La famiglia resta quella della morale cristiana e ( almeno per il momento) quella sancita dalla Costituzione Italiana.

L’insigne Magister Aristotele, il più dotto dei filosofi greci e dell’antichità, “ipse dixit” che l’uomo “è un animale politico” perché riesce a vivere in maniera umana con altri.

Il fondatore del realismo nella filosofia reputava, quindi, la giustizia quale virtù sociale nel riconoscere il diritto degli altri, delle persone umane che formano la convivenza nell’etica naturale.

Trasportata in questi n/s tempi potrebbe essere la sintesi anticipata di riflessione sul concetto di libertà, di giustizia, di azione, di proposizione della convivenza civile, sul senso della vita, nel rispetto della dignità umana, nella aggregazione della famiglia fulcro indispensabile e centrale della vita della società.

I rapporti nella comunità civile sono regolati, quindi, dal riconoscere la libertà dell’altro, cosa che avviene con grande difficoltà in questa civiltà folle, dell’individualismo e dell’indifferenza.

Rapporti statistici ci portano a conoscere che su 10 omicidi avvenuti nell’ambito familiare , 6 sono stati consumati tra le mura domestiche, mentre altri consentono di rilevare una progressiva erosione del concetto famiglia in favore di convivenze diverse.

Noi ci vogliamo soffermare, in breve, sul concetto famiglia.

La famiglia italiana, trasformata dalla conversione dell’Italia da paese agricolo a quello industriale, che quei rilevamenti statistici, forse, vogliono affermare lo sviluppo di una cultura troppo spesso indirizzata contro ogni forma di vita sociale e di vincolo matrimoniale in favore di nuove modalità dell’essere famiglia, resta ancora oggi salda e di continuazione tradizionale.

Pur tra crescenti difficoltà, possibile frammentazione delle forme familiari, crisi, stress, capacità di “tenuta” che si fa sempre più labile e debole unitamente ad altre “anomalie”, la famiglia resiste ancora in questo contesto culturale malgrado, ripetiamo, i segnali di intensa fragilità.

Comunque,“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” (art. 29) , ciò significa che l’ordinamento familiare si considera come infatti è, preesistente allo Stato, quindi l’espressione della Costituzione Italiana, “riconosce i diritti di famiglia”, li considera e riconosce come diritti primordiali, naturali conseguendo la concezione famiglia come “società naturale”, affermazione che va intesa nel senso che la famiglia deve essere considerata come un vincolo razionale ed etico che trova le sue leggi ed i suoi diritti nella natura stessa.

I diritti della famiglia riconosciuti, senza escludere quella della morale cristiana, sono tali in quanto questa è “fondata sul matrimonio” “ ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi”, cioè di continuazione dell’umanità.

La famiglia italiana, comunque è seriamente ammalata e non necessita di semplici farmaci da banco, ma di una costante valutazione della crescita individuale dei suoi componenti nelle diverse espressioni e nel riconoscimento all’unisono della dignità dei suoi componenti.

Vogliamo sottolineare e considerare tale:

  • la famiglia che “tiene”, perché continua a mantenere la promessa di fedeltà reciproca dei coniugi,
  • la famiglia che continua a farsi “carico” dei propri figli,
  • la famiglia che continua ad “aiutare”i propri genitori anziani
  • la famiglia che continua a “curare” i propri membri disabili.

Questi sono i problemi, che necessitano di priorità assoluta se vogliamo essere una civiltà della filosofia realistica e della non discriminazione verso persone disabili che è contro ogni ideale dell’Unione Europea della quale ne facciamo ampiamente parte.

Una parola di speranza resta che si restauri per il bene comune quella istituzione naturale e compatta che è la famiglia, verso la quale la stessa riflessione dell’antica Roma non esitava a definire “Principium urbis est quasi seminarium rei pubbliche” , nucleo primo della città e semenzaio dello Stato .

http://digilander.libero.it/cristianiperservire

22 pensieri su “La famiglia resta quella della morale cristiana e ( almeno per il momento) quella sancita dalla Costituzione Italiana.

