Considerazioni personali sulla demagogia e sulla strumentalizzazione della realtà

Le "news" del PdL

Le "news" del PdL

Questo post, come spesso mi accade, nasce per caso mentre scrivevo un commento in un altro post.

Quando mi accorgo che la lunghezza del mio commento supera un certo limite, allora lo pubblico direttamente come un post di considerazioni personali a parte.

Queste considerazioni personali mi sono venute leggendo l’articolo di Stefano “Cristiani perseguitati o cristiani strumentalizzati” .

Per riassumere il soggetto in questione, si tratta della strumentalizzazione che spesso i partiti religiosi o politici tendono a fare di certi avvenimenti di cronaca. L’obiettivo sembra sempre essere quello di “costruire il nemico” e strumentalizzare le vittime per incendiare gli animi e cavalcare il consenso popolare. Può essere un imam del terrore con i suoi seguaci, o un manifesto politico come quello mostrato da Stefano, ma la sostanza non cambia… si tratta sempre di demagogia, di miticizzazione della realtà, di strumentalizzazione.

Sebbene buona parte del mio discorso sia abbastanza generale, rimando il senso di tutto questo discorso alla lettura del post di Stefano.

Io credo che a guidare molte di queste persone siano l’interesse personale oppure il bisogno di inventarsi qualcosa di utile per sfogare le proprie frustazioni o per sentirsi impegnati in una causa comune.

I primi sono gli autori di simili campagne incentrate sul “nemico” da combattere.

I secondi sono quelli che ci abboccano e che proseguono questo gioco. Forse come nel caso dell’amico di Stefano.

Il perchè è molto evidente… al mondo non c’è nulla che riesce ad unire meglio due persone dell’avere una terza persona contro cui combattere. Il “nemico”, “l’altro”, è sempre una trovata efficace che serve a raccogliere voti e consensi, a conferire una importante “missione” che solo il proprio gruppo o partito è ovviamente in grado di assolvere. Questo funziona persino meglio del solito “aumenteremo le pensioni, diminuiremo le tasse, investiremo sui giovani” (sono le promesse che fanno sempre TUTTI e che fanno parte ormai dell’automatico rito privo di contenuti della campagna pubblicitaria-elettorale standard nella quale si impegna ogni partito), perchè fa leva su qualcosa di più “elevato”, forse addirittura di “epico”… La battaglia del “bene” contro il “male” fa da sempre parte dell’immaginario epico dell’essere umano, ed essere chiamati ad una “missione” così grande è qualcosa di innegabilmente sempre suggestivo.

Io credo faccia parte della natura stessa dell’essere umano. Solo che al mondo ci sono le persone razionali che hanno coscienza del fatto che tutto questo fa soltanto parte del nostro immaginario atavico di bambini, insieme alle streghe e agli orchi cattivi, e c’è chi invece ci crede davvero agli orchi, e vede il mondo in “bianco” e “nero”.

Non sto dicendo che questo immaginario infantile sia qualcosa di negativo, perchè è alla base dell’epicità delle opere d’arte, della letteratura, delle grandi tragedie greche. Senza questo immaginario che aiuta a farci evadere dalla realtà grigia e quotidiana, fatta di normali “banalità” e piccole cose, non esisterebbe la grande arte.

E’ sempre suggestivo per esempio immaginare un esercito di 300 spartani nostri antenati che combattono contro il “male assoluto” di un milione di “malvagi” persiani che vengono dal “malvagio” medioriente per sottometterci e schiavizzarci. Sono storie che fanno bene allo spirito, perchè vi è sempre il nobile e coraggioso eroe che combatte solo in nome della giustizia, e una nobile battaglia che non viene combattuta per piccoli avidi interessi personali, ma niente meno che per la giustizia, per l’amore, per la libertà, per gli Dei.

Persino il mito delle crociate cristiane, quando viene romanzato, affascina, perchè richiama un pò l’immaginazione verso quelle storie da “Tavola Rotonda”, quelle storie in cui il pio e devoto cavaliere in armatura va a combattere contro il nemico in nome della fede, dell’onore, della cavalleria.

