Per fortuna ci pensa il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire a rivelarci che l’Italia è nella top ten del rispetto per quanto riguarda l’omofobia: «L’Italia un paese intollerante? Dove i gay sono visti con diffidenza e discriminati? Falso. Al netto dell’acida propaganda ideologica, che ci vorrebbe “omofobi”, l’Italia appare come un paese sereno e accogliente. Tre italiani su quattro, oggi, non sono ostili nei confronti della persone omosessuali e meno di uno su cinque li ritiene un problema», così scrive Umberto Folena sul quotidiano della Conferenza episcopale italiana. Continua Folena: «A dimostrarlo è un’indagine condotta a livello mondiale, in ben 39 paesi di tutti i continenti, dal Pew Research Center. Una ricerca che riserva alcune conferme e parecchie sorprese, dando un’energica spallata a non pochi luoghi comuni. L’Italia, per cominciare. Abituati a stazionare nelle retrovie delle classifiche mondiali d’ogni genere, stavolta occupiamo una lusinghiera ottava posizione (in rimonta). Ad accettare serenamente le persone omosessuali è il 74% della popolazione; meno sereno è ancora il 18; il rimanente 8 non ritiene di dover esprimere alcun parere». Insomma sembra proprio che non sia necessaria nessuna legge che contrasti l’omofobia e questa opinione è confermata da un editoriale pubblicato sullo stesso quotidiano in cui si legge: «L'”omofobia”, e tutto ciò che con questo termine oggi s’intende, è insopportabile. Perché nessuna violenza e nessuna discriminazione possono essere mai accettate. Ma la strategia tesa a garantire una super-tutela alle persone omosessuali c’entra proprio poco con il rifiuto di violenza e discriminazione (soprattutto in un Paese come l’Italia che – l’abbiamo documentato ieri, pubblicando i recentissimi dati del “Pew Resarch Center” – è tra i primi dieci al mondo per rispetto di queste stesse persone)». Sebbene Avvenire dia notizia solo ora di questo studio in questo blog ne avevamo scritto a giugno.
A fare quasi da contraltare alla ricerca del Pew Research Center è Amnesty Internationational che invece sollecita l’Unione europea a combattere la violenza omofobica ed ha pubblicato un rapporto (“A causa di ciò che sono: omofobia, transfobia e crimini d’odio in Europa”) in cui evidenzia le lacune esistenti nella legislazione di molti Paesi europei in cui l’orientamento sessuale non è espressamente compreso tra i motivi per cui i crimini d’odio possono essere perpetrati.
Nel rapporto di Amnesty International si legge che l’Osservatorio contro gli atti discriminatori della Polizia di Stato (Oscad) denuncia 40 casi di crimini d’odio in base all’orientamento sessuale dal 2010 al marzo 2013. La Ong Gayhelpline – che fornisce consulenza legale e psicologica gratuita alle persone omosessuali vittime di discriminazioni – ha ricevuto 750 segnalazioni di offese verbali o fisiche nel solo 2011. In base al network di associazioni Trasgender Europe 40 trans sono stati uccisi tra il 2008 ed il 2013.
In un’interessante mappa sulla situazione dei diritti umani per le persone Lgbt pubblicata dall’Independent il nostro Paese è a pari merito con l’Ucraina, la Bielorussia, la Turchia e la Bulgaria e ben distante da Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Regno Unito, Irlanda, Norvegia e Svezia.
Possiamo ritenere che sia errata la ricerca del Pew Research Center secondo cui per tre italiani su quattro l’omosessualità deve essere accettata? Assolutamente no e questi dati sono confermati da altri studi: Eurispes aveva rilevato a gennaio che il il 77,2 per cento degli italiani è a favore di una tutela giuridica delle coppie di fatto mentre il 40 per cento – come evidenziato da Ipso nel 2012 – è a favore del matrimonio per le coppie dello stesso sesso (nel 2005 erano a favore il 32). Ancora più interessante uno studio del 2011 di Istat (“La popolazione omosessuale nella società italiana”) in cui emerge il quadro di una società consapevole delle discriminazioni che gli omosessuali incontrano ogni giorno ed aperta alle loro istanze ed in cui la stragrande maggioranza degli Italiani trova inaccettabili le discriminazioni in base all’orientamento sessuale. Potremmo pensare che – alla fine – ha ragione Avvenire e non esiste nessuna “emergenza omofobia” in Italia ma lo studio del Pew Research Center ed il rapporto di Amnesty International non sono in conflitto tra loro ed analizzano campi ben diversi.
