La California vieta le “terapie riparative” ed in Italia i cattolici se la prendono con le leggi contro l’omofobia.

Massimo IntrovigneCome riporta il New York Times, la Corte d’appello federale degli Stati Uniti ha accolto il divieto previsto da una legge dello Stato della California di “curare” i minori omosessuali con le cosiddette “terapie reparative”, ossia quei discussi trattamenti terapeutici del controverso psicologo americano Joseph Nicolosi che porterebbero i pazienti sulla strada dell’eterosessualità. L’efficacia di questi metodi è molto dubbia come prova un report dell’Apa (American Psychological Association) che dimostra anche come, in alcuni casi, queste terapie causino stress, depressione ed un maggior tasso di suicidi alle persone che si sottopongono.

La Corte d’Appello Federale ha dovuto stabilire se il divieto di queste terapie (introdotto anche nel New Jersey ed in Brasile) fosse lesivo del Primo Emendamento che protegge la libertà d’espressione. Secondo la Corte: «Il primo emendamento non impedisce ad uno Stato di disciplinare le terapie anche quando tali terapie vengono compiute solo con discorsi».

Sempre negli Stati Uniti recentemente ha chiuso i battenti, con un pubblico “mea culpa” in cui si riconoscevano i propri errori, Exodus, organizzazione cristiana con 37 anni di attività nel “riparare” gli omosessuali.

In Italia il mondo cattolico non si è quasi accorto di questa notizia tranne per un articolo del sociologo Massimo Introvigne sulla Nuova Bussola Quotidiana.
Secondo il sociologo cattolico «la Corte d’Appello del Nono Circuito stabilisce un principio molto pericoloso (….) e cioè che le leggi e i tribunali hanno il diritto di rendere obbligatoria un’ortodossia scientifica stabilita dai gruppi maggioritari – o che si presentano come maggioritari – in una determinata branca della scienza».

Se, come scrive Introvigne, è pericoloo che leggi e tribunali regolamentino (ed in certi casi vietino) controverse terapie scientifiche dovremmo interrogarci sul recente caso italiano della cura Stamina del professore (in lettere e filosofia) Davide Vannoni. Su Tempi (testata non certamente “gay- friendly”) in un articolo molto condivisibile di Leone Grotti si titolava “Stamina, all’improvviso i giornali si interrogano sulla «frode scientifica». Meglio tardi che mai” plaudendo – in un altro articolo sempre di Leone Grotti – all’approvazione da parte del nostro Senato di una legge che prevede per il metodo Stamina una sperimentazione secondo le regole scientifiche internazionali. Una domanda resta irrisolta: se il mondo cattolico – giustamente – invoca leggi, tribunali e regole scientifiche per il metodo Stamina perché invece sono critici quando le stesse leggi e regolamenti limitano le “terapie riparative” sugli omosessuali la cui efficacia, come nel metodo Stamina, è dubbia e su cui la comunità scientifica ha forti perplessità? O si invoca la “libertà scientifica” per tutti (anche nel caso di presunte frodi scientifiche) oppure si chiedano paletti e protocolli scientifici a tutela – prima di tutto – degli stessi pazienti. Nel dubbio meglio la seconda opzione.

Introvigne scrive: «La Corte d’Appello spiega che le teorie anti-scientifiche non possono essere liberamente insegnate, e tanto meno se ne possono derivare conseguenze pratiche o terapeutiche, quando interferiscono con i diritti di categorie protette o favoriscono la discriminazione. Tra le categorie protette contro la discriminazione ci sono gli omosessuali, e la pratica delle terapie riparative implica necessariamente – afferma la sentenza – la tesi che l’omosessualità “sia una malattia”, “non sia normale” o comunque sia una condizione meno positiva e desiderabile dell’attrazione verso persone dell’altro sesso. Questa opinione, oltre che “condannata dalla scienza”, non è protetta dalla libertà di espressione, ma al contrario la sua manifestazione implicita o esplicita è vietata dalle leggi contro l’omofobia». Forse Introvigne ha una sentenza differente da quella riportata anche dal New York Times secondo cui la realtà è ben diversa da quella descritta dallo studioso cattolico. Prima di tutto nella sentenza la Corte d’Appello non «spiega che le teorie anti-scientifiche non possono essere liberamente insegnate» così come scrive Introvigne ed inoltre non vi è nessun riferimento alla “discriminazione contro gli omosessuali”, a “categorie protette” né tantomeno a “leggi contro l’omofobia”. Come si può leggere nella sentenza della Corte d’Appello, la legge della California «regola la condotta professionale e non di espressione» e perciò «la giuria ha ritenuto che sotto il suo potere di controllo, la California ha il potere di vietare ai professionisti operanti nel campo della salute mentale di usare terapie che il legislatore ha ritenuto nocive, ed il fatto che la parola possa essere utilizzata per effettuare tali terapie non trasforma i divieti di condotta in divieti di parola». Sempre la Corte d’appello federale ha concluso che «il Primo Emendamento non impedisce ad uno Stato di disciplinare trattamenti medici anche quando tale trattamento viene eseguito esclusivamente con l’uso della parola». La giuria, nella sentenza, ha sottolineato che «il legislatore ha agito razionalmente quando ha deciso di proteggere il benessere dei minori, vietando ai professionisti operanti nel campo della salute mentale nell’utilizzare “sforzi di cambiamento dell’orientamento sessuale” a persone sotto i 18 anni». La giuria ha inoltre ritenuto che la legge che vieta le terapie riparative ai minori «non implica il diritto alla libertà di associazione perché la libertà di associazione non comprende la relazione terapeuta-cliente» e non viola «i diritti fondamentali dei genitori perché i genitori non hanno il diritto di scegliere un determinato tipo di professionista di uno specifico trattamento medico o di salute mentale che lo Stato ha ragionevolmente ritenuto dannoso». Insomma si tratta solo ed esclusivamente di un ragionevole e fondato dubbio sulla nocività di tale terapie e resta sempre da capire in quali parti della sentenza Introvigne abbia letto riferimenti alla “discriminazione contro gli omosessuali”, a “categorie protette” o a “leggi contro l’omofobia”: mistero della fede.