  1. admin

    Riceviamo per interposta persona e pubblichiamo. Opinioni diverse da quelle a cui siete abituati. Opinioni che potete discutere e criticare. Purtroppo non sarà possibile avere risposte dirette dall’autore. Ma potete contattarlo privatamente (citando questa pagina, magari) per esporre il vostro punto di vista sul contenuto del pensiero di Previte.

    Rispondi
  2. DiegoPig

    Sinceramente non ho capito dove venga argomentata l’affermazione iniziale, secondo cui la famiglia resta quella della morale cristiana

    Rispondi
  3. DiegoPig

    Segnalo questo link: http://www.lucacoscioni.it/la_famiglia_nella_costituzione_alla_radice_di_un_ossimoro

    In particolare, questo passaggio:

    Esiste un concetto “naturale” di famiglia? Prima contraddizione: esiste un concetto “naturale” di famiglia? Questo è il punto su cui hanno maggiormente insistito i critici di questa concezione. Si sa, tutti gli studi storici, antropologici, sociologici, economici ecc. ci confermano che la famiglia e un’istituzione estremamente mutevole, per dimensione, organizzazione, funzione. Non occorre neppure analizzarla con strumenti sofisticati, perché appartiene alla stessa nostra esperienza diretta l’incredibile mutazione che la famiglia italiana ha subito nel corso di una o due generazioni. Oltre i confini geografici e storici della nostra esperienza diretta, poi, qualsiasi unità del concetto di famiglia si perde.

    Rispondi
  4. DiegoPig

    Segnalo, infine (sì, mi levo dalle … 😀 ) questo link: http://amicuscuriae.it/attach/superuser/docs/relazione_pezzini.pdf

    In particolare questo passaggio:

    La formula “società naturale” dell’art. 29 cost. rimanda, come abbiamo visto, all’articolo 2 e alle formazioni sociali dove si svolge la personalità individuale nel concreto dei rapporti sociali; il rapporto tra queste due norme suggerisce che la famiglia -anche legittima- è una (società naturale, cioè una) formazione sociale nel senso in cui ne parla l’articolo 2 cost.36, in quanto rappresenta il primo e il più immediato (in questo senso naturale”) luogo per lo sviluppo della persona: l’accento ne viene primariamente posto sulla capacità e sull’attitudine della famiglia a svolgere la funzione di cui all’articolo 2 cost., garantendo il libero sviluppo della personalità e i diritti inviolabili di ciascuno dei componenti della famiglia (legittima o di fatto).

    Quindi non è corretto la definizione data da Previte secondo cui la società naturale va intesa nel senso che la famiglia deve essere considerata come un vincolo razionale ed etico che trova le sue leggi ed i suoi diritti nella natura stessa.

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  5. Gianfranco Giampietro

    Personalmente il mio parere è che in Italia la famiglia resta quella della morale COMUNE.

    Non penso infatti che la classica famiglia italiana sia diversa, non so, per esempio dalla classica famiglia tradizionale giapponese, giusto per fare un esempio qualsiasi di classica famiglia spesso non cristiana, ma ugualmente tradizionalista, monogama, eterosessuale, votata agli stessi identici principii.

    Lo stesso Previte conclude citando la cultura della Roma antica ed i suoi mos maiorum fortemente tradizionali e votati al culto di Vesta e della famiglia in tutta la sua sacralità, insomma la Roma che c’era già prima del cristianesimo.

    Anche il concetto di naturale è molto vago. Il naturale nella società non esiste. Il naturale cessa di avere senso quando non si parla dell’uomo a scopi medici e fisiologici (per esempio non è naturale per l’uomo respirare sott’acqua o mangiare sughero). Quando si parla di società, è molto più onesto parlare di consuetudinario, piuttosto che di naturale. Parlare di naturale è la classica prospettiva dell’uomo di provincia o di campagna (in senso simbolico), che scambia facilmente le consuetudini del proprio tempo e luogo nella “regola della normalità”.

