La Chiesa si è sempre opposta a qualsiasi provvedimento in materia di riconoscimento delle coppie di fatto. Nel 2000 ha addirittura prodotto un documento in materia dal titolo «Famiglia, matrimonio e “unioni di fatto”».
Un documento che si rivela – come altri – contraddittorio, privo di spiegazioni e con termini usati impropriamente.
Ecco alcune parti.
«Il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha organizzato, nel corso del 1999 e nei primi mesi del 2000, una serie di riunioni di studio cui hanno partecipato eminenti personalità e prestigiosi esperti di tutto il mondo».
Si può sapere chi sono queste “eminenti personalità e prestigiosi esperti di tutto il mondo“?
«Può succedere che si desideri fare o che si faccia un uso della sessualità diverso da quello iscritto da Dio nella natura umana e nella finalità specificamente umana dei suoi atti. In questo modo viene negato il linguaggio interpersonale dell’amore e gravemente compromesso, mediante un disordine oggettivo, il dialogo autentico di vita disposto dal Creatore e Redentore del genere umano».
Cosa c’entra la sessualità con il tema delle unioni di fatto?
«Con il pretesto di regolamentare un quadro di convivenza sociale e giuridica, si cerca di giustificare il riconoscimento istituzionale delle unioni di fatto, che diventano istituzioni sanzionate a livello legislativo da diritti e da doveri, a detrimento della famiglia fondata sul matrimonio».
Affermare che le unioni di fatto siano istituzioni sanzionate non è l’espressione più giusta: al limite sono “regolamentate”. Resta da capire come il riconoscimento delle unioni di fatto sia un detrimento per la famiglia fondata sul matrimonio: si spera che queste “eminenti personalità e prestigiosi esperti di tutto il mondo” lo sappiano spiegare.
«Una tale convivenza viene qualificata pubblicamente di “bene”, elevandola ad una condizione simile, o perfino equiparandola al matrimonio, a pregiudizio della verità e della giustizia. In questo modo, si contribuisce fortemente al deterioramento di questa istituzione naturale, assolutamente vitale, fondamentale e necessaria all’insieme del corpo sociale, che è il matrimonio».
Resta sempre da capire come e perché il riconoscimento delle coppie di fatto possa deteriorare il matrimonio.
«Le unioni di fatto non comportano diritti e doveri matrimoniali, né pretendono una stabilità basata sul vincolo matrimoniale».
Ma poco prima lo stesso Consiglio Pontificio non aveva affermato descritto le unioni di fatto come “istituzioni sanzionate a livello legislativo da diritti e da doveri“?
«Il matrimonio che sorge da questo patto d’amore coniugale non è una creazione del potere pubblico, bensì un’istituzione naturale e originaria che lo precede».
Se il matrimonio “non è una creazione del potere pubblico” questo significa che è in sostanza una “coppia di fatto”. Prima che gli stati “istituzionalizzassero” i matrimoni le famiglie erano solo delle “coppie di fatto”. C’è da prendere atto che il Consiglio Pontificio riconosce la “coppia di fatto” come famiglia: veramente sconvolgente.
«Nelle unioni di fatto, al contrario, si mette in comune l’affetto reciproco, ma allo stesso tempo manca quel vincolo coniugale di natura pubblica e originaria che fonda la famiglia».
Se la famiglia è antecedente allo Stato ed è – appunto – una “società naturale” non è un “vincolo coniugale di natura pubblica” a fondare la coppia ma solo l’amore all’interno della coppia.
«Famiglia e vita formano una unità che deve essere protetta dalla società, in quanto si tratta del nucleo vivente della successione (procreazione e educazione) delle generazioni umane».
Se la famiglia è il nucleo della successione perché la sterilità dei coniugi non è un motivo per dichiarare un matrimonio nullo secondo i Tribunali Ecclesiastici?
«Nelle società aperte e democratiche di oggi, lo Stato e i poteri pubblici non devono istituzionalizzare le unioni di fatto, accordando loro uno statuto simile a quello del matrimonio e della famiglia. Tanto meno equipararle alla famiglia fondata sul matrimonio».
Il Consiglio Pontificio ignora che l’Italia è una Repubblica indipendente e sovrana?
