Avvenire e le statistiche sulla secolarizzazione

Come potete negare che quella curva non si sia un attimo alzata?

Come potete negare che questa curva non si sia un attimo alzata?

Che il Vecchio Mondo si stia secolarizzando la Chiesa Cattolica non lo nasconde nemmeno più da tempo, eppure il tentativo di minimizzare o addirittura di far comunque quadrare i conti non abbandona mai una certa fazione di clero e di cattolici (in genere, a che ho esperienza, i più conservatori). Avvenire non fa eccezione.

Oggi infatti sono stati pubblicati due articoli particolarmente interessanti su questo punto. Il primo il commento di uno studioso il cui lavoro apparirà su un mensile di CL “Tracce”, il secondo i risultati una ricerca statistica (tratta da qui e qui) sui cattolici nel mondo. Di quelli che finché il papa avrà l’egemonia sui media appariranno in sordina nella più fortunata delle ipotesi. Indovinate un po’ il tipo di domande e le risposte che leggeremo?

Sbrighiamo brevemente le presentazioni: l’intervistato è Philip Jenkins, direttore del centro di Studi delle religioni della Baylor University di Waco (Texas). Autore di La terza chiesa (Fazi), I nuovi volti del cristianesimo (Vita e pensiero) e Il Dio dell’Europa (Emi). Ovviamente potrebbe destare dubbi che sia pubblicato su una rivista di CL… ma avvelenare il pozzo senza nemmeno aver bevuto per il momento è senza dubbio sconsigliato.

Come sta cambiando la Chiesa globale?

È la prima, fin troppo ambigua domanda dell’articolista. E già partire male con una domanda è cosa da non farsi. Cominciamo con brevi passi: cos’è la Chiesa globale? A me risulta che fino a pochissimo tempo fa cattolici luterani calvinisti anglicani e ortodossi si detestassero a vicenda. Almeno dal punto di vista delle vette di comando. Avrebbe senso questa espressione solo in pochi frangenti:

  1. Si consideri dal punto di vista del fedele, che come già scriveva Gramsci nei Quaderni (1929) possiede mediamente un’ignoranza dottrinale tale da distinguerlo dagli altri solo per il clero cui dovrebbe riferirsi! Il che a ben guardare non è proprio una visione edificante…
  2. La visione faccia parte della strategia cattolica di assorbimento della cristianità intera in nome dell’universalismo. Che fuor di retorica corrisponde ad una sua egemonia nelle intenzioni. In sintesi una un tale concetto sarebbe un veicolo subdolo di una propaganda politica.
  3. Sempre in linea con le visioni politiche, e questa non esclude l’altra, che il concetto esprima la machiavellica strategia del farsi molti quando si spadroneggia e farsi piccoli per potersi lamentare degli attacchi ai propri privilegi. Quando sono i cattolici a rimetterci è comodo spostare il termine verso il più generico (e non ancora compromesso) cristiani

Probabilmente sta tornando a quello che era molto tempo fa. Nel Primo millennio il cristianesimo era presente in Asia ed Africa, oltre che in Europa: era una religione transcontinentale.

(Sorvolando il fatto che nella Koinè greco-romana il Nord Africa fosse considerato alla stregua di una propaggine dell’Europa o dell’Asia, così come l’Asia Minore, non conoscendo tutto l’entroterra e le coste del Continente Nero… ma lasciamo perdere queste minuzie!)

È solo nel Medioevo che ha iniziato a identificarsi con la tradizione occidentale.

