Il piccolo uomo e le idee: Nirvana e Buddha.

“Ah” Disse Lao Dan “una dottrina come questa mi sembra costruita a cose fatte. L’amore universale è un assurdo, perché l’altruismo è una forma di egoismo

Zhuang-Zi, XIII: La Via del Cielo. Adelphi pg. 121

Se è vero che l’uomo che sa non parla e l’uomo che parla non sa e se è vero che i saggi trattenevano le parole nel timore di non applicarle, be’: allora il Maldestro s’è dimostrato l’ennesimo uomo dappoco (小人 xiao ren: uomo piccolo, semplice) parlando del tutto ignaro della propria ingenuità.

Leggiamo infatti in un suo scritto recente:

Rispondiamo all’affermazione, presente su vari siti, che tende a demonizzare l’Autorità della Chiesa e ad esaltare la divinità pagana del Buddha: “Buddha non dice – non fare questo, non fare quello – semplicemente ti dà indicazione di come ritrovare te stesso”. Domanda che nasce spontanea: e se in “me stesso” fossi un uomo poco affidabile? Cosa accadrebbe “ritrovando me stesso”? Cosa accadrebbe se ritrovassi un egoista? O un violento? O un impuro? O un bugiardo? O un codardo?

Troviamo qui infatti una cattiva assimilazione della domanda: ha mutato trovare da ritrovare.

Leggendo infatti anche solo uno scritto apologetico come il BuddhaCarita si troveranno due livello di ego, principalmente presi in prestito come concetti dalla scuola Kapila e dalle correnti Krsnaitiche rispettivamente all’origine e in epoca alessandrina (all’incirca).

Ritrovare il proprio essere è difatti questo: rinunciare al desiderio e ai bisogni non necessari che portano appunto ad essere un bugiardo, un egoista, un violento, un impuro [e che sei Carletto: un cataro?] o un codardo.

la bugia nasce dalla necessità di nascondere qualcosa: nessuno mente senza motivazioni. Il buddhismo aborre questo desiderio

Il codardo fugge da sé stesso, il taoista Zhuang-Zi avrebbe detto come l’uomo che fugge dalla propria ombra. Il buddhismo insegna ad accettarsi ed emendarsi.

Il violento sfoga la sua frustrazione nei suoi confronti sugli altri. Il buddhismo insegna ad affrontare le frustrazioni.

L’impuro non ha colpe se non sa di che è impuro, e se lo sa è da insensibile non insegnargli come si fa ad essere non-impuro.

Tutto questo secondo l’ottica buddhista nasca appunto dall’egoismo. Mentre il vero ego è l’unione col tutto: il Vuoto [dei desideri] è la Forma [del tuo vero io], la Forma [i tuo falso io] è il Vuoto [la vacuità dei desideri].

E in tutto ciò: Carlo dice bene che la Forma e il Vuoto sono la stessa cosa. Ma non sa di che parla…

Buddha non ha dogmi e imposizioni? Certo che ha dogmi e imposizioni! il dogma che “sé stessi” si è infallibili, quindi basta ritrovarci, e si è fatto bene.

“L’uomo saggio è aperto e imparziale, l’uomo dappoco è limitato e parziale” diceva Confucio. Non gli si può dar torto, visto che il sopraccitato mostra come i semplici non sappiano andare oltre il proprio naso.

Vien da chiedersi infatti se eSSo tralasci anche le proprie opere, visto che in questo scritto le dimentica. Non basta avere la l’Illuminazione per essere dei Buddha, ma bisogna anche saper mutare le proprie azioni scorrette antecedenti ad essa: se il buddhismo fosse solo ritrovare sé stessi e con ciò ritenersi perfetti, le comunità buddhiste si ridurrebbe ad essere un insieme di asceti. Non è sempre così invece: e ciò smentisce il Nostro piccolo-uomo.

In più: lo stesso Buddha o chi per lui ha trascritto alcuni suoi insegnamenti ha esplicitamente affermato di non prendere come assolutamente vere le sue parole. Ergo, se Carletto fosse seguace del Gautama avrebbe pieni diritti e libertà di criticare tale punto.

Ma come già detto: i semplici sono limitati… dalle loro opinioni.

Certo, anche Hitler e Stalin hanno voluto seguire sé stessi ed i propri interessi.

