“Eh, ma ai miei tempi…” No.

RISCALDAMENTO GLOBALE, è solo un mito: non esiste alcuna prova di ciò, giusto?

La memoria è un essere capriccioso e bizzarro, paragonabile a una giovane ragazza: a volte rifiuta in modo del tutto inaspettato ciò che ha dato in cento altri casi,e  poi, quando non ci si pensa più, ce lo porta da sé

L’Arte di Insultare, La memoria; Arthur Schopenhauer. Adelphi, pp. 99

Il riscaldamento globale non esiste, è una punizione di Dio e un’invenzione degli scienziati. Così in pratica esordisce un anonimo (anonimo?! Va Volpastren non aveva in profondo odio gli internauti anonimi?) sul Nostro sito non secolarizzato preferito. Una posizione invero ben più vicina a quella dei TeoCon Evangelico-Protestanti americani che non ai Cattolici italiani.

Dapprincipio l’anonimo comincia con l’elencare dei fenomeni del tempo che fu paragonandoli, in una perfetta falsa dicotomia, a quelli presenti.

Le recenti condizioni meteo che hanno messo in ginocchio l’ipertecnologica e progredita civiltà contemporanea, rimandano a struggenti e nostalgici ricordi della  mia fanciullezza tra le alture dei monti intorno a Norcia (PG) quando gli inverni erano inverni e l’acqua ghiacciava dentro le case.

…E gli uomini erano veri uomini, le donne erano vere donne, e le piccole creature pelose di Alpha Centauri erano vere piccole creature pelose di Alpha Centauri (cit.

 In quelle freddissime mattinate  ci recavamo a scuola attraversando mulattiere ricoperte da  una coltre di diversi decimetri di neve dove le nostre gambine nude affondavano fino al ginocchio. Arrivavamo qualche minuto prima dell’inizio delle lezioni con in mano anche un pezzo di legno per alimentare la stufa a torre, in terracotta, nel tentativo di riscaldare quella specie di camerone che pretendeva  di assurgere alla dignità  di aula  scolastica. E che ospitava contemporaneamente l’intero ciclo della scuola elementare.

Già già: poco importa se adesso la vivibilità sia quantomeno migliorata. Tanto l’importante è che quelli fossero i miei tempi

La neve ricopriva quel vasto altipiano, a 1000 metri s.l.m., da novembre a marzo con problemi di sopravvivenza facilmente intuibili. Ma senza plateali e giornalistici allarmismi  e senza piangerci addosso.

Tolto il fatto che all’epoca la televisione non era certo appannaggio di tutti ed ergo questa sensazione non poteva per forza di cose essere amplificata. A parte questo. Ma, nel caso di Roma, non mi risulta che trovarsi senza uno straccio di macchina spargisale o peggio senza sale per evitare il congelamento delle vie sia un problema da poco per una città.

Anzi! A scuola ci insegnavano che sotto la neve cresce il grano e che le difficoltà sono parte integrante dell’umana esistenza.

Ti ritrovi con le strade ghiacciate ricoperte da mezzo metro di neve con i mercati chiusi indi per cui non si può nemmeno andare a fare la spesa (capirete il perché di questo riferimento fra poco) né tanto meno si può andare al bar dell’ufficio perché è chiuso. Che vantaggio si può ottenere dalla cosa in sé?

Per sostentamento ci si accontentava di pane, patate e carne di maiale (chi ne disponeva) in tutte “le salse” (si sa che del maiale non si butta niente) e così si “svernava”.

E dove le trovi queste cose visto che i mercati e i supermercati son chiusi per mancanza di personale e rifornimenti a causa del freddo?

Ma non c’erano servizi speciali di radio, televisioni e giornali; non c’erano piagnistei di gente “isolata” rimasta  “senz’acqua” (Senz’acqua? Con tutta quella neve!)

Perché rimanere senza elettricità laddove non c’è più la stufa a legna e dove manca l’acqua riscaldata è cosa da nulla.

Poi se vuol mangiarsi la neve fredda e prendersi un coccolone, o nella migliore delle ipotesi una bella influenza, faccia pure.

Poi però non si lamenti perché anche gli ospedali son chiusi mentre invece alla sua epoca l’avrebbero anestetizzato con la classica batosta e curato alla bell’e meglio…

di paesi isolati senza cibo né bevande.

Mi sta sorgendo il dubbio se sia anaffettivo o simili.

