“L’altro c’è e può anche non pensarla come me”

Non so se qualcuno conosce la rivista online Clandestino Zoom diretta dal noto poeta ciellino Davide Rondoni.

Rondoni in questa sede non parla quasi mai di poesia ma piuttosto di politica e di attualità. E lo fa con un linguaggio molto misurato. Pubblica le sue riflessioni quasi private sui temi che riguardano la gente più da vicino: la scuola (essendo bolognese si è occupato molto del prossimo referendum sui finanziamenti alle scuole private che si terrà proprio a Bologna alla fine di maggio), le vicende politiche e perfino fatti di cronaca.

Il 24 aprile scorso, accanto ad un invito a sostenere la lotta pacifica del filosfo Fabrice Hadjadj contro i diritti degli omosessuali in Francia (a destra in giallo), con un abbinamento alquanto shock, scrive a proposito dei grillini che rifiutano l’accordo con i partiti:

“C’è democrazia non se c’è una maggioranza, ma se si accettano reciprocamente gli altri. L’altro c’è e può non pensarla come me. Anzi, la cosa può essere e deve essere una ricchezza.”

Mi chiedevo se questa bellissima affermazione di democrazia e tolleranza reciproca sia un invito alla riflessione solo per chi non è disposto alle larghe intese in parlamento o se si può estendere anche alla società civile e al riconoscimento di uguali diritti agli omosessuali, o magari alle coppie che non possono avere figli naturalmente e vogliono ricorrre alle tecniche di fecondazione artificiale, o alle donne che non ritengono giusto mettere al mondo un figlio gravemente ammalato o a coloro che vogliono decidere come affrontare diginitosamente la propria morte.

L’altro c’è e può anche non pensarla come me.

5 pensieri su ““L’altro c’è e può anche non pensarla come me”

  1. Cagliostro

    Alcune riflessioni “volanti”. Ovvio che in democrazia (ci piaccia o no) ci dev’essere una maggioranza: il parlamento vota a maggioranza, i giudici decidono a maggioranza le sentenze, i referendum sono vinti da una maggioranza, etc.
    Il punto è: come possiamo definire una democrazia? Possiamo considerare democratico quel Paese in cui le decisioni sono prese a maggioranza (e magari dove i cittadini partecipino il più possibile al processo decisionale)? Ovviamente sì.
    Uno Stato diventa “non democratico” nel momento in cui non si preoccupa degli interessi/bisogni della minoranza. Ovviamente nei processi decisionali alcune parti della società inevitabilmente saranno scontente. Nel momento in cui si è deciso – esempio banale – che non era possibile fumare nei locali pubblici ovviamente i fumatori incalliti saranno rimasti scontenti ma lo statista deve considerare il bene generale considerando come “bene generale” la tutela più ampia degli interessi esistenti in un Paese.
    Ritornando ai giusti esempi della nostra Elisabetta, uno Stato che dovesse ammettere il matrimonio per gli omosessuali o il divorzio breve sarebbe uno Stato in cui una decisione di una maggioranza si preoccuperebbe degli interessi di una minoranza: questa è democrazia. Uno Stato non potrebbe tutelare gli interessi (e non uso la parola “diritti”) di una minoranza solo se tali interessi ledono un interesse generale più ampio (quindi è giusto limitare l’interesse dei tabagisti incalliti che vogliono fumare nei locali pubblici in quanto esiste un interesse generale più importante). Nel caso dei matrimonio omosessuali, divorzio breve, diritti civili è difficile trovare chi sarebbe “danneggiato” dall’approvazione di tali provvedimenti.
    Perciò non è democratico lo Stato in cui le voci minoritarie sono solamente ascoltate (troppo facile) ma è democratico lo Stato in cui le voci della minoranza sono tutelate dalla maggioranza.
    La scuola privata c’entra poco: anche nella Costituzione si ammette l’esistenza della scuola privata ma in ballo qui sono i dindini (cosa ben diversa). http://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/skull-400.gif