Eppure mi risultava che entrambi andassero dietro il pretesto del bene comune: non è anch’esso una cosa da seguire? E ciò non è contro il loro interesse, s’è vero che entrambi non si sentirono mai veramente accettati (a che pro istituire il culto della personalità e fare a gara tra loro)?

 Se invece di trovare sé stessi come il fine, avessero voluto trovare sé stessi come “mezzi” per capire che siamo nulla e deboli, piccoli, e che perciò abbiamo bisogno della “vera vite” come dei “tralci”, e la vite è Cristo, non avrebbero fatto  ciò che hanno fatto.

Non è assolutamente certo: non ha preso come possibilità che avrebbero potuto agire per rimediare alla cosa con la fama post mortem che avrebbero sperato di ottenere con le loro azioni.

Ma tolto queste diatribe assolutamente degne di un uomo istruito: i Buddhisti riconoscono assolutamente la vacuità del mondo, ma non per questo ritengono di doversi aggrappare ad alcunché: che miglioramento ci sarebbe se cadendo ogni volta mi faccio portare a spalla invece di farmi insegnare come non cadere e provare autonomamente l’insegnamento?

In questo senso bisogna trovare sé stessi:

ottenere la conoscenza di sé per vedere che siamo piccoli ed affidarci a Dio, in modo da non montarci la testa se, per Sua esclusiva grazia, facciamo un po’ di bene

Ironico che tali insegnamenti siano proprio di origine buddhista: il Buddha non si compiace. Fa ciò che deve e basta: non ha bisogno più di meriti per non trasmigrare più da corpo a corpo in quanto, se è già Buddha, ciò sarebbe già raggiunto; ma in quanto Buddha non può che esimesi dall’aiutare l’altro. Anche il compiacimento necessita di desiderio: dell’egoistico desiderio di sapere d’aver fatto del bene. E il buddhismo aborra il desiderio egoista.

E tutto ciò senza alcun fantomatico bastone, ma con la semplice forza di volontà.

se nel contempo non cadiamo in depressione se sbagliamo, dato che non ci meravigliamo e, conoscendoci che siamo nulla, non c’è un io ideale che si scontra con l’io reale limitato.

Eppure questa dottrina, assai più simile al Luteranesimo che non al Cattolicesimo, prende come condicio sine qua non che l’uomo per sua natura pecca. Cosa affatto vera se non appunto per la prima scuola nominata.

Che l’io ideale non ci sia è una mezza verità: in quanto il Buddhista ha come fine l’eliminazione del falso ego, e cioè il Vuoto, il Buddha. Ma non può esprimerlo, altrimenti sarebbe un Buddha in quanto Buddha. Oltre quindi non può andare: non è che non ci sia in sé, non si può esprimere. In questo senso l’ideale dell’io non esiste perché non ne esiste nemmeno un’idea.

Ma che di per sé non ci possa essere non saprei: il Nostro porterà prove a suo favore?

Tutto ciò si chiama umiltà.

Cosa che non traspare in questo scritto. Così come il rispetto di sé: pare che il Nostro si compiaccia di essere piccolo e insignificante.

Invece il buddhismo è proprio l’opposto: superbia;  quell’altezzosità che crede di bastare a sé stessa, che crede di essere infallibile.

Chiamasi autonomia di pensiero e d’azione. Una cosa che chi si aggrappa continuamente ad altro per non emendare sé stesso non può a quanto pare comprendere.

Non ha dogmi il buddhismo, non ha imposizioni?

Non crede nel dogma dell’infallibilità di Pietro, certo, ma crede nel dogma errato dell’infallibilità del sé stessi, proprio come faceva Lutero

Come no. E comunque quello era più Calvino…

i risultati si vedono: più di 30.000 sette sparpagliate e smarrite, con milioni di singoli “papi”, non certo santi.

Che siano smarrite non saprei. Ma certo non sono sette: sono scuole. Il Buddhismo infatti tollera che uno possa avere un’opinione in merito diversa (a parte forse casi estremi come l’antico fondatore della corrente Nichiren, famoso per i suoi tuoni dai monti del Nord).

Che poi coloro che eSSo definisce papi non abbiano una condotta irreprensibile non sta né a me né a lui giudicare: s’è un’insinuazione non vera, essa ricadrà evidentemente su di lui.