La ricerca di Pew Research Center così come quelle di Eurispes, Ipso ed Istat rilevano un sentimento generale ed il sentimento generale degli Italiani – piaccia o no alla Chiesa – è a favore dell’omosessualità e degli omosessuali. Sebbene il clima generale sia “gay-friendly” esistono purtroppo delle nicchie di odio, violenza e discriminazione così come riportato da Amnesty International e proprio su queste “sacche di odio” particolarmente recrudescenti andrebbe ad agire una legge contro l’omofobia che quindi non avrebbe – come spesso denunciato dai cattolici – una funzione “etica” e “liberticida” ma avrebbe lo scopo di punire casi specifici ed isolati (e purtroppo numerosi) di violenza e discriminazione.
La ricerca del Pew Research Center – così come le altre citate – conferma invece quanto sia quasi ovvia una legge contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale: in una società in cui l’omosessualità è considerata normale dalla stragrande maggioranza della popolazione non ci dovrebbe essere nessun problema per l’opinione pubblica ad accettare una legge che punisce l’odio omofobico. Ma forse Umberto Folena non aveva mai pensato a questo.
Sempre secondo uno studio di questo istituto di ricerca nel 2009 solo un cattolico italiano su quattro dava molta importanza alla religione con una diminuzione di ben quattro punti percentuali rispetto al 2002: considerando non solo i cattolici ma anche coloro che non si professano tali la percentuale di chi considera rilevante il sentimento religioso è appena del 22 per cento. Ma forse è meglio non dirlo ad Avvenire.
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Mai poi: in uno Stato di Diritto non si punisce l’azione e non la persona? Se così è: a che pro Avvenire dovrebbe prendere in considerazione i pensieri delle persone, ignorandone le implicazioni per giunta. E se ci fosse una percentuale schizofrenica? O costretta?
Ve be’ che sono anche favorevoli al mantenimento di un trattato effettuato durante un regime antidemocratico quindi mi faccio troppi problemi.
Ma porco Yigg… non si può!
Non ho capito molto bene.
Dicevo:
Avvenire si basa sul sentire comune della maggioranza pretendendo che sia quello anche della minoranza, e confonde pensiero e azione: non è detto che una parte della maggioranza non sia costretta a discriminare dall’ambiente sociale. E anche se così non fosse ciò non toglie la necessità di una legge che limiti le azioni della minoranza omofoba. Perché in uno Stato di Diritto si giudicano le azioni, non le semplici opinioni (‘salvo’ i casi in cui non siano causa di istigazione, cioè genocidi intellettuali: http://www.fallacielogiche.it/index.php
option=com_content&task=view&id=225&Itemid=233 Ma anche nel qual caso dovrebbero venire espressi).
Concordo con te d’altronde – se ci pensiamo – le leggi “colpiscono” sempre una minoranza di persone: ad essere assassini, ladri, stupratori, terroristi, etc. sono sempre sono sempre una minoranza di persone ma mai nessuno si sognerebbe di pensare che l’omicidio non deve essere reato visto che la maggioranza delle persone non uccidono.
No, mi dispiace ma vi devo contraddire: il punto è che cosa si intende per omofobia. Personalmente, intendo un comportamento violento (anche verbale) o discriminatorio verso persone omosessuali (anche transessuali ecc…)
Ma è la propaganda omosessualista che dice che è omofobo chi pensa che un bambino stia meglio con due genitori di sesso diverso anzicchè con due dello stesso sesso. Per questo motivo io, che non ho mai insultato un gay o picchiato qualcuno, sono omofobo ( già lo so che mi insulterete più o meno velatamente), allo stesso livello di chi va in giro picchiando senza un motivo valido i gay.
