Regno Unito: dalla legalizzazione delle droghe leggere un guadagno di un miliardo di sterline.

Dal Regno Unito arriva un nuovo intervento a favore della legalizzazione delle droghe leggere. Secondo uno studio dell’Institute for Social and Economic Research se il governo britannico cambiasse la sua politica sulle droghe leggere potrebbe guadagnare sino ad un miliardo e 250 milioni di sterline ogni anno.
Così come riporta il Guardian, 300 milioni sarebbero risparmiati per le minore spese da parte del sistema giudiziario, penitenziario e da parte della polizia nella repressione dei reati minori connessi alle droghe leggere mentre il resto verrebbe dalla tassazione della vendita di tali sostanze.
Il documento è stato realizzato da Stephen Pudney, professore di economia presso l’Università di Essex, e considera non solo i vantaggi economici (minore impiego di denaro pubblico nella repressione e tassazione dalla vendita) ma anche i potenziali costi come gli oneri di regolamentazione e le maggiori iniziative per le campagne di sensibilizzazione.
Nello studio che è stato commissionato dalla Fondazione Beckley, un think tank che chiede una riforma della politica sulle droghe, si ammette che probabilmente il consumo di droghe leggere aumenterà in conseguenza del passaggio ad uno status legale ed ad un prezzo più basso.

Al Guardian Amanda Feilding, direttrice della Fondazione Beckley, ha detto: «In questi tempi di crisi economica, è indispensabile esaminare le possibilità di ulteriori politiche sulla droga che siano efficaci in termini di costo. Le nostre politiche attuali basate sul proibizionismo si sono rivelate un fallimento a tutti i livelli. I consumatori non sono protetti e si mette una delle più grandi industrie del mondo nelle mani dei cartelli criminali, si criminalizzano milioni di consumatori gettando un’ombra sul loro futuro, si crea violenza e instabilità in particolare nei Paesi produttori e di transito». Anche il presidente del Guatemala Otto Pérez Molina aveva scritto come il suo Paese fosse una vittima innocente della guerra alla droga schiacciato tra le nazioni a sud (principalmente Perù, Colombia e Bolivia) che producono sostanze stupefacenti illegali e gli Stati Uniti d’America che è uno dei maggiori consumatori.

In merito è intervenuto anche il professor David Nutt, ex consulente sulle droghe per il governo britannico ed attualmente direttore dell’unità di Neuropsicofarmacologia presso l’Imperial College di Londra, secondo cui: «i costi degli attuali approcci punitivi per il controllo della cannabis sono eccessivamente sproporzionati ai danni della droga e dimostra che approcci più razionali avrebbero fornito notevoli benefici finanziari al Regno Unito oltre a ridurre l’esclusione sociale e l’ingiustizia». David Nutt aveva già denunciato la censura scientifica sugli studi sulle droghe leggere.

Come scrive l’Independent gli accademici dell’Università di Essex che hanno redatto il documento hanno sottolineato che il dibattito pubblico sulla criminalizzazione di droghe leggere è stato troppo limitato e mancano prove concrete per continuare a mantenere illegali tali sostanze.
Allo stesso tempo, il rapporto ha definito come esagerate le affermazioni dei sostenitori del proibizionismo secondo cui l’uso della cannabis potrebbe portare a droghe più pesanti. Piuttosto, si sostiene, rendendo illegale la cannabis si attirano i consumatori nello spaccio della droga con i relativi costi economici e sociali.
Sebbene – come si scrive nello stesso rapporto – il numero dei consumatori potrebbe aumentare a causa della legalizzazione, è possibile – come si evidenzia in un altro articolo dell’Independent – che la potenza media delle droghe diminuirebbe e quindi il consumo del Thc (il principio attivo stupefacente della cannabis) aumenterebbe in misura minore rispetto al consumo generale e probabilmente diminuirebbe: in sostanza si consumerebbe più marijuana ma con minore effetto stupefacente.
Attualmente – come riportato in un editoriale del Guardian – è aumentata la cannabis con alti livelli di Thc: nel 2002 era circa il 15 per cento mentre nel 2008 questa percentuale era aumentata all’80 ed ora potrebbe essere addirittura superiore.

L’idea di depenalizzare le droghe leggere non è nuova nel Regno Unito. Uno studio dell’UK Drug Policy Commission andava nella stessa direzione ed addirittura anche la Camera dei Lord ha proposto di legalizzarne la vendita ed il consumo. Sempre nel Regno Unito anche il Chief Medical Officer e la British medical association si sono espressi a favore della depenalizzazione del consumo di sostanze stupefacenti.

Il Regno Unito non è il solo Paese che punta alla legalizzazione delle droghe leggere anche se di certo è il più attivo nel proporre studi di settore a riguardo. Pure in Germania avanza l’idea di legalizzare le droghe leggere: a Berlino il Görlitzer Park pullula di spacciatori di droga e tutti gli sforzi per risolvere il problema sono falliti ed ora un politico locale – come riporta Spiegel – propone l’apertura di negozi che vendano cannabis.

In Italia (in cui parlare di legalizzazione di droghe leggere resta un tabù) lo studio dell’Institute for Social and Economic Research è stato del tutto ignorato. Ha fatto eccezione Leone Grotti su Tempi che sottolinea come «i risultati (del report, ndr) danno più spazio al dato economico che a quello sociale» e che «alla base ci sono sempre i soldi, anche perché l’idea che facilitando l’accesso pagante alla droga si possa ridurre il fenomeno della tossicodipendenza è stata smentita in modo categorico dal Rapporto mondiale sulle droghe 2012 redatto dall’apposita Commissione Onu». Leggendo il documento dell’Institute for Social and Economic Research non si afferma affatto che legalizzando la cannabis diminuirebbero i consumatori (gli studiosi invece scrivono che probabilmente aumenterebbero) ma si sottolinea anche che diminuirebbe la percentuale di Thc contenuta nella cannabis e quindi i danni dall’uso di tali sostanze. Lo stesso Rapporto mondiale sulle droghe conferma che – confrontando i danni di sostanze stupefacenti, alcool e tabacco – il proibizionismo non trova ragion d’essere: infatti in base ai dati del Who (World Health Organization) circa 250mila persone muoiono ogni anno per overdose di droga e malattie relative alle sostanze stupefacenti, l’alcool miete 2,3 milioni di vittime ogni anno ed il tabacco addirittura 5,1 milioni. In sostanza per ogni morto di droga ce ne sono 30 per uso di alcool e tabacco: se i proibizionisti fossero coerenti dovrebbero impiegare le loro energie per combattere queste ultime.

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