E non esistevano cellulari né telefoni, né spazzaneve, ne mezzo alcuno di locomozione; né si aspettavano aiuti da non so dove.

Ritorniamo al classico discorso: chi se ne se per parlarsi a distanza comunemente bisognasse aspettare mesi, se quando ci si perdeva non si poteva chiamare aiuti (genitori, polizia, carabinieri) o se ci si impiegasse mesi per andare da qui a, che so, Berlino.

Ma ognuno si armava di pala e piccone per togliere le montagne di neve che ricoprivano le porte di uscita delle case per poter andare a scuola o rimediare un po’ di legna per il fuoco per darsi una scaldata e per cucinare (si fa per dire).

Già già: ma i senzatetto erano sicuro di più e certo avevano vita meno facile, le frane erano certo meno tenute sotto controllo e ci si ammalava molto più facilmente e curarsi era abbastanza problematico.

E, soprattutto, non c’era la poderosa macchina della Protezione civile pronta ad intervenire laddove il pericolo incombe.

No, guarda! Solo perché i videogiornali non menzionavano un ordine specifico ma in uno sprazzo di nazionalismo definivano i vari organi come la Nazione, lo Stato o i Civili ciò non implica affatto che non esistesse niente di simile. Fosse stato anche un dislocamento dell’Esercito.

Ora siamo costretti a subire, tutti i giorni, servizi contro servizi sulla “tragedia del maltempo”, sui centimetri di neve e sulle zone isolate con interviste lamentose e critiche, alla disperata ricerca del capro espiatorio.

Eh: non esistono più le messe stagioni, signora mia…

Mi rendo conto  che quella era una società contadina e retriva che non sapeva fare altro che parlare di strani concetti come “sacrificio”, virtù”, “laboriosità”; insomma dell’ “aiutati che Dio ti aiuta” e non della società contemporanea.

Già, e poco importa se in mezzo a questi principi, non certo malvagi, né non più insegnati, si appaiasse una generale ignoranza o che da questo sistema di idee fosse anche nata l’approvazione delle pena capitale, o ancora che fossero nate ventennali, e alcune anche più longeve, dittature.

Ripeto: a costui importa solo che quella fosse la sua epoca.

Della società del benessere, benestante e smidollata che parla di diritti civili, di uguaglianza, di non discriminazione, di leggi antiomofobia (ovvero pro gay) e balle simili ma che va in crisi per un metro di neve.

Non vedo il nesso.

Voi lo vedete?

Tutt’al più si potrebbe obiettare che anche all’epoca, nonostante le restrittive condizioni di vita, si fosse combattuto per i diritti. O preferisce stare ancora sotto il dominio dei Lauchumr Etruschi?

Ma eccovi il finale davvero EPICO. E dico epico perché una faciloneria tale la si trova solo nell’Epica. Difatti con l’esordio

Però una domanda sorge spontanea: ma dove sono andati a finire quegli scienziati adoratori della dea Gaia (notare l’Ad Hominem Circostanziale velato) che per decenni stanno massacrando le nostre povere menti con lo spettro apocalittico del surriscaldamento della terra?

Se ne esce con una frase da incorniciare:

Stai a vedere che, senza pudore, tenteranno di convincerci  che questo freddo polare è la conseguenza diretta proprio del surriscaldamento di cui il responsabile è l’uomo “l’unico vero pericolo” per la natura (altra faciloneria: i surriscaldamenti possono essere causati anche dai vulcani, s’è per questo, ciò non toglie che l’uomo ha anche una sua responsabilità).

Se così sarà,  più che surriscaldamento climatico dovremo parlare di surgelamento neuronico.

Già: non ci vuole un genio, ma un minimo di conoscenza anche approssimativa per capire che il riscaldamento è la definizione non del fenomeno in sé nel globale ma solo delle prima fasi: abbattendo il buco nell’ozono faccio entrare raggi ultravioletti che riscaldano l’atmosfera portando scompiglio climatico.

Ma tale scompiglio non si limita a estati più caldi ma in generale a più escursioni termiche.

Non ci vuole molto, basta leggere anche una definizione approssimata:

http://it.wikipedia.org/wiki/Riscaldamento_globale

Riassumendo: PontifeSSi non aprite bocca se non sapete. men che meno scrivete su internet. Ché ci fate magra figura sennò.

Fonte della faciloneria degna di Simplicius: http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/10520-surriscaldamento-climatico-no-surgelamento-neuronico

1 pensiero su ““Eh, ma ai miei tempi…” No.

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