Certo: questo tralasciando che tradizione occidentale sia una definizione di comodo dal sapore conservatore (e devo ringraziare che non è stata usata una reazionaria maiuscola!). Ora, non sarò uno storico, ma essendomi preso la briga di leggere di Bisanzio da Ostrogorsky, oltre che Erodoto, “caposaldo” della retorica dell’inconciliabilità oriente-occidente, capisco anch’io che qui si usa una leggerezza piuttosto… come dire? Di comodo. Anzitutto nel Medio Evo l’Asia Minore ed i Balcani (Asia/Eurasia fino a prova contraria) erano considerati Occidente. Poi di “tradizioni” ce ne sono almeno due dopo lo Scisma d’Oriente, nato e cresciuto con ragioni politiche e alla questione dell’eredità universalistica ed egemonica dell’Impero. In ultima analisi essendo nella vulgata la Chiesa e l’Impero simbiotici e volendo essere l’impero universale la chiesa non poteva identificarsi solo con l’Occidente per due motivi: la prima è che così si esclude Bisanzio e i Balcani prima e la Russia poi, la seconda è che coprendo nella vulgata la Koinè tutto il mondo conosciuto non può esistere una generica distinzione geografica-culturale perché semplicemente la Koinè è ovunque! Confondere Chiesa ed Occidente e riferirla al Medio Evo è banalmente avallare una stupida vuota tradizione inventata ad uso e consumo della visione tradizionalista del mondo.

Di fatto, ora sta recuperando le sue condizioni originarie, quelle che le sono familiari.

E così si perde il fatto che le condizioni di arrivo non sono quelle di partenza. Anche volendo limitarsi all’immagine di una curva a campana dove l’inizio e la fine sono comunque verso il punto più basso, dobbiamo comunque ricordare che persino in questa semplice rappresentazione i fattori sono due: non possiamo ignorare la Y (tempo) solo perché la X (numero) è pressoché uguale!

Il futuro della Chiesa cattolica, in particolare, è in Africa e Asia, non c’è dubbio. E il cambiamento più radicale è in Africa: nel 1900 aveva 10 milioni di cristiani, nel 2050 saranno quasi un miliardo

*Che poi l’Africa nella scacchiera mondiale sia problematica quanto il Medio Oriente o non sia in grado di esprimere un’egemonia al pari della fin troppo particolare Asia sono cose che in questa sede ometteremo per evitare di traumatizzare i pii lettori*

Da segnalare inoltre, a riprova di questa chiosa, che i dati da loro stessi citati non riguardano Paesi particolarmente tranquilli, e che la stima indichi al più 1/3 del totale mondiale:

Impressionanti i dati relativi all’Africa a sud del Sahara. Qui si passa dal 1.4% dei cristiani (del mondo) nel 1910 al 23.9 % del 2010, per “esplodere” al 38.1 % nel 2050. Tra i 10 Paesi “più cristiani” nel 2050, cinque saranno africani: Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania, Etiopia e Uganda.

E questo cambiamento cosa comporta?
«In molti Paesi, l’espansione del cristianesimo è un fenomeno di prima o seconda generazione. È una fede giovane, più entusiasta, coinvolgente e che vive in una condizione diversa.

Che è come dare retta all’adagio: se li conosci li eviti…

I cristiani in Occidente non sono abituati a convivere con altre religioni da una posizione di minoranza. Se va in India o in Africa, non solo il rapporto con musulmani, buddhisti o indù è quotidiano, ma non puoi dare per scontate molte delle cose che per noi lo sono.

Forse questa cosa si dovrebbe ricordare un tantino più spesso: http://www.christianaggression.org/

Negli Stati Uniti puoi predicare il Vangelo ovunque, in Asia o Medioriente no. Questo può aiutarci a capire molte cose

(Far di necessità virtù?)

Lei sottolinea che è diverso anche il significato di certe parole fondamentali dell’esperienza cristiana. “Martirio”, per esempio. Per noi è un fatto legato al passato, agli antichi Romani o giù di lì. (Cosa stavo dicendo su Gramsci e l’ignoranza dottrinale?) Per i “nuovi cristiani” è qualcosa che tocca la carne: le loro famiglie, la loro storia recente… Che cosa possiamo imparare da questo? 

«Prenda Paesi come l’Uganda o la Corea. Lì il cristianesimo è arrivato relativamente da poco e i cristiani hanno dovuto subire persecuzioni fortissime nel secolo scorso.

