Pontifex.Roma e Bruno Volpe contro Falcone e Borsellino: “Hanno forzato le regole del processo e del rispetto del diritto degli indagati”

Nuovo affondo del blog cattolico Pontifex.Roma e di Bruno Volpe contro i magistrati. Qualche volta ad essere bersaglio del suo j’accuse è il giudice Antonio Ingroia protagonista delle prossime elezioni politiche con la lista “Rivoluzione Civile”.
Queste le parole di Bruno Volpe: «A Palermo si candida, quale capolista, il giudice Ingroia, persona onesta, sino a qualche tempo fa PM a Palermo, dunque potenzialmente in possesso di notizie riservate sulla concorrenza elettorale. Ingroia è eleggibile, come tutti, sul territorio nazionale, meno che nel Collegio in cui ha esercitato la giurisdizione. Tuttavia, davanti a questa colossale illegalità, lo Stato dorme. Che si aspetta a negare a Ingroia un diritto che non gli tocca? Per altro, Ingroia ha bellamente preso per in fondelli gli italiani, qualche tempo fa con la storia del Guatemala e forse gli stessi cittadini di quel Paese, tornando in Italia appena ha sentito odore di elezioni».
Volpe – come spesso accade – commette una “piccola” confusione. Senza voler scendere nei particolari, vi è differenza tra ineleggibilità ed incandidabilità. Antonio Ingroia non è eleggibile nel collegio elettorale e qualora dovesse risultare eletto dovrebbe rinunciare al seggio parlamentare ma è candidabile ossia può presentarsi tranquillamente alle elezioni: altro che “colossale illegalità” di cui scrive Volpe. Ingroia ha agito nel pieno rispetto della legge ma forse Volpe ignorava la differenza esistente tra ineleggibilità ed incandidabilità.
Dopo l’affondo sui magistrati e le loro scorte, Bruno Volpe (anche in risposta ad un nostro articolo) ritorna sull’argomento e – magicamente – riesce a rendere le sue parole ancora più gravi.
Secondo Bruno Volpe (riporto integralmente) «se un giudice sceglie, come fu per Falcone e Borsellino (niente affatto eroi, ma vittime del momento), metodi di indagine fuori della norma ci si mette sul terreno dello scontro extra giurisdizionale e dunque in “guerra”, e si sa che nella guerra ogni mezzo, purtroppo, è valido. E tutti stiamo capendo di che “guerra” si parla». Non è il caso di discutere se Falcone e Borsellino furono eroi o “vittime del momento” (propendo per la prima perché erano ben consapevoli dei rischi che correvano), ci aspetteremmo che Volpe – in un barlume di onestà intellettuale – specificasse quando Falcone e Borsellino scelsero «metodi di indagine fuori dalla norma» e quali regole del Codice penale o del Codice di procedura penale violarono.
Allo stesso modo sarebbe consigliabile che Volpe – in un momento di coraggio intellettuale – fosse più chiaro a quale “guerra” si riferisca perché nonostante scriva che «tutti stiamo capendo di che “guerra” si parla» francamente non è chiaro a molti.
Volpe continua: «In un certo senso, dunque, forzando le regole del processo e del rispetto del diritto degli indagati, diritto che vale anche per il mafioso, Falcone e Borsellino, in ottima compagnia, rischiarono molto e non potevano pensare di esserne immuni». Come prima sarebbe intellettualmente onesto specificare «regole del processo e del rispetto del diritto degli indagati» Falcone e Borsellino hanno forzato; in caso contrario sarebbe pura diffamazione.
Ad ogni modo Bruno Volpe – che non ha mai nascosto le sue simpatie per Mussolini – dovrebbe ricordarsi che il prefetto Cesare Mori (inviato da Mussolini in Sicilia per contrastare la mafia) non è stato di certo un “garantista” (i suoi metodi erano molto discutibili) e si meritò il nome di “prefetto di ferro”. Perciò o Bruno Volpe si colloca dalla parte del garantismo abiurando di fatto i metodi usati dal fascismo oppure rimane nel “limbo delle sue contraddizioni intellettuali”.
Bruno Volpe inoltre risponde al nostro post e, pur non nominando mai il nostro blog, afferma che «Queste idee di buon senso, hanno scatenato nel solito sito di decerebrati e di centri sociali, incauti accostamenti tra chi scrive e la Mafia (maiuscolo suo, ndr)». Prima di tutto nessuno ha accostato il suo nome alla mafia (volutamente in minuscolo, ndr) ma mi son limitato a riportare integralmente e senza tagli le sue parole enfatizzando le parti ritenute più gravi in grassetto, ho lasciato ai lettori il giudizio di tali parole, ho riportato un elenco dei magistrati uccisi dalla mafia e dal terrorismo ed ho semplicemente scritto (e ribadisco) «alle parole di Volpe tutto il nostro sdegno e la nostra condanna». Nessuno ha mai pensato di accostare il nome di Volpe alla mafia consci anche che – purtroppo – i mafiosi son molto più pericolosi delle parole di Bruno Volpe.
Volpe conclude scrivendo: «Ma queste cose elementari in teste bacate non entrano, specie in arroganti giovanotti che pensano di dare lezione a tutti, dalla politica alla teologia, dalla filosofia alla informatica, dalla morale al diritto. La storia insegna che i tuttologi finiscono per essere dei contestatori incivili, spesso al di sotto della mediocrità».
Nell’ambito del giornalismo possiamo considerare un giornalismo come “mediocre” nel caso in cui le proprie frasi non siano sostenute da elementi precisi e circostanziati. Nel momento in cui Bruno Volpe scrive che Falcone e Borsellino scelsero «metodi di indagine fuori dalla norma» e forzarono le «regole del processo e del rispetto del diritto degli indagati» assistiamo ad un giornalismo “mediocre” (a voler essere generosi) soprattutto considerando che tali illazioni sono fatte nei confronti di persone che non possono più difendersi. Ovviamente ciò non significa che la memoria dei giudici Falcone e Borsellino non possa essere difesa: la loro memoria viene sempre difesa dalla Fondazione Falcone e dalla Fondazione Borsellino a cui è stato segnalato il post di Pontifex.Roma.

