Dal profondo a te grido Signore,
Signore ascolta la mia preghiera
siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica…
Con queste parole inizia il salmo 129 che ascolteremo domani, V domenica di quaresima.
Prosegue:
…se consideri le colpe Signore,
Signore chi potrà sussistere,
ma presso di te è il perdono perciò avremo il tuo timore…
Qualche cretino parla tanto di Dio, come di un dio vendicatore e punitore. Eppure quanto è giusta la domanda: se consideri le colpe, Signore, chi potrà sussistere?
Dio punirebbe per i nostri peccati… e se così fosse chi ne resterebbe indenne? C’è qualcuno giusto su questo mondo? Qualcuno che è esente dal peccato o dal peccare?
Ci ricorda san Paolo che …uno solo è il giusto… (e di certo quello non sono nè io, nè bruno volpe o compari). Il solo Giusto è Cristo che morendo sulla croce ha vinto la morte per donarci la vita.
Si parla di Dio che interviene per punire chi si comporta male, quasi fosse un burattinaio che dall’alto della sua onnipotenza gioca con gli uomini, marionette, per farne ciò che vuole…
Che idea assurda e patetica che si ha di Dio.
C’è un racconto evangelico molto interessante: è la parabola degli operai dell’ultima ora. Racconta di diversi operai chiamati ad ore diverse della giornata per lavorare i campi. Arrivati a sera ogni operaio prende la stessa paga. Gli altri salariati si lamentano con il padrone: noi abbiamo lavorato più di loro… eppure prendiamo quanto loro. Il padrone ribatte: non avevamo convenuto la paga? E allora perchè ti lamenti? Non posso fare dei miei soldi quello che voglio?
Dio non interviene con punizioni o condanne durante la vita dell’uomo e non lo fa perchè non può andare a violare la libertà dell’uomo di scegliere il bene o il male. Se infatti Dio intervenisse non lascerebbe libertà di scelta all’uomo ma lo obbligherebbe a scegliere una certa via, una certa strada.
Gesù a riguardo racconta questa parabola:
C’era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi». (Lc. 16, 19-31)
Si capisce bene come il Signore rimandi ai Suoi insegnamenti, al Suo Vangelo il compito di persuadere l’uomo per portarlo verso la Verità, di certo non a terremoti o maremoti (precisando che …Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi). Anche perchè una simile punizione, al di là dell’inspiegabilità della malvagità dell’azione che colpisce indiscriminatamente tutti e tutto, implicherebbe che Dio si adira (come spesso si legge in una lettura superficiale e letterale dell’AT) quando per la perfezione che caratterizza Dio, questi non può adirarsi, peccando quindi poichè l’ira rientra nei peccati capitali.
Tanto è vero che nei Vangeli Dio non è mai iroso (lo è nell’Antico ma lì, per la millesima volta, va considerata la connotazione culturale ed antropologica nonchè il momento storico in cui i testi sono stati scritti).
Le punizioni del NT citate sono presentate in chiave escatologica (cioè in prospettiva della fine dei tempi) quando ci sarà sì il giudizio: ma quello avverrà solo alla fine, non prima.
Certo che uno che viene tormentato all’inferno e poi alza gli occhi e vede il paradiso è una bella fregatura
Simone verrebbe quasi da suggerirti di non citare neppure gli amici Pontifessi, visto che sono impermeabili alle tue parole. Intransigenti indulgono inutilmente sull’antico testamento, trascurando l’amore ed il messaggio del nuovo testamento. Sono più simili ai cugini di Sion che tanto detestano e deridono… Fermi ai primi libri, congelati nella preistoria della fede. Poverini.