Pensa di poter fare il bene senza l’aiuto del Padre, e se lo fa, solo esteriormente perché è viziato dall’interesse dell’amor proprio, non facendolo per puro amore di Dio, lo attribuisce a sé stesso anziché alla grazia, ignorando che ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’Alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c’è variazione né ombra di cambiamento.

Eppure, come già detto, il buddhismo insegna proprio a non compiacersi per non elevare l’ego esteriore, o super-ego che dir si voglia.

Di contro, questa dottrina è piuttosto labile e assai vicina a quella protestante: l’uomo compie solo il peccato, il bene viene dall’Alto. Ma se è così: a che pro fare qualcosa? Perché affaticarsi?

Così altri parlano di creazione da parte di Dio: in tal caso che bisogno c’è dello sforzo dell’uomo? Colui che è la causa dell’esistenza della creature è sicuramente anche causa della cessazione dell’esistenza.

Le gesta del Buddha/BuddhaCarita, IX 63; Ashvagosa. Adelphi pg. 117

Il nostro oscillare verso il male, invece, ci mostra di che pasta siamo e che il bene viene da Dio, immutabile nell’amore, dimostrato da Cristo sempre amante perfettamente e costantemente, nella gioia e nel dolore, fino all’ingiustizia, alla tortura, al martirio, alla Croce! Amore per tutti, anche per i carnefici.

Se è con l’intensità dell’affetto che si misurano gli esseri, allora tal Gesù e il suo Dio non furono nemmeno degno di Pitagora, che estendeva la sua pietà anche agli animali, e men che meno a Guatama, che raggiunta l’illuminazione provo compassione per ogni singolo essere, di questo e degli altri mondi.

Al contrario il buddhista crede di poter illuminarsi da solo.

Il peccato proprio di Lucifero, che non aveva corpo, ma aveva la superbia di credersi come Dio.

Non mi risulta che tal Satana desiderasse l’estinzione dei desideri e l’assenza di morte e preoccupazione tramite un percorso autonomo onde meglio comprendere e applicare.

Dice il Signore:

Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita […] imparate da me, che sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime […] non fatevi chiamare maestri perché uno solo è il vostro maestro, il Cristo.

Tale signore allora non ha ben presente l’applicazione: se si è davvero dei maestri saranno gli altri a riconoscerti come tale. Se non lo si è, anche qualora ci si vantasse della cosa, non lo si diverrà mai senza prima passare per discepoli.

Anche vantarsi dell’umiltà è una forma di superbia, per non dire la peggiore.

Dice il buddista:

Il mio “io” è la luce, non ha bisogno di essere illuminato, mi illumino da solo, imparo da me stesso, sono io il maestro.

In tutto ciò si evince quindi che l’uomo non sa imparare, visto che è su questa capacità che la filosofia in questione preme particolarmente. In più: niente vieta ad un buddhista di seguire più linee di pensiero, ed ergo farsi discepolo di chi ritiene degno del titolo di maestro.

Ma come detto, non si può pretendere di più da un uomo dappoco.

Non avrà mai pace il buddhista, continuerà sempre a cercare, perché solo l’umiltà dà pace.

Non mi risulta che ciò traspaia dalle sue parole. Sedicente peccatore contrito.

La superbia tortura nella tensione del continuo sforzo sacrilego di volersi credere e vedere come Dio, come unico Dio illuminatore della propria vita.

E con questo il primo articolo è completato.

Eppure eSSo, non pago di aver apertamente mostrato il suo odio atavico, rincara la dose con un altro articolo sul Nirvana.

Quando si comincia a parlare di morale, in dialogo con qualche buddhista, il buon cattolico non può fare a meno di citare parti del testo “L’imitazione di Cristo”, per quanto concerne vocazioni e carismi tipici dei religiosi o dei consacrati, aspirazioni a cui tutti coloro i quali dedicano la propria vita al Signore dovrebbero tendere, senza se e senza ma. Nel delineare, invece, i primi lineamenti di spiritualità e di apostolato destinato ai laici, ogni buon cattolico è solito riportare gli importanti insegnamenti forniti da San Francesco di Sales nel suo testo “Filotea”. A questo punto il buddhista della porta accanto, specialmente riferendosi all’imitazione di Cristo, che in ogni contesto deve essere aspirazione massima del buon cristiano, contesterà la nostra fede dicendo: “Il buddhismo non impone di diventare come qualcun’altro, di fare le stesse identiche cose che quella persona ha fatto”. Dobbiamo essere pronti, anche in questo caso, a fornire risposte dirette, brevi ed esaustive; dobbiamo imparare a difendere la nostra fede dalle insidie del paganesimo e dagli attacchi dei falsi profeti.