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Informazioni su Cagliostro

Giuseppe Giovanni Battista Vincenzo Pietro Antonio Matteo Balsamo, noto con il nome di Alessandro, Conte di Cagliostro o più semplicemente Cagliostro (Palermo, 2 giugno 1743 – San Leo, 26 agosto 1795), è stato un avventuriero, massone, mago, guaritore, esoterista e alchimista italiano. Dopo una vita errabonda spesa tra imbrogli nelle varie corti europee, fu condannato dalla Chiesa cattolica al carcere a vita per eresia e rinchiuso nella fortezza di San Leo.

35 pensieri su “Pontifex.Roma e Bruno Volpe contro Falcone e Borsellino: “Hanno forzato le regole del processo e del rispetto del diritto degli indagati”

  1. Eulalia

    Per quel che ne so io, il discorso è un po’ più complesso, non si può ridurre alla dicotomia “eroi” “antieroi”.
    Quelli che utilizzarono Falcone e Borsellino come strumenti dell’antimafia, cioè il pentitismo, il 41 bis e il carcere duro, con botte e vessazioni, il confino, o spedire cittadini di Palermo in carcere a Pordenone, sono stati strumenti eccezionali, già introdotti e sperimentati per combattere il terrorismo degli anni di piombo.
    Questi strumenti non erano, e non sono, umani.
    Avevano funzionato contro le Brigate Rosse, che sono state in questo modo annientate, ma si trattava allora di un tremila persone circa, se non ricordo male.
    I picciotti penalizzati dal 41 bis, dalle delazioni indotte con il ricatto, dal carcere duro e tutti i trattamenti disumani che in carcere si possono usare, furono invece più di un centomila persone, credo circa duecento mila.
    Questo causò la reazione dura della mafia contro lo Stato, per ridurlo a più miti consigli.
    Ed ecco la stagione delle bombe nel dopo tangentopoli. E me la ricordo bene, dato che una di quelle bombe, quella di San Giovanni a Roma, mi è scoppiata accanto.
    Da qui la trattativa Stato Mafia, e le conseguenti accomodazioni.
    Tutto qui. Tanto per dire, le cose potrebbero essere un po’ più complesse di come piace credere per pigrizia intellettuale, o per pura ignoranza dei fatti.
    Comunque quando BrVo dice “se un giudice sceglie, come fu per Falcone e Borsellino … metodi di indagine fuori della norma ci si mette sul terreno dello scontro extra giurisdizionale e dunque in “guerra”, e si sa che nella guerra ogni mezzo, purtroppo, è valido. E tutti stiamo capendo di che “guerra” si parla.”
    Non capisco neanche io che intende. O meglio, capisco che è un insinuazione portata avanti senza il coraggio di fare un’affermazione, e questo è molto brutto.
    Per non parlare della chiosa dell’articolo, un capolavoro di allusiva aggressività.

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    1. Cagliostro Autore articolo

      Gentile Eulalia,
      non so come si possa definire come “non umano” l’uso dei pentiti. Allo stesso modo non penso proprio che il 41 bis (o carcere duro) preveda botte e vessazioni ed il 41 bis, assieme al sequestro dei beni dei mafiosi, risulta essere uno dei pochi strumenti efficaci contro la mafia.
      Allo stesso modo il confino, seppur presente nell’Italia repubblicana, è stato abolito da tempo (credo intorno agli anni settanta) e quindi di certo non era uno strumento utilizzato da Falcone e Borsellino. Allo stesso modo quando scrivi di «spedire cittadini di Palermo in carcere a Pordenone» sono degli strumenti per far sì che un detenuto, inserito nel suo contesto, possa continuare ad operare ed ad impartire ordini dal carcere: non vedo dove sia l’umanità se il detenuto sconti la pena a Pordenone piuttosto che nella sua natia Palermo (o viceversa) ad esempio.
      Per il resto concordo con te.

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  2. Eulalia

    “non so come si possa definire come “non umano” l’uso dei pentiti.”
    —> Come può essere? Fai un ricatto a qualcuno dicendogli di accusare uno che vuoi mandare in carcere, o uno a caso, e in cambio non lo fai andare in carcere. Non ci trovo molta umanità in questo.

    “non penso proprio che il 41 bis (o carcere duro) preveda botte e vessazioni”
    —> Bene. non pensare allora, magari prova a chiedere a qualcuno che in carcere c’è stato.