«Si tratterebbe di un uso arbitrario del potere che non contribuirebbe al bene comune, poiché la natura originaria del matrimonio e della famiglia precede e supera, in maniera assoluta e radicale, il potere sovrano dello Stato».
In Italia l’unico uso arbitrario del potere legislativo è quello contro la Costituzione. Inoltre se “la natura originaria del matrimonio e della famiglia precede e supera, in maniera assoluta e radicale, il potere sovrano dello Stato” questo significa che lo Stato non dovrebbe essere chiamato ad intervenire in nessun modo nei confronti della famiglia.
«Come fattore essenziale di esistenza, stabilità e pace, la famiglia fondata sul matrimonio deve essere attentamente protetta e promossa in una visione più ampia che tenga conto dell’avvenire e dell’interesse comune della società».
È vero che la famiglia deve essere protetta ma cos’è stato fatto a difesa della famiglia in cinquant’anni di governo democristiano con la benedizione del Vaticano? Poco o niente.
«La tendenza attuale di alcune comunità politiche a discriminare il matrimonio riconoscendo alle unioni di fatto uno statuto istituzionale simile o equivalente a quello del matrimonio e della famiglia o perfino equiparandolo, è un grave segno di deterioramento della coscienza morale sociale, di “pensiero debole” di fronte al bene comune, quando non si tratta di una vera e propria imposizione ideologica esercitata da gruppi di pressione influenti»
Quali sarebbero questi “gruppi di pressione influenti”? Conosco solo la Chiesa come gruppo di pressione influente che si permette di mettere nero su bianco le linee che dovrebbero seguire i politici.
«Due o più persone possono decidere di vivere insieme, con o senza relazione sessuale, però questa convivenza o coabitazione non riveste per questo interesse pubblico».
Nel momento in cui sempre più coppie vivono una relazione “di fatto” è ovvio che il fenomeno acquista un “interesse” pubblico.
Qui è necessario specificare cosa si intende con “interesse pubblico”. Per uno “stato laico” significa ciò che è degno di attenzione a prescindere che vi sia un ritorno economico o in altre forme.
Forse per la Chiesa “interesse pubblico” significa ciò che può garantire allo Stato un vantaggio: questa è la visione propria degli Stati assolutistici.
«Il loro riconoscimento pubblico o la loro equiparazione al matrimonio, con la conseguente elevazione degli interessi privati al rango di interessi pubblici, sarebbero pregiudizievoli per la famiglia fondata sul matrimonio».
Resta da spiegare come e perché.
«Nel matrimonio, l’uomo e la donna costituiscono tra di loro un’alleanza di tutta la vita, ordinata, per sua stessa natura, al bene dei coniugi, alla generazione e all’educazione della prole».
Il Consiglio Pontificio ha mai sentito parlare dell’alto numero di divorzi?
«E’ chiara la tendenza a equiparare alla famiglia…..”
Il Consiglio Pontificio non sa che per accentare la “e” maiuscola non si può usare l’apostrofo? Per fortuna – come da loro stessa ammissione – hanno contribuito a questo documento “eminenti personalità e prestigiosi esperti di tutto il mondo”.
«È prioritario, pertanto, definire l’identità propria della famiglia».
Perché ora è opportuno “definire l’identità propria della famiglia“? Il Consiglio Pontificio non aveva già affermato che “il matrimonio (…) non è una creazione del potere pubblico, bensì un’istituzione naturale e originaria che lo precede” e che “la famiglia, società naturale, esiste anteriormente allo Stato e a qualsiasi altra comunità e possiede diritti propri, che sono inalienabili” ed inoltre “la natura originaria del matrimonio e della famiglia precede e supera, in maniera assoluta e radicale, il potere sovrano dello Stato“?
«Accordando un riconoscimento pubblico alle unioni di fatto, si crea un quadro giuridico asimmetrico: mentre la società assume obblighi rispetto ai conviventi delle unioni di fatto, questi non assumono verso la stessa gli obblighi propri del matrimonio. L’equiparazione aggrava questa situazione poiché privilegia le unioni di fatto rispetto al matrimonio, esonerandole dai doveri essenziali verso la società»
Mi ripeto: poco prima lo stesso consiglio Pontificio non aveva affermato descritto le unioni di fatto come “istituzioni sanzionate a livello legislativo da diritti e da doveri“?