    Molti secoli fa era naturale schiavizzare popoli stranieri e avere servi schiavi nella propria dimora. Meno tempo fa era considerato naturale il fatto di colonizzare altre terre e popoli per sfruttarne e prosciugarne le ricchezze e le risorse naturali, senza bisogno di chiedere il permesso ai legittimi proprietari e abitanti del luogo. Molti secoli fa era naturale che il padre di famiglia avesse diritto di vita e di morte sui figli e sulla moglie. Non molto tempo fa era considerato naturale che i genitori decidessero e combinassero i matrimoni dei propri figli. Tempo fa era considerato naturale il diritto di farsi giustizia da soli tra gentiluomini, senza ripercussioni legali. E sempre tempo fa era considerato naturale da quasi tutte le culture il potere girare armati per eventuale legittima difesa.

    Io direi che il “naturale” si rivela in realtà molto legato alla mentalità comune del tempo e del luogo, quindi relativo, ergo assai poco universalmente “naturale” in realtà.

    Infine spesso i cristiani hanno forse un pò troppo presuntuosamente l’idea di avere “inventato” un pò troppe cose: dal concetto di famiglia fino addirittura a volere a volte persino affermare che concetti come “amore” e “altruismo” sono nati solo con loro, con l’apparizione della loro religione.

    Mi spiace demolire l’idea, ma il concetto di famiglia tradizionalmente intesa come tale esiste già da molto prima della nascita del cristianesimo. Ovviamente non è una costante universale e “naturale”, ma fa parte del modo comune di intendere spesso le cose, allo stesso modo del sole e della luna comunemente e rispettivamente associati di solito alla mascolinità e alla femminilità: qualcosa di comunemente inteso così, ma che non è per forza la regola, come dimostrano certe eccezioni.

    La mia impressione è che certi autori cerchino sempre di far passare il cristianesimo come “naturale”, e la natura stessa come spontaneamente “cristiana”, giusto per tirare ovviamente l’acqua al proprio mulino.

    Mi spiace, ma la società è una astrazione del pensiero umano, e tale astrazione non è in rapporto alcuno con la “natura” (alla natura importa poco di monogamia, regole e altri costrutti… alla “natura” importa solo che l’uomo si nutra, dorma e riproduca la specie: come e in che modo non alla natura non interessa), ma solo e unicamente con il pensare umano del momento e del luogo. Al massimo possiamo parlare di “buon senso”, dato che la razionalità umana sembra tendere verso alcune poche costanti comuni, come l’idea generale che uccidere sia sbagliato… ma non ha senso parlare di “natura”. La “natura” ha già ampiamente dimostrato di non capire e di non essere interessata al concetto umano artificiale di “società”. E’ vero che la “società” esiste anche nel mondo animale, ma come possiamo osservare la “natura” non sembra prediligere un modello di società universalmente valido, dato che in natura possiamo osservare il fatto che la “natura” sembri prendere come valide un sacco di soluzioni diverse.

    Rispondi
    1. Ale Cr

      “solo e unicamente con il pensare umano del momento e del luogo” —> concordo al 100%.
      Spesso, molti autori dimenticano che oltre a questa minuscola realtà locale che chiamiamo Italia o Europa (minuscole realtà, se calate nel Mondo e nella Storia) esistono talmente tante idee, concetti, filosofie, religioni, storie… che rende del tutto assurdo pensare alla nostra personale storia-esperienza come a qualcosa che debba valere per tutti.
      Qui, da noi, forse la famiglia come unione monogama con figli è “naturale”, ma non è così dall’altra parte del mondo, dove era normale avere matrimoni poligamici con prole cresciuta dallla comunità e non dalla coppia: è forse “meno naturale” questo tipo di società?!
      No, è solo diversa e ugualmente valida (è sbagliata solo per chi crede di possedere uniche verità universalistiche, dimenticandosi che tali verità sono falsità per tutto il resto del mondo).