    “il confino (…) è stato abolito da tempo”
    —> No, il soggiorno obbligato (anche detto confino) esiste ancora. ed è stato usato in primo luogo per combattere i brigatisti, poi anche con i mafiosi. vedi ad es.
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/20/un-paese-si-ribella-non-vogliamo-il-camorrista-in-soggiorno-obbligato/105707/

    “Spedire un cittadino di Palermo in carcere a Pordenone è uno strumento per far sì che un detenuto, inserito nel suo contesto, possa continuare ad operare ed ad impartire ordini dal carcere”
    —> Il problema è che non ci mandano Riina a Pordenone. Ci mandano il picciotto che non aveva una lira per piangere neanche prima di essere incarcerato. E che così non può manco più vedere sua madre, suo padre, la sua compagna o i suoi figli. Queste implicazioni le hai considerate? o ti sembra tutto ancora così perfettamente umano?

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    1. Cagliostro Autore articolo

      «Fai un ricatto a qualcuno dicendogli di accusare uno che vuoi mandare in carcere, o uno a caso, e in cambio non lo fai andare in carcere. Non ci trovo molta umanità in questo».
      Non facciamola troppo facile e non parliamo “alla Volpe”. Non c’è nessun ricatto e le dichiarazioni dei pentiti (o meglio dire collaboratori di giustizia) non sono mai prese per “oro colato” e se le dichiarazioni si rivelano false, i collaboratori sono considerati inattendibili e perdono i benefici di legge: non capisco dove sia l’umanità.

      «Bene. non pensare allora, magari prova a chiedere a qualcuno che in carcere c’è stato».
      Non ho di queste amicizie ma non mi sembra che gli avvocati di chi è sottoposto al 41 bis (diverso dal carcere normale) abbia mai denunciato botte e vessazioni verso i loro assistiti.

      «soggiorno obbligato (anche detto confino) esiste ancora. ed è stato usato in primo luogo per combattere i brigatisti, poi anche con i mafiosi».
      Soggiorno obbligato e confino non sono la stessa cosa. Il soggiorno obbligato prevede di scontare parte della pena (quindi in seguito ad una condanna penale a differenza del confino) all’esterno del carcere ma fuori del contesto sociale in cui si operava: secondo te è più umano scontare la pena in un carcere del paese di origine o fuori dal carcere in un comune lontano dal paese in cui si è nati? Se dovessi scegliere personalmente preferirei la seconda soluzione.

      «Il problema è che non ci mandano Riina a Pordenone. Ci mandano il picciotto che non aveva una lira per piangere neanche prima di essere incarcerato. E che così non può manco più vedere sua madre, suo padre, la sua compagna o i suoi figli. Queste implicazioni le hai considerate? o ti sembra tutto ancora così perfettamente umano?».
      Per tua informazione Riina sta scontando la pena nel carcere milanese di Opera mentre Provenzano nel supercarcere di Terni e non all’Ucciardone di Palermo. Credo che non scontare la pena nel luogo più vicino di residenza sia una prassi comune anche per molti carcerati meno eccellenti in considerazione anche delle difficili condizioni delle carceri italiane.
      Francamente tra il “diritto” di un detenuto di essere visitato dai propri familiari ed il diritto della comunità ad essere più sicura tramite l’allontanamento di elementi criminali dal luogo in cui operavano credo che prevalga la seconda: ogni diritto – come ripeto sempre – non è mai assoluto (ossia “svincolato da”) ma deve essere sempre rapportato ad altri diritti. L’unico diritto assoluto è quello alla vita. In sintesi: mi sembra perfettamente umano e non mi sembra che Amnesty International o Human Rights Watch abbiano mai sollevato appunti in merito.

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      1. Eulalia

        «Non c’è nessun ricatto e le dichiarazioni dei pentiti (…) non sono mai prese per “oro colato” e se le dichiarazioni si rivelano false, i collaboratori sono considerati inattendibili e perdono i benefici di legge: non capisco dove sia l’umanità.»

        Mmh… la realtà dei fatti è che dei giudici HANNO fatto ricatti, per mandare avanti la lotta ai brigatisti prima, alla mafia poi. Per considerare qualcuno inattendibile, serve la volontà del giudice. Se il giudice ritiene (o fa finta di ritenere) che le testimonianze siano vere, può anche basarsi SOLO sulle dichiarazioni del pentito. I riscontri sono utili, ma non indispensabili. E’ questa la legislazione d’emergenza introdotta per combattere il brigatismo, e una volta rodata, utilizzata contro la mafia. E’ stata una perdita secca per lo stato di diritto, giustificata solo dalle situazioni eccezionali da fronteggiare, ma facendo perdere a tutti noi italiani dei diritti giuridici fondamentali. Il caso Tortora ti dice qualcosa?

        «non mi sembra che gli avvocati di chi è sottoposto al 41 bis abbia mai denunciato botte e vessazioni verso i loro assistiti»
        http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/10/29/news/nell_inferno_del_carcere_di_pianosa_capii_perch_scarantino_mi_accusava-24109705/
        http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/il-venerdi/2012/03/29/news/intervista_condannato_via_d_amelio-32394174/
        http://www.osservatoriorepressione.org/2012/10/41-bis-e-carcere-duro-tortura.html
        etc etc etc. Fai una ricerca per denuncia botte in carcere 41 bis, se vuoi.

