Il revisore generale dei conti della città di New York: “Tassiamo la marijuana per mandare i nostri ragazzi al college”.

John LiuDopo la denuncia del professor Nutt, ex consulente del governo britannico, sempre dal Regno Unito arriva un altro intervento a favore della legalizzazione delle droghe leggere. Questa volta lo lancia, dalle pagine del Guardian, John Liu, revisore generale dei conti della città di New York nel 2010 dopo aver fatto parte del consiglio comunale dal 2002 e candidato sindaco dei Democratici alle prossime elezioni comunali che si terrano a novembre. Liu senza mezzi termini afferma che «è tempo di riconoscere che l’incauta guerra della città New York alla marijuana ha fallito».
Liu pone una domanda interessante: «Invece di spendere milioni di dollari in azioni penali di basso livello contra la droga che colpiscono in modo sproporzionato le comunità di colore, perché non regolamentare un mercato della marijuana da 1,65 miliardi di dollari ed utilizzare le entrate fiscali per dimezzare le rette universitarie? Invece di mandare i bambini nei tribunali mandiamoli al college». Secondo uno studio dell’ufficio dei revisori dei conti della città di New York la regolamentazione del mercato della marijuana porterebbe entrate fiscali per 400 milioni di dollari ed altri 31 sarebbero risparmiati ricollocando le risorse per gli arresti per reati minori collegati alla marijuana.
Liu è chiaro anche sui limiti della nuova regolamentazione: solo chi ha più di 21 anni sarebbe autorizzato a possedere al massimo un’oncia di marijuana (circa 28 grammi) per scopi ricreativi o medicinali mentre persisterebbero divieti per la guida sotto l’effetto di droghe o il consumo in pubblico.
Il revisore dei conti della città di New York critica l’attuale approccio verso i consumatori di droghe leggere. In base alla legge attuale anche il possesso di piccole quantità di marijuana può avere gravi conseguenze: gli studenti non possono ricevere prestiti per i loro studi e possono avere problemi a trovare un posto di lavoro o un’abitazione, a farne maggiormente le spese – durante il mandato del sindaco Bloomberg – sono stati principalmente neri ed ispanici. Alle stesse conclusioni, precedentemente, era stato anche uno studio di Human Rights Watch che considera inutili gli arresti per possesso di droghe leggere nella lotta alla criminalità. Il candidato dei Democratici alle prossimi elezioni sottolinea che dal 2002, anno in cui è iniziato il mandato di Bloomberg, ci sono stati quasi 460mila arresti per reati minori collegati alla marijuana: nonostante neri ed ispanici rappresentino il 45 percento dei consumatori costituiscono l’86 percento degli arrestati. Secondo lo studio di Liu lo scorso anno circa 830mila persona hanno fumato marijuana nella città di New York con una media di circa cinque once (più o meno 141 grammi) a testa. Considerato che il costo della marijuana è di 400 dollari all’oncia si ricava un business di 1,6 miliardi di dollari che sarebbe opportuno tassare.
Il revisore generale dei conti di New York ha inolte annunciato la formazione di un gruppo di lavoro a cui parteciperanno esperti del dipartimento di Polizia di New York, dell’Amministrazione per i servizi per bambini, del dipartimento della Pubblica istruzione, del dipartimento di Salute e igiene mentale, i procuratori distrettuali e membri del dipartimento degli Affari dei consumatori.
«Cerchiamo di legalizzare e di regolamentare la marijuana e di utilizzare i proventi fiscali per aiutare più bambini ad andare a scuola»: così John Liu chiude il suo intervento sul Guardian.
Negli Usa voci sempre più autorevoli propongono di alzare bandiera bianca nei confronti della lotta alla marijuana: in sintesi questo era anche il punto di vista espresso sul Wall Street Journal da Gary Becker, professore di economia e sociologia presso l’Università di Chicago e premio Nobel per l’economia nel 1992, e da Kevin Murphy, professore di economia alla University of Chicago Booth School of Business.

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