Quale uomo darebbe all’altro del falso profeta per preservare un’idea se non a cagione dell’intrinseco e sottaciuto sospetto che tale idea sia errata in tutto o in parte?

Orbene, sentiamo la difesa di tale semplice essere:

Neanche Cristo impone di seguirlo, diremo, non ci risulta che Gesù abbia preso per i capelli la gente e li abbia sbattuti nell’ultima cena o sulla Croce! Lui invita, ed invita con l’amore del buon Padre e Pastore che va in cerca della pecorella smarrita, accettando anche di essere sbranato dal lupo pur di salvarla.

Estremizzare un’opinione non significa dimostrare che l’opinione di partenza sia vera. Difatti, in tutto ciò rimane l’idea dell’imitazione di Cristo cui l’ipotetico buddhista avrebbe già controbattuto. ESSo non ha solo non risposto, ma sta dimostrando di non avere la dignità di ammetterlo.

San Francesco di Sales delinea bene questa linea di pensiero, egli afferma:

“Io intendo offrire i miei insegnamenti a quelli che vivono nelle città, in famiglia, a corte, e che, in forza del loro stato, sono costretti dalle convenienze sociali, a vivere in mezzo agli altri”.

Ecco, proprio quello che insegna e domanda Cristo; Gesù, difatti, non impone nulla, Egli invita a sapersi comportare in un certo modo ed in qualsiasi contesto, proprio come Lui ha fatto praticamente, e lo ha compiuto non da Dio, bensì in corpo ed anima di uomo.

Eppure anche qui si sente la già detta dottrina dell’Imitazione: eSSo sta solo dicendo il modo in cui bisogna comportarsi, peraltro in una maniera non dissimile a quella buddhista nella sua applicazione, ma fa rimanere tale e quale la premessa: non bisogna avere altri maestri o imparare autonomamente ma bisogna scimmiottare il solito archetipo dell’uomo irreprensibile e retto.

Il fine di Cristo è l’amore, e non c’è amore senza sacrificio, perché l’amore è dare; ma dare costa sempre qualcosa. L’amore è rendere felice l’altro, anche se ciò costa a sé stessi.

Eppure dovrebbe essere grato chi dà: vantarsi con sé stesso della propria umiltà e di come un ipotetico essere si occupi dei tuoi casi è proprio dell’egoismo atavico denunciato dal buddhismo. Non c’è miglioramento in tutto ciò.

Al contrario il Buddha, nel suo egoismo di piccolo uomo come noi, spaventato dall’idea della sofferenza, comincia il suo cammino con questo fine: “è impossibile non soffrire […]” perciò ha voluto cercare “la via della liberazione dalla sofferenza”.

Strano a dirsi: ma è esattamente anche il fine dei sedicenti cristiani. A che pro allora vivere per una vita eterna e felice, cioè lontana dalle sofferenze?

Questa filosofia, assolutamente pessimistica, talvolta emerge drasticamente anche nelle catechesi di Kiko e negli insegnamenti tipici dei catechisti di “secondo livello” neocatecumenale.

“E’ impossibile non soffrire […]” e dunque è necessario ottenere la “liberazione dalla sofferenza”. Tutto ciò è sinonimo di egoismo, tanto da arrivare a dire: dall’amore viene il timore.

Anche qui: non si può pretendere che un mulo trotti come un purosangue. Basti dire che l’amore può venire dal timore nel caso, ad esempio, sia di generazione: l’esempio fornito da Ashvagosa è quello dell’uomo che si preoccupa del figlio per non rimanere senza eredi.

Che la dottrina buddhista sia pessimista forse è l’unica cosa vera, per quanto cruda e schietta, sentita sinora.

Chi è libero dall’amore non prova più pena: da dove gli verrebbe il timore?

Errato: chi è libero dai desideri non prova più pena. L’uomo ha capito che eredità o non eredità, il figlio è sempre un essere umano e suo figlio: così può accudirlo senza pensieri.