«I legislatori, e in modo particolare i parlamentari cattolici, non dovrebbero favorire con il loro voto questo tipo di legislazione poiché contraria al bene comune e alla verità dell’uomo e quindi veramente iniqua».
Sarebbe bene che il Consiglio Pontificio ripassasse questi articoli:
Art. 7 della Costituzione della Repubblica Italiana: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani“.
Art. 67 della Costituzione della Repubblica Italiana: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato“.
Art. 68 della Costituzione della Repubblica Italiana: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni“.
«Tali iniziative legali presentano tutte le caratteristiche di non conformità alla legge naturale che le rendono incompatibili con la dignità di legge».
Le “iniziative legali” sono delle azioni messe in atto per far valere i propri diritti dinanzi alle legge. In questo caso bisogna parlare di “iniziative legislative”. È possibile che “eminenti personalità e prestigiosi esperti di tutto il mondo” non conoscano questa differenza basilare?
«La famiglia favorisce la socializzazione dei giovani e contribuisce ad arginare i fenomeni di violenza, mediante la trasmissione dei valori, così come attraverso l’esperienza della fraternità e della solidarietà che permette di vivere ogni giorno. Nella ricerca di soluzioni legittime per la società moderna, essa non può essere messa sullo stesso piano di semplici associazioni o unioni, e queste ultime non possono beneficiare di diritti particolari, legati esclusivamente alla tutela dell’impegno coniugale e della famiglia, fondata sul matrimonio, come comunità di vita e di amore stabile, frutto del dono totale e fedele dei coniugi, aperta alla vita».
Resta da spiegare perché questo non possa avvenire.
«Anche per gli altri membri della famiglia l’unione matrimoniale come realtà sociale è un bene. In effetti, in seno alla famiglia nata da un vincolo coniugale, non solo le nuove generazioni sono accolte e imparano a partecipare ai compiti comuni, ma anche le generazioni precedenti (nonni) hanno l’occasione di contribuire all’arricchimento comune».
Cosa vieta che tutto questo non possa avvenire anche in una famiglia che non si basa sul matrimonio?
«Sotto altri aspetti le iniziative dei legislatori hanno favorito o provocato difficoltà e perfino la rottura di numerosi matrimoni e famiglie».
A cosa ci si riferisce? Sarebbe opportuno specificarlo.
Alla fine cosa resta di questo studio prodotto da “eminenti personalità e prestigiosi esperti di tutto il mondo“? Resta solo da dire: “Parturient montes, nascetur ridiculus mus“…..
A questo punto vorrei prendere a prestito le parole scritte da Marco Travaglio all’ex Presidente della CEI, Card. Ruini in una lettera aperta.
La lettera è del 2007 ma è ancora più che attuale.
«Non c’è paese d’Europa che abbia avuto tanti capi del governo cattolici come l’Italia. Su 60 governi in 60 anni, 51 avevano come premier un cattolico e solo 9 un laico: 2 volte Spadolini, 2 Craxi, 2 Amato, 2 D’Alema, 1 Ciampi, che peraltro si dichiara cattolico. In 60 anni l’Italia è stata governata per 52 anni da un cattolico e per 8 da un laico. Se la DC e i suoi numerosi eredi avessero fatto per la famiglia tutto ciò che avevano promesso, oggi le famiglie italiane dormirebbero tra due guanciali. Sa invece qual è il risultato? Che l’Italia investe nella spesa sociale il 26,4% del Pil, 5 punti in meno che nel resto d’Europa a 15, quella infestata di massoni, mangiapreti, satanisti e -per dirla con Tremaglia- culattoni. Se poi andiamo a vedere quanti fondi vanno alle famiglie e all’infanzia nei paesi che non hanno avuto la fortuna di avere in casa Dc e Vaticano, scopriamo altri dati interessanti. L’Italia è penultima in Europa col 3,8% della spesa sociale alle famiglie, contro il 7,7% dell’Europa, il 10,2% della Germania, il 14,3% dell’Irlanda. Noi diamo alla famiglia l’1,1% del Pil: meno della metà della media europea (2,4). Sarà un caso, ma noi siamo in coda in Europa per tasso di natalità: la Francia ha il record con 2 figli per donna, la media europea è 1,5, quella italiana 1,3. E il resto d’Europa ha i Pacs, noi no: pare che riconoscere i diritti alle coppie di fatto non impedisca le politiche per la famiglia, anzi. Lei che ne dice?