Come dire, (insultatemi pure, chi se ne frega) ma: qualcuno ha un’opinione diversa dalla tua, fattene una ragione!
Carissimo “manuzzo”. Visto che in un altro tuo commento proponi il dizionario del Corriere, mi permetto di segnalarti che usi termini che ci sono alieni. Non troviamo infatti quale sia il significato della parola “omosessualista”. Il Corriere non ci viene in aiuto.
Trascurando questo dettaglio, dici prima:
Personalmente, intendo un comportamento violento (anche verbale) o discriminatorio verso persone omosessuali (anche transessuali ecc…)
Poi invece aggiungi:
Ma è la propaganda omosessualista che dice che è omofobo chi pensa che un bambino stia meglio con due genitori di sesso diverso anzicchè con due dello stesso sesso.
Ahemmm… se una due persone dello stesso sesso desiderano formare una coppia stabile all’interno della quale crescere dei bimbi, qualsiasi norma che non lo consente è una norma discriminatoria e quindi ricade nella tua definizione di omofobia. Sbaglio qualcosa oppure ti sei contraddetto da solo? 😀
Gentile Manuzzo,
francamente non ci contraddici per niente in quanto ritengo che l’omofobia (almeno per quanto riguarderebbe una eventuale leggo di contrasto all’omofobia) riguardi solo la violenza e la discriminazione (o l’incitamento alla violenza ed alla discriminazione) in base all’orientamento sessuale dell’individuo (eterosessuale o omosessuale).
Sono sempre dell’avviso che chi ritenga che un bambino stia meglio con due genitori di sesso diverso (personalmente sono a favore – per vari motivi – all’adozione da parte delle coppie gay ma questo è un altro discorso) non sia omofobo. Infatti la stragrande maggioranza degli italiani non pensa affatto che i gay debbano essere discriminati per le case in affitto, per posti di lavoro nell’ambito dell’insegnamento, della carriera militare o nello sport (come afferma il Magistero della Chiesa Cattolcia) ma sono consapevole che una percentuale più bassa sia a favore delle adozioni da parte delle coppie omosessuali (un tema su cui si può discutere tranquillamente). Perciò – dal mio punto di vista – ti do ragione anche se non capisco in che modo ci contraddiresti o contraddiresti ciò che ho scritto.
Grazie
“… ( già lo so che mi insulterete più o meno velatamente), allo stesso livello di chi va in giro picchiando senza un motivo valido i gay.
Come dire, (insultatemi pure, chi se ne frega) …”, ma no, Manuzzo, ti stai confondendo con altri siti…
In effetti caro Manuzzo, ti posso assicurare che su Pontilex a differenza del blog Uccr di cui sei – da come vedo – assiduo commentatore non si usa insultare e soprattutto censurare quindi, quando vuoi, sei sempre il benvenuto. Salutaci gli uccrociati.
Io ho l’impressione che le statistiche del Pew Research Center siano falsati dallo stesso problema per cui se vai a fare un sondaggio il 90% degli italiani si dice cattolico, mentre poi referendum su aborto e divorzio passano con maggioranze altrettanto plebiscitarie; inoltre non so se si tiene condo della distorsione nelle risposte data dalla cosiddetta “desiderabilità sociale” (problema denunciato molte volte dall’UAAR in questo genere di sondaggi).
Una analisi serie in termini di omofobia e razzismo, non passa tanto per i pensieri espressi dalla gente durante una indagine: se vai a sentire quelli dei Tempi anche loro sono “non omofobi”, salvo poi cadere sulla buccia di banana sostenendo che è giusto che un albergatore rifiuti una stanza matrimoniale a una coppia gay. Un’analisi seria valuta i pensieri che passano per i mezzi di comunicazione e dalla politica, tiene conto della legislazione, e della situazione dei reali, pone quesiti rivelatori seri con casi concreti e non astratte domande come “lei è a favore dei gay?”.
Ma anche i dati Eurispes, in fondo, sono falsati dal fatto che l’indagine verteva su aspetti della vita sociale che toccano solamente una parte della comunità omosessuale, tralasciando ovvero altre realtà come ad esempio il cruising e la promiscuità.