        «è più umano scontare la pena in un carcere del paese di origine o fuori dal carcere in un comune lontano dal paese in cui si è nati?»
        Mah, io preferirei nessuna. Comunque, il confino è un provvedimento giudiziario diverso dalla detenzione, nessuno ti chiede cosa preferisci, ti mandano al confino e basta.

        «L’unico diritto assoluto è quello alla vita. In sintesi: mi sembra perfettamente umano»
        Mah, non condivido. Quindi pensi che a chi ha sbagliato, anche nell’ipotesi che davvero non sia innocente, si può fare di tutto meno che togliergli la vita? Quindi la tua sensibilità sarebbe urtata solo da casi come quello di Stefano Cucchi? E se non ci pensa Amnesty o altra ong riconosciuta, a quello che succede tu non ci badi neanche? Magari prova a vedere quello che fa l’associazione di Manconi, per farti un’idea.
        http://www.osservatorioantigone.it
        E se proprio ci credi solo se lo dice Amnesty, puoi anche leggere questo:
        http://en.wikipedia.org/wiki/Article_41-bis_prison_regime
        “In 2002, the measure became a permanent fixture in the penal code. Amnesty International has expressed concern that the 41 bis regime could in some circumstances amount to “cruel, inhumane or degrading treatment” for prisoners.”

        Rispondi
  3. Paolo

    “Mmh… la realtà dei fatti è che dei giudici HANNO fatto ricatti, per mandare avanti la lotta ai brigatisti prima, alla mafia poi. Per considerare qualcuno inattendibile, serve la volontà del giudice. Se il giudice ritiene (o fa finta di ritenere) che le testimonianze siano vere, può anche basarsi SOLO sulle dichiarazioni del pentito. I riscontri sono utili, ma non indispensabili.”

    Veramente, la prassi attuale è l’esatto contrario: un singolo pentito non è mai sufficiente come prova.

    “etc etc etc. Fai una ricerca per denuncia botte in carcere 41 bis, se vuoi. ”

    Nei tre link da lei postati esiste una particolare coincidenza: gli intervistati fanno le loro affermazioni, ma non si peritano di fornire, nè loro nè gli autori, la benchè minima prova di quanto sostenuto.

    “has expressed concern that the 41 bis regime could in some circumstances amount to “cruel, inhumane or degrading treatment” for prisoners.”

    Non so precisamente quale sia il linguaggio di solito usato da AI, ma affermare che in alcune circostanze il 41bis possa comportare trattamenti crudeli, inumani o degradanti è decisamente vago: se è per questo anche il carcere normale può comportare trattamenti crudeli, inumani o degradanti…..

    Rispondi
  4. Eulalia

    Va bene, avete ragione voi, personcine perbene che non conoscono ex carcerati.
    Vi auguro di proseguire fieramente nella vostra ricerca della verità e nella vostra difesa dei diritti civili di tutti, detenuti esclusi.

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    1. Paolo

      Il punto focale che le contesto non sono i diritti civili negati ai carcerati, ma la quasi totale assenza di prove che lei (non) porta a supporto delle sue argomentazioni.

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    2. Remo

      Eulalia ci saluti il suo amico B.V., stalker di Murat, e gli dica di non preoccuparsi perché se anche dovesse finire al gabbio di certo non gli daranno il 41bis.
      P.S. E dica sempre al suo amico che il suo amato Silvio si è vantato di essere stato uno dei primi sostenitori nel suo mandato del c.d. “carcere duro”.

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      1. admin

        Remo per favore evitiamo di ingigantire la discussione portandola ad una degenerazione poco utile. 🙂
        Grazie per la collaborazione.

        Tradotto: cerchiamo di evitare i flame. 😉

        Rispondi
      2. Cagliostro Autore articolo

        Remo,
        in un blog libero ogni commento educato (come quelli di Eulalia) sono sempre accetti e graditi.
        Si può ragionare molto bene anche (se non soprattutto) con persone che – su singoli punti – hanno una visione diversa dalla nostra.
        I blog nascono proprio per discutere e noi siam qui per questo. Grazie 🙂

        Rispondi
      3. Remo

        Questa persone ha detto praticamente che i giudici “ricattano”, che le bombe contro Falcone e Borsellino servirono per condurre a “più miti consigli” uno Stato bullo che vessava i poveri mafiosi e sono io che ingigantisco la discussione? Mi chiedo se questa persona si rende conto della abnormità che ha detto.