Che poi sarebbe collegato alla questione coloniale, alla tendenza del cristianesimo a fare piazza pulita della cultura precedente, alla reciproca intolleranza… ma queste son questioni troppo spinose per un discorsetto edificante.

È chiaro che per loro parole come “martirio” o “testimonianza” hanno uno spessore diverso: parlano di parenti, dei loro progenitori, dei luoghi dove vivono. Il fatto è che noi di solito guardiamo alla storia dei cristiani come alla storia di una parte del mondo. Invece ha molte più facce».

Di cui molte è meglio tacere. Altrimenti qualche pio lettore potrebbero risentirsi.

Ma perché è così difficile per noi occidentali renderci conto di questo cambiamento?

Rettifico: noi occidentali religiosi. Forse perché, almeno da questa parte di mondo, il cristianesimo pretende ancora di avere l’egemonia spalleggiando politiche e fazioni più o meno conservatrici più o meno potenti? Azzardo solo, eh!

Facciamo quasi resistenza all’idea che possiamo imparare dall’esperienza di questi “nuovi cristiani”…

Forse perché obiettivamente la nostra esperienza non è la loro, la nostra cultura non è la loro, a volte proprio perché siamo secolarizzati non ci interessiamo. E se vogliamo mettere i puntini sulle “i” aggiungerei anche una buona dose di razzismo? Ma di nuovo: queste sono ipotesi.

«Anzitutto, c’è un motivo di fondo: la religione, in Europa, è stata vista per decenni come un fenomeno in declino, quasi in via di estinzione. Quarant’anni fa, per esempio, si dava per scontato che non potesse più determinare la politica.

Ché poi di fatto la religione viva in simbiosi, avendo perso l’egemonia culturale, con la frangia reazionaria della società che la tiene artificialmente in vita questo viene taciuto. Ed ecco il classico esempio alla ramengo:

Poi è venuta la rivoluzione iraniana, e ci siamo trovati a chiederci: “Ma questo che cosa è? Politica o religione?”. È stato il capovolgimento improvviso di un’idea molto diffusa.

Ancora: mi riferisco solo alla vulgata, ciò nonostante mi pare un discorso impreciso. Anzitutto gli Ayatollah in Iran sono la conseguenza della caduta dello Shah e degli scontri col Pakistan. Le prime elezioni vennero vinte dagli islamisti data la leggerezza con cui si consideravano questi alla stregua dei democristiani. Di fatto, gli Ayatollah continuano a sostenersi politicamente con la retorica della rivoluzione, ma in termini spicci sono solo un partito reazionario… Manco il tempo di vedersi un film della Satrapi hanno ad Avvenire?

  In più, siamo così convinti che il cristianesimo sia una religione occidentale, che facciamo fatica a immaginarci una Chiesa a maggioranza africana e asiatica».

E di questo devono solo essere lieti alla borghesia che spesso e volentieri lo sostiene (-eva)…

Se è vero che entro il 2050 il Continente più cristiano sarà l’Africa, come può cambiare il volto della Chiesa?

«Probabilmente per quell’epoca sia la Chiesa cattolica che le denominazioni protestanti avranno il loro maggior numero di fedeli lì. (Un po’ ridondante vero, non trovate che sia ridondante e ridondante?) È inevitabile che dovranno tenere conto di più di quello che interessa agli africani: del loro contesto, di cosa pensano e come vivono.

Di fatto una battaglia di retroguardia.

La Chiesa cattolica sta discutendo molto sul rapporto tra fede ed espressioni civili: deve per forza prestare più attenzione ai suggerimenti che vengono da vescovi e cardinali africani. Guardare di più alle loro culture, ai loro stili di vita, al loro tipo di devozione.

Che poi sia paganeggiante o islamizzante è secondario. Ripeto: battaglia di retroguardia.