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  2. Caffe

    Il guaio, con questi “pacati” bigotti è che, comunque, per l’autorità che deriva loro dalla cieca, incondizionata adesione ai precetti dell’”unica vera religione”, quella cristiana, ovviamente, specialmente la fazione cattolica, è che loro credono fermamente di avere sempre ragione, senza se e senza ma; nel migliore dei casi, con un orecchio, fanno finta di ascoltare le istanze di un mondo sempre meno timorato di Dio, ma nel loro subconscio provano orrore e terrore di qualunque cosa che possa distruggere il castello di carte, che in tanti anni di frequentazioni pretesche, fin dall’oratorio, questi signori/e, si sono costruiti. Per fare un solo esempio, parliamo di fecondazione assistita, quasi del tutto vietata in Italia dalla famigerata legge quaranta: dovete sapere che per il bigotto, di ogni ordine e grado, una disgrazia piovuta tra capo e collo costituisce quasi una benedizione divina e non capisce perché mai, quelli come me, gradirebbero poter avere un figlio sano, fidando nelle attuali conoscenze mediche; ovviamente non ci penso proprio a sopprimere un bimbo nato down, ma se per ipotesi, io fossi un soggetto a rischio, con il ricorrere alla procreazione assistita per mettere al mondo una creatura sana, quale diavolo di comandamento divino violerei avvalendomene? Dove sta la misericordia nel mettere al mondo, quasi deliberatamente, un bimbo malato che avrà, nel migliore dei casi, una vita di merda? Io, lo ribadisco, non concepisco assolutamente nemmeno la più vaga idea di poter sopprimere i bimbi malati, o di ricorrere obbligatoriamente all’aborto per i feti malformati, come, mentendo sapendo di mentire, urlano ai quattro venti certi invasati alla Giovanardi, questo sia ben chiaro, semplicemente, vorrei che in Italia fosse permesso, prima ancora che avvenga il concepimento, di mettersi, con l’aiuto della scienza, nelle migliori condizioni di generare una creatura sana, le stronzate riguardo all’eugenetica, ovvero, la presunta pretesa di noi “laicisti” di poter concepire a piacimento, bimbi biondi con gli occhi azzurri, le lascio volentieri a quelli di Militia Christi, Eugenia Roccella e ai fanatici del loro stampo. A proposito di fecondazione assistita, ma questi dotti ignoranti lo sanno che la nascita di Cristo, tecnicamente, è il frutto di un lampante caso di fecondazione eterologa ante litteram? Con l’aggravante che al povero Giuseppe, che già pregustava le gioie del talamo nuziale, è rimasto solo il ruolo di casto padre putativo e la sua proclamazione, a furor di popolo, a santo patrono dei cornuti (anche se la chiesa cattolica ha addotto altre motivazioni per la sua canonizzazione). Lo stesso discorso vale per tutti quei temi considerati “non negoziabili” da questi trinariciuti allevati in batteria, come i polli, in tutte le parrocchiette d’Italia, come se al mondo esistessero solo loro e le loro superstizioni, costringendo, complice l’ignavia e inerzia dei nostri politicanti, chi vuole curarsi, procreare o morire dignitosamente a farlo in un altro paese. Anche per questi motivi, parlare di democrazia nel nostro paese, è del tutto pleonastico ma la chiesa cattolica non è l’unico problema che ci affligge, purtroppo: non posso affermare che qui da noi viga una dittatura, formalmente esistono tutte le condizioni per fare del nostro Paese, una democrazia compiuta, ma è quasi tutto solo sulla carta, siamo cioè una democrazia teorica; i mali che limitano la nostra democrazia sono universalmente noti, dalla criminalità, organizzatae non, alla corruzione, a tutti i livelli: alzi la mano chi di noi, dal meccanico all’idraulico, pretende categoricamente la ricevuta fiscale per ogni prestazione lavorativa ricevuta, eppure l’evasione fiscale è uno dei nostri problemi maggiori insieme all’economia nascosta al fisco, quella che paga e riscuote in “nero”, capillarmente diffusa nel nostro Paese. L’elefantiasi e la scarsa produttività del pubblico impiego, le sacche di clientelismo assistenzialista, sono altre piaghe che ci affliggono, inutile elencarle tutte, le conosciamo tutti; infine, la crisi economica, nata altrove ma che da noi ha trovato un terreno fertile per imperversare più che in altri paesi per l’inettutudine cronica della nostra classe politica ad operare quegli interventi sul piano strutturale che poche, inascoltate cassandre hanno invocato per decenni: quando le cose andavano meglio era chiaro solo a pochi che stavamo vivendo molto al di sopra delle nostre possibilità, adesso ci ritroviamo con milioni di babypensionati da mantenere, una sanità divoratrice di risorse economiche dirottate sui conti correnti dei soliti (e quasi mai puniti) noti; decenni di politiche scriteriate, su trasporti, edilizia, energia e sprechi di risorse a gogò in tutti i campi ci hanno ridotto, complice la crisi economica, alle condizioni che, in genere, preludono all’instaurarsi di una dittatura. Ecco che, guarda caso, ti spunta fuori il comico che vuole salvare l’Italia, nel paese di Pulcinella, dopo Berlusconi, dovevamo aspettarcelo, un altro megalomane col botto incorporato che, afflitto da paranoie degne di Woody Allen, ci ha dettato la sua ricetta per rimettere le cose a posto, ovvero, distruggere tutto per poi ricostruire, a modo suo, sopra le macerie. Ai suoi tirapiedi telecomandati vieta ogni apparizione in talkshow tv, pena l’espulsione decretata da qualche decina di migliaia di ebeti appollaiati sul web; il perché, se senti parlare un grillino medio, lo capisce anche un bambino: l’Uomo qualunque di Giannini, in confronto, ci fa la figura del genio. Per esprimere il nome del successore di Napolitano, Grillo ed il “cervello” del M5S Crimi, hanno spacciato il voto telematico di qualche migliaio di loro sconosciuti seguaci come “espressione del popolo italiano ” . Diceva Coppi (o Bartali?) “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare” , solo che se fosse chiamato Grillo e i suoi robot a “rifare tutto”, allora, penso che i nostri guai sono appena cominciati.

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    1. alessandra piccinini

      Io Caffè sono ancora più radicale quando si parla di mettere al mondo bambini malati, ma capisco che la cosa riguarda la sensibilità e la visione della vita di ciascuno di noi. Credo che sia proprio questo il punto: riuscire a rispettare e accettare il punto di vista degli altri. E questo nessuna religione al mondo lo consente. Solo una cultura veramente laica è in grado di difendere i diritti e i “desideri” di tutti, anche quelli dei credenti. Il contrario come vediamo nella vita di tutti i giorni non funziona proprio.

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