        Rispondi
  5. Cagliostro Autore articolo

    Cerco di riprendere il filo del discorso.
    Gentile Eulalia, cerchiamo di essere precisi anche nelle parole considerando che stiamo parlando di magistrati che – in alcuni casi – sono anche morti o che comunque rischiano la vita per darci una società migliore.
    Il ricatto è mettere qualcuno «nella condizione di non poter opporre un rifiuto a quanto ci vien chiesto». Ora prendiamo il caso del boss mafioso Vincenzo Brusca (colui che partecipò all’omocidio di Falcone). Subito dopo il suo arresto poteva scontare la pena inflitta oppure cominciare a collaborare e beneficiare dei benefici di legge. Scelse la seconda strada ma volendo poteva rifiutarsi – come ha fatto Riina ad esempio – e scontare la sua pena: quindi nessun ricatto.
    Poi ci sono stati casi come Tortora (la giustizia non è mai perfetta e per questo ci sono anche diversi gradi di giudizio e la possibilità di riaprire il processo) ma ci sono stati innumerevoli altri casi di magistrati che hanno sconfessato presunti pentiti.
    Inoltre ti faccio presente che – sebbene i media non ne parlino molto – la mafia rimane sempre una situazione d’emergenza che piega l’economia di molte regioni italiane se non di tutta Italia.
    Riguardo il caso di Gaetano Murana di cui hai postato due link non è chiaro se le vessazioni siano state subite o meno in regime di 41 bis. Allo stesso modo servirebbero documenti, report di ong indipendenti (come quelle di Amnesty sulla situazione dei Cpt) e non articoli di giornale su casi specifici.
    Riguardo l’articolo dell’osservatorio repressione (ma chi sono?? mai sentiti) vedo alcune contraddizioni. Prima si afferma che il 41 bis non sia uno strumento utile alla lotta alla mafia e poi si dice che l’abolizione del 41 bis rientrava proprio tra i punti del “papello” nella presunta trattativa tra Stato e mafia. Sottolineo che in recentissime intercettazioni alcuni boss si lamentavano della presenza del 41 bis.
    Secondo te – davanti ad una pena da scontare – sarebbe preferibile non scontare la pena né dentro le carceri né al di fuori: purtroppo una pena deve essere scontata. E’ una base di uno stato di diritto.
    Ad ogni modo non confondiamo il confino (che non è un provvedimento giudiziario in seguito ad un processo ma un semplice provvedimento di polizia dichiarato incostituzionale e quindi abolito) con il soggiorno obbligato che è un provvedimento giudiziario a seguito di una condanna penale passata in giudicato.
    Non penso affatto che ad un detenuto si possa fare tutto tranne che privarlo della vita e sono un accesso sostenitore dei diritti umani per i detenuti ma bisogna considerare cosa s’intenda per “diritti umani”: privare un detenuto della televisione a colori (come nel 41 bis) non mi sembra una lesione dei diritti umani.
    Nel nostro piccolo cerchiamo di difendere la più ampia gamma di diritti in base a quelle che sono le capacità e le competenze di ciascun blogger. Ad esempio troverai un articolo sulla condanna di Human Rigths Watch all’Italia nella gestione dei migranti. Stranamente Pontilex.org è l’unica fonte d’informazione che ha dato spazio a questa dura condanna al nostro sistema di gestione degli immigrati.
    Ovviamente riconosco più credibilità ad associazioni come Amnesty International o Human Rights Watch che ad altre associazioni. Conosco Antigone (utilissimo il loro libro sulla legge Fini-Giovanardi) ma non credo abbiano mai parlato dello stato del 41 bis.
    Capitolo Amnesty sul 41 bis. Amnesty non ha condannato il 41 bis in generale ma ha criticato solo un aspetto: ossia la difficoltà di comunicare tra detenuto ed i suoi legali. Ed – attenti bene – Amnesty non ha criticato il fatto che possano esserci delle limitazioni a tale corrispondenza ma ha criticato che tali limiti attualmente non sono decise dal giudice caso per caso ma sono decise da un decreto ministeriale. Per questo Amnesty scrive che il 41 bis può diventare inumano: dipende dalle misure stabilite nel decreto ministeriale che – anno dopo anno – sceglie quali sono le misure a cui devono essere sottoposti i detenuti in regime di carcere duro.
    Poi mi rendo conto che – nel parlare di mafia – ci possano essere sensibilità e la visione di uno come me (nato in un contesto profondamente minacciato dalla mafia) sia diverso.
    Allo stesso modo, personalmente sarò ben felice di parlare e scrivere dei diritti dei detenuti comuni e – per quanto posso – scrivo molto sulla depenalizzazione dei reati legati all’uso di droga considerato che la stragrande maggioranza della popolazione carceraria è composta da persone condannata per questo genere di reati.

    Rispondi
  6. pao

    Ma certo, tutti sappiamo benissimo che VolpaSStren e´contro la “Mafia”, la delinquenza organizzata e non..esattamente come lo é contro il femminicidio, la violenza, l´antisemitismo, la discriminazione il razzismo, MA…..

    ):D

    Rispondi
  7. Eulalia

    Sei molto gentile Cagliostro, ma essere identificata come un’amica di Pontifex non mi interessa, spero che ci sarà un po’ più di apertura e meno pregiudizio in futuro.
    Del resto, ho già abbastanza problemi nella mia vita. Contribuire a un dibattito sarebbe stato interessante, ma non dovendo fronteggiare tanta ostilità.
    Grazie.

    Rispondi
  8. Dody

    ahahahahahah, bene bene bene, ecco un aspetto del signor dottor professor Brunello Volpe: ora il suddetto dottore oltre a essere razzista, antisemita e fascista è pure filo mafioso! Ma STRALOL!!!!

    Rispondi
  9. Caffe

    Il punto è che, uno stato civile, non può, per combattere il fenomeno mafioso, scendere al livello barbarico dei mafiosi stessi; detto questo, Cagliostro, mettila come ti pare, ma l’uso sconsiderato di pentiti come unica fonte di prova a carico (caso Tortora docet), ed il 41 bis sono autentici atti di barbarie, peraltro marginalmente efficaci per la lotta alla mafia ed inutilmente afflittivi per coloro che sono oggetto a queste misure. La mafia si combatte ad altri livelli, finché molti “insospettabili” collusi occuperanno posti nevralgici dell’apparato statale, non abbiamo speranza di sconfiggere la mafia, neanche fucilando sul posto il picciotto beccato in flagrante; insomma il pesce comincia a puzzare dalla testa, ma la responsabilità è anche nostra.