La nuda e cruda realtà di tutti i giorni affascina senz’altro di meno, perchè il mondo vivo e reale non è fatto di nobile bianco contro malvagio nero, noi non siamo sempre dalla parte dei “buoni”, e anzi nessuno in realtà (salvo pochissimi casi eccezionali) è completamente bianco o nero. La vita reale è decisamente meno “romantica”, non ci sono streghe e orchi cattivi contro il quale possiamo far “risplendere” il nostro ruolo di “eroi”.

E’ un dato di fatto… se non c’è il “cattivo”, se non c’è il “nemico”, allora non c’è nemmeno l’eroe in armatura che può vantarsi come tale. Occorre inventare il “nemico”.

Io non provo vergogna quando leggo fumetti, quando leggo libri di narrativa fantastica o quando spendo un’ora giocando ad un videogioco. In occidente, soprattutto nell’Italia retrograda, spesso c’è la mentalità secondo la quale fare queste cose sia infantile. Io non lo trovo infantile, credo che la funzione dell’arte e del gioco (che sono per loro stessa funzione evasione o rielaborazione ingegnosa e critica della realtà) sia appunto quella di offrire per un attimo altri orizzonti al pensiero umano, che ha bisogno secondo me di evadere, di costruire altri mondi soggetti solo alla propria inclinazione immaginativa e non alla grigia e polverosa contingenza reale.

L’uomo veramente infantile, veramente immaturo, è invece colui che confonde l’immaginario, la dimensione epica e iperbolica delle cose (che dovrebbe competere solo al campo dell’immaginazione e dell’arte che si distacca dalla realtà), con la realtà.

E’ proprio allora che il sonno della ragione genera i suoi mostri, come chi crede di dovere vestire nella realtà i panni del crociato che va in battaglia contro il “male assoluto”. Una fantasia che non c’è nulla di male nel riversarla in un libro o in un romanzo, diventa molto pericolosa quando viene creduta reale in questo mondo, quello appunto reale.

Coloro che poi ci guadagnano veramente di più sono i demagoghi.

Perchè la funzione della “crociata” e del “nemico” è quasi sempre quella di distogliere la gente dai propri problemi reali e concreti. Non vi è mai capitato di preoccuparvi dei problemi degli altri per non pensare per un pò ai vostri ?

Quando c’è un “nemico” da combattere o contro il quale dedicare tutta la nostra energia e attenzione, si ottengono facilmente due importanti risultati… il primo è quello di unire il popolo (purtroppo e tristemente, nulla unisce meglio gli esseri umani di un nemico comune da combattere, e questo i demagoghi del terrore e della politica lo sanno bene), il secondo è offrire un comodo “anti-stress” contro il quale potere sfogare tutta la nostra frustazione, tutti i nostri problemi, tutte le nostre aspirazioni verso un cambiamento e un miglioramento. E soprattutto distogliere l’attenzione da se stessi… il demagogo deve preoccuparsi del fatto che il popolo non cerchi cambiamento reale e concreto presso di lui… il cambiamento “messianico” avverrà SOLO quando tutti i nemici e ostacoli saranno smascherati, combattutti e sconfitti… solo allora il mondo, la società e la nazione saranno veramente come dovrebbero essere. Non prima, mai prima. Fino ad allora non sarà certo colpa del demagogo se le cose non funzioneranno come dovrebbero essere. La colpa è solo e soltanto del “nemico”.

Fondamentalmente è questa l’essenza della demagogia… ci deve essere sempre un obiettivo da raggiungere posto nel futuro, mai nel presente, e deve sempre esserci un qualche tipo di ostacolo che lo impedisce e che ne giustifichi il mancato raggiungimennto.

