I diritti dei figli nati da incesto: il punto di vista (con qualche dimenticanza) dell’Avv. Amato su Cultura Cattolica

Su Cultura Cattolica, l’Avv. Gianfranco Amato interviene sul disegno di leggeDisposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali») in discussione alle Camere che equipara del tutto i figli legittimi (quelli nati da una coppia sposata) a figli naturali (ossia nati da una coppia non sposata).
Paradossalmente – ad oggi – i figli naturali acquisiscono – con il riconoscimento – rapporti di parentela solo con i genitori ma non con gli altri parenti. Con l’approvazione del disegno di legge si estenderebbero i vincoli di parentela non sono solo con padri e madri, ma anche con le intere famiglie di origine, con una rilevante conseguenza ai fini successori.
In questo disegno di legge viene disposta una modifica all’art. 251 del codice civile consentendo che i figli nati da relazione incestuosa possano essere riconosciuti avendo accesso anche ai diritti successori (ossia ereditari).
L’Avv. Amato – nel suo articolo – scrive: «Cominciamo illustrando quale sia il vero background culturale dell’iniziativa, e con qualche dato parlamentare a pochi noto. Paladini della legalizzazione dell’incesto sono da sempre i radicali». Inutile invocare sempre i Radicali: il Ddl in questione non è stato presentato dai Radicali ma da esponenti dell’intero arco parlamentare (Mussolini, Carlucci, Bindi, Ferranti, Amici, Miotto, Palomba, Borghesi, Capano, Ferranti) ivi compresa le cattoliche Binetti e Bindi e tra i proponenti non c’è neanche un parlamentare radicale.
L’avvocato Amato afferma che «i figli incestuosi non riconoscibili oggi godono di una certa tutela»: questo è vero in quanto hanno diritto al mantenimento, all’istruzione e all’educazione ma non godono dei diritti successori (eredità). Su quest’ultimo punto, Amato ritiene che il divieto di avere il cognome del padre ed il divieto di avere gli stessi diritti successori sia legittimo perché «significherebbe riconoscere indirettamente un contesto familiare illegittimo per il nostro ordinamento giuridico e in contrasto con i principi costituzionali». Purtroppo la Corte costituzionale (sent. 494/2002) è in disaccordo con quando afferma l’Avv. Amato e sostiene che la discriminazione effettuata dal legislatore nei confronti dei figli incestuosi non possa essere giustificata dalla tutela di interessi quali l’ordine pubblico familiare o i diritti dei membri della famiglia legittima, che sarebbero turbati dall’ingresso nella vita familiare di figli nati da genitori incestuosi e – sempre per la Corte – «le responsabilità, anche penali, dei genitori incestuosi non giustificano la limitazione dei diritti dei figli, che non possono essere pregiudicati da fatti e scelte a loro non attribuibili» privandoli della possibilità di avere un genitore, un nome e una famiglia: l’Avv. Amato stranamente non menziona questa importante sentenza.
L’Avv. Amato afferma che «non può considerarsi un interesse dei figli il fatto di vedere certificata e pubblicamente conclamata la propria origine incestuosa». Purtroppo la citata sentenza della Corte costituzionale nasce proprio dalla richiesta di un figlio nato da una relazione incestuosa di accertare le proprie origini (precedentemente vietato dall’art. 278 del codice civile poi dichiarato incostituzionale nella citata sentenza).
L’avvocato sostiene che «se passasse alla Camera il riconoscimento dei figli incestuosi, questo potrebbe comportare anche la possibilità, seppure filtrata dal vaglio del giudice, dell’inserimento di tali figli nella famiglia dell’uno o dell’altro genitore, con tutte le implicazioni ben immaginabili». Verissimo ma sempre la Corte Costituzionale ricorda che prevale l’interesse del figlio a vedere riconosciute le proprio origini ai diritti dei membri della famiglia legittima dal non essere turbati dall’ingresso nella vita familiare di figli nati da genitori incestuosi.
Secondo Amato «se lo Stato arrivasse a riconoscere e tutelare il frutto dell’unione di due adulti consanguinei, prima o poi finirebbe inevitabilmente per riconoscere la legittimità di tale unione»: questa è solo una libera supposizione e non si spiega quali riconoscimenti lo Stato dovrebbe concedere a tali unioni.
Secondo l’avvocato Amato «i figli incestuosi, come abbiamo visto, godono già di tutele e di diritti sotto il profilo economico, ma non possono essere riconosciuti, perché questo significherebbe inserirli anche idealmente in un contesto familiare fatto di due genitori biologici consanguinei».
Purtroppo la Corte Costituzionale è in disaccordo con l’Avv. Amato ed il quid del disegno di legge non è riconoscere un livello sufficiente di diritti ai figli incestuosi ma parità di diritti con i figli legittimi (ossia nati all’interno del matrimonio).
L’Avv. Amato scrive che «i figli incestuosi non possono far parte, neppure idealmente, di un quadro e di un progetto familiare, per questo si può e si deve negare loro, ad esempio, il diritto ad ottenere il cognome, il diritto ad una successione piena e la possibilità che i genitori incestuosi esercitino su di loro la potestà genitoriale. Non si tratta di una cattiveria nei confronti di soggetti innocenti, ma di salvaguardare il concetto di famiglia ed arrestare il processo culturale che tende alla liberalizzazione dell’incesto, ovvero alla regressione dei rapporti familiari allo stato animale. Di ciò ne erano pienamente consci, peraltro, gli stessi Padri Costituenti».
Se si richiama la Costituzione bisognerebbe almeno essere consapevoli di cosa affermi la Corte Costituzionale (che interpreta la Costituzione anche basandosi sui verbali dell’Assemblea Costituente) in materia. Nella citata sentenza 494/2002 la Corte Costituzionale afferma il pieno diritto per i figli incestuosi ad avere un genitore, un cognome ed una famiglia.
L’avv. Amato dovrebbe chiarire inoltre come si può conciliare la discriminazione nei confronti dei figli incestuosi davanti all’art. 3 della Costituzione che recita che «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
Dopo aver letto l’articolo dell’Avvocato Amato resta un dubbio. Il giurista scrive interviene sull’incesto senza mai citare una importante sentenza della Corte Costituzionale (494/2002) che ha offerto – dieci anni fa – la risposta alle sue obiezioni. C’è da chiedersi perché l’Avv. Amato non citi mai la citata sentenza: dimenticanza, ignoranza o volontà?
Al di fuori di ogni considerazione giudica la domanda da porre a questa parte del mondo cattolico è una. Per un cattolico la difesa della vita sin dal concepimento è un dovere di ogni uomo e l’aborto è un’aberrazione. Per questo motivo, anche in una gravidanza frutto di una relazione incestuosa è inammissibile ricorrere all’aborto ed è necessario proteggere il nascituro incestuoso. Se – legittimamente – si sostiene che bisogna proteggere la vita del nascituro (anche se incestuoso) non bisognerebbe essere coerenti e sostenere la protezione del nascituro non solo sino alla nascita ma anche – e soprattutto – dopo la nascita?
Che senso ha battersi affinché un bambino (anche se frutto di incesto) debba nascere per poi affermare che – dopo la nascita – lo stesso bambino non ha diritto ad un cognome, a dei genitori ed ai suoi diritti ereditari?