Teniamo presente che tolleranza ed accettazione non sono sinonimi.
ah beh, se lo dice avvenire…
Mette le mani avanti, manuzzo, purtroppo come certi bempensanti, non riesce a capire quali e quanti pregiudizi nutra dietro il suo impeccabile abito mentale: “io non sono omofobo, non ne ho mai picchiato qualcuno, MA,… “; manuzzo, ammette implicitamente di esserlo, omofobo, in quel suo semplice “ma”. Dietro quel “ma” si nasconde questo inconfessabile retro pensiero; manuzzo dimmi se sbaglio: non lo ammetterai mai, ma per te l’omosessuale è una persona subnormale, che, per esempio, non può aspirare all’insegnamento, perché portatore di una visione e stile di vita devianti e perverse; a maggior ragione bisogna evitare che possano unirsi legalmente tra loro come le coppie “normali”, perché, sfidando il ridicolo, certuni affermano che: “imporrebbero il loro stile di vita al resto della società”; infischiandosene di tutti gli studi obiettivi e seri, poi, tu ritieni un abominio solo il pensare che un’omosessuale, solo o in coppia, possa allevare, Dio non voglia, addirittura, un bambino! manuzzo, tecnicamente questo è razzismo conclamato, nella sua variante omofoba, che ti piaccia o meno, informati. Non ti offendere, però, tu non sei solo: uomini e donne ben più illustri di te, covano questo pregiudizio; uno è quel pacioccone di papa Bergoglio; egli dichiara:”chi sono io per giudicare un’omosessuale?”E subito dopo la nobile sparata, ancora increduli del miracolo, nessuno si è accorto della marea di se, se, se che il pontefice ha aggiunto subito dopo: l”ineffabile pastore argentino, l’ha detto lui stesso, è furbo, taglia corto dribblando polemiche sui cosiddetti valori non negoziabili, parlandone il meno possibile, nascondendo, come manuzzo, la polvere sotto il tappeto, lasciandosi però sfuggire soavemente e ipnoticamente, come il serpente del Libro della Giungla, che lui comunque, è figlio di questa chiesa e custode della sua dottrina; quindi, al di la della immediata venerazione mediatica della quale gode questo insolito pontefice, nessuno si è degnato di tradurre le sue chiarissime parole e trasmetterle al volgo, quasi tutti i media si sono limitati a scambiare gesti tutto sommato normali per chiunque, per una precoce santità acquisita ancora in vita; ma, tolti i paraocchi, il suo discorso, purtroppo, suona così: tolleriamo pure questi animaletti sperduti degli omosessuali purché non diano pubblico scandalo per quello che comunque rimane, per la chiesa, una perversione, uno sbandamento e un modello di vita improponibile. Appurato senza tema di smentita che tu, manuzzo, sei un omofobo del tipo rispettabile e quasi inconsapevole di esserlo, come milioni di italiani, non chiedo di certo ergastoli o anche un solo minuto di galera per quelli che la pensano come te, ma, per come la vedo io, anche la tanto strombazzata, futura legge contro l’omofobia, non farebbe altro che ricacciare gli omosessuali nel ghetto dove sono rimasti confinati per millenni e dal quale, faticosamente, stanno cercando di uscire: una legge ad hoc è sempre una truffa, specialmente per quelli che ne dovrebbero, in teoria, beneficiare: terrebbe buoni loro e rinfocolerebbe i rancori della parte più retriva della popolazione, il tutto senza alla fine raggiungere nessuno degli obiettivi che si propone: ai miei occhi, che ne hanno viste tante, un provvedimento del genere suona più come un totem, una bandiera agitata da molti politici ansiosi di conquistarsi simpatie del mondo gay, che uno strumento valido per combattere l’esecrabile fenomeno dell’omofobia: come per il femminicidio; i vari gradi di violenza fino all’omicidio, sono già sanzionati adeguatamente ed esistono, nell’Ordinamento italiano, aggravanti per futili o abbietti motivi e reciditività a iosa; diciamocela tutta, amici gay; il punto è che leggi