposati e sii sottomessa…….
Hai ragione… Dopotutto siamo peccatrici. Io stessa sono peccatrice… Che può fare una peccatrice? Ps. Regalerei il volume n. 2 (sposala e muori per lei) al mio compagno, ma a parte che è ateo, temo riderebbe fino alla morte vedendo le donne descritte come esserini fragili e asessuati… Dopo che mi ha vista assemblare mobili, fare da elettricista, fare anche l’avvocato e discutere di fumigazione dei raccolti e sul modo migliore di cambiare le ruote all’auto!
e la storia che il matrimonio allontana la povertà?
Lo spettro della povertà (ahimé, in alcuni casi, reale), è un buon deterrente psicologico.
Tuttavia, va ammesso che un nucleo famigliare stabile consente di ottimizzare i costi. Non solo: a mio avviso, è proprio questo il motivo principale per cui molti matrimoni resistono all’usura del tempo; anche solo per il timore di dover rivedere al ribasso il proprio stile di vita.
Come corollario aggiungo un mio sospetto, cioè che, se si raddoppiasse di colpo lo stipendo medio delle persone, il giorno dopo avremmo un’impennata delle istanze di divorzio.
Saluti
Alla fine è sempre questione di soldi, non sono la totalità delle coppia ma una discreta percentuale, anzi se parliamo dei tempi andati tanto cari a siti come uccr o pontifex, la famiglia si reggeva su queste basi: il marito procacciava i soldi e la moglie faceva la serva gratis, altro che amore eterno e cavolate simili…si ci sposava anche per procura, come si fà a tirare in ballo i sentimenti in circostanze simili? D’altronde se i commenti non sono graditi agli admin di uccr, spesso non sono neanche pubblicati, e sì che non ci sono insulti o altro…semplicemente si esprimono dubbi e opinioni differenti da quelle correnti dai simpatizzanti del sito.
A tal proposito segnalo un intervento di qualche tempo fa di U. Galimberti, del quale si può forse mettere in discussione la scansione temporale relativa alla mutazione del concetto “matrimonio”, ma difficilmente la sostanza complessiva:
http://tinyurl.com/9y4w7pn
Saluti
Grazie Marcoz per il contributo.
Scusa Flo,
gli uccrociati hanno ammesso (nero su bianco) di aver dovuto autocensurare un loro articolo (http://pontilex.org/2012/07/gli-uccrociati-si-esprimono-a-favore-del-riconoscimento-giuridico-delle-unioni-omosessuali/).
Se questi addirittura autocensurano i loro articoli nel caso un autore si mostri un pelino più aperto, figurati che problemi si fanno a censurare i commenti altrui.
Eh…infatti. Che brutto vizio censurare le risposte di una parte lasciando le altre, dando ad (volutamente) intendere che la persona attaccata si ritira in buon ordine, anzichè, controbattere. Una mia amica ha fatto notare la cosa, dicendo ai quelli dell’uccr che, se erano in vena di censura, facevano cosa più onesta a togliere battute e controbatture, invece di essere parziali (cosa, per loro, impossibile)
ops! controbaTTute!
Gli uccraioti sono maestri della censura “selettiva”; ma, da questo punto di vista, l’errore più grande lo facciamo noi che andiamo a commentarli invece di lasciarli nel loro brodo:
Tra le tante domande che non mi fanno dormire la notte (come no ) ce n’è una che potrebbe essere in tema:
mi spiegate perchè una grossa , enorme fetta di quelli che menano il torrone “perchè la famiglia tradizionale blablabla” e “perchè le coppie di fatto blablabla” e per non parlare poi del “perchè le unioni omosessuali blablabla” sono :
– vecchi single
– giovani single
– divorziati
– separati
– sposati senza figli
– sposati un paio di volte
– gente strana e sessualmente più che ambigua
Ecco , se qualcuno avesse delle risposte da dare… io sono tutto orecchi
Perché sono persone che non conoscono l’Amore (volutamente con la A maiuscola).
Ma la prossima notizia quale sarà: che ai figli dei divorziati puzzano di più i piedi?
Visti gli argomenti prevalenti, come fai ad attendertene uno serio?