Archivi tag: crisi economica

Avvenire e gli alberi: pubblici vizi e private virtù

Esempio di sussunzione formale e reale nella fantascienza (cyberpunk): la presa di controllo dei monopoli della vita politica nelle grande metropoli porta unitamente allo sfruttamento di nuove tecniche e tecnologie alla creazioni di città-alveari - arcologie - atte a contenere la stragrande maggioranza di popolazione proletarizzata e a creare un'illusione-status symbol di prosperità per i padroni

Esempio di sussunzione formale e reale nella fantascienza (cyberpunk): la presa di controllo dei monopoli della vita politica nelle grande metropoli porta unitamente allo sfruttamento di nuove tecniche e tecnologie alla costruzione di città-alveari – arcologie – atte a contenere la stragrande maggioranza di popolazione proletarizzata e a creare un’illusione-status symbol di prosperità per i padroni

Nei miei scorsi articoli sulla concezione dell’economia che aveva Avvenire ammetto di non aver chiarito a sufficienza una questione importante: non considero (parlando personalmente) economia e politica divise, e questo si era già detto. Il perché però è sfuggito al discorso. Per chiarire ulteriormente la questione dunque, dividere il cosiddetto capello in quattro, dovrò spendere più tempo sulla questione. Senza dilungarci a citare tutte le fonti il succo della mia personalissima visione è questo:

  • Gli agenti politici e/o culturali creano e modificano l’aspetto economico attivamente e passivamente. Questa è più o meno una conoscenza comune, che non dovrebbe aver bisogno di ulteriori spiegazioni.
  • Gli agenti economici creano e modificano l’aspetto culturale e/o politico e sono portatori (in vari modi) di visioni culturali e/o politiche. Questa visione, sia pure ristretta al campo degli studi marxiani e storici merita qualche parola in più: gli agenti economici e gli agenti politici sono materialmente gli stessi: sia l’operaio che il capofabbrica che il proprietario sono agenti politici, e fin qui niente che non si potesse intuire dall’economia classica; ma allo stesso tempo il loro lavoro crea aspetti politici: nel caso delle fasce basse l’associazionismo e la politica e la cultura di massa (vd. la nascita degli sport proletari come il calcio in Inghilterra), nel caso delle fasce alte tradizioni inventate, il corporativismo e l’ideologia del laissez faire variamente declinata, il protezionismo o il keynesismo sulla scorta “siamo tutti sulla stessa barca, il sistema va solo riformato” in caso di crisi, in alternativa all’assolutismo. E ciò senza dimenticare l’elefante nell’armadio: ogni attività economica influisce sull’aspetto materiale e quindi anche culturale del gruppo umano ad esso relativo: così una città sotto il giogo di Wal-Mart o del consesso Coop-Eataly-Slow Food, per non parlare di intere regioni del Pianeta, sarà diversa dalla situazione che l’ha preceduta. E da questa differenza si formeranno volenti o nolenti nuovi organi e assetti politici: a che ti serve il sindacato contadino – e quindi alla lunga la politica democratica di massa – quando, come nell’America appena nata, hai in sostanza tutti liberi proprietari? A che ti serve il treno – e quindi le fabbriche e quindi le città – quando commerci solo con i vicini per pura sussistenza?

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Le testate cattoliche e il TTIP: la grande giravolta

"If there's one thing I've learned, bitch, this game is about MOTHER FUCKING MONEY!" - Michael Bay, ERB

“If there’s one thing I’ve learned, bitch, this game is about MOTHER FUCKING MONEY!” – Michael Bay, ERB

TTIP, chi lo conosce? Chi sa a che serve? Ammettiamolo: il Transatlantic Trade and Investment Partnership non è per niente conosciuto. Se non altro perché una buona sezione di esso non è pubblico, come invece ci si aspetterebbe da un qualsiasi trattato internazionale.

E se già questo desta sospetti, quelle poche cose che si sanno (in pratica una continuazione non violenta del neoliberismo-deregulation in salsa Bush) è bastato ad incontrato lo sfavore di entrambe le fazioni dell’Europarlamento, laddove la sua versione del Pacifico è stata oggetto di attacchi da parte di Wikileaks tanto da porci sopra una taglia. Ma perché tanta contrarietà? Forse perché ad eccezione degli ultimi eventi, nessuno di questi trattati è stato oggetto di un iter democratico – ovviamente, non essendo di fatto pubblici.

Sarà anche per questo perché a pochi giorni dall’affossamento del partenariato Avvenire ha tirato fuori un presunto allievo di Don Milano (strano: il filo-ciellino Renzi, vicino alle alte cariche, non aveva detto di accantonarlo?). Eppure fino a poco fa non erano di questo avviso. Continua a leggere

Ancora su Avvenire e l’economia o “Ma non si parlava di soldi?”

CJesus_facepalmOggi si tenterà di mettere un punto alla storia già precedentemente aperta dagli altri articoli sulla concezione economica di Avvenire, o quantomeno su quella dell’unico suo articolista che si è prodigato a scrivere editoriali in tale proposito.