    Rispondi
    1. Remo

      Che possa esserci da parte di certuni magistrati un uso un po’ troppo disinvolto dei pentiti e dell’usare solo prove testimoniali (ma questo più in generale) possono anche convenire, ma non che il 41bis sia un “atto di barbarie”, primo perché è usato solo per alcuni soggetti molto pericolosi, secondo perché altrimenti risulta impossile stroncare il legame tra i boss incarcerati e l’organizzazione mafiosa, e se uno riesce a tirare i fili della propria organizzazioe pure dal carcere capirete poi come può diventare ancora più dura combattere il fenomeno se si dà l’idea di un Stato incapace perfino di bloccarti mettendoti in galera.

      Rispondi
    2. Cagliostro Autore articolo

      «Il punto è che, uno stato civile, non può, per combattere il fenomeno mafioso, scendere al livello barbarico dei mafiosi stessi».
      Non mi sembra che nell’ordinamento giuridico italiano lo Stato possa avvalersi della pena di morte, la tortura, l’estorsione, la minaccia, il sequestro sommario di beni e persone come invece fa la mafia; allo stesso modo non credo che nella mafia sia previsto l’avvocato difensore e tre gradi di giudizio.

      «l’uso sconsiderato di pentiti come unica fonte di prova a carico (caso Tortora docet), ed il 41 bis sono autentici atti di barbarie, peraltro marginalmente efficaci per la lotta alla mafia ed inutilmente afflittivi per coloro che sono oggetto a queste misure».
      1. Sai portarmi altri esempi di persone ingiustamente incarcerate solo per le dichiarazioni dei pentiti?
      2. Non mi sembra che Amnesty International, nella recenti richieste al prossimo governo, abbia posto il problema del 41 bis.
      3. Se credi che l’uso dei pentiti sia marginalmente efficace contro la lotta alla mafia dovresti considerare cosa ne pensava Falcone e la collaborazione che ebbe con Buscetta.

      «non abbiamo speranza di sconfiggere la mafia, neanche fucilando sul posto il picciotto beccato in flagrante»
      Io invece – da uomo del Sud – credo che la mafia possa essere sconfitta e non è affatto necessario sparare il picciotto beccato in flagrante.

      «la responsabilità è anche nostra»
      Cominciamo a chiederci cosa ognuno di noi può fare per avere una società migliore.

      Rispondi
      1. Caffe

        Gentile Cagliostro, l’ordinamento legislativo italiano, in teoria, non è molto peggiore di quello di altri paesi “democratici”, ma tu ed io sappiamo bene che, in italia non viene comunque applicato, o applicato in maniera distorta senza controlli e contrappesi degni di questo nome; per questo siamo regolarmente condannati da tutte le istituzioni e organizzazioni mondiali per i diritti civili. Questo non lo dico io, sono fatti, poco risaputi, ma fatti; tu ne ammetti qualcuno, a me ne basta anche solo un’innocente debba affrontare quell’inferno per dire “non ci sto!”, anche se purtroppo sono molti di più i casi che non vengono a galla solo perché i protagonisti sono dei poveri cristi. M’è rimasto impresso un passaggio di un tuo precedente intervento: “Non ho di queste amicizie”; questo mi dice qualcosa e mi chiedo se sono io quello che va in giro con gli occhi bendati e guidando contromano; mi auguro sinceramente che tu non cada mai nel tritacarne che è la giustizia italiana per dover cambiare idea. Concludo prendendo atto che non siamo d’accordo su questo punto, ma non casca mica il mondo per questo, qui, almeno, di certi argomenti si può parlare liberamente. Cordiali saluti.

