Un sacco di buoni sentimenti.

Ma che dico un sacco? Almeno un sacco e una sporta.

Trasudano e tracimano dalla nuova fatica pontifessa, qui: http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/curiosita-e-news-dal-web/8765-lettere-dal-carcere–entrare-in-un-penitenziario-dove-le-condizioni-di-vita-sono-di-per-se-un-reato.

Insomma, fatica neanche tanto, dato che si tratta di cose riciclate da qui e da lì, ma sembra che questa sia la nuova linea editoriale da quando mancano sia Carletto che il buon Brunello.

Tuttavia, l’argomento è interessante. Nei giorni scorsi è rimbalzata sul web la notizia dell’arresto di tale B.V., che sembra corrispondere esattamente al buon Brunello. Nessuna smentita è arrivata dal sito Pontifex alle richieste di notizie di prima mano, e sulla pagina facebook continua una sistematica censura dei commenti che, a questo punto, è imbarazzante più per loro stessi che per chi li legge.

Ma veniamo all’articolo. Inizia con una citazione di Repubblica secondo cui Piergiorgio Morosini, Gip a Palermo, secondo cui la situazione delle carceri italiane è intollerabile, al punto che, ipotizza, se non dovessero venire soluzioni dalla politica, che i giudici debbano iniziare a pensare anche a forme istituzionali di obiezione di coscienza, ovvero di cercare di evitare di mandare gente in carcere.

Tutto questo è anche condivisibile, a mio avviso. Tutti sanno delle terribili condizioni carcerarie italiane, dovute a un pauroso sottorganico della Polizia Peniteziaria. Se ci fossero più agenti e operatori, si potrebbe aprire qualcuna della cinquantina di carceri incomplete, sottoutilizzate o addirittura completate e mai entrate in funzione che ci sono in Italia.

Ma, se andiamo avanti con l’articolo, il tono cambia decisamente. Dopo la citazione di Repubblica, infatti, inizia un paragrafo. Non è chiaro se è dell’estensore dell’articolo, oppure è riportato pari pari dalla mail dell’utente Mita, a cui è attribuita la segnalazione. Il paragrafo inizia con: “E’ da anni che sostengo che la legalità prima di pretenderla bisogna darla e che il carcere nel nostro paese è uno dei luoghi più illegali, persino più  di “Scampia” a Napoli.” Proseguiamo con un veemente atto d’accusa allo Stato, riferito sempre alle carceri ma con toni ben più accesi.

La conclusione è una “lettera aperta alle vittime dei reati”, che porta la firma di Carmelo Musumeci, dal carcere di Spoleto. Le sue parole sono comprensibili, soprattutto pensando a chi è l’autore. Tuttavia, tutto l’articolo mi è sembrato costruito per portare il lettore verso una conclusione. E questa conclusione, a mio modo di vedere, nasconde una trappola.

 

“La prima vittima di un delitto è chi l’ha commesso  (Dostoevskij).

Dovrebbe essere più facile amare che odiare e dovrebbe essere meno doloroso perdonare che chiedere giustizia per pretendere vendetta.”


Bellissime frasi. Toccano delle corde profonde dentro di me, e a leggerle, la sensazione che ho è che siano intrinsecamente vere. Ma questo non vuol dire che il posto per chi commette reati non sia più il carcere. Certo, perdonare è bello, e dovrebbe essere più facile amare che odiare, e dovrebbe essere meno doloroso che perdonare che “chiedere giustizia per pretendere vendetta”. Ma, anche se non lo si fa per pretendere vendetta, bisogna chiedere giustizia, e che le leggi siano applicate, e le pene certe.

 

“L’uomo dovrebbe essere  più dei reati che ha commesso,  perché il male si sconfigge con il bene e non con altro male.

Nella vendetta, anche quando è prevista dalle legge, non ci potrà mai essere giustizia. Invece può nascere più bene dal perdono che dalla certezza della pena.

Chi cerca giustizia non dovrebbe desiderare il male degli autori dei reati.

Invece molte persone chiedono giustizia, ma in realtà vogliono vendetta perché chi cerca veramente giustizia dovrebbe chiedere solo la verità processuale del reato che ha subito.

Nella vendetta, anche quando è prevista dalle leggi e dal consenso popolare, non ci potrà mai essere giustizia.”


In questo crescendo rossiniano, ogni affermazione è più forte della precedente, e sposta il paletto un poco più in là. Arrivati alla fine, si è stravolto totalmente il concetto di pena, e lo si è trasformato in vendetta. Anche quando è “prevista dalle leggi e dal consenso popolare”. Una volta trasformata la giustizia in vendetta, e la pena in tortura, è giocoforza sostenere che la migliore pena sarebbe… non vendicarsi. Lasciate stare il poverino che vi ha rubato la macchina, ma anche se vi ha ammazzato il papà… perdonatelo, sarete uomini migliori e lui sarà un uomo libero. Ma è proprio quello che non deve essere. Un uomo libero. Che vada in galera per vent’anni. Quando avrà finito, se verrà da me a chiedermi perdono, magari lo perdonerò pure, ma non auspico nemmeno un minuto di sconto sulla tua pena per questo. L’offesa e il perdono, sotto l’aspetto morale, sono una cosa. Il reato e la pena, dal punto di vista legale, sono una cosa totalmente diversa.

 

“Se vuoi veramente punire un criminale, perdonalo, se invece lo vuoi fare sentire innocente, tienilo dentro.

Il perdono ti punisce più di qualsiasi pena.

