Nomi angelici, pistolotti e salti pindarici…

PARADISO: nei cieli manca tutta la gente interessante

Se non sai onorare gli uomini, come puoi pensare di onorare divinità e spiriti?

I Dialoghi di Confucio, XI, 22. Piccola biblioteca Einaudi, pg. 123

Angeli custodi angeli custodi e ancora angeli custodi. Che noia, non ci bastava Stanzione? Questo è il secondo articolo in tutta la settimana della tastiera di Di Pietro. Qualcosa non deve andare in lui, non per niente sarebbe stato più accettabile se avesse risposto alle critiche, tutte le critiche, al luogo di insistere sugli stessi temi.

Ma prima concediamoci lo sfizio di rispondere al caro – tra molte fila di virgolette – Babini:

“l’arte religiosa e l’architettura sono in crisi e infatti si costruiscono luoghi di culto molto brutti e comunque non confacenti alla dignità del posto, prenda la Chiesa nuova di Foligno. Il motivo è che si commissionano chiese ad architetti che non sono credenti e per la loro formazione non possono progettare opere ispirate a Dio.

Onestamente mi pare difficile statisticamente asserire una cosa del genere, vista per altro la gran quantità di esse. In fondo, da quando essere credenti è sinonimo di buon gusto?

E adesso subito a commentare quest’ennesima perla:

Gli angeli hanno due modi per manifestarsi agli uomini. La Bibbia li indica, chi li fa intervenire subito “in carne ed ossa” (di colpo) presso i loro protetti, sia che li si mostra rivelandosi ai profeti in [s]plendide visioni. Nel Nuovo Testamento, le visioni di angeli – quelle al diacono Filippo (Atti 8, 26) ed a Cornelio (Atti 10, 3) – sono più rari dei loro interventi inscritti nel tempo e lo spazio degli uomini

Non si capisce bene se l’inizio vuol essere una sorta di introduzione o direttamente prova di una tesi non ancora svelata. Fatto sta che già qui si inizia a percepire l’atmosfera da fabula fortemente presente già nello scorso articolo sulle resurrezioni “storicamente certificate”. Forse solo un po’ più spinta.

 presenti alla nascita di Gesù

E a questo punto si dirà: perfetto ora introdurrà la cosa che erano anche presenti alla nascita di Buddha (laonde invero erano Deva cioè dei) e di Zarathustra..

E invece no: perché ammetterlo sarebbe come dire guardate che ci siam copiati un paio di cose dai vicini per la mente di Brunello. Cosa in parte vera, ma che mostra una certa incoerenza quando citò queste cose nello scorso articolo. A scanso d’equivoci, ri-cito i racconti:

Budda, Siddharta Gautama, viene salutato alla sua nascita, 560 a.C., dai Deva, spiriti angelici

http://www.pontifex.roma.it/index.php/libri/35-libri-cattolici/10904-qscritto-nel-ventoq-un-libro-ed-un-convegno-sugli-angeli-ad-agropoli-sa-con-don-stanzione

Come dissi nel commento, la storia è probabilmente tratta dal BuddhaCarita anche se il Nostro non lo citò, orbene ora lo farò io:

Per ardore e fermezza riluceva come un sole nascente disceso in terra e, benché ardentissimo, attirava gli occhi alla vista come la luna. Come l’astro diurno infatti eclissava il chiarore delle lampade col chiarore splendente [emanato] dalle sue membra; bello del colore dell’oro di gran pregio, illuminava tutto l’orizzonte. […] Riverentemente i signori degli Yaksa recando in mano loti d’oro, gli stavano attorno mentre dormiva nel giaciglio del baldacchino sfarzoso […] E invisibili esseri celesti dal capo chino dinnanzi a sua maestà, reggevano in aria un candido parasole e mormoravano fervide preghiere per la sua Illuminazione

Ashvagosa, BuddhaCarita: le Gesta del Buddha, I 12-8. Adelphi pg. 17-8

Inutile far notare che tali concezioni precedevano di gran lunga lo stesso Gautama, partendo per la precisione dalla Zoroastriana Persia.

presenti alla nascita di Gesù, essi appaiono ai pastori di Betlemme per annunciare loro la buona novella e cantare la gloria di Dio (Lc 2, 8-20)

Angeli che si presentano come le Muse a dei novelli Esiodo, Magi che sono pastori. Che sarà mai due racconti in contraddizione sul medesimo punto?

essi sono anche alla tomba del Risorto, “vestiti di abiti d’un allucinante biancore” (Lc 24, 3) 

Piccola nota: qui son due angeli e le donne son Maria Maddalena, Giovanna, Maria, madre di Giacomo, e le altre donne che erano con loro.

per consolare le donne ed incaricarle di un messaggio di speranza per gli apostoli (Mc 16, 7).