Cagliostro
http://alessandrocagliostro.wordpress.com/
@Cagliostro1743

6 pensieri su “I diritti dei figli nati da incesto: il punto di vista (con qualche dimenticanza) dell’Avv. Amato su Cultura Cattolica

  1. Flo

    Nessuno vuole difendere l’incesto, che per la maggiore è un rapporto imposto e malato, qualcosa che risulta ai più aberrante (giustamente), ma questa presa di posizione è alquanto ipocrita: da una parte la difesa indefessa dell’embrione contro tutto e tutti, soprattutto a scapito della volontà della donna, dall’altra dire: “Ci sono bambini di serie A e bambini di serie B”, ma un pò di coerenza?

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    1. caterina

      Come ha detto giustamente Corrado Guzzati agli iper-cattolici la vita interessa solo nella pancia della madre ed alla fine, soprattutto se sei attaccato ad una macchina per vivere tra atroci dolori; di tutto quello che sta in mezzo non gli importa un accidente.

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    1. Cagliostro Autore articolo

      Non mi fare parlare che è meglio……
      L’intervento dell’Avv. Amato è nato (a mio avviso) da un articolo di Tempi.it (l’organo di Comunione e Liberazione).
      La giornalista Benedetta Frigeria pubblica un articolo contrario all’allargamento dei diritto per i figli incestuosi e si è sviluppato un dibattito polemico.
      La sig.ra Frigerio – secondo me sentendosi messa alle strette – ha postato un articolo di Amato contrario a sostegno delle sue tesi. L’articolo di Amato contenva però riflessioni di filosofi, scrittori e psicologi ma non c’era nessuna riflessione giuridica.
      Alla mia obiezione, è saltato fuori quest’altro articolo di Amato che – secondo me – è abbastanza debole.

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