Nel 2002 nelle sale cinematografiche è uscito il film Magdalene incentrato sulla vicenda delle lavanderie irlandesi Magdalene gestite da ordini religiosi cattolici del regista vincitore del Leone d’oro Peter Mullan: in merito avevamo già scritto un articolo in questa sede.
Nel nostro articolo su Pontilex così avevamo descritto la situazione: «Una situazione di schiavitù, con la complicità dello Stato irlandese, all’interno delle lavanderie Magdalene gestite da ordini religiosi cattolici: questo è quanto emerge da un documento ufficiale pubblicato dal governo irlandese.
Le lavanderie erano gestite da suore cattoliche irlandesi e la loro attività è durata dal 1922 al 1996: in questo periodo hanno lavorato circa 10mila donne, un quarto delle quali mandate dallo Stato, la più giovane delle quali aveva nove anni e la più anziana 89. L’età media era 23 anni ed i due terzi veniva lasciata libera di andare via entro un anno ma con un otto per cento delle donne che ha passato all’interno più di un decennio».
La vicenda aveva creato molto imbarazzo all’interno della Chiesa cattolica e gli uccrociati del blog Uccr ritornano sulla vicenda con l’articolo “La verità sulle Case Magdalene, altro che Peter Mullan!“. Gli uccrociati si focalizzano sul film Magdalene dimenticando (o facendo finta di dimenticare) che sulla questione esiste anche un documento ufficiale del governo irlandese.
Così scrivono gli uccrociati: «E’ stata l’occasione per l’ennesimo attacco alla Chiesa cattolica, ovviamente organizzato in modo ideologico attraverso lo snaturamento dei fatti, la generalizzazione e le falsità». Per fortuna ci sono gli uccreazionari che sanno smascherare le falsità e ci illuminano con la “loro” verità.
Emblematica questa frase degli uccrociati: «Mullan parla di fantomatiche “colpe della Chiesa”, ma -come ha spiegato il laico Brendan O’Neill su The Telegraph– il McAleese Report avviato per analizzare i fatti, non ha individuato neanche un caso di abuso sessuale da parte delle suore, ma soltanto alcuni casi circoscritti di punizioni corporali». Una precisazione tanto non necessaria quanto inutile: nessuno ha parlato di abusi sessuali ma di donne inviate in questi istituti senza un reale motivo che lavoravano gratuitamente in attività puramente commerciali gestite da religiosi, in luoghi descritti nel rapporto come «solitari e spaventosi» con cibo scadente e soprattutto maltrattamenti psicologici.
Per smascherare tali “falsità” gli uccrociati ripropongono un’analisi dello scrittore Francesco Agnoli: alcune parti sono particolarmente interessanti.
«Le industrial schools, i riformatori e i Magdalen’ s Institutes, irlandesi, “prima ancora che case religiose, erano “Riformatorî giudiziari”, “Case di correzione minorile”, in diretto collegamento con il ministero della Giustizia e la magistratura della Repubblica d’Irlanda. La gestione, affidata a congregazioni religiose (avviene tuttora anche in Italia, dove le suore sono ancora presenti nelle carceri femminili e in molti altri, civilissimi, Paesi del mondo), era sottoposta al controllo degli ispettori dello Stato»: francamente non risulta che in Italia la gestione delle carceri femminili sia in mano a congregazioni religiose così come scrive Agnoli. Gli istituti Magdalene erano gestiti da congregazioni religiose mentre in Italia al massimo avremo la presenza di religiosi all’interno delle carceri che ovviamente svolgono solo ed esclusivamente assistenza spirituale.
«Case di correzione, soprattutto minorile: nei riformatori finivano i giovani condannati per reati penali; nelle Industrial School, le workhouse irlandesi, i figli rifiutati, abbandonati, orfani, non criminali ma potenzialmente tali; nelle Magdalene ragazze povere, respinte dalle stesse famiglie, prostitute o a rischio di cadere nella prostituzione…persone insomma, assai problematiche. Come alternativa alla strada, alla delinquenza, alla disperazione, alla galera, dunque». Quindi Agnoli scrive che negli istituti Magdalene erano inviati «non criminali ma potenzialmente tali», ragazze «a rischio di cadere nella prostituzione», persone «assai problematiche» che avevano negli istituti Magdalene un’alternativa alla galera; poco prima aveva definito tali strutture come «”Riformatorî giudiziari”, “Case di correzione minorile”, in diretto collegamento con il ministero della Giustizia e la magistratura della Repubblica d’Irlanda»: evidentemente qualcosa non torna. Inoltre sarebbe interessante capire quale sia il metro di giudizio per giudicare una persona potenzialmente criminale o una ragazza a «a rischio di cadere nella prostituzione»: speriamo di non dover rispolverare Lombroso.