Mentre qui è un giovane e le donne son Maria Maddalena, Maria, madre di Giacomo, e Salome. Per di più proprio nel più antico di tutti, cioè Marco: questo, il racconto si blocca al passo 16,8Esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro, perché erano prese da tremito e da stupore; e non dissero nulla a nessuno, perché avevano paura. Un bel dilemma, visto che gli altri han tutti copiato da questo, eccezion fatta per Giovanni.

Santi e mistici conoscono questi due tipi di manifestazioni angeliche, che talvolta s’intrecciano e si completano 

Strano perché dall’esempio lampante di Marco e Luca sopra descritto non parrebbe proprio. Ma manco un po’.

visione nell’estasi, prossimità palpabile e quasi materiale. Di più, quando essi non si presentano sotto parvenza umana, gli spiriti celesti si compiacciono di prendere delle forme per lo meno insolite, senza dubbio per scrupolo di discrezione, o di anonimato.

Come per l’esempio del cadaver a cui il Nostro attribuiva una certa reattività(!) anche qui pare prendere fischi per fiaschi: certo lo riconosce anche un bambino che una forma insolita non è certo indice di discrezione men che meno di anonimato

E mentre nel frattempo abbiam sprecato un qualche centinaio di caratteri già per far notare l’approssimazione dell’introduzione ecco che ci ritroviamo dinnanzi un papiro cui evidentemente lo scopo è quello di dar l’impressione di dover essere un vero genio per riuscire a leggerlo tutto cui invece il vero scopo… si conclude tragicamente: le testimonianza fornite son infatti spesso in evidentissima contraddizione tra loro. Per non dire infantili.

Il primo narra di un cane piuttosto irruento:

Il caso più misterioso è quello del cane Grigio, che accompagnò SAN GIOVANNI BOSCO(1815-1888) durante più di trent’anni. Apparso una sera del 1852, questo strano e molto intelligente animale sorgente sempre al momento in cui il santo sacerdote era in pericolo

Normale, visto che alla fine ammette che è de facto il suo cane: Per una volta, egli si mostrava cattivo verso il suo padrone E ancora:  Quando, alla fine della sua vita, lo si interrogava sullo strano animale che si era istituito suo protettore e che tutte le sue relazioni avevano veduto, toccato, accarezzato (mai detto al Maldestro che i cani randagi se li si tratta con mansuetudine si ammansiscono da sé?), ma andiamo avanti:

una sera d’inverno che egli rientrava a casa sua abbastanza tardi, scorse sul corso Regina Margherita un individuo che, imboscato dietro un albero, gli scaricò a bruciapelo due colpi di pistola. Fortunatamente partì solo la capsula. Allora l’uomo si gettò su Don Bosco, […] Egli lo avrebbe certamente, in un colpo d’occhio, strangolato o addormentato, se in quell’istante un urlo spaventoso non avesse risuonato e se una bestia furiosa non si fosse lanciata sul dorso dell’aggressore. Il miserabile non ebbe che il tempo di fuggire, mentre che Don Bosco, rientrato dalla sua emozione, accarezzava con gratitudine il pelo del bravo molosso.

Dai modi mi sa tanto di Labrador più che di Molosso. Poi non so. Sta di fatto che i cani a contatto con l’uomo, appunto ammansendosi, non adorano proprio la violenza fine a sé stessa – mai visti quei film dove i cani abbaiano al primo sentore di pericolo? -…

Curioso poi quest’altro episodio:

Una sera, due sicari lo strinsero in una stradina oscura di Torino: I due malviventi si precipitarono su di lui e gli incappucciarono la testa in un sacco. Dibattendosi, Don Bosco giunse a sbarazzarsi da quel cattivo cappuccio, ma allorché il più robusto di essi lo racchiuse così ermeticamente che fu impossibile chiamare aiuto. Egli stava per cadere alla loro completa mercé, quando un terribile ruggito scoppiò a due passi: era Grigio (da quando il molosso ha un nome?). In un secondo, egli ebbe liberato il suo padrone che, liberato dalla stretta, scorse uno dei due aggressori filare a tutta velocità, nel mentre che l’altro, coricato a terra, era tenuto in rispetto dai denti dell’animale applicati alla sua gola. “Chiamate il vostro cane(?), urlava l’uomo, mi strozza.- Io lo farò, se tu mi prometti di essere saggio. – tutto quello che volete”, disse il malandrino. Allora Don Bosco parlò alla sua(!) buona bestia, che lasciò la presa, e l’uomo se ne fuggì a tutta velocità delle sue gambe.

Già: niente di speciale nemmeno qui. Specie se come fa notare lo stesso scritto il cane aveva già un nome dato dallo stesso Curato: randagio di che? Se già gli ha dato un nome significa quanto meno che lo vedeva spesso: quante volte è stato aggredito il Don? E se il cane è apparso ogni tanto a prescindere dal pericolo: che senso ha questo esempio?

Cui l’autore conclude con una nota che più di reale dubbio mostra una certa speranza che le cose siano come egli dice distorcendo lievemente le parole del prelato in questione (alla faccia dell’obiettività):  Quando, alla fine della sua vita, lo si interrogava sullo strano animale che si era istituito suo protettore e che tutte le sue relazioni avevano veduto, toccato, accarezzato, Don Bosco, si scusava e rispondeva sbiascicando: – Dire che era un angelo farebbe ridere. Ma non si può dire che fosse un cane come gli altri.

L’altro exemplum pare più un delirio o una finzione letteraria: L’angelo custode della fondatrice francese MARIE DU CHRIST (Raymonde Bonnenfant, 1907-1973) rivestiva la forma di un’aquila per portarla in bilocazione in dei viaggi lontani A questo punto manca solo Gulliver…

Mentre il terzo è ancor più fiabesco: quello di ANNA EBELE (1917-1985) – la giovane ragazza tedesca ch’egli [la tipa di prima: Marie Du Christ] aveva protetta dai soldati – si manifestava come un passero che veniva a posarsi familiarmente sulla sua spalla o sulle sue mani: “Prendo questa forma alò fine di poter conversare con te senza attrarre l’attenzione. Tu devi tenere nascoste tutte le grazie che ti fa il tuo Sposo”.

Ma l’esempio successivo supera i precedenti di gran lunga:

 Questi “travestimenti” (che poi non avrebbero nemmeno senso visto che teoricamente potrebbero apparire semplicemente ai loro protetti e solo a loro) non hanno nulla di sorprendente, quando si sa quello che accadde a Zeitoun, in Egitto, negli anni 1968-1969. la Vergine Maria si mostrò, silenziosa e circondata di luce, al di sopra della cupola dì una chiesa copta, visibile da migliaia di persone di ogni credo. Si potette anche fotografare quella sagoma luminosa, così come gli esseri misteriosi che l’accompagnavano: Inoltre, il giorno che vi era apparizione, vi erano sempre dei colombi giganti, tanto  bianchi quanto la Vergine

Ovvio che aver scambiato uno di questi colombi giganti(?), verosimilmente degli Albatri, assiso sulla cupola in controluce era un’ipotesi troppo semplice…

che [i colombi-albatri] dapprima percorrevano tutto il cielo di quel quartiere. Tutte le testimonianze coincidono: La seconda volta, erano dei piccioni in pieno cielo, verso le due del mattino, cosa che non poteva aver luogo perché, come voi sapete, i piccioni non volano mai la notte; ed erano dei piccioni di colore brillante, assolutamente brillante.

Anche qui: Albatri in lontananza. Molto probabile. Quasi scontato se si considera i fenomeni della parafrenia.

Quegli strani uccelli di luce avevano un comportamento perlomeno singolare: All’epoca delle apparizioni, vi erano delle stelle e dei piccioni. I piccioni apparivano, alcuni venivano al di sopra delle nostre teste e formavano una croce.