      Rispondi
      1. admin

        A giudicare dal ritmo con cui il numero di cattolici si assottiglia verrebbe da pensare che -stanti i teoremi di Meluzzi, Bruno e Foxy- questo sia contrario alla natura, dato che secondo loro è naturale tutto quello che porta alla proliferazione della specie. Allora dovremmo pensare che le religioni dell’India, il comunismo cinese e l’islamismo sono molto più “naturali” visto che chi segue queste religioni/ideologie dal punto di vista demografico imperversa. O sbaglio? 😀

        Rispondi
        1. Ale Cr

          E’ solo una questione di società e di scelta etica: una sicietà è creata da indiviudi che concordano le norme che debbano regolare i rapporti tra loro. Come dimostra la Storia, tali norme non sono fisse o immutabili, ma variano (per fattori sociali, economici, morali ecc…). Ciò che ora è maggioritario (il comunismo in Cina ecc…) domani potrebbe non esserlo più.
          La ridicola volontà di fissare, staticamente e immutabilmente, norme, etiche ecc… è contraria non solo alla Storia, ma alla soppravivenza della specie stessa: le società e le comunità che non hanno saputo cambiare, si sono estinte (concetto palese anche nell’evoluzione animale).
          Ciò che gli stessi pontifessiani reputano “tradizione immutabile” non era tale all’inizio della storia della loro religione e degli organi che la regolavano: era “nuovo”, innovativo e in palese contraddizione col passato prossimo. La tradizione stessa, spesso, ha intrinsecamente il valore dell’accettazione del “nuovo” (lo stesso mos maiorum romano aveva tale caratteristica: quando si tentò, invece, di cristallizzarlo iniziarono i problemi), delle nuove dottrine, delle nuove puntualizzazioni ecc… Il latino era la lingua solo delle cerimonie italiche e lo è stato per secoli (solo dopo divenne ufficiale: a quale tradizione ci si deve rifare quindi?!); i paramenti sacri si sono evoluti nei secoli (a quale ora, giorno, mese e anno di 2000 anni di storia ci si deve rifare per essere “tradizionalisti”?!); la struttura stessa delle cerimonie e dei sacramenti è cambiata (perchè si accettano quelli tardo-medievali e non quelli più antichi e, quindi, più tradizionali?!?!).
          In soldoni: la tradizione non esiste; esiste solo un bagaglio storico di usi e costumi, di credenze e idealogie, che, essendo per l’appunto “storico” deve tenere conto della Storia.
          Negarlo è ridicolo.

          Rispondi
          1. Gianfranco Giampietro

            Un momento catartico di simpatico cinismo, giusto per fare un pò di autoironia: http://www.youtube.com/watch?v=_en_wsW3kVM

            Scherzi a parte, quello che dice l’agente Smith è vero, almeno finchè l’uomo non smette con le sue cattive abitudini di moltiplicazione sfrenata e di sfruttamento incurante dell’ambiente circostante (questo è veramente CONTRONATURA). Si veda la Cina odierna: un miliardo di persone che sfruttano l’ambiente senza rispetto alcuno della natura… si provi a cercare delle immagini di Pechino e del suo cielo per vedere di che colore è diventato ormai.

            Per il resto concordo con le osservazioni di Ale Cr e dell’admin…

            Se esistesse un modello universalmente valido, l’unico veramente “naturale”, allora lo potremmo osservare come l’unico adottato universalmente da questa fantomatica “natura”. Invece in natura possiamo osservare i modelli più vari e multiformi, conferma del fatto che la “natura” non sembra incline ai modelli unici. Per una mantide religiosa è considerato “naturale” il mangiare la testa del proprio compagno dopo il rapporto sessuale. Altre specie considerano “naturale” la libertà sessuale senza senso del “mio”, e la prole viene cresciuta ed educata da tutta la società. Viceversa altre specie, come per esempio i lupi o certe specie di uccelli, sono fortemente monogame (anche più di noi, dato che la loro unione dura veramente per tutta la vita). Insomma la natura predilige la varietà, mentre il vedere tutto o bianco o nero, come ha detto Ale Cr, è una peculiarità negativa soltanto di certi esseri umani.

