Ohibò…

… son forse iniziate le resurrezioni che annunciano la fine dei tempi?Qualche venerabile santo ha provveduto a fornire a noi miscredenti “un’accompagnatoria di segni e prodigi a conferma della divinità di Gesù” (citazione di cui potete farvi edotti qui)? Siamo, per qualche misterioso portale, entrati in un mondo parallelo, in cui il “dopo”, dunque la morte, precede il “prima”, cioè la vita? Ma, soprattutto, perché mi pongo queste domande? Per comprenderlo, dobbiamo porre in atto, e senza esserci prima accompagnati ad una dama d’indubitabile virtù, uno dei pochi metodi contraccetivi che la Chiesa cattolica ed apostolica romana riconosca come lecito: dobbiamo, cioè, fare un passo indietro.

M’interrogavo, questa mattina, sul concetto di sanità mentale e, su quello, speculare, di pazzia; rifletti che ti rifletti, sono giunto a considerare il fatto che un pazzo non deve ritenere folle la sua visione del mondo (e di se stesso): essa è anzi, ai suoi occhi, perfettamente razionale, coerente, normale. La questione mi ha piuttosto inquietato; nei fatti, potevo essere anch’io (come chiunque altro) pazzo, e non essermene mai reso conto.

In preda alla paura, o addirittura al delirio (e forse, per paura della pazzia, un poco pazzo, per qualche minuto, lo sono diventato), ho iniziato a sfogliare compulsivamente le pagine Web, alla ricerca di un test in grado di darmi la risposta che volevo: son io forse pazzo?; alla fine, dopo averne scartati molti che richiedevano uno un professionista esperto, un altro qualcuna delle macchie di Rorschach, un terzo un soggiorno di almeno quindici giorni nella sezione della Lega Nord di Predappio (e vorrei vedere chi non diverebbe pazzo, in quella situazione), ne ho trovato uno, di facile e rapida esecuzione, ed in grado di fornire risposte praticamente certe.

Questo test (davvero miracoloso) funziona così: si apre la pagina principale di Pontifex.Roma, se ne legge, a caso, o anche lasciandosi influenzare dalle maginifiche lettere maiuscole del titolo, qualche articolo e, se non si trova in essi alcun raziocinio, se nessuna delle “idee” da essi propagandate ci pare sostenibile, allora si è perfettamente sani. Il viceversa, ci tengo a dirlo, non è sempre vero: si può essere savi quanto un re di Castiglia e Leòn, ma talvolta l’aura di mistero creata da una firma anonima, la fine retorica di Cielo o la pietà per come la lingua italiana viene maltrattata dall’una-volta-direttore-ora-nessun-lo-sa Bruno Volpe possono far diventare pii quanto un imperatore del Sacro Romano Impero e, dunque, indurre all’errore praticamente chiunque.

Se, per caso, la mia introduzione ha fatto dubitare anche voi della mia salute mentale, comunque, state tranquilli: ho trovato semplicemente ridicolo l’articolo in cui il già citato Bruno Volpe tenta di dare un’improbabile dimostrazione della validità dell’equazione obeso=gay (qualsiasi cosa essa voglia dire), ed ho sorriso pensando che, forse, vista l’età, il povero articolista comincia ad aver paura di avvicinarsi alla bilancia (a quando una vibrante protesta contro la “calvofobia”, che per altro sarebbe termine con agganci alla realtà sicuramente più solidi di cattofobia?); non ho preso sul serio neppure per un momento l’allarme sulla presunta legalizzazione dell’incesto, e mi sono limitato a guardare con ammirazione l’inquietante, ma stupenda illustrazione che lo accompagna; ho letto con grande noia l’ennesima intervista ad un vescovo pensionato, che si lamenta della stagione di crisi in cui versa l’azienda che gli sta pagando una lauta pensione (forse teme l’arrivo di una Fornero o di un Marchionne).