Questa volta ritrovarsi spiazzati è più che lecito, dato che le obiezioni dell’ultima volta, forse involontariamente, vengono avallate con nonchalance. Vale a dire che se il sottoscritto l’ultima volta ha notato che era

Sintomatico come venga identificato in modo molto calvinista un’intrapresa capitalista con un ordine religioso

In effetti poi il Bruni ci venga platealmente incontro affermando che in effetti sì: non distingue comunità religiosa e intrapresa capitalista! Con tutta la buona pace delle premesse iniziali

Ma andiamo a commentare direttamente lo scritto:

I grandi processi di cambiamento, quelli capaci di rigenerare l’intero corpo e dare il via ad una nuova primavera, non sono mai innescati e guidati dalle élite che hanno governato la fase dell’emergere della crisi.

Altrimenti si tratta di Restaurazioni, conosciute anche come contro-rivoluzioni o rivoluzioni passive. E fin qui d’accordo. Ma manterrà fede a questa premessa? A chi si rivolgerà mai: ai subordinati? Continua a leggere

La Chiesa cattolica e il moralismo in economia

Eric Michael Packer Cosmopolis

"Cioè, davvero mi stai dicendo che tutto quello che dovrei fare per non autodistruggermi sarebbe comportarmi a modino?"

“Cioè, davvero mi stai dicendo che tutto quello che dovrei fare per non autodistruggermi sarebbe comportarmi a modino?”

Pare che il mio precedente articolo abbia ricevuto una risposta. E non mi riferisco ai commenti, ma proprio ai quotidiani ufficiali vescovili. Non che siano risposte dirette, non sono così importante né pretendo di esserlo, trattasi bensì di affermazioni che approfondiscono il tema in questione: la chiesa e la sua concezione politica-economica sotto l’attuale pontificato.

Le fonti sono sempre le stesse: le parole papali, il commento su ad esse e il commento politico-economico “in generale” di un articolista di Avvenire (lo stesso della volta precedente: la risposta più diretta tra tutte).

Cominciamo al solito dalle parole papali, stavolta incentrate sul tema del traffico d’armi… apparentemente:

“L’uomo è capace di distruggere tutto quello che Dio ha fatto”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia muovendo dal passo drammatico della Genesi che mostra l’ira di Dio per la malvagità dell’uomo e che prelude al diluvio universale. L’uomo, ha constatato con rammarico, “sembra essere più potente di Dio”, è capace di distruggere le cose buone che Lui ha fatto. […] Nei primi capitoli della Bibbia, ha proseguito, troviamo tanti esempi – da Sodoma e Gomorra, alla Torre di Babele – in cui l’uomo mostra la sua malvagità”.

Insomma il tema del pacifismo, sacrosanto, trattato coi soliti luoghi comuni ecclesiastici. Le guerre non hanno storia ed attori e qui è già tanto se indica una causa interna sui generis al posto di prendersela con Satana o chi per lui… ma fin qui il discorso è anche condivisibile, e fuori tema, quindi non ci faremo caso più di tanto. Continua a leggere

Il papa, l’economia e la mala fede

Michael Novak. Sarà stato scaricato dai vertici ecclesiastici... ne dubito

Michael Novak. Sarà stato scaricato dai vertici ecclesiastici… ne dubito

L’economia è un tema delicato. Difficilmente dovrebbe intendersi separatamente dalla politica, difatti è innegabile che gli agenti economici siano anche agenti politici e viceversa: in fondo sia gli operai che gli azionisti che i capi fabbrica votano, e il loro voto influirà (anche se dati i tempi è meglio metterlo al passato) sulla loro attività.

Perché questa premessa che potrebbe essere benissimo inserita in un corso accelerato sul pensiero marxiano? Perché oggi ho intenzione di togliermi un altro sassolino dalla scarpa: se infatti sostengo che l’attuale amministrazione vaticana sia gesuita di nome e di fatto, non posso non toccare anche questo argomento.  Argomento che volendo è anche quello che svela di più le proprie posizioni: come i regimi nostrani dovrebbero aver insegnato, è inutile sbandierare la partecipazione popolare, possibilmente operaia, se poi ti allei col cartello degli industriali.

Come riferimento per le posizioni cattoliche prenderà un articolo del quotidiano dei Vescovi, la trascrizioni del discorso papale all’Expo (sic!) e quello ai movimenti popolari. Continua a leggere

Il motivo della crisi? Le donne non sposate: parola di Massimo Introvigne di Alleanza Cattolica.

Massimo IntrovigneIn Italia come altrove ci si interroga sulle cause della crisi economica e studiosi e politici cercano di trovare le soluzioni migliori per uscirne. Purtroppo non sanno che lo studioso di religioni Massimo Introvigne ha già la risposta pronta: «Gli attacchi alla famiglia e la confusione fra modelli diversi di famiglia e matrimonio sono una delle cause principali della crisi economica». Così come riporta Tempi «il sociologo (sebbene Introvigne sia laureato in giurisprudenza e non in sociologia, ndr) evidenzia come in Italia da anni nascono troppi pochi bambini, fatto che mette in pericolo la struttura dell’intera società: dalla produttività alla possibilità di un welfare sostenibile».
Quindi, si continua su Tempi, una parziale responsabilità sarebbe «di un clima culturale ostile al matrimonio e alla famiglia, con la promozione di modelli alternativi – dalle convivenze alle unioni omosessuali – che fanno diminuire i matrimoni e quindi le nascite». Risulta un po’ difficile pensare che in Italia la causa della diminuzione delle nascite sia da imputare alle unioni omosessuali considerato che nel nostro Paese non solo non esiste il matrimonio omosessuale ma neanche le unioni civili per le persone dello stesso sesso. Continua a leggere