Visto l’ambiente immagino di tratti di crux graeca, questa ad occhio facilmente ricavabile dai cerchi che fa qualunque stormo in presenza di cibo: scommetto che la chiesa stava a ridosso del mare…

Essi erano luminosi talvolta ed altre volte rassomigliavano a dei piccioni reali. Vi era talvolta della luce che partiva dai loro becchi o dalle loro code. I fedeli erano convinti che erano degli angeli che facevano scorta alla loro Regina, e questo tanto più che diverse persone videro talvolta al loro posto delle sagome di adolescenti luminosi.

Sì: controluce. Palesemente. Per quanto delle immagini sarebbero gradite.

Detto questo, ci son i deliri veri e propri: Quando si conoscono queste manifestazioni, la esperienza della serva di Dio SPERANZA GONZALEZ PUIG (1823-1885), fondatrice in Spagna delle Missionarie del Cuore Immacolato di Maria, non sembrava più che insolita di quello che lo era per il suo direttore spirituale. Nelle sue Notas autobiograficas, ella dice che si sente (da quanto si sente è una prova?) accompagnata dagli angeli e che essi la istruivano. Il 4 gennaio 1856, ella si vede “circondata dai suoi nove angeli custodi”, in mezzo ai quali uno in particolare è il suo protettore. Il numero degli altri varia intorno a lei. Essi talvolta le parlano, ella li vede il più sovente sotto la forma di “globi di luce” da dove escono “delle voci che mi istruivano del modo con cui dovevo condurmi nel cammino della virtù”.

Il resto lo tralascio perché, davvero, abbiam già toccato più volte il fondo. Vi offro solo un racconto che conta tutti: Il 13 gennaio 1955, allorché TERESA MUSCO (1943-1976), dell’età di dodici anni, è ricoverata in ospedale a Caserta dove subisce un’operazione chirurgica, ella vede al suo capezzale “una bella bambina bionda con le ali d’oro” che, “con voce soave”, le dice: “Offri tutto per i peccatori, senza lamentarti(!!). Io sono l’angelo Gabriele, e sto sempre ai tuoi fianchi. Non ti preoccupare di nulla”. Anche l’arcangelo, forse per non intimidire o spaventare (perché dirgli papale papale c’hai da mori’ non è né intimidatorio né spaventoso…) la ragazzina che si trova in condizioni stressanti, non ha disdegnato di rivestire la parvenza di una bambina, più rassicurante forse di quella di un adolescente.

Palesemente un delirio da stress pre-morte.

Pericoloso poi per la sua stessa credibilità(?) quando cita Enoch:

E’ tentante, certamente, (per chi?!) cercare di conoscere i nomi degli inviati di Dio, soprattutto quando si intrattengono con essi delle relazioni privilegiate. Per alcuni, è semplice: essi hanno un paronimo(? Intende forse un Patronimico?). Ma essi sono estremamente rari. Per gli altri, l’impresa si avvera rischiosa, il che non ha trattenuto diverse persone dal pretendere di pervenirvi. Questo è costato loro talvolta ben caro. Dio ha creato tutti gli spiriti celesti allo stesso tempo, chiamandoli ognuno col proprio nome, come procedette per creare il cosmo e l’uomo. I Padri ed i Dottori sono d’accordo. Pertanto, la Bibbia non dona i nomi che di tre angeli: per ordine di entrata, essa cita Raffaele, nel Libro di Tobia, poi Gabriele, nel Libro di Daniele e nel Vangelo di San Luca, infine Michele, anch’egli nel Libro di Daniele, nella Lettera di Giuda e nell’Apocalisse. Molto presto, la tradizione cristiana li ha designati come i tre arcangeli, un termine che si tradurrebbe oggi per “super-angeli” (non mi risulta che Αρχαγγελοι sia sinonimo di Υπεραγγελοι, posto che il termine esista. Archè indica solo il potere, il comando e il principio, mai una superiorità in quanto tale…). Alcune Chiese orientali rendono un culto ad Uriel, il cui nome significa Fiamma di Dio o Dio è la mia Luce. Egli è stato onorato nella Chiesa latina fino a che nel 745 il secondo concilio di Roma la scartato inesorabilmente dai testi liturgici, proibendo ogni devozione verso di lui. Così il nome e l’effigie di questo quarto arcangelo apparente in numerosi monumenti anteriori a questa data, e, col pretesto della lentezza delle comunicazioni, di richieste di chiarimenti e di precisazioni a Roma, si è continuato a pregarlo pubblicamente in Occidente fino all’epoca carolingia. In Oriente, dove le decisioni romane non avevano affatto corso, il suo culto si è mantenuto fino alla riforma liturgica del XVII secolo: “Custodisci, Signore, il Tuo Popolo, attraverso le preghiere dei più grandi tra i Tuoi angeli, e lo splendore di Michele, di Gabriele, di Raffaele e di Uriel, e dei tre spiriti non incarnati” (molto pagana come cosa non c’è che dire). E’ vero che alcuni Padri e Dottori della Chiesa gli riconoscevano, prima del fatidico decreto romano, una reale legittimità. Così Ambrogio di Milano, la cui cattedrale – come altri santuari – pose i suoi campanili sotto la protezione dei quattro arcangeli, essendo il quarto Uriel. Così, Isidoro di Siviglia vedeva in quest’ultimo l’angelo che trattenne il braccio di Abramo vicino all’immolare il suo unico figlio Isacco, e che rivelò a Mosé la trascendenza di Dio nel roveto ardente. E Beda il Venerabile lo invocava come “Uriel il Protettore”. Un altro angelo chiamato Fanuele, citato nel Libro di Enoch [e uno], è evocato da San Clemente d’Alessandria e nel venerabile Pastore di Erma, testo tenuto in alta stima dalla Chiesa primitiva: egli è “L’Angelo della penitenza, che tiene il diavolo sotto la sua potenza”. Malgrado la sua evidente utilità per il genere umano, egli non ha conosciuto il successo del suo confratello Uriel, ed il suo nome è scomparso molto presto dalla lista ufficiale come da quella proposta dal francescano AMEDEO GOMES MENESES DA SILVA (+ 1482) che avrebbe conosciuto i nomi dei sette arcangeli per rivelazione divina: Michele, Gabriele, Raffaele, Barachiele, Jehudiele, Uriel e Sealtiele. Tenuto conto del numero immenso degli spiriti celesti, cinque nomi solamente ( ed anche tre, dopo l’evizione di Uriel e di Fanuele) lasciarono sulla loro fama gli spiriti curiosi. Come pure, ci si volse verso gli apocrifi, e soprattutto verso il Libro di Enoch [e due] o Libri dei Palazzi, vero bottino mondano(?) dell’angelologia selvaggia.

Facciamo un breve excursus su Enoch: in Enoch gli angeli, sì, sono una vera ossessione e si può dire che essi siano una vera e propria scusa per riproporre ancor più evidentemente le mitologie dei popoli vicini. Anzitutto, si parla nel Libro dei Vigilanti del cosiddetto Grigori guidato dall’angelo Semyaza-Azazel (l’identificazione è pressoché certa già dai primi versi) che decidono di conoscere il peccato senza l’autorizzazione divina. Così essi se la spassano col le donne fin a che non nascono i giganti Nephilim, cioè i sumeri Anunnaki figli del cielo cui il libro palesemente si richiama nella versione greca dando un doppio senso all’aggettivo Nafil/Νεφελας al punto che Dillmann traduce gli uomini altissimi arrivati dalle nuvole. Ma Dio proprio non ci sta a essere ignorato e dopo o prima, non è chiaro, aver inviato il Diluvio manda Raffaele a rinchiudere Azazel, che si prende tutta la colpa, e compagni all’inferno/centro del mondo/spaccatura del cielo/deserto, ove per altro si collocano le famose sette stelle che non sorsero al tempo stabilito e che non verranno giudicate fino all’anno del mistero cioè entro l’ενιαυτων μυριων “diecimila anni”, finché il caro Dio non metterà i padri contro i figli, cioè gli angeli decaduti contro i Giganti (L. Vigilanti: III 15,2 [nota 1], IV 18,15-6 [nota  v.16]-21,6. Apocrifi dell’Antico Testamento 1, UTET 2006 a cura di Paolo Sacchi, pg. 489, 495-8). Inutile dire che tutto il racconto spiega per filo e per segno la cerimonia del capo espiatorio. Meno ebraicamente però riprende il mito di Azi Dahaka legato al monte Damavant, un Axis Mundi, da Thraetaona presentato nell’Avesta. facile immaginare quindi a di che cosa possano essere alias i vari angeli e i vari giganti, specie se si considera che lo stesso tema era per i Greci rappresentazione della lotta dei pianeti contro le costellazioni (vd. Orph. Hymn. XII 11-2) e ancor più per gli Ittiti e Cananei nel Ciclo di Ba’al, ove l’angelo caduto è Yam-Mot.