«Ma proprio la natura di questi luoghi e la natura degli ospiti, ci può far capire quanto possa essere stato difficile viverci, non solo per i reclusi, ma anche per le suore e i religiosi, chiamati a fare i secondini. Ve ne furono di indegni? Di impreparati? Ve ne furono di quelli/e che abusarono, che vennero meno alla carità cristiana, che si macchiarono di colpe orrende? Senza dubbio, purtroppo. Come in tutte le prigioni, come in tutti gli Educandati laici, statali, come in tutti i riformatori del mondo e di ogni tempo»: ma non si era detto che erano luoghi in cui venivano mandate «ragazze povere, respinte dalle stesse famiglie, prostitute o a rischio di cadere nella prostituzione…persone insomma, assai problematiche»? Ora invece si parla esplicitamente di secondini, di prigioni e di riformatori: strano che tali soggetti – assolutamente innocenti – fossero reclusi ed avessero bisogno di suore e religiosi come secondini.
«Quello su cui si sofferma di più il rapporto Ryan, in verità, è il ricorso a punizioni corporali, a volte dure e violente. (….) Quanto considerano che la durezza del luogo in cui si trovavano non doveva essere tanto peggiore, anzi!, da quello che avrebbero vissuto fuori, sulla strada, tra prostituzione, miseria e criminalità?». Allora è meglio subire dei sorprusi dentro un istituto quando – inoltre – non si è responsabile di nessun reato specifico?
«Quanto le accuse tengono conto della difficoltà del compito affidato agli educatori stessi, costretti a fare in qualche modo i secondini per tutta la vita? Quanto vengono, talvolta, enfatizzate? Tanto più se come è successo in Irlanda, dietro la denuncia di abusi e violenze subite, vi era la possibilità offerta dal governo nel 2002 di ottenere dei risarcimenti in denaro. Tanto più se chiedere questi risarcimenti poteva giovare a chi non viveva certamente condizioni agiate»: sulla questione dei risarcimenti è opportuno sottolineare che – come riporta il quotidiano britannico Independent – il primo ministro irlandese Enda Kenny non ha ancora risposto alle richieste di risarcimento per i sopravvissuti e la stessa Marina Gambold, una delle donne che hanno lavorato nelle lavanderie, ha detto: «Una scusa per me varrebbe come un risarcimento di un milione di dollari».
Ciò che meraviglia di questa controreplica di Agnoli non è il fatto che si cerchi di smentire le accuse presenti nel rapporto del governo irlandese (tentativo impossibile) quanto che si cerchi di “contestualizzare” e giustificare le accuse in quella che appare una disperata arrampicata sugli specchi.
Forse le parole più efficaci e dolorose sono quelle di Fergus Finlay, amministratore dell’istituzione benefica irlandese Barnardo’s e precedentemente esponente dell’Irish Labour Party: «Lo Stato ha chiuso un occhio sulle terribili condizioni in cui le donne vivevano, pur sostenendo gli ordini religiosi che li hanno schiavizzate finanziariamente ed in altri modi. Queste donne sono stati trattate come schiave». Ecco, schiave, piaccia o meno ad Agnoli ed agli uccrociati.
www.contecagliostro.com
https://twitter.com/Cagliostro1743
http://www.facebook.com/CagliostroBlog
Ciò che meraviglia di questa controreplica di Agnoli non è il fatto che si cerchi di smentire le accuse presenti nel rapporto del governo irlandese (tentativo impossibile) quanto che si cerchi di “contestualizzare” e giustificare le accuse in quella che appare una disperata arrampicata sugli specchi.
In soldini; relativismo etico più totale. Ché poi è la stessa scusa di quando tentano di giustificare l’Inquisizione:
http://www.fallacielogiche.it/index.php?option=com_content&task=view&id=82&Itemid=94
Patetico? Un pochino…
Ricordo un tale che davanti ad una bestemmia disse che bisognava “contestualizzarla”……come si chiamava? Ah sì, Rino Fisichella (detto arcivescovo) davanti ad una barzelletta con annessa bestemmia del Berlusca
http://www.corriere.it/politica/10_ottobre_03/calabro-fisichella-berlusconi-bestemmia_fe0383e2-cebf-11df-92c2-00144f02aabe.shtml
Io ricordo che in tali istituti venivano inviate ragazze stuprate.
Se i campi di concentramento fossero stati gestiti da suore per Agnoli sarebbero stati l’Eden.
Quell’uomo con la sua retorica cerca di sostenere di tutto, il problema è che ha molti amici forti…