Berlusconi è l’inevitabile esempio. Cosa fa Berlusconi quando i riflettori dell’opinione pubblica sono negativamente puntati sul suo operato come Presidente e come privato? Tira fuori il fantasma del comunismo, comincia a parlare di complotti comunisti, di pericolo comunista. I “comunisti” di Berlusconi sono, in maniera abbastanza triste e patetica, il tentativo disperato di puntare il dito contro qualcosa o qualcuno. Se lo Stato va male, la colpa è dei comunisti. Se lui se ne va via dal governo, chi salverà l’Italia dalla minaccia del comunismo? E così via.

Potrei fare altri esempi più classici e noti (i nazionalsocialisti con gli ebrei, i cattolici con le streghe e gli eretici, Marco Porcio Catone con Cartagine, ecc. ecc.), ma li trovo inutili e scontati. Li conosciamo tutti.

Quanto ho fatto finora vale come discorso generale. E mentre lo facevo avevo in mente soprattutto le strumentalizzazioni ben note di sempre, come quelle della Lega Nord verso gli stranieri ed i musulmani, o come il già discusso Berlusconi e chi ancora va dietro alla sua storiella del “fantasma comunista” da cui SOLO lui può difenderci e salvarci.

Ma qualcosa di analogo, sebbene diversamente, vale anche per la faccenda dei cristiani perseguitati e di quanto ha detto Stefano.

In questo caso ovviamente non abbiamo a che fare con gli invisibili “folletti comunisti” di Silvio Berlusconi o di Toffali, ma di gente che uccide veramente, di gente che esiste veramente.

Sarebbe folle negare l’evidenza. Però anche in questo caso si cerca di semplificare il discorso in qualcosa di eccessivamente “favolistico”. E ancora una volta c’è chi cerca di sfruttare la situazione, di fare ideologismo a spese delle reali vittime, solo per incendiare gli animi e cavalcare il consenso popolare. Ancora una volta, purtroppo.

La prima strumentalizzazione e la prima “favola” è quella di immaginare ancora una volta un “campo di battaglia” (reale o ideologico) in cui ci sono i cristiani buoni perseguitati, e un mondo mediorientale malvagio e omicida… i buoni e i cattivi generalizzati e semplificati in due popoli, in due culture o persino in due religioni.

Non condanno il desiderio in sè di voler prendere le difese dei cristiani perseguitati. Oh, io vorrei tanto che si intervenisse nel mondo contro ogni prevaricazione, violenza e ingiustizia verso chiunque ! Almeno idealmente e romanticamente parlando (perchè poi la realtà pratica complica ovviamente tutta la questione, per esempio riguardo al diritto di intervenire presso altri popoli, se sia giusto o meno, ecc.)

Quello che non riesco a sopportare è l’impostazione mentale e infantile di base, la strumentalizzazione e, diciamolo francamente, l’ipocrisia.

Se questo discorso venisse dal desiderio generale di difendere a priori qualsiasi essere umano dalla persecuzione e dalla prevaricazione, molto probabilmente lo capirei e lo appoggerei. Ne apprezzerei in ogni caso il nobile ideale.

Invece è ancora una volta una propaganda che nasce dalla pericolosa e segaiola fantasia che l’occidente e in primis il cristiano sia l’unica vera vittima perseguitata in tutto il mondo, e quindi prendiamo tutti la spada e lo scudo crociato contro le culture nemiche dell’occidente cristiano e civile !

Lo so che in entrambi i casi la risposta giusta contro questi avvenimenti è un giusto sdegno e un atteggiamento ostile verso gli assassini e il fenomeno del fanatismo e della persecuzione, ma l’atteggiamento e la prospettiva mentale contano molto.

E non lo dico per essere pignolo, ma perchè è una grossa differenza. Affrontare questi mali con il desiderio di difendere a priori l’uomo e la vita, e affrontare questi mali con l’idea che vi sia una “guerra culturale” da vincere, portano a conseguenze ben diverse che noi sappiamo bene.

Il terrorismo o l’intolleranza religiosa che nei paesi mediorientali colpisce i cristiani è lo stesso che colpisce anche i musulmani più moderati, accusati di essere “alleati degli infedeli”. Ed è persino lo stesso genere che domani andrà a colpire gente di qualche altra religione, di qualche altra etnia o di qualche altra cultura.