Per questo molti criminali hanno più paura del perdono che della vendetta sociale.

Una pena senza perdono, senza speranza, senza un fine pena, una pena disumana come il carcere a vita senza possibilità di liberazione,  non potrà mai rieducare nessuno.

L’ergastolo ostativo irrevocabile assume il significato della vendetta come la pena di morte.

Dopo molti anni non dovrebbe importare a nessuno chi eravamo, sarebbe più importante sapere chi siamo adesso.

Neppure Dio potrebbe condannare una persona per sempre.

Se lo facesse, smetterebbe di essere Dio e diventerebbe solo una persona  “perbene” con la fedina penale pulita e che va tutte le domeniche a messa.”


Eccolo là, lo sapevo che qui si andava a parare!

Il criminale soffrirà di essere stato perdonato, altrimenti si considererà un eroe imprigionato ingiustamente.

Non manca il riferimento al padreterno, che neppure lui condanna per sempre (ma come, e l’inferno per l’eternità che fine ha fatto?).

Un’ultima cosa, direttamente all’autore: Signor Musumeci, io non La giudico oggi per le Sue azioni del passato. Tuttavia, se Lei è stato giudicato colpevole di un reato talmente grave da essere condannato all’ergastolo, deve capire che la Sua situazione è conseguenza delle Sue azioni. Dovrebbe pensare di più alle vittime del Suo reato, a cui Lei indirizza la Sua lettera aperta.

 

Domanda: perché un articolo di questo tenore, proprio oggi? Potrebbe essere una coincidenza, dato che a luglio era stato pubblicato questo articolo: http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/8519-lurlo-di-mario-trudu-in-carcere-dal-1979

Tuttavia, il momento mi sembra davvero poco opportuno per un articolo di questo tenore, soprattutto considerando che la posizione del buon Brunello non è stata ancora chiarita, anche se voci di corridoio lo dicono in Messico: http://www.agerecontra.it/public/press/?p=11238

In questo caso, che dire. C’era un detto che diceva “Povero Messico, così lontano da Dio, così vicino agli Stati Uniti”. Ma dover subire anche Brunello sarebbe veramente troppo.

8 pensieri su “Un sacco di buoni sentimenti.

  1. Gianfranco Giampietro

    “Se vuoi veramente punire un criminale, perdonalo, se invece lo vuoi fare sentire innocente, tienilo dentro.

    Il perdono ti punisce più di qualsiasi pena.

    Per questo molti criminali hanno più paura del perdono che della vendetta sociale.

    Una pena senza perdono, senza speranza, senza un fine pena, una pena disumana come il carcere a vita senza possibilità di liberazione, non potrà mai rieducare nessuno.

    L’ergastolo ostativo irrevocabile assume il significato della vendetta come la pena di morte.

    Dopo molti anni non dovrebbe importare a nessuno chi eravamo, sarebbe più importante sapere chi siamo adesso.

    Neppure Dio potrebbe condannare una persona per sempre.

    Se lo facesse, smetterebbe di essere Dio e diventerebbe solo una persona “perbene” con la fedina penale pulita e che va tutte le domeniche a messa.”

    Le implicazioni sono ESTREMAMENTE interessanti !!!

    Prima di tutto ne conseguirebbe che i pontifeSSi dovrebbero essere i primi a smettere di parlare di pene di qualsiasi genere… ricordo che i pontifeSSi ( Volpe in primis e qualche fanta-emerito ) hanno sempre proposto l’arresto e il sanzionamento persino per “crimini” inesistenti come il fatto di essere omosessuali “praticanti” nella propria vita privata, ecc. Se il perdono invece è così importante…

    In secondo luogo questa è aria fritta puramente teorica, atta ad attirare l’attenzione e a “stupire” … se i criminali hanno molta più paura del perdono che della punizione, allora è molto meglio non punire certi crimini, vi pare? Prendiamo il caso di un serial killer che non possiede il controllo mentale consapevole di porre freno ai propri crimini… o pensiamo a chi come in questi giorni invece a mente lucida ha fatto un massacro in Norvegia… “contenere” questi individui non ha lo scopo di punire o di “vendicare”… ma ha appunto lo scopo di contenere individui che, o per problemi mentali o per lucida e consapevole scelta, sono dannosi e pericolosi…

    Io per primo sono a favore del perdono, sempre, ma deve essere intelligente, saggio e non sparato lì a caso solo per il gusto di sentirsi pii e buoni.

    Ma l’implicazione più interessante è quella religiosa. Concordo anche io sul fatto che una punizione infinita sia qualcosa di incalcolabilmente assurdo e ingiusto per qualsiasi sbaglio o crimine finito nel tempo e nello spazio… ma come la mettiamo quindi con chi sostiene l’esistenza dell’inferno e delle fiamme eterne per i “peccatori” (che includono tra l’altro anche brava gente che non ha mai fatto male a nessuno, “colpevole” solo di non credere nella religione giusta o di aver mangiato il cibo “sbagliato” / amato la persona del sesso “sbagliato” / fiatato nel modo “sbagliato”) ?? sarebbe interessante cercare una spiegazione presso i pontifeSSi, perchè la loro dottrina sul perdono sembra conciliarsi male con quella che mettono in bocca al loro Dio quando si tratta di fare un pò di ira “divina”…

    Rispondi
    1. paolo

      Giutissimo. E’ interessante notare la differenza tra il rigore che richiedono verso chi ha punti di vista diversi dal loro, e questo buonismo improvviso, nei confronti di criminali condannati.

      Rispondi

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