Tutte le donne vorrebbero non essere vittime di stalking e violenze domestiche: le conseguenze sono note a tutte. Gli effetti catastrofici di questa situazione sono ancora peggiori se si ha la sfortuna di insegnare alla Holy Trinity School, una scuola cattolica della diocesi di San Diego, nella città di El Cajon.
Come racconta il Los Angeles Times, Carie Charlesworth, 39 anni, insegnava da 14 anni nella scuola che era frequentata anche dai suoi quattro figli: due bambini di 11 e nove anni e due gemelle di sette.
Purtroppo Carie era vittima degli abusi del marito Martin, 41 anni, che a gennaio è andato alla scuola dove insegnava la moglie in violazione di un ordine restrittivo che aveva ricevuto: i funzionari della scuola hanno chiamato la polizia chiudendo le porte dell’edificio.
Dopo questo episodio i dirigenti scolastici hanno messo Carie in “congedo a tempo indeterminato” ed hanno tolto i suoi quattro figli dalla scuola. Carie ha continuato a ricevere lo stipendio durante questo periodo ma recentemente è stata informata che non riceverà un lavoro per il prossimo anno scolastico ed ora non sa come potrà mantenere la sua famiglia: «Sono rimasta scioccata nel sapere che mi stavano lasciando senza lavoro, è stato devastante», così ha detto Carie.
I dirigenti scolastici temono che in futuro Martin possa di nuovo comparire alla scuola della moglie mettendo in pericolo gli altri bambini: «Vi prego di capire che questa è stata una decisione molto difficile e noi siamo profondamente dispiaciuti per questa situazione. Continueremo a pregare per voi e la vostra famiglie», questo è stato il commento del direttore scolastico della diocesi.
Subito dopo questo episodio Martin Charlesworth, ex insegnante, si è dichiarato colpevole del reato di abusi domestici e stalking in violazione di un precedente ordine restrittivo ed è stato condannato ad un anno di carcere al termine del quale dovrà indossare un braccialetto elettronico e mantenersi a distanza dalla sua ex moglie.
Carie, avendo avuto un litigio col marito il weekend precedente, temeva per la sua incolumità fisica quando lui è comparso nel parcheggio della scuola: «Ho seguito tutte le cose che dicono di fare alle vittime di abusi domestici. Ora mi sento che sono io quella che è stata punita. Questo è il motivo per cui le altre vittime non si fanno avanti».
Il caso ha raggiunto l’attenzione della televisione locale e quindi Rodrigo Valdiva della diocesi cattolica di San Diego, ha rilasciato una dichiarazione dicendo che la diocesi «ha agito responsabilmente per affrontare i problemi del personale della Holy Trinity School preoccupandosi della sicurezza e del benessere sia di Carie Charlesworth che dei bambini iscritti alla scuola». La decisione della diocesi ha inoltre ricevuto il sostegno di circa 30 genitori di bambini iscritti alla scuola.
Kenneth Hoyt, l’avvocato di Carie Charlesworth, sta pensando ad una causa civile ma ammette che è molto difficile avere possibilità di successo: gli insegnanti della diocesi hanno contratti della durata di un anno formulati in una maniera tale che la diocesi ha praticamente possibilità illimitata di licenziare anche un insegnante stimato con anni di servizio.
«Sto solo cercando di capire cosa fare adesso», ha detto Carie che sta anche considerando la possibilità di allontanarsi dalla Contea di San Diego o tornare al college per ottenere un diploma di infermiera ma ammette che entrambe le soluzioni sono economicamente impossibili. Ad ogni modo ha poco di cui preoccuparsi: i dirigenti della scuola cattolica che l’hanno licenziata perché vittima di stalking ed abusi continueranno a pregare per lei.
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Mi chiedo se insegnare in una scuola cattolica sia stata una preferenza della donna o piuttosto una scelta dettata dalla necessità.
Nel primo caso, chi è causa del suo mal…
Caro Faggot,
credo che ci sia una piccola contraddizione quando in questo commento scrivevi che «la vita di un disoccupato cinquantenne non ha meno valore di quella di un omosessuale» e che «un disoccupato viene percepito come un peso, un soggetto da emarginare, e non come una risorsa» e quindi quando «si suicida e si leva dalle palle fa un piacere un po’ a tutti» ed ora secondo cui se la donna in questione avesse preferito di lavorare in una scuola cattolica sarebbero in sostanza affari suoi.
Secondo me il diritto al mantenimento del proprio posto di lavoro è un diritto inviolabile senza alcuna differenza se si lavora nel pubblico o nel privato, in una scuola confessionale o aconfessionale, etc. La difesa del lavoratore/lavoratrice deve diventare inoltre un baluardo soprattutto nel momento in cui si è vittime di reati ed il fatto che lavorasse in una scuola cattolica non attenua di certo la gravità della situazione anzi noto una grande ipocrisia da parte di chi (mondo cattolico in questo caso) si erige sempre a difesa dei più deboli per poi lasciarli soli nel momento del bisogno. Per tale motivo dissento completamente da quanto hai scritto: per me anche un cattolico che insegna in una scuola cattolica ha il diritto di garantire un futuro per sé stesso ed i propri figli.