        Rispondi
        1. Cagliostro Autore articolo

          Gentile Caffé,
          scusami se replico ma su questo argomento son particolarmente sensibile e credo che la precisione sia necessaria.
          All’interno del sistema giudiziario italiano ci sono delle storture e questo è vero (situazione delle carceri, dei cpt, lentezza dei processi) e sempre su questo blog troverai un articolo sempre a firma mia (ma questo vuol dire poco o nulla) che condanna – in base ad un dossier di Human Rights Watch – il comportamento della nostra polizia portuale. Non mi sembra che altri giornali abbiano dato spazio a questa importante notizia e questo deve far capire che non abbiamo preconcetti di sorta.
          Allo stesso modo – pur esistendo queste storture (Genova docet) – non possiamo “sparare nel mucchio” ed affermare che la lotta alla mafia venga fatta con sfregio dei diritti civili ed umani senza portare le necessarie prove.
          Vero che l’Italia è spesso condannata da organizzazioni mondiali per i diritti civili ma – se apro il dossier 2012 di Amnesty International sull’Italia – non trovo nessun riferimento a confessioni estorte con metodi illegali, alla brutalità del 41 bis o una condanna per l’ergastolo. Come saprai alcuni intellettuali avevano chiesto la cancellazione dell’ergastolo ma – personalmente – sono in totale disaccordo. Quindi l’Italia è condannata in alcuni casi per violazione dei diritti umani ma – lo ri-evidenzio – non per il 41 bis o per “confessioni estorte”.
          Caso Tortora. Purtroppo, se dovessimo considerare gli errori commessi nella storia del nostro ordinamento giudiziario dovremmo eliminare ogni reato per paura di incarcerare un innocente. Proprio per questo il nostro sistema prevede tre gradi di giudizio, la possibilità di rivedere il processo e provvedimenti disciplinari per il magistrato protagonista di colpe gravi.
          Allo stesso modo – per quanto riguarda l’uso dei pentiti – sfrutto la tua cortesia e ti chiedo di leggere questo mio articolo in cui pentiti della ‘ndrangheta (fenomeno totalmente nuovo quello dei pentiti di ‘ndrangheta) ed intercettazioni varie hanno permesso di sferrare un colpo letale ad una cosca calabra con sequestri di beni per centinaia di milioni di euro ed arresti vari: scusa – ma da calabrese – godo a questo.
          Francamente non credo che coloro che vanno dentro per le dichiarazioni dei pentiti siano “poveri cristi” o almeno non lo sono chi può vantare beni per centinaia di milioni di euro come nell’articolo di cui ti ho detto.
          Scusami ma cosa ci sarebbe di male a non avere amici che sono finiti in carcere? Personalmente son molto selettivo con le amicizie e lo facevo anche quando vivevo in Calabria: non ho mai preso un caffé con una persona che non fosse più che pulita. Se tornassi indietro rifarei esattamente la stessa cosa.
          Ricambio i cordiali saluti.

          Rispondi
  10. Caffe

    Caro Cagliostro; oggi, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, il(la?) ministro ministro(a?) della Giustizia Paola Severino,( non io), dichiara che: “Rimane inaccettabile che, all’inizio di questo mese, 24.124 detenuti su 65.789, pari a circa il 36%, dell’intera popolazione carceraria, siano ancora in attesa di giudizio e, tra essi, ben 12.594 attendano il giudizio di primo grado” ; questo, per me chiude il discorso, se tu hai ancora voglia di prendere le mosche per le palle, fai pure, io passo e chiudo qui. Cordiali saluti.

    Rispondi
  11. Jonny Dio

    Dibattito interessante. Quando i diritti dei lavoratori riceveranno le accalorate difese che suscitano i diritti dei mafiosi, mandatemi una mail.

    Rispondi
      1. Paolo

        Credo intenda commentare criticamente il fatto che si faccia tanto rumore per i diritti dei carcerati mafiosi quando invece quelli dei lavoratori vengono fatti passare in secondo piano, se va bene. Osservazione più che comprensibile, imho.

        Rispondi
  12. Caffe

    Dei diritti (sacrosanti) dei lavoratori se ne occupano (male) politici e sindacati, tutti a tempo pieno: non capisco perché denunciare o discutere sulla disorganizzazione, arretratezza, inadeguatezza e crudeltà del sistema giudiziario legislativo di questo disgraziatissimo paese, debba scandalizzarti tanto; è l’indifferenza al destino di Caino, o, addirittura, lo spirito vendicativo che anima il “civile popolo italiano” alla faccia del suo 90% di cattolici, la cosa che più mi ripugna. Jonny Dio: è evidente che vivere in un paese civile o meno per te non fa nessuna differenza: basta “che se magna!”

    Rispondi
  13. Eulalia

    “Si faccia tanto rumore” cioè dire la propria opinione su un blog, che è fatto per questo, è “fare tanto rumore”?

    Qui ci sono delle confusioni grandissime, io non riesco a capire quanto sia intenzionale e quanto dovuto a pigrizia mentale o peggio.

    Intanto, fare presente che esistono *anche* i diritti dei carcerati, non significa togliere niente alla difesa di altri diritti.

    Poi, parlare e menzionare questi diritti, non fa certo di te automaticamente un sostenitore della causa del carcerato, che comporta qualcosa di più della semplice frequentazione di un forum mollando qualche commento più o meno interessante qua e là.

    Infine, cosa più grave di tutti, qui si dice che per difendere i diritti dei carcerati si difende la mafia.

    Allora, la maggior parte della popolazione carceraria è costituita da *poveri* cristi per la maggior parte drogati, o delinquenti comuni. Pochi i grandi criminali, e certo una discreta componente di mafiosi. Soprattutto, la percentuale di extracomunitari ormai è altissima. Infine ci sono i politici, ancora.
    Allora, dire che tutte queste persone *potrebbero* avere i loro diritti, è stare dalla parte della Mafia?
    O se lo dico io sotto questo articolo di un tal Cagliostro, sto dalla parte di Pontifex?

    La mafia è stata combattuta anche con degli strumenti che hanno ridotto il nostro Stato di diritto, questo è un fatto. E ne hanno fatto le spese tutti, tutti coloro almeno che non pensano “finché non capita a me, la cosa non mi riguarda”. Perché stanno molto attenti a non frequentare mafiosi. Bene, auguri: sappi Cagliostro caro il mio calabrese, che di solito gli ‘ndanghetisti non lo vengono certo a dire a te, che sei un estraneo, se sono o no degli affiliati. Comunque, se ti fa stare bene pensare di frequentare tutte persone a modino, continua così, e continua pure a godere quando arrestano qualcuno grazie alle delazioni di un pentito: sappi solo che potrebbe, e sottolineo potrebbe, aver fatto arrestare chi gli pareva a lui, perché basarsi solo sulle dichiarazione di un cosiddetto pentito è sempre un grande rischio.