La condizione omosessuale – scrive Introvigne – riguarda anche il Magistero della Chiesa cattolica secondo cui, come ricorda, l’inclinazione omosessuale è «oggettivamente disordinata» e quindi costituisca per le persone omosessuali «una prova». Perciò – per il sociologo – è una questione che «presenta profili che interessano la sociologia – la quale s’interessa della questione se esistano effettivamente gruppi di omosessuali che considerano la loro condizione “una prova” e preferirebbero cambiarla – la filosofia e anche la teologia». Sicuramente un omosessuale (cattolico o meno) è libero di rivolgersi ad un sociologo (ma a che scopo?), ad un filosofo, ad un teologo, ad un prete (ma anche ad un idraulico) per parlare della sua condizione e questi gli potranno dare le risposte che ritengono opportune ma di sicuro non si può pensare che la scienza psicologica debba “assecondare” le richieste di cambiamento dell’orientamento sessuale soprattutto se passando attraverso terapie ritenute dannose: infatti non esiste nessun diritto alle terapie riparative. Inoltre non si può certo pretendere (sarebbe quasi comico) che la psicologia metta in atto ciò che prescrive una specifica religione: se così fosse dovremmo avere la “psicologia cattolica”, la “psicologia buddista”, la “psicologia musulmana”, la “psicologia ebraica” e così via.

Come detto la libertà d’opinione non attiene al divieto di praticare terapie riparative su minori e gli psicologi – se lo vorranno – potranno tenere conferenze o scrivere libri ed articoli per sostenere questi trattamenti. Anche qui l’opinione di Introvigne è molto chiara: «La risposta, anche qui, non è convincente: anzitutto perché, una volta stabilito che ogni affermazione in favore delle terapie riparative nasce necessariamente da un pregiudizio omofobo, l’espressione pubblica di questo pregiudizio – se non sarà colpita dalla nuova legge contro le terapie riparative – cadrà nell’ambito di applicazione delle leggi esistenti contro l’omofobia». Resta sempre da capire in quale parte della sentenza Massimo introvigne abbia letto di «pregiudizio omofobo» o di «leggi esistenti contro l’omofobia».

Sempre il sociologo scrive che «è molto curioso riconoscere a un medico la libertà di affermare in pubblico che una certa terapia è benefica e utile, e nello stesso tempo vietargli di utilizzarla». Sarà curioso (ma neanche tanto) ma è la realtà anche in Italia dove molti medici sostengono l’utilità dell’uso terapeutico della marijiuana ma – al tempo stesso – gli è vietato di utilizzarla: e non ci pare che i cattolici si straccino le vesti per questo.

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10 pensieri su “La California vieta le “terapie riparative” ed in Italia i cattolici se la prendono con le leggi contro l’omofobia.

  1. Faggot

    Beh ma considerando che la maggior parte dei terapeuti nicolosiani non sono neppure accreditati (spesso sono semplici sacerdoti), il signor Introvigne non ha nulla di cui preoccuparsi.

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    1. admin

      No no … non ci siamo persi nulla. Semplicemente siamo giunti alla conclusione che la trasmissione “Pomeriggio 5” abbia la stessa funzione di “Mistero”: spargere notizie farlocche. Infatti Brunello nostro viene definito “blogger di Pontifex” quando in realtà sappiamo tutti che il sito Pontifesso è morto. C’è una paginetta che scimmiotta il buon vecchio sito Pontifesso, ma è congelata, immobile, esanime. Un cadavere. Chissà se qualche hacker di buona volontà farà finalmente pulizia sotterrando per sempre quel sito…

      http://www.tvblog.it/post/378301/pomeriggio-cinque-si-punta-sullusato-sicuro-la-nuova-stagione-sara-uguale-alle-precedenti

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      1. FSMosconi

        http://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/skull-400.gif Congelato come il Grande Cthulhu* nella sommersa città di R’lyeh… http://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/skull-400.gif

        Con la differenza che Cthulhu è più simpatico. http://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_wink.gif

        *pronunc. Ka-Tulu secondo Stuart Gordon, K’thulhu, Kzulu, Chulu, Chooloo, K-thoo-lhu o Kh-thulu per tutti gli altri

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