            La storia, e dovremmo davvero guardare alla storia, senza viziamenti ideologici che ne deformino la visione di insieme, insegna che l’uomo è ancora più al di fuori da questo discorso di normalità, dato che i suoi modelli di comportamento vengono dalla sua mente (e la mente astrattiva è già di suo una rivoluzione non “naturale”) e riflettono le più svariate possibilità. Ha ragione Ale Cr, gli europei (ormai gli “occidentali”, dato che anche popoli oltreoceano, quali gli americani o gli australiani, sono di fatto “europei d’importazione”) sono troppo viziati dall’idea che la loro mentalità e le loro abitudini (nate come conseguenza fortuita e casuale degli eventi storici che l’hanno determinata nel suo insieme) siano quanto di più vicino al concetto di “normalità”. Cosa che spesso si traduce nel vedere come “diversi”, “anormali” e “contro naturali” tutti i modelli diversi dal proprio…

        1. Ale Cr

          Pure i pontifessiano sono relativisti: il fine ultimo della vita umana è la procreazione…. a meno che tu voglia fare il prete! Dimmi tu se non è relativista questo!!!

          Rispondi
  6. AlbertoB

    Io vorrei sollevare delle questioni.
    Personalmente riconosco anch’io la famiglia come tassello fondamentale e base portante della società : è all’interno di essa che vengono “sgrezzati” gli individui da lanciare poi nel mondo esterno ed è all’interno di essa che si deve sapere esserci sempre un rifugio sicuro.
    Quello che mi domando è la ragione per la quale essa deve essere forzatamente inquadrata in uno schema rigoroso , dettato dalla religione cristiana. Parlando di valori , per quale motivo una coppia di uomini non dovrebbe essere in grado di insegnare ad un figlio l’amore e l’onestà? Per quale motivo una coppia di donne non dovrebbe essere in grado di insegnare ad un figlio la compassione e il rispetto? Per quale motivo un uomo con tre mogli dovrebbe lasciare un anziano genitore non autosufficiente a morire in mezzo ad una strada?
    E ancora : perchè la “morale” deve essere per forza la “morale cristiana”? Io , non credente , seguo una condotta di vita basata sul buonsenso e sul rispetto verso il prossimo : sono dunque una persona amorale? La famiglia che mi ha formato come individuo è composta da due genitori divorziati ed entrambi risposati : tutti amorali? Tutti da condannare in base alla morale cristiana , incapaci di trasmettere valori ed educare un figlio , inadatti ad essere parte della società civile?
    La questione a mio modo di vedere non è nella famiglia “di per sè” , su cosa crede chi e da come lo fa. Il problema risiede nelle persone , nella perdita dei valori VERI. Il problema è chi vuole lobotomizzare le coscienze , ad esempio tramite la televisione. Il problema è chi vuole far passare la vita di tutti i giorni per quella che si svolge nella Casa della Prateria. Il problema è chi cerca di fare passare come unico modello di famiglia quello del Mulino Bianco. Ed infine il Grande Problema è chi ragiona vedendo il mondo a due colori , il bianco e il nero , chiudendo gli occhi sulla realtà , chè composta di tonalità di grigio.

    Rispondi
    1. admin

      Un rullo di tamburi accompagna l’incedere solenne della conclusione… Il rullo di tamburi aumenta, si uniscono i timpani e sul finale pure la grancassa!

      Io combatto da sempre chi cerca di inscatolare il mondo nei due o tre contenitori predefiniti. Io voglio essere libero di definirmi autonomamente. Indipendentemente dalle scatole preconfezionate.
      Il tuo paragone con i colori è quanto di più sano abbia mai sentito. Non fosse altro per il fatto che io stesso uso quel paragone per sottrarmi alle scatole predefinite.

      Rispondi
  7. francesco t

    “Vogliamo sottolineare e considerare tale:
    la famiglia che “tiene”, perché continua a mantenere la promessa di fedeltà reciproca dei coniugi,
    la famiglia che continua a farsi “carico” dei propri figli,
    la famiglia che continua ad “aiutare”i propri genitori anziani
    la famiglia che continua a “curare” i propri membri disabili.”

    benissimo, perchè ci son coppie gay , con figli, che rientrano perfettamente in questi semplici punti.
    scacco matto.

    Rispondi

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