Francamente non capisco dove starebbe la contraddizione. Presupponendo che l’omosessuale e il discoccupato sono vittime degli eventi, mentre il cattolico foraggia un sistema che discrimina. Salvo poi, un giorno, ritrovarsi egli stesso vittima dello stesso sistema che ha contribuito a mantenere.
Non capisco proprio perchè dovrei mostrare solidarietà nei confronti di queste persone. E credo che se non costituisse occasione per muovere l’ennesima critica ai cattolici (come sparare sulla croce rossa), non ne importerebbe nulla nemmeno a te.
La contraddizione c’è perché mi sembra di notare che per te un “disoccupato cattolico” o meglio un cattolico vittima di ingiustizia sul luogo di lavoro è degno di una tutela minore rispetto ad un disoccupato “normale”: una logica che io rifiuto completamente. Sto dalla parte dei più deboli e non mi interessa se sono omosessuali, cattolici, atei, eterosessuali, etc.: la difesa dalle ingiustizie non ha etichette.
Per il resto non credo che – nel caso specifico – questa persona “foraggiasse” un sistema discriminatorio: era semplicemente vittima di leggi del lavoro evidentemente tutto a favore del datore di lavoro. Se lavoro in nero o in una posizione precaria sono una vittima e non il colpevole: credo che la differenza sia chiara.
Non capisci perché dovrei mostrare solidarietà nei confronti di queste persone? La motivazione puoi trovarla solo dentro di te, per me è molto semplice: sono uomini ed amo tutti gli uomini a prescindere dalla loro condizione sociale o personale. E – tra tutti gli uomini – amo proprio i più indifesi e per questo sono a favore dei diritti degli omosessuali pur essendo eterosessuale, sono a favore della legalizzazione delle droghe leggere pur non essendo consumatore, sono a favore dei diritti delle donne soprattutto in tema di maternità e parità di diritti pur essendo un uomo, sono a favore dei diritti degli immigrati pur essendo italiano. Se ci pensi nessuna delle situazione di cui scrivo mi riguarda personalmente.
Pensi che non avrei scritto questo articolo se non fosse stata l’ennesima occasione per criticare i cattolici? Forse ti sfugge che quando posso scrivo anche su diritti umani, mafia, situazione dei migranti, etc. e francamente su questi temi condivido anche la posizione della Chiesa cattolica: non ho problemi ad ammetterlo.
Quindi secondo te un carnefice smette di essere tale nel momento in cui diventa vittima?
Hai ragione a sostenere che la pensiamo in modo differente, io sono realista, non ho la vocazione del Clark Kent.
Sarò sincero: mi sembra che tu voglia fare polemica per il solo gusto di fare polemica ma senza nessuna base di fondo. Qui abbiamo un caso nella sua drammaticità molto semplice: un’insegnante di una scuola privata cattolica licenziata perché vittima di stalking dopo 14 anni di insegnamento sfruttando delle leggi sul lavoro favorevoli al datore di lavoro. Nel caso specifico questa donna non è carnefice di un bel niente e se fossi realista come ti definisci dovresti riferirti solo ed esclusivamente al caso specifico.
La gravità è di tre tipi:
1) In una società in cui si parla spesso di femminicidi una donna vittima di abusi domestici è stata lasciata sola.
2) Inaccettabile (a prescindere dal caso specifico) che una persona possa essere licenziata – senza giustificato motivo – dopo ben 14 anni di lavoro (e qui mi collego alla difesa del disoccupato che facevi in un precedente commento). Ovviamente tale licenziamento è stato possibile in virtù di leggi civili e non religiose: quindi non possiamo dire “chi è causa del suo mal piange sé stesso”. Qui si parla di leggi dello Stato e non della Chiesa: non è il caso di un prete ridotto allo stato laicale perché scoperto in una relazione di fatto per cui possiamo dire…..cavoli suoi.
3) Ipocrita e contraddittorio che il licenziamento per un siffatto motivo sia avvenuto in una scuola cattolica: insomma in un istituto che dovrebbe fare della solidarietà un valore irrinunciabile. La stessa situazione ci sarebbe stato se la donna fosse stata licenziata da un sindacato o da una fondazione in difesa delle donne. Infatti – non a caso – anche il Los Angeles Times ne ha parlato.
Non ho la “sindrome di Superman” però credo che se ognuno di noi si impegnasse – per come può – nella difesa dei più deboli sarebbe un mondo migliore. Meglio comunque la “vocazione del Clark Kent” che quella del “Clark Kent a difesa solo di alcune categorie” o – peggio ancora – dello struzzo: non credi?
quando una macchina ti tirerà sotto, sarà per colpa tua… non dovevi attraversare.
Se anneghi in una piscina…. non dovevi entrarci.
se ti cade un fulmine in testa … non dovevi uscire durante il temporale .
Se sei stolto come leggo … non dovevi nascere.
ma certa gente non può proprio evitare di cianciare a vanvera ??
Se ti fiondi in mezzo a un incrocio, con il semaforo rosso e le auto che sfrecciano a cento all’ora, la logica suggerisce che le auto non si possono scansare per lasciare te incolume. O sbaglio?
PS: con l’ultima affermazione che hai fatto in molti potrebbero essere concordi, non credi? 🙂
e se fosse stato l’insegnante lo stalker?
scusa?