Chiesa e pedofilia: avanti a passo di gambero

Buongiorno a tutti.

Fra il dicembre del 2013 ed il febbraio del 2014 scrissi una serie di articoli sulla questione “Pedofilia & Clero”: nel primo evidenziai come le entusiastiche lodi tessute dai giornalisti italiani alla “riforma” (anzi alla “scelta rivoluzionaria” come venne chiamata) di Papa Francesco andassero fortemente ridimensionate giacché insieme al (presunto) cambiamento di rotta sulla questione della repressione della pedofilia ecclesiastica era stata introdotta anche una norma che sanzionava pesantemente chi divulgasse notizie, documenti od informazioni su “interessi fondamentali” della Chiesa; nel secondo esaminai i punti salienti dell’audizione del 16 Gennaio 2014 a Ginevra di Mons. Tomasi di fronte al Comitato di 18 membri della Commissione Onu per i diritti del bambino e le reazioni di Tempi e la Nuova Bussola Quotidiana alle critiche mosse al Vaticano; nel terzo invece riportai due articoli di Radio Spiedo sullo stesso argomento.

A distanza di un anno torno su questo argomento e debbo constatare che nulla è cambiato: toni trionfalistici da parte della stampa nazionale a fronte di nessuna novità rilevante. Vediamo brevemente il perché.

A suscitare il prematuro (se non completamente infondato) entusiasmo dei giornalisti italiani è stata la lettera inviata dal Pontefice alle Conferenze Episcopali ed agli istituti religiosi di tutto il mondo in occasione della prima riunione della Pontificia Commissione per la tutela dei minori (annunciata in pompa magna nel dicembre 2013, istituita ufficialmente solo a marzo 2014 e che ha vivacchiato allegramente senza produrre nulla per quasi un anno).

Scrive Papa Francesco nella missiva:

“In questo contesto, ritengo che la Commissione potrà essere un nuovo, valido ed efficace strumento per aiutarmi ad animare e a promuovere l’impegno dell’intera Chiesa — ai vari livelli: Conferenze Episcopali, Diocesi, Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica, ecc. — a mettere in atto le azioni necessarie per garantire la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili e dare risposte di giustizia e di misericordia. Le famiglie devono sapere che la Chiesa non risparmia sforzi per tutelare i loro figli e hanno il diritto di rivolgersi ad essa con piena fiducia, perché è una casa sicura. Non potrà, pertanto, venire accordata priorità ad altro tipo di considerazioni, di qualunque natura esse siano, come ad esempio il desiderio di evitare lo scandalo, poiché non c’è assolutamente posto nel ministero per coloro che abusano dei minori.”

A leggere queste parole si sarebbe tentati di dar ragione ai facili entusiasmi dei vaticanisti. Peccato che appena una riga sotto il Pontefice si smentisca da solo quando scrive:

“Occorre altresì vigilare con attenzione affinché si dia piena attuazione alla Lettera circolare emanata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, il 3 maggio 2011, per aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare linee-guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici. E’ importante che le Conferenze Episcopali si dotino di uno strumento per la revisione periodica delle norme e per la verifica del loro adempimento.”

Ed è proprio qui che casca il proverbiale asino, basta fare un raffronto fra il testo della Lettera Circolare della CDF citata da Bergoglio e le dichiarazioni sopra riportate: Innanzi tutto l’abuso sessuale su minore viene tuttora considerato come un atto contrario al VI° Comandamento e non come un illecito penale (una delle principali critiche mosse alla Santa Sede dalla Commissione Onu) ed inoltre impone, nel procedimento ecclesiastico, prima l’intervento del Vescovo e poi, se l’accusa risulta fondata, della stessa Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Santa Inquisizione) che può comminare, se l’imputato viene riconosciuto colpevole, due tipi di sanzioni: una “restrizione” ai contatti con i minori da parte del sacerdote oppure le pene ecclesiastiche fra cui la riduzione allo stato laicale. Quest’ultima però non è automatica ed è disposta solo per i casi più gravi e nemmeno è definitiva perché il condannato può essere riammesso al ministero, ma solo “se detto ministero è di pericolo per i minori o di scandalo per la comunità”. L’esatto contrario di quanto auspicato da Bergoglio nella sua stessa lettera (“non c’è assolutamente posto nel ministero per coloro che abusano dei minori“). Ed anche chi viene condannato dalla CDF non ha poi molto da temere come testimoniano le vicende dell’Arcivescovo polacco Jozef Wesolowski, che passeggia tranquillamente all’interno della Città del Vaticano nonostante il mandato di cattura internazionale spiccato dalla Repubblica Dominicana che pende sulla sua testa, e dell’ex presidente del Banco Alimentare Don Mauro Inzoli, che ha partecipato al convegno omofobo di Mario Adinolfi con il patrocinio della Regione Lombardia senza che nessuno si scandalizzasse troppo. Altro che pugno di ferro in guanto di velluto, qui siamo al buffetto sulla guancia fatto con una presina da forno avvolta in una muffolina di pelo.Maroni Inzoli

Né c’è da sperare in una maggiore collaborazione con le autorità civili: infatti la Circolare citata da Bergoglio altro non fa che qualche generico riferimento alla cooperazione demandando alle singole Conferenze Episcopali la redazione di apposite linee-guida in materia che però non sono molto più dettagliate della Circolare, almeno a giudicare da quelle approvate dalla CEI il 28 Marzo 2014: 5 misere paginette (escludendo introduzione ed allegati) in cui in sostanza si ribadisce che i vescovi non hanno alcun obbligo di denuncia verso la magistratura inquirente pur essendo i superiori gerarchici di chi commette tali reati.

La classica “rivoluzione fantasma” di Bergoglio quindi: magnificata ed esaltata aprioristicamente senza alcun rilievo critico, nessun reale cambiamento né della Crimen Sollecitationis né delle altre norme canoniche, nessuna certezza della pena, nessuna chiara procedura per identificare i colpevoli e nessuna rottura del “Codice del silenzio” non scritto per evitare gli scandali (come stigmatizzato dal Comitato di Ginevra). Solo un contentino da dare in pasto a media genuflessi o comunque assai poco inclini a discostarsi dalla vulgata del “Papa rivoluzionario”. Il tutto alla faccia della “casa sicura”…

2 pensieri su “Chiesa e pedofilia: avanti a passo di gambero

    1. Compagno Z Autore articolo

      Infatti il documento del 28 marzo 2014 di cui parlo sopra è proprio quello a cui si riferisce l’articolo del Fatto che citi http://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_wink.gif

      Rispondi

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