Prima del tempo: la genesi mistica
L’atmosfera era piena e azzurra, i pali della luce eternamente invitanti. Lampi di fuoco apparivano e sparivano. Diluvi universali come se piovesse. Adamo cercava Eva. Eva si faceva cercare e parlava con i serpenti. Ogni tanto una voce tonante urlava maledizioni per generazioni a ogni pomo mangiato. Caino brigava. Abele pascolava, Caino voleva di più. E si prese tutto.
Il disegno intelligente dominava il cosmo, le donne stavano in gabbia, i maschi giocavano alla guerra, gli dei mandavano fuoco e fiamme, gli angeli avevano nomi buffi e si facevano violentare.
Un piccolo ramarro galleggiava nel brodo primordiale, giocando con il suo atari ramarresco, vedeva giraffe che allungavano il loro collo in cerca di crocchette da sgranocchiare sul frigorifero, batteri che copulavano ferocemente, vite che si incrociavano e si trasformavano. Non era felice di tutti questi schizzi di brodo intorno a lui. A lui piaceva la vita ramarresca tradizionale. Sole, galline, ATARI, apologetica, pali azzurri da ascalre. L’unica evoluzione che gli piaceva era quella ottenuta nelle cliniche estetiche e genetiche per il cambiamento di sesso e di specie alla periferia dell’Eden.
Tutto stava sotto l’occhio vigile del grande progettista. Uomo uomo, ramarro ramarro, volpe volpe. E, sopratutto, maschi con femmine e femmine con maschi. Ramarrino guardava con sdegno i modaioli che sguazzavano nel brodo, cercando contaminazioni e cambiamenti, e cercava fraternamente di correggerli, ottenendo speculari correzioni cha avevano l’effetto di consumere velocemente un certo numero delle vite che il grande progettista gli aveva dato in dono. Lui ramarro era e ramarro voleva restare, fedele alla tradizione. Ma un giorno tutto cambiò (continuità nella Tradizione)
Ricorderà sempre quella notte. Aveva preso l’abitudine di andare a parlare ogni sera con il grande progettista, sentirlo bearsi della grande intelligenza del disegno intelligente, programmare punizioni e stermini per le specie che volessero cambiare.
Gli faceva bene sentire che era nel giusto, con il suo ATARI che chiudeva tutti i passaggi. Stava giusto finendo un sermone contro un lucertolone che cambiava la coda troppo spesso (e con colori troppo vivaci) quando l’impossibile accadde. Il disegno intelligente aveva previsto la nascita di un liquido ambrato che faceva perdere la memoria. Ulteriore intelligenza intelligentissima lo aveva riempito di bisolfiti e reso pesante. L’intelligenza del disegno intelligente previse, dopo abbondante uso di bevanda, un breve riposo finalizzato alla elaborazione dei fumi. E in quell’unico, impercettibile, immisurabile attimo di demenza del grande progettista il piccolo ramarro fu preso dal vortice dell’evoluzione e costretto a cambiare. Puro terrore. Smise di respirare in acqua e fu costretto a stare a terra, cominció a stare in piedi su due zampine. E a non sapere cosa fare delle altre due. Senti qualche cosa crescere. E, ancora una volta, non sapere cosa farne. Per fortuna l’evoluzione è solo un trucco e, dunque, il non utilizzo di un organo non ne preclude lo sviluppo, basta che il grande progettista stampi abbondante materiale genetico e lo pompi in circolo, e il buon ramarro si trasformò via via in forme sempre più degenerate di esistenza. Sentiva il peso del libero arbitrio, il soffocante respiro del piacere. Fu scimmia, fu Bonobo e infine la forma più deteriorata di essere umano. Il pontifeSSo. Fu spermatozoo e uovo a Potenza. Fu zigote. E nel ventre della madre condusse la prima guerra santa della sua esistenza. Aggredito da un gene malefico di cavolo verza che voleva a tutti i costi incrociarsi con lui si rivolse con preghiera di pubblicazione al progettista ormai troppo intelligente, che mescolava materiale genetico a tutto spiano, compiaciuto della sua intelligenza. Scelse una via ascetica di nutrimento e scomunicò quelle parti del suo organismo in formazione che volevano sollazzarsi di liquido amniotico. Digiuno. Quaresima.
Lottava contro il grande Satana uterino che lo vessava e lo costringeva a rilassarsi e a godere quel grande piacere, quella tranquillità, quell’amore. Durante i venerdì non si nutriva di carni né di cellule. Solo i taralli pugliesi lo calmavano un poco. La madre cominciò a preoccuparsi di questo feto che non cresceva e che la rifiutava, imponendole dolori atroci quando si riposava. Consulti medici non ebbero effetto fino a quando un già vecchio padre AMORPH riconobbe in lui il grande crociato e tentò un esorcismo. Ramarrino combattè assieme al grande vecchio, lottando con tutte le forze del suo atari, programmando a tutto spiano, scrivendo avvelenate lunghissime, scomunicando e gridando. La lotta fu dura e lunga. Ramarrino diventò, suo malgrado bambino e bambino pontifesso. Venne fuori con furore. Croce spiegata, mitra nelle braccia. In ginocchio. Ecce pontifessus.
L’infanzia a Potenza
Nasce, o meglio esce, a Potenza 16 maggio 1976 in un giorno di pioggia e grandine che lasciano presagire quella sorte che lo seguirá tutta la vita.