    Qui passano delle linee di ragionamento veramente confuse e contorte, mi pare. Forse sarebbe il caso, prima di fare un commento, di ripassarsi un poco la dialettica di Platone.

    Rispondi
    1. Paolo

      Non capisco perchè se l’è presa tanto per una mia espressione; dal momento che sono forse più abituato ad esprimermi nella lingua d’Albione non mi venivano in mente espressioni italiane adatte a tradurre il mio pensiero, e sono dovuto ricorrere ad una poco carina citazione shakespeariana. In ogni caso non era voluto alcun utilizzo sprezzante della parola.

      Sui diritti dei carcerati non ho nulla da dire; imho ritengo che vadano in una certa misura subordinati a quelli dei lavoratori, ma è fuor di dubbio che essi li possiedano e che purtroppo questi vengano poco rispettati.
      Discorso molto diverso invece per i carcerati per mafia, personalmente porrei i loro diritti in fondo o quasi alla lista delle priorità.

      “La mafia è stata combattuta anche con degli strumenti che hanno ridotto il nostro Stato di diritto, questo è un fatto. ”

      Prove di quanto afferma, prego ?

      P.S. forse ha confuso Platone con Aristotele.

      Rispondi
    2. Cagliostro Autore articolo

      Gentile Eulalia,
      concordo pienamente con te quando scrivi che difendere i diritti dei carcerati «non significa togliere niente alla difesa di altri diritti»: l’amministrazione dello Stato è talmente ampia che sono diversi soggetti a doversi occupare delle situazione delle carceri, dei diritti dei lavoratori, dei malati, etc. Non c’è mai conflitto né a livello amministrativo, governativo o legislativo: sfatiamo un luogo comune.
      Concordo pienamente con te che difendere i diritti dei carcerati non significa difendere la mafia.
      Concordo allo stesso modo con te che sostenere i diritti dei carcerati non significa condividere il pensiero di Pontifex.
      Inoltre è normale che in un post la discussione poi si allarghi ad altri temi: non credo sia un grosso problema fintanto che non si esula del tutto dalla discussione ma non è questo il caso.
      Hai pienamente ragione che la maggior parte della popolazione carceraria è costituita da delinquenti comuni (per cui si potrebbero prevedere misure alternative al carcere), immigrati e drogati (per via delle leggi Bossi-Fini e Fini-Giovanardi) ti faccio notare che in questo blog spesso ci sono articoli a favore della depenalizzazione delle droghe leggere con notizie che non trovi neanche sulla stampa nazionale.
      Sin qua gli elementi (non pochi) che condivido con te.

      «La mafia è stata combattuta anche con degli strumenti che hanno ridotto il nostro Stato di diritto, questo è un fatto»: secondo me questo non è un fatto ma una tua personale opinione (sebbene rispettabile). Mi basta pensare che non ci sono mai state condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo o da varie Ong come Amnesty International o Human Rights Watch: qualche giorno fa Amnesty International ha avanzato delle richieste alle coalizioni per il prossimo governo e nessuna di queste verteva sugli strumenti utilizzati per combattere la mafia. Inoltre nessuna legge (compreso il 41 bis) è stato mai trovato incostituzionale da parte della nostra Corte costituzionale.

      «ne hanno fatto le spese tutti, tutti coloro almeno che non pensano “finché non capita a me, la cosa non mi riguarda”»
      : francamente non mi sembra che milioni di italiani siano in carcere o siano indagati per via della repressione contro la mafia. Basta essere onesti e non c’è nessun problema.

      «Perché stanno molto attenti a non frequentare mafiosi»: ti assicuro che se tutti gli onesti cominciassero anche a smettere di bere un caffè assieme ad un mafioso la lotta alla mafia sarebbe più facile. La mafia non si combatte solo a livello giudiziario ma anche – e soprattutto – isolandola socialmente.

      «sappi Cagliostro caro il mio calabrese, che di solito gli ‘ndanghetisti non lo vengono certo a dire a te, che sei un estraneo, se sono o no degli affiliati»:da ciò capisco che proprio non hai nessuna idea di cosa sia la ‘ndrangheta. Pensi che in un paese di 10mila abitanti non si sappia chi sia un affiliato? D’altronde se un disoccupato dall’oggi al domani comincia a girare con una fuoriserie ed in abiti griffati qualche dubbio viene.

      «se ti fa stare bene pensare di frequentare tutte persone a modino, continua così»: certo che farò così. Come diceva il presidente Pertini ad Enzo Biagi «se tu non fossi onesto sino alla punta dei capelli non ti degnerei della mia amicizia»: sono strano, se uno non è totalmente onesto non lo degno della mia amicizia. Strano vero?

      «continua pure a godere quando arrestano qualcuno grazie alle delazioni di un pentito: sappi solo che potrebbe, e sottolineo potrebbe, aver fatto arrestare chi gli pareva a lui»
      . Tu pensi che se un pentito si sveglia ed afferma che io sono un criminale passerei dei guai? Non siamo ridicoli: si metterebbe ancora di più nei guai.

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