I medici più pericolosi sono quelli che, da attori nati, imitano con perfetta arte di illusione il medico nato.
Friedrich Nietzsche
Salvare capra e cavoli. O meglio: come tentare di rendere meno ridicole delle posizioni conciliari Duecentesche alla luce di un puro opportunismo politico. Il resto, come si suol dire, è storia. E allora commentiamo degnamente questo articolo di tal Mauro Faverzani, ennesima voce nel deserto appellata come d’uso dai Pontifessi alla meno peggio:
Il nuovo “pensiero debole” è in realtà più forte di quanto si creda. Si veste di qualunquismo, premessa del relativismo. E si nutre del dubbio metodico. Dismesse le vesti eleganti della filosofia, ha indossato quelle più comode del pamphlet.
Viene da domandarsi come possa esistere un dubbio metodico, tutt’al più rispetto a un credo che propugna dei misteri della fede e li mette al di sopra della ragione. Il che è tutto un dire.
Non a caso recentemente ben due non credenti si sono pubblicamente proclamati dalla parte del Papa. Uno è stato Walter Veltroni dalle colonne de “Il Foglio” dello scorso 1 ottobre. L’altro, Costanzo Preve, sul sito dell’UCCR-Unione Cristiani Cattolici Razionali. Ma, mentre il primo definisce le «insegne religiose» come «nuove ideologie autorappresentative», evocando addirittura i fantasmi di Auschwitz e dei gulag sovietici
Non m’è chiaro il collegamento tra le due cose, nel vero senso della parola: la sintassi non è un’opinione. Nel caso fosse come ritengo si tratterebbe di una comoda quanto risibile Reductio ad Hitlerum.
l’altro definisce la religione come il «deposito del senso complessivo delle cose». Mentre il primo vede nella politica la «via d’uscita» tra ideologie e nichilismo e le attribuisce addirittura il compito «di fornire un senso “laico” alla domanda di ragionedell’esistenza», il secondo bolla col titolo di «Armata Brancaleone mediatica» quel volto superbo dell’ateismo laico, che si pretende proprietario esclusivo «della razionalità e della scienza» e che vuol imporre il proprio «dio idolatrico» fondato su «di una concezione limitativa ed astorica di ragione».
Un reportage per niente di parte, neanche politica (è implicito che essendo Walter di sinistra tutti i sinistrorsi son tali a lui)… 🙄
Curioso Veltroni. Fa il filosofo a singhiozzo. Da una parte si dice interpellato dalle «ragioni sociali e psicologiche del dilagare della depressione(?)», dall’altra non ne valuta minimamente quelle umane(?), filosofiche e spirituali. Invoca una «comunità di destino», destino cui poi però non dà nome, né ne indica la direzione. Parla di «speranza» quale antidoto alla «paura», ma non spiega in chi o in che cosa sperare. Spaesato nel ricercare la fonte del giusto in sé svincolato dal principio di maggioranza, “manipola” come plastilina il pensiero di Benedetto XVI in tema di “diritto naturale”, proponendone un’improbabile rilettura terrena e razionalistica.
Come dire: io so tutto perché so tutto e ho sempre ragione io.
Infine l’affondo: l’invito esplicito ai credenti a chiudere la fede nella propria sfera privata, per evitare «il cortocircuito integralista» ed a mettersi bene in testa di confidare solo ed esclusivamente nella «ragione». Insomma, un orizzonte da cui viene programmaticamente escluso qualsiasi riferimento al trascendente.
Non Sequitur. Evidentemente per tal Mauro si è credenti solo se lo si sbandiera ai quattro venti, con tutta la buona pace del richiamo evangelico “quando pregate con fate come gli ipocriti”…
Insomma, un orizzonte da cui viene programmaticamente escluso qualsiasi riferimento al trascendente. L’intervento di Veltroni è per molti versi paradigmatico. È il lupo, che si veste da agnello, applaudendo il Papa, purché lasci a casa i propri dogmi ed usi solo un imprecisato «metodo critico», per discutere di politica, diritto e ragione.
Disse la colomba-serpente. Ad ogni modo, in tutta franchezza, non mi stupisce che tale articolista disconosca il metodo critico…
Anche Preve dice di voler stare col Papa, però riconoscendogli la «superiorità della sua diagnosi filosofica sul presente storico rispetto a quella della tribù laico-postmoderna-ateo-sbeffeggiatrice». Ed aggiunge: «Se Ratzinger è per la legittimazione della categoria filosofica di verità, mentre i cosiddetti “laici” sono di fatto per il fisicalismo e per il relativismo, non ho dubbi. Pur essendo un allievo critico di Spinoza, Hegel e Marx e non un pensatore cristiano e neppure cattolico, sto dalla parte di Ratzinger». Il che è ancora riduzionistico, però è anche intellettualmente onesto…
Perché tutti gli atei son comunisti.
Ma l’arrembaggio mediatico alla Chiesa non è finito qui, come dimostrano l’articolo del solito Hans Küng, pubblicato su “Repubblica” del primo ottobre, e contemporaneamente il libro Mal di Chiesa scritto da Gian Franco Svidercoschi, che in coro invocano un ritorno al Concilio Vaticano II e pongono in stato d’accusa su più fronti «il sistema di governo romano».
Come commentare questo rantolio a una semplice e legittima critica?
L’uno pretende l’abolizione del celibato per i preti e l’ammissione del sacerdozio femminile; l’altro plaude ad Assisi ed ecumenismo e considera incidenti di percorso Motu Proprio e la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani. Insomma, nulla di realmente nuovo sotto il sole.
Dillo ai non fanatici… 🙄
Un’altra “stoccata e fuga” è giunta da Alexander Sokurov, il regista insignito del Leone d’Oro a Venezia. Dalle colonne de “La Stampa” dell’8 ottobre riscrive a modo suo tutto il Catechismo, spiegandoci che «il concetto di anima quasi non esiste», che in ogni caso «non viene data alla nascita»; svilisce lo spirito legandolo riduzionisticamente alla sola ragione; afferma che «solo la cultura può allontanare un popolo dallo stato selvaggio, la religione non basta»; assicura che Mefistofele è solo «un usuraio, un bravo giocoliere» e che «non fa nulla di soprannaturale».
Altro risibile rantolio che meriterebbe una bella pernacchia come ai tempi di Totò…
Insomma, tranquilli, secondo costoro, finora la Chiesa ha scherzato… La verità è però un’altra. È che queste idee, falsamente propalate come moderne ed all’avanguardia, sono virus intellettualoidi per l’anima. Contro cui sarebbe bene trovare al più presto un vaccino.
Come dicevano li Antichi Patri: Medice cura te ipsum…
PontifeSSi, ma quand’imparerete?
Fonte della disamina: http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/il-fatto/9150-cercasi-urgentemente-vaccino-contro-i-virus-mediatici-della-fede
Perché ogni qual volta dalla bocca di un soggetto del genere esce una frase come:” […] sono virus intellettualoidi per l’anima. Contro cui sarebbe bene trovare al più presto un vaccino” alle mie orecchie suona sinistramente simile a “occorre utilizzare una Soluzione Finale per risolvere questo problema”? 🙁
Dite che sono prevenuta io?
No no: similia similibus… 😉
No uffa non sei prevenuta sono loro, nazisti di ritorno, che si nascondono dietro un dito che a loro piace chiamare “Tradizione” e “Vera Dottrina” 😉