Lei sa, poi, che per sposarsi e fare figli, una coppia ha bisogno di un lavoro stabile. Sa quanto spendiamo per aiutare i disoccupati? Il 2% della spesa sociale, ultimi in Europa. La media Ue è il 6%. La Spagna del terribile Zapatero spende il 12,5. I disoccupati che ricevono un sussidio in Italia sono il 17%, contro il 71 della Francia, l’80 della Germania, l’84 dell’Austria, il 92 del Belgio, il 93 dell’Irlanda, il 95 dell’Olanda, il 100% del Regno Unito. E per i giovani è ancora peggio: sotto 25 anni, da noi, riceve il sussidio solo lo 0,65%; in Francia il 43, in Belgio il 51, in Danimarca il 53, nel Regno Unito il 57. Poi c’è la casa. Anche lì siamo penultimi: solo lo 0,06% della spesa sociale va in politiche abitative (la media Ue è il 2%, il Regno Unito è al 5,5). Se in Italia i figli stanno meglio che nel resto del mondo, anche perché sono pochissimi, per i servizi alle madri siamo solo al 19° posto.
Forse, Eminenza, visto il rendimento dei politici cattolici o sedicenti tali, avete sempre puntato sui cavalli sbagliati. O forse, se aveste dedicato un decimo delle energie spese per combattere i Dico e i gay a raccomandare qualche misura concreta per la famiglia, non saremmo i fanalini di coda dell’Europa: perché i nostri politici le promesse fatte agli elettori non le mantengono, ma quelle a voi le mantengono eccome. Sono proprio sacre».
Ovviamente questa lettera aperta è rimasta senza risposta…..
Il Laicista
http://vocelaicista.wordpress.com/
Il documento integrale del Consiglio Pontificio per la Famiglia:
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/family/documents/rc_pc_family_doc_20001109_de-facto-unions_it.html
Che dire: il Consiglio Pontifico ha ripetuto in fondo sempre le solite cose. Male. E sbagliate.
Eh: si vede che son passati i tempi in cui tanta genia era sì consapevole da emendare i loro stessi testi sacri in modo quasi del tutto ineccepibile: da questo testo sembra che non sappiano nemmeno più mettere due parole in croce!
Ma no………
pensa che è stato realizzato da ““eminenti personalità e prestigiosi esperti di tutto il mondo”!!!! A posto siamo…..
LOL
OT: vedo e prevedo, vedo e prevedo , nella mia sfera magica satinca-comunista-massonica-omosessualista…… che domani parleranno di Obama XD
E vuoi che non proferiscano parola sul suicidio del Cev? Già vedo il titolo: Comunista frustrato si suicida: gli sia preclusa ogni funzione religiosa!
diranno che il consigliere di bologna si è suicidato a causa del suo appoggio alle coppie di fatto, mi sembra il minimo e sarebbe nello stile pontifesso.
Probabilmente, il prossimo tifone-uragano-tornado del Texas o della Louisiana verrà attribuito alla collera di Dio contro il buon Barack…
il tutto nonostante alcuni degli uragani più devastanti si siano scatenati sotto la presidenza bush 😛
Per ora il loro minidio interviene solo contro Famiglia Cristiana… 😉
Famiglia cristiana, a parer mio, riceve una condanna auto prodotta, avallata anche da Dio, senza il Cui assenso nulla accade.
non potranno trattenersi per sempre, prima o poi dovranno pontifessare XD
@vocelaicista
Ti dispiace se ricopio questo tuo post nel mio blog, ovviamente sempre citando te, questa pagina e il tuo blog?
Grazie mille per la risposta.
Chissà perché, anch’io prevedo che domani i nostri parleranno di Obama..
Fai pure: mi fa molto piacere che tu lo trovi interessante.
Grazie mille!