Come detto in un precedente articolo, la settimana che va dal 25 aprile al 1 maggio è un periodo di grandi “risvegli“. Ci si risveglia per l’arrivo della primavera ma si risvegliano anche dei sentimenti (di orgoglio o avversione) verso le celebrazioni della Festa della Liberazione e la Festa del Lavoro.
Bruno Volpe dedica un articolo all’imminente Festa del Lavoro del Primo Maggio dal titolo “L’incoerenza dei rossi. Primo maggio festa. La domenica chissà“.
Prima di affrontare il pensiero di Volpe permettetemi un po’ di storia.
La data del 1 maggio ha origini antiche ed internazionali.
Fu presa questa data in ricordo di alcuni incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago (USA) e conosciuti come rivolta di Haymarket.
La celebrazione si diffuse in gran parte del mondo ed anche in Italia. Fu abolita durante il fascismo e ripristinata subito dopo la Liberazione. Purtroppo questa data ricorda anche la Strage di Portella della Ginestra (PA) quando la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa per il 1 maggio uccidendone undici e ferendone una cinquantina.
Attualmente questa data vuole ricordare l’impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori.
Vengo all’articolo di Volpe.
“Siamo alla vigilia del Primo Maggio, festa del Lavoro: un appuntamento di rilievo specie da noi, dove il Governo delle grandi banche e della finanza, del lavoro degli umili non sembra avere grande considerazione“.
Questo è vero. Soprattutto con la grande crisi economica in atto è più che importante ribadire i diritti dei lavoratori.
“Detto questo e dato ai sindacati quanto è giusto (ma in altri tempi e con altri sindacalisti nessuno avrebbe neppure potuto fiatare su certi temi) passiamo al tema negozi aperti o no, che già aveva fatto capolino col 25 aprile“.
E cosa c’entra?
“La liberazione e il primo maggio sono due mantra o totem della sinistra e dei rossi, nessun dubbio“.
Questo non è assolutamente vero. Anche chi non è di sinistra è il benvenuto a festeggiare la Festa della Liberazione e la Festa del Lavoro. Nel primo caso basta condividere gli ideali della Resistenza in qualità di antifascisti, nel secondo caso condividere l’importanza del diritto al lavoro e l’importanza dei diritti dei lavoratori: non mi sembra molto difficile.
“Specialmente il 25 aprile quando la mitologia popolare trasforma in eroi tutti i partigiani, dimenticando che fior di delinquenti si mescolarono anche tra di loro“.
I cosiddetti “delinquenti” (ossia che commisero dei reati comuni) non lo fecero durante azioni partigiane ma al termine della guerra e come tali furono giudicati. Anche il Partigiano che ha commesso un reato comune è di per sé un eroe avendo messo a repentaglio la sua vita per costruire una democrazia.
“Molti leader della sinistra pretendono che in segno di riflessione, si tengano i negozi chiusi il primo maggio e sacramentano con alcuni esercizi della grande distribuzione che rimarranno aperti“.
Mi sembra doveroso: lo ammetto.
“Ora: non ci sembra di aver mai sentito i sindaci o i politici di sinistra inveire contro la grande distribuzione o i negozi aperti la domenica, giorno del Signore e fondamentale momento che il lavoratore ha per dedicare il suo tempo al culto, al riposo ed alla famiglia“.
Ci sono tante differenze.
Prima di tutto il valore della Festa del Lavoro riguarda veramente tutti (sinistra e destra, credenti e non credenti, etc) mentre il valore religioso della domenica riguarda solamente i cattolici.
Inoltre tenere i negozi chiusi il 25 aprile, il 1 maggio ed il 2 giugno (festività nazionali) comporterebbe la chiusura degli esercizi per tre (3) giorni l’anno mentre la chiusura degli esercizi commerciali per ogni domenica riguarderebbe cinquantadue (52!!!) giorni: c’è una “piccola” differenza.
“Se la grande distribuzione fa questi danni alla riflessione e alla possibilità di meditare sul lavoro il primo maggio, li farà evidentemente anche la domenica. Ma la domenica, avendo valenza cattolica, per i signori della sinistra, è un giorno come tanti, non il giorno“.
Come detto prima, tenere chiusi gli esercizi commerciali il 1 maggio riguarda un solo giorno e non 52 come se bisognerebbe tenere gli esercizi chiusi anche ogni domenica. Per lo stesso motivo nessuno (credo anche a sinistra) si sognerebbe di chiedere l’apertura degli esercizi commerciali a Natale o a Pasqua.
“Dunque, coerenza vuole, che si chiede rispetto per venticinque aprile (festa della retorica comunista) e primo maggio, la stessa energia nelle rivendicazioni vada tenuta anche per la domenica, giorno del Signore, e sacro per i cattolici i quali, piaccia o non piaccia, sono molti più dei rossi“.
Credo che per “rossi” si intendano i comunisti. È vero che i cattolici sono più dei comunisti (chi può considerarsi cattolico?) ma fra i cattolici solo un terzo va a messa ogni domenica (dati CENSIS). Insomma la mia domanda è: la domenica è il “giorno del Signore” anche per i cattolici?
“Si fa presto a dirsi comunisti in un paese democratico, peroprio perchè cattolico … Facciano i rossi in Cambogia o in Corea del Nord, si ricrederanno!“
Forse per le vittime della Strage di Portella della Ginestra non deve essere stato molto facile essere comunisti.
In ogni caso siamo in un Paese democratico anche (ma non solo) perché cattolico. Allo stesso modo è fuori discussione il contributo alla democrazia in Italia di altre forze sociali e politiche (ivi comprese quelle comuniste).
Perdonatemi se vi lascio con una domanda. Volpe accusa i “rossi” di incoerenza. All’inizio del suo articolo definisce la Festa del 1 Maggio come un “appuntamento di rilievo” salvo poi identificarla come una festa “di parte”: non vi sembra che ciò sia un po’ “incoerente“?
Il pensiero di Volpe:
http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/11549-lincoerenza-dei-rossi-primo-maggio-festa-la-domenica-chissa
Un pensiero “diverso“:
http://vocelaicista.wordpress.com/2012/04/29/pontifex-e-la-festa-del-lavoro/
Dati CENSIS sulla partecipazione degli Italiani ai riti religiosi:
http://www.censis.it/censis/attachment/protected_download/3767?view_id=35
I dati sul numero di cattolici in Italia tengono conto di quanti hanno ricevuto il battesimo. Ora, io ho ricevuto il battesimo ma non vado a messa da circa due anni, tranne matrimoni e funerali in cui mi metto in piedi in un angolo e non partecipo alla funzione. Dunque? Sono cattolico anch’io, perché ho ricevuto il battesimo quando non riuscivo a dire né sì né no?
Hai ragione AM.
Permettono di segnalarti due articoli a riguardo.
http://vocelaicista.wordpress.com/2012/04/20/9/
http://vocelaicista.wordpress.com/2012/04/20/66/