Io non credo che possiamo intervenire in nessuna maniera “sana” e intelligente verso certi avvenimenti, se continuamo a “favolizzare” e miticizzare i fatti e la realtà, come fa appunto demagogicamente il manifesto riportato da Stefano nel suo articolo. La realtà è un fenomeno COMPLESSO, a colori e non in bianco e nero. O si comprende la reale natura di questa complessità, o si vive all’interno di un romanzo fantasy, con la differenza che in questo mondo il sangue versato è reale.
Chi vuole giocare a fare il crociato o il cavaliere, lo faccia nei ricreativi spazi dell’arte, della narrativa e del gioco. Ma quando si tratta di mondo reale, si cerchi di avere una visione più reale e meno favolistica di come stanno veramente le cose in tutta la loro purtroppo complicata complessità.

L’altro mito assolutamente semplicistico è poi questo:

1. L’Europa si vergogna delle sue radici, non le riconosce, a volte le danno anche fastidio, fa di tutto per nasconderle. E’ un po’ come se le automobili diventassero allergiche ai distributori di benzina… L’Europa ha i km contati, perché il cristianesimo è stato, è, e sarà l’energia dell’Europa.

2. Dovremmo trovare il modo di far capire ai nuovi arrivati, che il nostro bene è fondato SUI VALORI del cristianesimo, e che non possono desiderare la torta ma rifiutarne gli ingredienti. Non si tratta di imporre il cristianesimo perché l’atto del credere deve essere libero (altro valore cristiano), ma di mostrare che se non viene tenuta accesa la caldaia dei valori cristiani, l’appartamento si raffredda per tutti (anche per i nuovi arrivati in cerca del “nuovo” rispetto alla loro terra di provenienza – i quali si ritroverebbero in un paese simile al loro.)

E’ una favola. Perdonatemi se lo dico, ma è una favola. Va bene se si vuole “giocare di ruolo” provando piacere fantasticando una realtà semplice e soprattutto con noi e la nostra cultura interpretati come gli assoluti “protagonisti buoni” della storia, ma non è così. Per la semplice ragione che la realtà è un fenomeno molto più complesso. Nessuno nega gli aspetti positivi del cristianesimo. Del resto quasi ogni cultura ha sempre avuto almeno qualche aspetto positivo e negativo. Inoltre alcune culture prima o poi vengono superate dal tempo, o dalla razionalità umana, lasciando posto ad altre.
Ma nella realtà complessa dei fatti la verità ultima è che non esistono eventi o fatti non interconnessi con altri.
Il cristianesimo non è figlio soltanto di se stesso. Esso subisce l’influenza della mentalità dei popoli, della storia, degli eventi, e soprattutto del rapporto con altre culture e persino con altre religioni. Allo stesso modo l’Europa NON è figlia unicamente del cristianesimo.

Quello che io vorrei farvi capire è l’intrinseca interdipendenza di tutte le cose e di tutti gli eventi. Ciò che è oggi l’Europa è il frutto ed il risultato delle sue culture passate e presenti, del cristianesimo, del pensiero e del “logos” ellenistico, del pragmatismo e del razionalismo latino, e persino del contatto con quasi tutte le altre culture. Non esistono “torte” nate dalla lavorazione di un solo e unico ingrediente. Nemmeno il cristianesimo in realtà è nato dalla lavorazione di un unico ingrediente e senza influenze esterne o posteriori. E non basta una religione per giustificare la mentalità o le conquiste di una intera cultura o civiltà.