 E la Cina? Potenzialmente è un campo enorme da arare.
«Lì i numeri ballano. Le stime più probabili dicono che i cristiani cinesi diventeranno un centinaio di milioni entro il 2050. Ma dipende molto dall’atteggiamento del Governo. (Ancora una battaglia di retroguardia) Al di là delle prese di posizioni ufficiali, negli ultimi tempi il potere ha lasciato crescere le religioni: gli servono per incentivare comportamenti sociali, una certa etica della convivenza civile.

Della serie: per sopravvivere ci si piega ad instrumentum regni e non ce ne vergogniamo neanche! Ma oltre questo: si percepisce già una secolarizzazione già attuata: anzitutto ridurre la religione a semplice moraletta espungendo la visione del mondo è già di per sé molto secolare, inoltre ci si dimentica che i Cinesi vivono la propria religione in modo non diverso dai Giapponesi, perlomeno nelle città. Vale a dire: riti, feste popolari, scaramanzie, superstizioni, disinteresse, settarismo e sincretismo! (E questo almeno dall’Epoca Tang! Senza considerare poi la tendenza popolare a deificare figure politiche in continuazione… segno che il sacro ha spesso la peggio sul profano)

E il cristianesimo sta entrando in dialogo con un mondo che non lo conosceva: gente comune, ma anche intellettuali, artisti, persino politici… Ci sono molte conversioni».

Problemi succitati permettendo.

Ma che cosa ha il cristianesimo che alla Cina serve?
«Offre un senso, un significato, in un Paese che ha perso molto della sua struttura ideologica».

Anche qui è un discorso molto opinabile: il PCC infatti si trova in esuberanza (difficile stabilire se declino o meno) proprio quando l’economia turbo-capitalista/egemonia cinese è in scalata. Questo discorso è accettabile solo se si considera l’ideologia costruita storicamente dai vari dominatori di Cina (vd. in tal proposito il testo di Kai Vogelsang Cina – una storia millenaria), nel caso si identifichi quella con l’ideologia presumibilmente maoista-leninista, cosa anch’essa opinabile, e in ultima analisi si consideri necessaria questa simbiosi. Inutile constatare che questa semplificazione è anch’essa ad uso e consumo delle classi reazionarie.

Altro fronte caldo: il Medio Oriente. La fede è nata lì, ma rischia di sparire…

Non mi risulta a leggere le vostre statistiche:

in Nord Africa e Medio Oriente […] nel 1910 i cristiani erano lo 0,7 per cento del totale, oggi sono lo 0,6 e tali resteranno…

«In Siria e Iraq il cristianesimo è stato quasi spazzato via. Ma in Paesi chiave come l’Egitto è ancora una minoranza forte. Mentre in altri posti, come il Golfo o Israele, c’è un forte aumento dei cristiani dovuto all’immigrazione dai Paesi poveri.

Anche qui urge puntualizzare: perché il retrotesto si riferisce ovviamente alla minaccia dell’IS. Di cui ovviamente vengono ignorate le sonore sconfitte a Tikrit e la fuga all’inglese di al-Baghdadi da Mosul o le continue precisazioni sulla sua reale forza, o il fatto che da uno “stato” sotto il loro controllo si ritrovano più con una città pronta per essere attaccata ed un quartiere di Damasco.  Ancora: ideologia reazionaria per reazionari.

 Veniamo all’America. Come sta cambiando il cristianesimo negli Stati Uniti?
«Non vedo forti cambiamenti. Qualcuno dice che gli Stati Uniti stanno diventando come l’Europa, si parla di una secolarizzazione incipiente. Non è vero: continuiamo a essere un Paese molto religioso.

Peccato che alla risposta perentoria segua la precisazione:

Rafforzato dall’immigrazione da Asia, Africa e America Latina, che è soprattutto di cristiani.

(Che è come dire che senza l’immigrazione le cose sarebbero un poco diverse)

In Europa, le chiese che chiudono diventano altro: di solito, negozi o moschee. Da noi, se una chiesa chiude diventa un’altra chiesa: coreana, messicana, cinese… Il cristianesimo qui sta diventando diverso, ma continua a essere forte. E credo che continuerà così».