adeguate per combattere certi fenomeni ne abbiamo a bizzeffe, nessun paese come l’Italia è così fornito di leggi, la gran parte delle quali, inutili e contraddittorie tra loro, se non gravemente dannose in assoluto; una vera manna per gli avvocati di grido ed i rei danarosi che possono permettersene uno. Le leggi, che pur ci sono, quando non vengono applicate, semplicemente vengono aggirate, edulcorate e rese infine inoffensive per chi le infrange, aggrappandosi ai mille cavilli, eccezioni, appigli e latitudine di interpretazione che ciascuna legge, inevitabilmente, permette: siamo realistici e sinceri: una legge in più, su femminicidio e omofobia, cosa volete che risolva, fermo restando la cronica incapacità di applicarle, le leggi, che vige in Italia, a parte dare fiato ai tromboni clericali? La strada da battere è un’altra e riguarda i principi ormai universalmente riconosciuti dalla parte più evoluta e, non a caso, florida, del consesso internazionale, da inculcare, fin dall’infanzia ai cittadini italiani, per sperare di arrivare ad essere, prima o poi un paese civile; è fondamentale insomma, cominciare finalmente a curare prioritariamente ed in modo serio, l’educazione e l’istruzione delle nuove generazioni: la repressione e la sanzione, raggiunto questo presupposto, dovrebbero intervenire solo in casi estremi: è un discorso quasi senza speranza e sconsolato il mio, conoscendo bene in quali condizioni si trova il mio paese, mai stato capace di divenire una democrazia matura, nonostante il fatto che la nostra, sia stata a lungo ritenuta “la patria del diritto” e vi siano nate persone come Cesare Beccaria: questo è e rimane il paese dei Guelfi vs Ghibellini, dei Capuleti vs Montecchi e degli juventini vs interisti; insomma mai CON, sempre CONTRO qualcuno ci dobbiamo schierare; remare nella stessa direzione, tradizionalmente, in Italia non se ne parla, per miopi interessi di bottega, qui da noi, una dopo l’altra, sono fallite tutte le riforme strutturali tentate negli anni e solo adesso ci rendiamo conto delle conseguenze che, puntualmente, stiamo pagando. In un paese disastrato come il nostro, invece che robuste rivoluzioni culturali, l’inettitudine della nostra classe politica e l’infingardaggine (proverbiale all’estero -mi spiace dirlo- ma non a torto) del cittadino medio italiano, rispettivamente propongono, impongono, subiscono e si accontentano delle più indolori cure palliative possibili, utili solo a prolungare un’eterna agonia. Spero di non esserci, quando tutti i nodi verranno al pettine: in questo contesto, scusatemi, ma a sentir parlare di “urgenti” leggi contro l’omofobia, il femminicidio et similia, mi sembra tanto di contemplare il classico specchietto per le allodole, ed io, vorrei precisarlo, non sono un’allodola.
Vabbè anche stare reclusi nel ghetto, che poi si chiama giudecca, ha i suoi bei vantaggi. Uscirne cosa comporterebbe? Ottenere diritti che non mi interessano?
Questione di stili di vita?
Faggot, il tuo argomentare è talmente fumoso e stringato da risultarmi irritante; scrivi come se tu avessi un singhiozzo mentale, incapace (volutamente?) di sviluppare un’argomentazione che sia una, tiri il sasso e sparisci come se tu non ti sentissi in grado di sostenere un contraddittorio più lungo e complesso, di una battuta da bar: quello che hai da dire – si intuisce nelle poche righe che ogni volta proponi – potrebbe essere anche interessante e meritevole di attenzione, se solo si capisse cosa cavolo vuoi dire veramente: la Sibilla Cumana, al tuo confronto, fa la figura di un Piero Angela. Io amo discutere ed anche scontrarmi, (in senso figurato, naturalmente e solo se è il caso), con le persone, a patto di non fare la figura di uno che cerca di capire il pensiero del compianto Tognazzi, mentre quest’ultimo gli recita sul muso, una bella supercazzola.