A questo punto il pistolotto raggiunge vette inusitate:

Poi, non soddisfatti ancora della loro messe, alcuni giunsero nell’epoca del Rinascimento ad esplorare la cabala per trarne, decrittando i dati della teoria dei settantadue angeli (per chi non lo sapesse: 72 son gli anni necessari per cui la Precessione Compia 1 grado), i nomi di altri spiriti celesti. Infine, l’esoterismo occidentale strutturò questi diversi elementi in sistemi suscettibili di applicazioni pratiche. In queste ultime operazioni, la fantasia e l’immaginazione si sono ritagliati la parte del leone, al punto che la maggior parte dei trattati consacrati oggi agli angeli si presentano, sotto la copertura di angelologia, come guide per entrare in relazione col mondo angelico: alle tecniche destinate a contattare gli spiriti celesti – vere ricette magiche – ed alle preghiere più stravaganti, l’astrologia e la numerologia vengono in sovrappiù a prestare manforte. Il New Age è caduto nel riquadro, facendo il suo miele delle teorie più fumose in materia.

Vien da chiedersi se si stia riferendo a Stanzione. Dai: è palese.

 Il più spesso, gli uomini si sono divertiti a conoscere i nomi degli angeli con delle intenzioni molto meno che pure: ricerca della conoscenza per la conoscenza, nella retta linea della gnosi. Oppure tentazione di esercitare una presa sugli spiriti celesti al fine di asservirli: conoscendo il nome di un angelo e pronunciandolo, l’iniziato obbligherebbe questi a rivelarsi ed a rispondere a tutti i suoi desideri. Almeno lo si crede. Nulla è più contrario alla tradizione biblica, poi alla teologia cristiana, poiché gli angeli servono l’uomo per Dio come servono Dio nell’uomo, in una perfetta gratuità d’amore.

Curioso che tale pratica ricordi palesemente la storia de Golem, che a sua volta richiama la storia di Lilith mutata a seguito appunto della pronuncia del nome dell’altissimo.

Ancor più curioso è notare come questa critica rimarchi punto punto l’ammonizione che Dio fa a Enoch quando esso tenta di scrivere una preghiera per al remissione degli angeli decaduti…

A questo punto, visto che no ne posso più di esempi inconcludenti su esempi inconcludenti, passo direttamente alla fine:

Questa trilogia presenta una visione abbastanza poco ortodossa del mistero della Salvezza e della missione degli angeli: Con la descrizione di una gerarchia angelica molto strutturata intorno al trono di un Dio dimorante in un lontano inaccessibile, le visioni contenute negli scritti dell’OA si allontanano molto dalla dottrina della Chiesa. Le origini di una tale dottrina, dualista prima di tutto, risalgono ai Persiani, passano attraverso la setta ebraica degli Esseni nella mistica ebraica del tardo Medio Evo, la cabala, per sfociare nelle concezioni dei Rosa-Croce e dei Massoni. Gli angeli buoni e gli angeli decaduti si fanno fronte in gruppi identici, in missioni opposte, e si pongono in posizione, in questa fine dei tempi apocalittici, per un’ultimo confronto a proposito della sovranità di Dio. L’umanità è mobilitata per quest’ultimo combattimento, ognuno unendosi ad un buono o ad un cattivo angelo.

Fermiamoci un attimo agli Esseni: ma Carletto sa che essi sono stati usati dal suo correligionario Stanzione per una sua lectio? Lo sa che egli aveva fatto notare le palesi analogie col cristianesimo?