Peccato che le statistiche non siano di questo parere:

Anche il Nord America è destinato a scivolare statisticamente dal 14.9% del 2010 al 9.8 del 2050.

E anche questo punto per far quadrare i conti anche qui giunge la precisazione:

Ma gli Stati Uniti resteranno il Paese con la più grande popolazione cristiana del mondo: 262 milioni nel 2050 (Come dire: per compensare le percentuali diamo i numeri assoluti. Senza ovviamente citare quelli della popolazione totale statunitense), con un forte contributo alla presenza cattolica dovuto alla componente “latina” della popolazione in crescita.

Ma stavolta è l’intervistato a precisare:

E l’America Latina? Stessa dinamica?
«Sì, ma con qualche differenza. C’è un cambiamento demografico importante: le famiglie sono sempre più piccole. E c’è una secolarizzazione più spiccata. In Argentina sempre più gente si dichiara “non religiosa”. Una volta il Brasile era tutto cattolico: ora è molto cattolico, in parte protestante e con una fetta in crescita di “secolarizzati”. E via dicendo.

Insomma il bicchiere non è poi così mezzo pieno, Ma almeno qualche tacca più in giù.

 Lei scrive che in questi processi per noi “la domanda nodale deve essere una: che cosa è l’autentico contenuto religioso e che cosa è bagaglio culturale”. C’è un filo rosso che emerge, tra tutti i cambiamenti?
«In sintesi: il ritorno a Cristo. O la scoperta di Cristo. In certi casi l’attrazione verso il cristianesimo si mescola all’interesse per la cultura occidentale. Ma il centro è l’interesse per la figura di Gesù».

Conoscenza della storia del proprio culto Dio Trinità transustanziazione precetti feste riti espressioni culturali popolari santi gerarchia (eventualmente, se non si è luterani-calvinisti)… a che servono se ci si può affidare ad un surrogato di una pop star?!

Piuttosto secolarizzato dire.

Ha ragione il Papa quando dice che “dalle periferie si vede meglio il centro”?
«Assolutamente. Papa Francesco sta ponendo una serie di questioni importantissime. E lo sta facendo in un modo che molta gente tr

ova affascinante, attraente; il che aiuta a prendere sul serio quello che dice. In Europa e negli Stati Uniti molti agnostici si stanno interessando a lui. Sta creando ponti. Il suo è un grande lavoro».

L’impietosa serie di statistiche non pare dargli ragione in verità.

Ma la fede può tornare a crescere anche nella periferia-Europa?
«Chissà. Se un cristiano europeo si guarda in giro, si rende conto che l’impulso dato alla fede dal Vecchio Continente ha avuto un certo successo. C’è stato uno slancio missionario grande che ha fatto nascere tante chiese locali. Ora il flusso si inverte, ma è sempre la stessa fede. In fondo è un messaggio incoraggiante».

Insomma come potete negare che quella curva un filino sia salita?!

1 pensiero su “Avvenire e le statistiche sulla secolarizzazione

  1. Compagno Z

    “Al di là delle prese di posizioni ufficiali, negli ultimi tempi il potere ha lasciato crescere le religioni: gli servono per incentivare comportamenti sociali, una certa etica della convivenza civile.”

    Solo uno che non ha la minima idea di cosa sia la società cinese di oggi poteva scrivere una sciocchezza del genere. La società civile cinese ad un modo tutto suo di concepirsi e di interagire con le autorità governative, da un lato, e con la massa della popolazione, dall’altro, non paragonabile a quella euro-americana e che prescinde totalmente dal fenomeno religioso. Ad esempio le ong in Cina si aggregano e agiscono in base allo schema della “linea di massa”, concetto tanto a caro a Mao, e non ispirandosi alla metodologia clerical-mafiosa, basata sull’antistatalismo retorico berlusconiano tipico di CL.

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