Quando si dice che l’Europa si “vergogna” delle sue radici, è molto probabile che questa Europa non si vergogni affatto delle sue radici cristiane, ma che non sia disposta a riconoscerle come le sue uniche radici, o a pensare che il cristianesimo sia l’unico fattore determinante della propria identità. La libertà di pensiero non è nata con il cristianesimo, la democrazia non è nata con il cristianesimo, nemmeno l’amore è nato con il cristianesimo. Tutto proviene solo e soltanto dall’uomo. Ogni cultura manifesta i suoi caratteri peculiari, che si manifestano per un insieme incalcolabile di fattori ed eventi. Solo una mente semplice e ingenua può concepire cause semplici per fenomeni così dannatamente complessi come la storia intera di una civiltà e della sua mentalità. Il cristianesimo in occidente si è determinato in un preciso modo perchè ha incontrato la mentalità occidentale. L’occidente si è determinato in un preciso modo perchè ha subito anche l’influenza del cristianesimo. E’ un fenomeno di interdipendenza in cui milioni di fattori si fondono e confondono tra loro, i cui confini si possono tracciare dettagliamente solo con la nostra immaginazione. Il problema però rimane che la realtà è il “territorio”, mentre la nostra rappresentazione e descrizione del fenomeno è solo una approssimazione disegnata su una “mappa”. E a molti manca la consapevolezza razionale del fatto che la “mappa” non è il “territorio” da essa rappresentato, ovvero una mappa non descrive mai al 100% la complessità della realtà e del suo fenomeno.

Non a caso molti cristiani non occidentali non manifestano per forza le stesse caratteristiche culturali e “caratteriali” dei cristiani occidentali.

Io non sono cristiano, ma sono il primo a riconoscere l’influenza del cristianesimo nella cultura occidentale (e della cultura occidentale nel modo di concepire e sentire il cristianesimo). Non riconoscere questa evidenza significa non volere vedere la realtà. Ma allo stesso modo chi cerca di semplificare tutto ciò che è l’occidente nel solo cristianesimo cerca di evadere dalla realtà per rifugiarsi nel proprio ideologismo, non riesce ad accettare l’evidenza che tutto ciò che noi siamo oggi è il risultato di secoli di pensieri anche individuali, di conquiste, di peculiarità culturali, di eventi e fattori storici che hanno lasciato tutti quanti, nel loro insieme, il loro segno nella storia del pensiero occidentale.

Il cristianesimo in occidente avrebbe lasciato lo stesso segno se non ci fosse mai stata l’eredità dei pensatori greci ? Sarebbe stato lo stesso senza il diritto romano, o senza il senso di individualità tipico dell’occidente ?
Milioni di fattori diversi, milioni di interconnessioni fanno di noi ciò che siamo oggi.

L’Europa quindi non ha le sue radici ? Certo che le ha ! Ma sono complesse, e tutt’altro che riconducibili ad un unico “ingrediente”. Dal mio punto di vista non dovremmo tanto scandalizzarci del fatto che i cristiani all’estero siano oggetto di persecuzione… dovremmo essere indignati semplicemente per il fatto che qualsiasi persona possa essere perseguitata a causa della propria religione, qualunque essa sia. Non posso appoggiare nessun discorso di solidarietà verso i perseguitati di una religione soltanto perchè si tratta solo della mia religione e non di quella di un altro.

Si blatera tanto di radici culturali di questa o quella religione… perchè allora non rispolveriamo le nostre radici più importanti, che sono quelle dell’appartenenza al genere umano ? Credo che una civiltà che si vanta di essere “superiore” come la nostra possa benissimo iniziare a ragionare in termini di appartenenza al genere umano, e non di appartenenza a questa regione geografica o a quella religione in particolare. Le persecuzioni e gli omicidi negli altri paesi dovrebbero indignare a priori per il semplice fatto che sono persecuzioni e omicidi, non per il fatto che sono indirizzati a Tizio o a Caio. Forse sono io troppo idealista, ma non riesco a sentirmi legato a nessuna presunta “radice” culturale o religiosa. Per me ciò che è sbagliato e crudele resta tale indipendentemente da chi siano le vittime.

Gianfranco Giampietro

2 pensieri su “Considerazioni personali sulla demagogia e sulla strumentalizzazione della realtà

  1. FSMosconi

    Quoto ogni parola, anche i punti, gli spazi e le virgole.
    Mai, e rispeto: MAI, ragionare per “compartimenti stagni”…

    Rispondi

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