Il primo rapporto Ue sulla corruzione ha disegnato un quadro impietoso: metà della corruzione in Europa viene generata nel nostro Paese con un costo annuo di 60 miliardi di euro.
Su lavoce.info Michele Polo, ordinario di Economia politica alla Bocconi, tra le varie cause (classe dirigente, burocrazia, l’enorme peso della criminalità organizzata) vede nelle leggi ad personam la causa dell’elevata corruzione: «Una debole legislazione e azione di contrasto, determinata da una serie di riforme, le molte leggi ad personam, che sono nate per addomesticare processi di cui era ed è imputato Silvio Berlusconi, ma che hanno, scientemente o meno, ridotto fortemente le sanzioni attese da chi si rende protagonista di un atto di corruzione. Depenalizzazione del falso in bilancio, accorciamento dei tempi di prescrizione, assenza di una fattispecie di autoriciclaggio rendono spuntate le armi della magistratura e deboli le aspettative di sanzione per i corrotti».
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Tagli a sanità, scuola e pensioni? Solo con la legalizzazione delle droghe leggere 10 miliardi per lo Stato.
Tempi di crisi e di “spending review” (o meglio di tagli) ed in un periodo di “vacche magre” c’è chi – come Massimo Introvigne – vede nei gay e nelle donne la causa della crisi economica e chi invece cerca di trovare soluzioni razionali e concrete e maggiori benefici per le casse dello Stato come legalizzando le droghe leggere. Infatti non solo ci sarebbe un maggior gettito fiscale ma il commercio entrerebbe nel Pil migliorando gli indicatori di stabilità del nostro Paese: questo è quanto sostenuto da Mario Centorrino, Ferdinando Ofria e Pietro David, docenti di Politica Economica nell’università di Messina, in un articolo su lavoce.info.
Secondo gli studiosi «l’introito fiscale è solo parte dell’utilità complessiva che uno Stato può trarre dal passaggio dalla proibizione alla legalizzazione. La regolamentazione del mercato delle droghe leggere si lega strettamente alla contabilità ufficiale della finanza pubblica perché le regole concordate a livello internazionale nel Sec95 separano sommerso economico e attività illegali, includendo una stima del primo nel Pil, ma escludendo le seconde dalla contabilità ufficiale. In sostanza, esistono mercati illegali, con i propri occupati e il relativo fatturato, che tuttavia non vengono registrati nella contabilità ufficiale dello Stato». Continua a leggere
Buono-scuola per gli istituti privati? Buono solo per i Paesi anglosassoni.
Le sovvenzioni alla scuola privata sono sempre state al centro del dibattito politico e recentemente un referendum consultivo nel comune di Bologna ha bocciato il finanziamento pubblico agli asili privati: nel mezzo di queste polemiche i parlamentari del Pdl Maurizio Lupi, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Maurizio Sacconi propongono una moratoria sui temi etici «con particolare riferimento ai principi della tradizione, dalla vita alla famiglia naturale, alla libertà educativa». Nel mondo accademico invece ci si continua ad interrogare sulla bontà dei sussidi statali alle scuole private che sono erogati sotto forma di finanziamenti diretti o contributi alle famiglie denominati “buoni-scuola”.
Sul sito di informazione lavoce.info Giuseppe Bertola – professore di economia politica presso la facoltà di Scienze Politiche dell’università di Torino ed esperto scientifico ed accademico con Fmi, Commissione Europea, Banca d’Italia, analizza – rifacendosi ai risultati di uno studio basato sull’indagine Pisa – il sistema dei buoni scuola giungendo ad una conclusione: i buoni-scuola permettono a studenti bravi ma poveri di frequentare gli istituti migliori solo nei Paesi anglosassoni ma non dove – come in Italia – l’educazione statale è migliore di quella privata. Il test Pisa (acronimo di “Programme for International Student Assessment”) è un’indagine internazionale condotta dall’Ocse per valutare il livello di istruzione degli adolescenti nei principali Paesi industrializzati. Continua a leggere