Invero, questa errata inferenza cagionata dall’ignoranza combattuta a suon di parole è un mero pretesto per introdurre la seguente frase:

Al contrario Cristo, che vuole edificarci nell’amore, ci invita a buttarci nella mischia amando interiormente e negli atti esteriori, anche a costo di sofferenze, malattie, della morte e della persecuzione. 

Cioè da oltranzisti: quale persona irreprensibile non sarebbe riconosciuta tale anche dal peggiore dei sovrani? A che pro tale sovrano dovrebbe eliminare tale persona?

Il Buddha, in sostanza, fornisce un insegnamento sintetizzabile in questo modo: “non soffrire, costi quel che costi”, quindi anche il non amare, da cui deriva il “nirvana”, ossia il cosiddetto “raffreddamento”.

Errato: il Nirvana, è paragonabile, usando la metafora di 101 Storie Zen, a un incubo delle notti estive. Ci si può svegliare come no: se ci si sveglia, si agisce come Bodhisattva, e cioè agendo secondo il bene, se non se ne esce si contemplerà la totalità liberi da paure.

Non tutte le scuole sono concordi nell’aspirare alla prima o alla seconda cosa.

Ma a quanto pare in tutto ciò il Nostro preferisce continuare a soffrire invece di liberarsi da paure inutili, dimenticandosi per altro che la condizione di paradiso da lui tanto agognata non sarebbe tanto diversa da quella di buddha statico a lui tanto invisa.

Il Cristo, dalla grandezza della Sua infinita sapienza, insegna tutto l’opposto: ama, costi quel che costi, anche nel dolore e nella morte, anche nel dover riprendere un fratello per il suo peccato, anche nel doverti privare di qualcosa di caro, anche nell’accettare le più terribili torture.

Ripetere un concetto errato non lo fa divenire più vero…

Ama e non raffreddare (nirvana) mai il tuo cuore. Non rifuggire vigliaccamente mai da desideri e passioni, ma impara santamente a controllare pulsioni e concupiscenze: non annullare, come significa “nirvana”, ma controlla e finalizza al bene, camminando senza “peccare più”.

Eppure: il Nirvana sarebbe proprio la drastica fine di queste: passioni e concupiscenze, cioè estensioni del falso ego.

Una volta raggiunto, non solo non si peccherà più ma si potrà pure agire bene senza ipocriti compiacimenti di sé.

Dice il Signore: “va e non peccare più”.

Altro che via della liberazione dalla sofferenza!

Appunto: quanti santi si son compiaciuti delle proprie piaghe, contenti di soffrire pur di ostentare controllo di sé?

Dice il Signore: “Chi vuol seguirmi rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”.

Ecco, appunto, “chi vuol seguirmi” … questo non è un obbligo, ma è una esortazione!

Un’esortazione non libera non autonoma ma data senza umiltà da chi si ritiene il centro del mondo. O interpretata come tale da un uomo ancor più reprensibile.

In più: non ha affatto controbattuto all’osservazione, ma ha solo estremizzato il suo punto di vista. Saggio quel detto allora: se hai ragione non hai bisogno di gridare.

E con ciò si concludono le tristi e sconsiderate frasi del semplice Carlo di Pietro. Uomo felice di non fare nulla per il suo bene e convinto d’essere un miserrimo peccatore, cosa di cui pare quasi godere.

Fonte dell’ignoranza abissale: http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/11467-il-buddhismo-e-la-superba-adorazione-dellio-come-lucifero, http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/11474-lamore-di-cristo-e-del-cattolico-il-raffreddamento-e-legoismo-del-buddha-nel-qnirvanaq

Fonti della controparte:

  • Zhuang-Zi, Adelphi 2008. V edizione a cura di Kia-Hway.
  • Confucio, Dialoghi. Mondadori 2006 a cura di Tiziana Lipiello.
  • Linag Shiqiu, La nobile arte dell’insulto. Einaudi 2011 a cura di Gianluca Magi, prefazione di Michele Serra.
  • Asvagosa, Le gesta del Buddha. Adelphi 2000. II edizione a cura di Alessandro Passi.
  • 101 storie Zen. Adelphi 2009, IXL edizione a cura di Nyogen Senzaki e Paul Reps

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_bye.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_good.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_negative.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_scratch.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_wacko.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_yahoo.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_cool.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_heart.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_rose.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_smile.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_whistle3.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_yes.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_cry.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_mail.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_sad.gif 
https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_unsure.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_wink.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/skull-400.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/trident.gif  https://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/beer.gif