Per favore: al più che titoli come figli della luce son presenti sia negli Apocrifi del Qumran e nelle Regole della Comunità sia negli scritti cristiani (Lc 16,8; Gv 12,36; 1Tessal 5,5; Efes 5,9 e così via)…

La creazione tutta intera è associata a questa lotta dualistica. Soprattutto, i testi propongono lunghe liste di nomi di angeli e di demoni (tipo il Libro di Enoch… o quelli di Stanzione), con le caratteristiche ed il modo d’impiego di ognuno di essi: Gli scritti demonologici furono generalmente poco comunicati, a causa del pregiudizio che poteva risultare dalla conoscenza del nome dei demoni. Ecco perché la sorpresa fu grande, anche nell’Opera, quando cadde nel pubblico dominio un esemplare del “Manuale”, dante i nomi di 250 demoni e le loro corrispondenti evocazioni. Con le vibrazioni generate quando si pronuncia il suo nome, ogni demonio può essere attivato ed incitato a nuocere, per la potenza del suo irradiamento, nella sua sfera d’influenza. Basterebbe dunque conoscere il nome di un demonio (o di un angelo) per “attivare” questi.

Diceva a proposito di vaneggianti teorie New Age?

Ecco quello che è pericoloso, se è vero – il che è lontano dall’essere provato, almeno per gli angeli -, e che distacca alcuni elementi di esoterismo. Non è disinteressante sapere che il signor Bitterlich era ferrato di cabala, di manicheismo e di dottrina rosa-crociana, soggetti sui quali egli possedeva un’abbondante letteratura: Interrogato a questo riguardo, Gabriella Bitterlich si difendeva nel non aver mai letto uno solo di quei libri. Ma quante volte suo marito, ne aveva discusso davanti a lei?

Perché basta sentire una cosa per crederci. Certo: se sei ignorante come una zappa e ingenuo come Renzo Tramaglino.

E se il signor Bitterlich finisce col ritornare alla fede cattolica sotto l’influsso della sua pia sposa, forse l’ha parimenti convertita in parte alle sue proprie vedute.

Appunto.

E’ senza dubbio quello che ha stimato la Congregazione per la dottrina della fede che, il 29 settembre 1983, rivolse al cardinale Höffner, arcivescovo di Monaco, una nota firmata dal cardinale Ratzinger. La Chiesa – e con essa i mistici ed i santi – condanna ogni tentativo di conoscere i nomi degli angeli, non solamente perché questa indiscrezione non si accorda col rispetto dovuto al mistero del mondo soprannaturale, ma anche perché essa è suscettibile di trascinare gravi deviazioni della fede e di provocare seri disordini psicologici presso i curiosi, tanto è vero che il demonio è capace di mascherarsi da angelo di luce per perdere e turbare le anime.

Come potete notare, il finale del papiro non c’entra assolutamente più niente col suo titolo né col suo inizio.

E alla fine cosa abbiam ricavato da ciò? Assolutamente niente. Se non forse che a Brunello piace solo ritenere vero quel che gli piace al di là di ogni logica.

Come per l’ultimo articolo in tema: non so che gioco stia giocando fatto sta che lo sta facendo davvero male. E viene anche i dubbio che stia perdendo.

Fonte delle farneticazioni astrusamente kitsch: http://www.pontifex.roma.it/index.php/interviste/religiosi/10985-mons-babini-chiese-moderne-molto-brutte-colpa-di-architetti-non-cattolici-il-tempio-sia-casa-di-preghiera-sacerdoti-inventori-di-liturgiehttp://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/10979-angeli-nomi-e-travestimenti-e-importante-discernere-e-diffidare-da-chi-qparla-con-gli-angeliq

6 pensieri su “Nomi angelici, pistolotti e salti pindarici…

  1. faunita

    Ehm, e chi ha avvisato la supercazzola bitumata che antani ha perso il contatto col tarapia tapioco?

    E’ il solo commento che mi riesce possibile forumulare…

    Rispondi
  2. pao

    “Come potete notare, il finale del papiro non c’entra assolutamente più niente col suo titolo né col suo inizio.”

    é che a forza di copiaenicollare Cidippino ogni tanto si perde…

    Rispondi
  3. StevenY2J

    So che non c’entra nulla con l’articolo, ma dopo la crociata contro il Trattato di Velsen, adesso Di Pietro e Bruno Volpe hanno puntato il bersaglio contro Radio Maria e hanno cominciato a giudicare/criticare/diffamare il suo direttore.
    Ora, non pensavo che sarebbe stato possibile, ma sto cominciando a simpatizzare e a solidarizzare con Padre Livio!!!
    E’ incredibile. Pontifex é riuscito a fare il miracolo. Grazie Pontifex.

    Rispondi

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