Torno dopo una lunga assenza a scrivere in questo blog (che trovo sempre magnifico, sia detto senza piaggeria); lo avevo fatto, inizialmente, solo nei commenti di questo articolo; mi sono poi accorto che il commento stava diventando più lungo dello scritto che doveva, per l’appunto, commentare (“il che è contrario alle consuetudini”, direbbe FSMosconi citando uno scrittore che credo piaccia ad entrambi): per cui, ho deciso di aprire un articolo a se stante. Mi complimento in anticipo, comunque, con vocelaicista, che ha fatto un ottimo lavoro.

Un paio di considerazioni preliminari:

1. il titolo. Paralipomeni significa “proseguimento”, “aggiunte”; i “Ragionamenti” sono tra virgolette non perché anche quelli di vocelaicista siano tali solo per modo di dire, ma perché è una citazione diretta del suo titolo (che va, appunto, tra virgolette; inoltre, il titolo stesso conteneva le virgolette), ed infatti ha anche la lettera maiuscola;
2. il lessico. Lo dico fin d’ora: utilizzo i termini cannabis e marijuana in modo intercambiabile. Lo so che sono cose diverse, ma la distinzione, in questo caso, non mi è parsa significativa..

Il tema della legalizzazione delle droghe leggere rappresenta, per me, un bellissimo (si fa per dire) paradigma di come, in Italia e non solo, la legislazione sia ancora appesantita da tare di natura morale.

L’articolo di Pontifex, che non è anonimo (e non si capisce perché avrebbe dovuto esserlo, visto che le opinioni del suo estensore sono ampiamente condivise da larghi strati del popolo italiano), ma a firma Admin (spero non sia il nostro!) è intriso, in maniera profonda, dello stesso moralismo: questa legge non è giusta perché non incontra quella che io considero sia la “morale corretta”; ed è anche, in fin dei conti, razzista: non si devono liberalizzare le droghe perché, altrimenti, si fa il gioco dei drogati, che sono una razza inferiore.

In questo sfacelo, si possono cogliere due sprazzi d’involontaria ironia: uno è che, in un sito che da sempre denuncia i “rischi” (si sa che per chi crede di avere Dio con se il pensiero libero è un rischio) del relativismo, si applichi un pensiero che è, appunto, relativista, e per di più in senso assolutista (della serie: “questo è giusto perché lo penso io, e guai a te Stato se fai qualcosa di diverso!”); l’altro è la risposta sei, in cui si afferma chiaramente che morale e legge sono due cose diverse: questo, in un articolo che è nato con l’intento, incapace di rimanere sotterraneo, di dimostrare l’esatto contrario!

Ancora: il nostro, evidentemente nell’intento di deliziarci, inserisce nel suo j’accuse pure la chicca della reductio ad Hitlerum; in particolare, ancora, nella risposta sei (che, si sa, è numero diabolico), in cui scrive quanto segue: “durante il nazismo le leggi dello Stato prescrivevano l’eliminazione degli ebrei.”; come se permettere il consumo di marijuana fosse la stessa cosa che dare l’ordine di sterminare, a sangue freddo, milioni di persone per il semplice fatto di appartenere ad una “etnia sbagliata”. Anzi, ad un’etnia perfida, come, sempre il nostro “blog non secolarizzato” preferito, non ha mai rinunciato a definire gli ebrei.

Mi permetto, infine, di inserire qualche dato aggiuntivo: ad esempio (perché non sia mai che in articoli del genere si citino studi scientifici!), lessi, tempo fa (non ricordo dove, perdonatemi se faccio alla Pontifex e non cito la fonte), che un gruppo di docenti universitari aveva redatto una “classifica” delle droghe in base alla loro pericolosità; ebbene, forse vi sorprenderà sapere che l’alcool precedeva non solo la marijuana, ma addirittura l’LSD! Come dire, il sangue di Cristo è più pericoloso dell’acido lisergico! Ed ha probabilmente gli stessi effetti psichedelici: il che spiegherebbe da dove spuntano certi studi, introvabili, della Columbia University.

Il consumo estemporaneo di cannabis produce effetti simili a quelli delle sigarette, ed in più tachicardia, secchezza delle fauci, arrossamento degli occhi, fame chimica (elenco solo quelli che mi vengono in mente; dati facilmente verificabili ed ampliabili su Wikipedia, che può testimoniare come nessuno di questi sia letale); certo, mettersi alla guida dopo aver fumato una canna non è la cosa migliore che possa passarvi in mente di fare; ma, come fa notare vocelaicista, è come mettersi alla guida dopo aver bevuto un bicchiere di troppo.

Non esistono dati univoci sull’induzione di dipendenza (io propenderei per il no: conosco persone che hanno fatto uso occasionale di cannabis, e non sono diventati dipendenti; ma la mia esperienza non ha valenza scientifica, e non intendo, al contrario di altri, elevare a verità universale quella che è un’opinione personale), quello che è certo è che il THC (che è il principio attivo della cannabis) NON induce tolleranza (ossia, non si devono progressivamente aumentare le dosi per avere i medesimi effetti) e non da praticamente MAI overdose (a meno che non se ne assuma in quantità titaniche: ma, se si eccede, ci si può intossicare, ed in maniera letale, anche con l’acqua).

Concordo che lo Stato debba tutelare il bene comune

Concordo anche io, perché non si può fare altrimenti: lo Stato, se non tutela il bene comune, non ha ragion d’essere; semmai, però, bisognerebbe puntare ad altri bersagli, visto che, ricordava la mia professoressa di biologia molecolare, negli scarichi di un comune autobus urbano sono contenuti qualcosa come OTTANTA cancerogeni diversi. Parafrasando Hermione Granger, bisogna ristabilire le priorità.

Tesi un po’ semplice. Ovvio che la Polizia ha diverse priorità e di sicuro il piccolo spacciatore di marijuana non è di già il loro obiettivo principale.

Su questo non sarei disposto a scommettere: diversi appelli che mostravano la mostruosità in cui versano le carceri italiane per la sovrappopolazione, sottolineavano che molti reclusi erano stati condannati proprio per reati “minori”: e per “reati minori” non intendo “il piccolo spacciatore” di marijuana; intendo il piccolo consumatore di marijuana.

Ultimo appunto: le droghe non sono tutte uguali, le dipendenze non sono tutte uguali, le cure non sono tutte uguali. Il metadone non si usa ad minchiam (mi si scusi il gergo, ma sto citando):  esso ha efficacia nel disassuefare solo chi ha utilizzato, come sostanza d’abuso, degli oppioidi (eroina e morfina sono gli esempi più famosi), che inducono una dipendenza fisica. Per la dipendenza psicologica da altre sostanze (cocaina), è perfettamente inutile.

In definitiva: lo spaccio delle sostanze stupefacenti è una cosa riprovevole, e nessuno lo difende; ma lo spaccio di dati inesatti, o palesemente falsi, a fini meramente propagandistici, non è, poi, tanto meglio.