Tristi aruspici accompagnano il parto. Tutto il sottobosco della cristianità più tradizionalista accorre al lieto evento che cambierà il mondo. Preti che amano i trattori, preti che amano i convegni e la televisione, preti che amano rispondere al telefono, preti che amano intervistare i demoni, preti agenti segreti, preti che dimenticano di prendere la pastiglietta. L’evento della nascita ha eco mondiale. Un ometto, gran galantuomo d’altri tempi, intervista tutti i presenti e si presenta con il microfono in faccia al ramarrino-cavoloverza-ominide:
“Nove mesi nella placenta? Troppo comodo. Bamboccioni! WOT demoniaco, il papa intervenga, omosessuali? Meglio che non fossero mai nati. Piuttosto una gravidanza infinita. Ne parliamo con il nostro pontifeSSo, gran galantbambino in crisi di identità.”
Tutto questo prima di essere inseguito da torme di emeriti in vena di esternazioni che lottano per il microfono (in plastica immagine del contrappasso che lo devasterà all’inferno per l’eternità).
Un presbitero in là con gli anni lo pone nella sedia stercorara, tocca sotto e esclama: virga et testiculos habeas! Prima di essere accompagnato gentilmente entro un grande carro bianco da gentili e crociatissimi infermieri, in lotta con pennacchiatti giovanotti in divisa nera e banda rossa nel pantalone, su chi dovesse, per primo, accudire il venerabile, degno di lode, eccellentissimo, emerito insomma! Nello stesso anno, il 9 settembre muore Mao Zedong …un chiaro segno divino.
I primi prodigi durante il battesimo. Il nostro, prima rifiuta di essere battezzato insieme a bambini apostati che non hanno frequentato il catechismo. Poi, convinto dal santo bastone, riesce a prodursi in una prolusione di due ore sulla corretta esecuzione della liturgia. Scomunica due mamme in abbigliamento discinto (velo che non copre completamente il capo), proclama anatema su un suo compagno di battesimo dall’atteggiamento effeminato che non la smetteva di piangere, cerca di convertire il manutentore della chiesa che non ha partecipato con la dovuta attenzione al rito. Ben presto, stranamente, si ritrova solo e i genitori perdono tutti gli amici.
La madre ed il padre, forse stressati dalla gravidanza o troppo giovani ed inesperti, ritrovandosi quel coso nella culla non seppero distinguerne il sesso, anche perché indossava rigorosamente scarpine gialle (e non rosa o azzurre che avrebbero facilitato l’identificazione) eppoi l´educazione sessuale e´peccato: tutti sanno che solo pensare alla parola “sesso” escono rospi, ragni e topi dalla bocca!
Ebbene, indecisi sul da farsi optarono per entrambi i sessi e lo chiamarono Carlo Maria, due nomi tipicamente cattolici. Una scelta fatale che ricadrá, come vedremo piú avanti, rovinosamente sul pargolo.
Naturalmente ció fu fonte di scherno. Carlo o Maria che noi chiameremo affettuosamente „Calim ehm Cidippino“ frequentò l´asilo infantile dalle suore“atariziane“. In quel santo luogo viene frequentemente e fraternamente corretto a suon di legnate e messo in castigo sotto il lavandino ove medita incessantemente sulla relazione fra il tubo e l’innesto, fondando così la sua complessa antropologia che diviene teologia: La natura non sbaglia.
“Cosa lunga e cilindrica entra in cosa bucata e rotonda, della stessa misura. Si stringe e l’acqua non esce.” Così meditava e oltre, con vette altissime: “ci sono cose fatte per ricevere e cose fatte per espellere. Ci sono le acque che entrano e quelle che escono. E c’è la fogna.” Tutto il suo pensiero sarà dominato dall’idraulica e dalle sue conseguenze nelle relazioni fra le persone. Era un bambino con una corporatura minuta e un carattere piuttosto schivo; non socializza con i coetanei, che lo picchiano e lo legano spesso ai pali della luce blu. Gli amici di Cidippino sono un ATARI e vari compagni e compagne di merenda invisibili con i quali si confida e che, quando sará grande, sposerá in bianco, ma solo se si lasciano rinchiudere in una gabbia. Periodicamente i suoi geni si rimescolano e viene fuori la parte ramarresca che si manifesta in somatizzazioni cutanee incurabili. Gli unici suoi amici reali sono un curato di campagna e una volpe, che incontra sul limitare del bosco.
Fosse stato un bambino e non un esperimento di disegno intelligente sarebbe forse potuto diventare principe, un piccolo principe, ma questa non è una storia a lieto fine. La volpe è in realtà un eccellente giornalista che lo irretisce in vincoli di ammirazione. Uno dei parti più prodigiosi della sua straordinaria fantasia è la sorella che lo difende con le unghie e con i denti dal mondo crudele che lo umilia e lo prende in giro. Piccolo Calimero, così piccolo e nero!
continua….. ):D
Gianluigi/ Pao
Perchè ho l’impressione che questa fantabiografia potrebbe diventare un Sacro Testo Pontifesso, una base dell’agiografia Cidippina?
Admin: perché mai smentita e dunque vera?
Comunque dopo lunghe ed accurate ricerche trovo che io e Gianluigi possiamo vantare il titolo di cidippinologhi di fama internazionale..
Senza alcun dubbio. Senza ombra di dubbi! Ed ora vi lascio, vado a ripulire la muffa.. Che è sicuramente più meritevole di attenzioni del Maldestro e di Foxy 😉
buon weekend a tutti i pontilexi.