D’improvviso, però, è comparso questo, e sono saltato sulla sedia: primo, per la paura, perché consideravo questo articolo essere ormai morto e sepolto da molto, molto tempo, ed a me gli zombie piacciono solo nei film di Romero e negli albi di Dylan Dog (di fatti, ho avuto modo di scrivere, col dente avvelenato, contro il cosiddetto “spirito di Lepanto”); e secondo, per la nostalgia.

Sì, avete letto bene, per la nostalgia: perché su questo sito, infatti, sono comparso per la prima volta proprio con una nota che, tra le altre cose, esplorava le svariate centinaia di errori che quell’articolo contiene (leggere per credere; la firma è di Admin, perché ancora non potevo scrivere di persona: e per fortuna, visto che anch’io mi sono prodotto in una quantità impressionante di orrori grammaticali, di cui mi rendo conto solo ora, a quasi un anno di distanza).

Proprio nell’introduzione a quel mio primo pezzo (che avevo pubblicato qualche mese prima sul mio sito personale, e che avevo poi chiesto di pubblicare anche qui in un periodo in cui la polemica antidarwinista era particolarmente accesa), Admin ricostruisce bene l’improvvisa “scomparsa” dall’archivio di Pontifex di quel “Gregor Mendel, il padre della genetica, il frate agostiniano che ha smentito scientificamente il darwinismo”, cui io mi proponevo di rispondere. Scomparsa che era stata totale, e non un semplice “scivolare” in archivi irraggiungibili da chiunque, tranne che da novelli Indiana Jones intenzionati a girare mezz’Europa per recuperare le parole d’ordine (magari durante adunate di piazza di neonazisti, non mi stupirebbe) in grado di aprire lo “scrigno dei segreti” celato dai loro webmaster, e che, devo dire, non mi aveva riempito di sentimenti d’infelicità: perché, se da un lato, l’unico pensiero vagamente condivisibile che formuli padre Jorge da Burgos ne “Il nome della rosa” è che anche gli errori vanno conservati, d’altro canto in questo modo spariva dal mondo un piccolo grande pezzo d’ignoranza (s’intede, come sempre, etimologica) e, se mi si concede un giudizio forse avventato, di malafede (anzi, non così avventato: leggere quel “Recupero archivio smarrito Pontifex Roma agosto 2011″, posto in calce, e rammentare cosa stava succedendo su Pontifex.Roma proprio nell’agosto scorso, per comprendere perché).

Infine, devo confessare che mi sono corsi lungo la schiena due lunghi brividi, mentre il mio lentissimo calcolatore procedeva all’apertura del topic in questione: il primo l’ha prodotto la possibilità che l’articolo fosse stato sottratto alla pubblica visione per essere emendato di tutti i suoi errori, attività che, vista la loro mole, poteva aver richiesto un lavoro di quasi un anno, tra documentazione e scrittura “fisica”; il secondo, quella che ci fosse, posto magari in coda all’articolo, che veniva riproposto per far capire di cosa si stava parlando, un qualche tipo di risposta alle questioni da me sollevate, anche perché inizia davvero ad offendermi il comportamento che Volpe e soci stanno tenendo nei miei confronti: suvvia, è quasi un anno che scrivo di voi, possibile che non abbiate mai trovato il tempo di rispondermi, neppure per paragonarmi, che so, ad un succo di frutta?

Entrambe le speranze, ovviamente, sono state frustrate; se esisti (e mi dispiace dirtelo, ma ne dubito), pietà di me, Signore, per aver creduto in loro.

Post scriptum: aprofitto dell’occasione per consigliare un piccolo gioiello di divulgazione scientifica, Il caso e la necessità di Jacques Monod (premio Nobel per la Medicina nel 1965, giusto per far capire di chi stiamo parlando) che contiene un’ottima spiegazione del darwinismo, ed anche del perché a noi uomini esso non piace.

 

1 pensiero su “Ohibò…

  1. pao

    ahhahahahahah Gaber, sei fantastico!
    Comunque confermo, anche a me gli “articoli” pontifeSSi fanno dubitare…ma della LORO sanitá mentale, non della mia!

    Anzi, ormai a quasi due anni di distanza, posso affermare che il dubbio si é trasformato in dolorosa certezza…

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