Il 22 settembre navigando navigando ho letto due articoli online sullo stesso tema che mi sta particolarmente a cuore. Il primo: “Bambini abbandonati: Un po’ di televisione non può fare tanto danno” dal settimanale tedesco Spiegel; e il secondo “Maestro, mia mamma si chiama Nichi” dal blog di Alex Corlazzoli, pubblicato sul Fatto Quotidiano.
L’articolo dello Spiegel è il reportage di un giornalista tedesco che per 4 anni ha seguito le vicende di alcuni tra le migliaia di bambini moldavi abbandonati a se stessi dai genitori costretti ad emigrare, principalmente proprio in Italia, per guadagnarsi il pane. Nell’articolo si descrive la vita quotidiana di bambini di 12 anni che devono pensare ai fratellini, oltre che a se stessi, in completa solitudine, senza poter rivedere i genitori anche per due anni di seguito, avendo con loro solo contatti telefonici e aspettando il pulmino che porta ogni due o tre mesi i pacchi dall’estero.
Dopo questa edificante lettura, incappo nell’articolo del maestro Corlazzoli, anche lui molto preoccupato per i problemi dell’infanzia. Il maestro attira la nostra attenzione su una questione seria e molto sentita: come farà l’ipotetico, futuro figlio di Nichi Vendola a disegnare sua mamma a scuola?
Ecco, nell’elenco delle cose di cui preoccuparsi, vorrei suggerire al nostro maestro prima di immaginare le traversie di ipotetici bambini futuri (che poi esistono già anche se lui non se n’è ancora accorto, in quale scuola insegna?) che ci sono bambini reali che soffrono di problemi reali (per esempio la povertà) molto più gravi dell’essere nati in una famiglia arcobaleno in preda a due genitori dello stesso sesso che li amano e li possono anche largamente mantenere.
Ma soprattutto ricordiamo che la genitorialità è una scelta individuale, sulla quale lo Stato non ha facoltà di intervenire, se non incentivando quella disparità sociale che c’è fra ceto alto e ceto povero. Fra chi cioè, come Nichi, può disporre di un lauto stipendio da parlamentare e i figli andare a farli all’estero e chi purtroppo non può.
… non solo ma con il suo lauto stipendio (pagato con le nostre tasse) può usufruire di servizi che fuori dall’italia sono normali ma che in italia sono vietati ai comuni cittadini.
Esatto. Tanto per riportare la questione “infanzia” dai piani alti della morale della religione e della filosofia a quelli più terra-terra della vita quotidiana, credo che il problema spesso non sia tanto legato alla vita sessuale dei genitori, quanto alle loro condizioni economiche e alla loro capacità di dare un futuro concreto ai propri figli, oltre all’amore che serve loro per crescere.
Mi sembra più interessante l’inchiesta di Der Spiegel; l’intervento del maestro Cor
lazzoli sembra voler insistere sul divieto di genitori dello stesso sesso. Anche io,
all’inizio e diversi anni fa, ero perplesso su questo argomento, in base a quanto di
ceva Freud su figura materna e figura paterna, ma poi la ragione e ricerche più spe
cifiche hanno superato i miei dubbi. Solo i bigotti non si aggiornano mai.
Se conosce il tedesco, e dalla menzione del titolo corretto della rivista Der Spiegel direi di sì, può leggere l’articolo online sul numero del 22 settembre: è veramente molto interessante e purtroppo drammatico
Mi spiace, ma non conosco il Tedesco; leggo Inglese, Francese e Spagnolo, per Latino e Greco uso ormai la traduzione a latere, ma per gli autori tedeschi meglio
una buona traduzione. Ricordo bene il nome della rivista per un fatto personale;
nel periodo in cui Der Spiegel aveva pubblicato la famosa copertina col piatto di spaghetti condito con la P 38, con mio fastidio perchè non si era ancora spento
l’eco degli anni di piombo e delle imprese della Banda Baader Meinhof, mia mo
glie ed io, avevamo portato Albertino in pizzeria e la piccola peste, quando arriva
il conto, ci schiaffa sopra una pistola giocattolo; poche volte abbiamo riso tanto.
P. S.
Confesso che il nome della Banda l’ho controllato su Internet, non sono Uccretino,
controllo prima di sbagliare.
Non si preoccupi… si può vivere anche senza conoscere le lingue straniere (l’importante è sapersi difendere dalle malelingue…)
Non ho letto Der Spiegel, ma vi segnalo il film “Mama Illegal” del giornalista austriaco Ed Moschitz che ha seguito la vicenda di alcune donne moldave costrette ad emigrare illegalmente all´estero per poter mantenere le proprie famiglie, abbandonando i figli per anni.
Un film molto sensibile.
Devo assolutamente vederlo. Grazie del suggerimento